From
Wishes To Eternity…
1.Make me wonder what's
the meaning of life
“A
dreamy-eyed child staring into night
On a journey to storyteller`s mind
Whispers a wish speaks with the stars
The words are silent in him”
-Wishmaster
Ci sono quei momenti in cui si vorrebbe
staccare la spina e far parte
di un'altra vita, un altro mondo,
un altro universo.
C'è chi la chiama Dio, chi la
chiama fato o chi proprio non la chiama
quella causa che muove tali
momenti e decide in quale preciso istante
piazzarli nella vita di una
persona, alternandoli con alcuni
migliori. Qualunque cosa fosse tale causa,
però, ad Eva non piaceva, e
decisamente, Eva non
piaceva ad essa.
Infatti Eva viveva e non viveva. Quando lo
faceva non era la ragazza
del presente abitante della
Terra, ma la bambina del passato appartenente
ad un altro universo;
quando, invece, non viveva
veniva uccisa dal dolore provocato dal ricordo
del passato,
dall'esistenza del presente e, ne era
sicura, dal terribile futuro che la aspettava.
È complicata la storia di Eva, che
da bambina rideva, giocava, era
felice. Ora tutto questo l'aveva
abbandonata, tranne i sogni. Lei sognava
sempre, e questo la rendeva
viva. Ma forse questi sogni
non erano abbastanza potenti da contrastare la
realtà terrena che la
teneva legata ad un uomo che
amava e odiava allo stesso tempo, ma non
sapeva quale sentimento nel
suo cuore era più forte.
Eva sognava spesso la sua terra d'origine, la
Finlandia, che all'età di
sedici anni dovette lasciare per
trasferirsi insieme ai suoi genitori e al
fratello Nick più grande di
lei di tre anni, poichè il padre,
grazie ad un investimento riuscì ad
aprire un'orologeria in Italia e
Nick avrebbe avuto modo di
frequentare una buona facoltà di
medicina per diventare un giorno
dottore.
In Finlandia ci lasciò il cuore. Ed
il sogno di quella notte glielo
aveva fatto ricordare.
Solitamente sognava di essere tornata bambina
e di correre ancora tra i
prati, o tra la neve.
Ma il sogno di quella notte fu diverso, non
era bambina, era la venticinquenne
della realtà, si
trovava sulla spiaggia, vestita di bianco, di
notte, illuminata solo
dalla leggera luce della luna. Non
riuscì a vedere molto, ma sapeva di
essere nella sua terra, se lo
sentiva, perchè stava bene.
Ad un tratto vide una sagoma che la osservava
che non appena si accorse
di essere stata vista si
nascose tra gli alberi di una foresta
lì vicino, Eva cercò di seguirla,
ma più correva più si
allontanava dalla foresta, e da quella sagoma.
Non riuscì a vederle il
viso, ma sentì in quella figura
qualcosa di familiare. Ad un tratto la snella
figura dai lunghi capelli
neri sparì e Eva si trovò nel suo
letto italiano.
Quando mise a fuoco la situazione un pensiero
le distolse la testa dal
sogno: quella mattina di
Settembre si era svegliata da sola, tra il
silenzio, un silenzio
assoluto e profondo, rotto solo dal
dolce cinguettio di alcuni passerotti che si
stavano abbeverando nella
fontana della piazza che dava
dalla finestra della sua camera da letto.Un
silenzio che già conosceva,
che le piaceva, che le
mancava. Il marito era partito per lavoro in
Austria e non sarebbe
tornato prima di 10 giorni. Per la
prima volta dopo tanto tempo non era stato lui
a svegliarla. Si alzò
dal letto ed entrò in doccia, e per
la prima volta dopo più di un anno
si rese conto di aver tempo di
pensare. Cercò di ricordare cosa
avesse visto nel sogno, ma oramai aveva
già dimenticato tutto.
Ad Eva mancava tutto di quella Terra del Nord,
la soffice e fredda neve
che copriva tutto, quelle
vaste foreste, il Mar Baltico che la bagnava,
l'aurora boreale che lei
da piccola guardava con bocca e
occhi spalancati coricata in un grande campo
di fiori insieme a Nick, o
Kat, la sua migliore amica, o
Tuom, il suo primo amore con cui una relazione
destinata a nascere
venne frantumata dalla
partenza. Era proprio sotto le luci
dell'aurora boreale che annunciò il
suo trasloco a Kat e a Tuom.
Ricordava quel giorno come se fossero passate
solo poche ore.
"Kat devo dirti una cosa, domani sera parto
per l'Italia, papà è
riuscito ad aprire un'orologeria lì e
Nick avrà la possibilità
di studiare in una buona università. So già
che mi mancherà tutto di quì, che
mi mancherai tu, mi mancherà Tuom,
ma non bisogna essere egoisti, non
posso esserlo nei
confronti della mia famiglia a cui devo
tutto." disse quella notte
alla sua migliore amica.
"Ma come? Scherzi? Perchè non me ne
hai parlato prima?" chiese lei in preda al panico.
"è stata una decisione quasi improvvisa, io ho
saputo due giorni fa", l'abbraccia.
"mi mancherai da morire amica mia"
"Anche tu mi mancherai, capretta."
Kat scoppia a piangere.
"No
ti prego" dice
Eva, "non piangere,voglio che pensi che lì starò
bene, tornerò a farti
visita. Poi ci sentiremo."
Kat era stanchissima quella sera, quindi
andò a casa promettendo
all'amica che si sarebbero salutate
il giorno seguente prima della partenza, ma
Eva restò lì ancora un poco
per assaporarsi qualche
minuto in più di Finlandia.
Arrivò due minuti dopo, come se
fosse destino, Tuom e si sedette vicino
a lei e le disse:
"Ehy, che bella aurora, non trovi?"
"Già, bellissima, mozzafiato."
"Quelle luci sono spettacolari, poi
c'è un perfetto silenzio"
"Tuom, devo parlarti." disse lei tutto d'un
fiato.
"Che succede?"
"Siamo diventati grandi amici da parecchio
tempo ormai. Quindi mi
sento in dovere di dirti che non
ci vedremo per un po' di tempo. Domani parto
per l'Italia
principalmente per motivi di lavoro di mio
padre. Mi mancherete, mi mancherai." e lo
abbraccia.
"No, non adesso. Non puoi!!" le disse quasi
urlando.
"Perchè dici questo?" chiese lei
"Io... Beh... Noi.. " farfugliò lui
cambiando totalmente il
tono di voce quasi in un bisbiglio "Beh noi
ormai siamo diventati amici come dici tu. E
ora che lo siamo diventati
te ne vai? Non puoi farmi
questo."
"Mi dispiace Tuom, non sai quanto. Soffro
anche io nel lasciarvi,
ma queste non sono scelte mie
purtroppo." Disse lei con un tono triste,
trattenendo le lacrime.
Non riuscendo a guardarlo in faccia
si alzò e disse. "Scusami sono
stanca, vado a dormire. Ci si vede
allora" sforzò un sorriso, evitando
il suo sguardo
"A presto Eva, mi mancherai.", lei non rispose
e si diresse
verso casa.
"No aspetta" sentì un paio di passi
verso di lei e un mano
sulla spalla. Si girò e le sue labbra
toccarono quelle di Tuom, il suo migliore
amico, il suo primo amore, e
quello era il suo primo
bacio. Lei non oppose alcuna resistenza, e lui
le portò un braccio
intorno alla vita stringendola a sè.
Dopo il bacio rimasero stretti per qualche
secondo poi lui disse:
"Vorrei che portassi per sempre
questo momento nel tuo cuore, come un mio
ricordo, perchè ora così
all'improvviso da darti non ho
nulla, e vorrei che di me ti ricordassi."
"Lo farò, non potrei dimenticarti,
am... amico mio"
La lasciò andare e si diresse verso
casa sua. Fu il giorno più brutto e
allo stesso tempo il più bello
della sua vita.
Il giorno dopo raccontò tutto a
Kat, e lei ne fu felicissima, ma la
felicità venne presto interrotta da
nuove lacrime per la separazione delle due
amiche. E quando Eva salì su
quell'aereo strinse la mano
di Nick sapendo che le loro vite da quel
momento sarebbero totalmente
cambiate.