Un grazie anticipato a chi leggerà e a chi commenterà.^O^
*Dream*
Capitolo 1. A rrivo
Scesi dalla macchina, sbattendo lentamente la portiera nera.Presi le due valigie che, meno di venti minuti prima, avevo poggiato sui sedili posteriori e mi girai a contemplare quella che, per i mesi successivi, sarebbe stata la mia nuova casa.
L' università Touou
Non era un' università qualsiasi, tutti gli studenti che la frequentavano potevano vantare un cervello brillante e un reddito familiare ben sopra la media.
Era, in effetti, un campus dotato di tutti i comfort : piscine, dormitori, campi sportivi, aulee e laboratori attrezzati, bar e giardini ben curati, dove sorgevano una miriade di ciliegi in fiore.
Ebbi la sensazione di entrare in un piccolo paradiso.
-Grazie papà, ma adesso puoi tornare a casa.Me la cavo da solo.-dissi a mio padre, che aveva insistito tanto per accompagnarmi.
Già da mesi avevo in mente di sistemarmi nel dormitorio, almeno non avrei dovuto prendere continuamente l' autobus per raggiungere la scuola.Inizialmente i miei genitori e Sayu opposero una debole resistenza in merito alla mia decisione, ma alla fine dovettero riconoscere che la mia idea era, effettivamente, la più logica e comoda.
Era solo una scusa, naturalmente.
La verità era che non mi sarei mai sentito tranquillo a lasciare nascosto in camera il Death Note, alla mercè dei miei familiari, nonostante avessi preso tutte le dovute precauzioni.Lanciai un' occhiata impaziente e fugace alla valigia più piccola che tenevo nella mano sinistra dove, in mezzo ai quaderni di scuola, avevo nascosto accuratamente il Death Note.
-Va bene, Light.Allora, mi raccomando, stai attento e chiama la mamma, ogni tanto.-rispose mio padre, mentre risaliva in macchina, una mano sul volante e una sulla mia spalla.
-D' accordo papà.-lo rassicurai.
Dopo esserci salutati, la macchina nera sparì oltre la curva del vialetto alberato.
Sospirai sommessamente e cominciai a incamminarmi verso il dormitorio trascinandomi dietro le valigie.
Il campus pullulava di ragazzi e ragazze ridenti che si dirigevano verso i diversi edifici, mentre in lontananzasi udivano le grida di incoraggiamento e di tifo dei club sportivi.
Arrivato al dormitorio, una donna di mezz' età mi diede la chiave della mia stanza, che avrei condiviso con atri due studenti universitari.Un giovane ragazzo biondo e alto mi venne incontro, prese le mie valigie e mi condusse nella camera 203.Aperta la porta rimasi di stucco:era un locale rettangolare, spazioso, interamente in legno.
L' arredamento era modesto, ma grazioso: un divanetto antico a due posti, tre letti singoli, un comodino a lato di ogni letto.Su ognuno di essi sovrastava un abat-jour a forma di rosa finemente decorata e, appese ai muri, alcune mensole sorreggevano libri di ogni tipo e spessore.
Nonostante fosse pieno giorno l' interno della stanza era solo lievemente illuminato, poichè due pesanti tende smorzavano il passaggio della luce.
Strabuzzai gli occhi per abituarmi a quella semi oscurità.Notai una figura sformata raggomitolata sotto le coperte, probabilmente profondamente addormentata.
Feci qualche passo all' interno della stanza e notai che si trattava di un ragazzo dai capelli neri e indomabili, il volto quasi completamente celato dalle coperte.
E fu un brivido freddo.
[Continua]