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Autore: jasonmccann    20/07/2013    7 recensioni
Lo paragonava ad una scintilla: incandescente per un paio di istanti, ma che poi, senza preavviso, spariva nel nulla. Era troppo buono per questo mondo, ma ancora criticato. Era perfezionista e veniva frainteso. Forse aveva anche irrealistiche aspettative sul suo futuro.
Genere: Drammatico, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Justin Bieber, Nuovo personaggio, Pattie Malette
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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You deserve a story book ending,
you deserve the best baby,
tell me where you wanna go,
I can take you there,
we can fly across the globe, baby,
don’t be scared.



*Vi consiglio di leggere queste prime parti della oneshot ascoltando “talking to the moon” di Bruno Mars.
Se la canzone dovesse finire, fatela ripartire di nuovo.*



Lo paragonava ad una scintilla:  incandescente per un paio di istanti, ma che poi, senza preavviso, spariva nel nulla. Era troppo buono
per questo  mondo, ma ancora criticato. Era perfezionista e veniva frainteso. Forse aveva anche irrealistiche aspettative sul suo futuro.

Sapeva che avrebbe dovuto assaporare ogni momento, non importa quanto fosse apparentemente insignificante.

La sua mano toccò le fredde lenzuola, alla ricerca di quel calore famigliare che, irradiato dal suo corpo, lo riscaldava anche nelle notti
più fredde.

Mi manchi, piccola.. e io.. io t-ti manco? M-mi hai dimenticato?

Delle piccole gocce di sudore gli percorsero il corpo e lei, sentendo la sua voce, lo raggiunse, velocemente, afferrando la mano che,
poco prima, stringeva le morbide lenzuola bianche che coprivano il suo petto. Il suo cuore batteva troppo velocemente per essere
sano. Il ragazzo, quando era assonnato, le parlava, sussurrandole che, da un momento all’altro, la sua cassa toracica sarebbe esplosa.


Respirò profondamente, ancora una volta.


T-ti amo” sussurrò tra un respiro e l’altro. Lei sorrise e lui fece lo stesso, ripensando a tutti i momenti passati con la ragazza. La guardò
attentamente, osservando i suoi lineamenti che a lui sembravano tanto perfetti, poi decise di chiudere gli occhi.

Gli chiuse anche lei e, volando nel mondo dei ricordi, iniziò a parlargli, con il suo tono di voce calmo, tranquillo e dolce. “Ti amo
anche io
.”


Ti ricordi quella volta? Quando siamo andati in montagna per il picnic? Era il nostro primo appuntamento e
scappavamo dai paparazzi
” mormorò la ragazza con un sorriso sulle labbra, cercando di non piangere, aprendo gli occhi e iniziando
a guardare il soffitto bianco, riportando a galla quei ricordi che pensava fossero svaniti nel profondo della sua mente.

Il ragazzo non rispose.


Lei pensava soltanto che stesse dormendo, perciò iniziò a baciargli le guance, come faceva ogni mattina, per svegliarlo. E a Justin piaceva
così tanto. E lui, sorrideva, sorrideva ogni volta. E, dopo aver sorriso, la baciava dolcemente, sussurrandole che la amava così tanto. Per
lui, lei era la ragazza più bella del mondo, la sua principessa.

Ma il ragazzo non reagì come le altre volte: non aprì le palpebre. Semplicemente, non fece nulla.

***


Le ginocchia le facevano male, ma la cosa non le importava: continuava a piangere, inginocchiata davanti alla lapide di marmo.

Singhiozzò di nuovo. Fissava l’incisione e la leggeva più e più volte per rendersi conto di cosa era successo. Non poteva essere vero. Singhiozzò
di nuovo, nascondendo il viso pieno di lacrime tra le mani, scomparendo sotto i suoi lunghi capelli neri, resi gonfi dalla pioggia.


Il suo fidanzato, il suo mondo, il suo migliore amico, il suo Justin se n’era andato e non sarebbe ritornato. Non sarebbe mai ritornato da lei.

Piangeva, mentre l’uomo sopra di lei stringeva nella mano destra l’ombrello. Il cielo piangeva. E piangeva anche il mondo per quel ragazzo, il
suo ragazzo che ormai era diventato un angelo.

Iniziò a singhiozzare ancora più forte, affiancata dalla madre del giovane. Piangeva anche lei, ma lei voleva smetterla. “Smettila, ti prego,
smettila di piangere
” disse la donna tra i singhiozzi. Ma la ragazza non riusciva. Come poteva smettere di piangere quando sapeva che non
avrebbe mai più potuto sentire la pelle calda del ragazzo sulla sua? O sentire di nuovo il suono della sua voce impastata dal sonno che riempiva
la loro stanza ogni mattina? O annusare il profumo del suo corpo e quello del suo dopobarba? Chi avrebbe smesso di piangere sapendo che non
avrebbe mai più potuto sentire quella sua voce angelica rendere melodia i pensieri che tutti i giovani avevano nella loro mente?

E continuò a piangere, sentendosi soffocare.

La mezzanotte era già passata e i loro pianti abbracciavano il silenzio di quel cimitero. Lei voleva solo morire, aveva il bisogno di fuggire. Lei
voleva solo scappare e smettere di fissare quella pietra fredda in cui si poteva leggere il nome del ragazzo. Voleva solo ritornare a casa e vederlo
ancora su quel tiepido letto, saltargli addosso, ridendo e iniziando a baciargli le guance, facendolo sorridere, rendendolo felice.


Voleva solo andare da lui e dirgli per l’ultima volta quanto lo amava, sussurrargli le parole che il suo cuore le mormorava, ma che le sue labbra
non volevano pronunciare quando era ancora in vita, perché tutti pensavano, compresa la ragazza, che ci sarebbe stato quel momento giusto,
il momento perfetto, quello che la ragazza aspettava da tempo.


Voleva smettere di guardare le fiamme delle innumerevoli candele, i messaggi da parte di tutti quelli che conoscevano o stimavano il ragazzo. Voleva
smettere di guardare tutte quelle lettere disposte ordinatamente intorno alla lapide, scritte a mano da qualcuno che non l’aveva mai conosciuto,
ma avrebbe voluto abbracciarlo.

Lei voleva solo andare a casa, da lui. Ancora una volta.


La sua tomba era l’unica fonte di luce del cimitero. Se non ci fosse stata e non ci fossero state tutte quelle candele accese, tutto sarebbe stato
nero come la pece. Sapeva che Justin si sarebbe commosso, avrebbe iniziato a piangere, felice, come faceva sempre, se avesse avuto la possibilità
di vedere la sua tomba, in quel momento.

La ragazza continuò a pensare. Magari lui poteva vedere la sua tomba. Perciò alzò gli occhi verso il cielo stellano, fissando la luna piena, ricordandosi
dei momenti passati con lui sotto le stelle e sorrise con le lacrime che le offuscavano la vista.

***

.flashback

Doveva partire ancora una volta per uno stato qualsiasi: un nuovo tour. Lo abbracciò ancora una volta in aeroporto. Era convinta
che i muri degli ospedali avessero sentito più preghiere di quelli delle chiese e che le enormi sale degli aeroporti avessero sentito più
ti amo” e più promesse di una chiesa.

Ne era convinta.

Non piangere” sussurrò il ragazzo, stringendola forte al suo petto, sorridendo mentre giocherellava con i capelli scuri della giovane.
Piccola, va tutto bene” continuò lui ridacchiando.

Ricordati”, le disse, afferrando il suo viso e guardandola negli occhi, sorridendo. “Quando guarderai la luna, pensa a me: la
starò guardando anche io
” mormorò prima di baciarla.

***

*Vi consiglio di leggere queste parti della os, ascoltando “it will rain” di Bruno Mars.
Se la canzone dovesse finire, fatela ripartire di nuovo.*



Quella era una tortura: lei non poteva smettere di guardare nelle telecamere, cercando di sorridere, ascoltando i giornalisti che parlavano
della morte del ragazzo. Lei guardava commossa le sue beliebers, le beliebers di Justin che urlavano il suo nome più e più volte, convinte che
quel richiamo lo avrebbe portato di nuovo in vita.


Iniziò a mordersi il labbro inferiore, cercando di non piangere, ma le sue lacrime volevano scorrere sulle sue guance pallide.

Le ritornò in mente di quel giorno in cui stava scherzando con quel ragazzo, quando gli baciava le guance e poi, cercando di trovare
la forza, chiamare, urlando, Pattie e dicendole tra le lacrime che Justin era morto. E poi ripensò a quando informarono tutto il mondo.


Ci dispiace.. 

Stava per scoppiare a piangere. “No, per favore, non dirlo” sussurrava la vocina nella sua mente. “Non piangere, non piangere ora” continuò.


Il mondo, con Justin, era così colorato, così felice. Ora tutto sembrava essere monocromatico, come se Justin, morendo, avesse preso con
sé una sua parte. E lei voleva crederci. Voleva che ci fosse una parte della sua anima con lui, non lo voleva lasciare da solo, lassù. Voleva
che le lunghe dita sottili del ragazzo s’intrecciassero con le sue.

Tutto quello che sentiva in quel momento era dolore. Forse, quando si chiedeva perché Dio avesse scelto proprio il suo ragazzo, era un po’
egoista. Ma era una cosa normale, no?


E ancora una volta, le lacrime cominciarono a percorrere le sue pallide guance gonfie.

***



Lei sapeva che se Justin fosse ancora con lei, senza dubbio, si sarebbe arrabbiato e le avrebbe chiesto perché era così stupida da andare in
cimitero quasi ogni notte, passando le ore in ginocchio davanti alla sua lapide di marmo freddo. Le avrebbe detto di andare a casa e di smettere
di passare così tanto tempo da sola, la notte, poiché –secondo lui- c’erano violentatori e assassini ovunque.

Anche lei lo sapeva, ma non si curava più di se stessa. Forse perché non le dispiaceva più morire; lei voleva morire. Ed è forse per questo,
per chiedere a Dio di prendere anche lei, che continuava a pregare ogni notte, prima di andare a dormire –anche se lei in realtà non riusciva
più ad addormentarsi, poiché non condivideva più quel letto con Justin.


Lei non si sarebbe mai dimenticata le parole che lui le aveva sussurrato un paio di settimane prima di morire. “Io ti amo, okay? Per
favore, ricordatelo sempre. Piccola, ascoltami. Ti amo. E ti amerò per sempre. D’accordo?

Ma tutto quello che lei aveva fatto era urlare qualcosa prima di gettare il telefono per terra, provocandone la rottura. Non si ricordava perché
avesse litigato con Justin. Ma poi, un giorno, Pattie l’aveva chiamata, dicendole che il ragazzo stava male, che voleva vederla.


Iniziò a sentirsi male, si sentì soffocare davanti alla lapide di marmo freddo. Era solo malato. Solo malato, nessun suicidio. Ma lei non ci
credeva davvero. Forse il ragazzo aveva deciso di prendere…

E le lacrime non lasciarono che lei finisse di pensare.

***

*Vi consiglio di leggere queste ultimi parti della oneshot ascoltando questa versione suonata al pianoforte di “Never let you go”, una canzone di Justin.
E, per avere un effetto più drammatico, aprite e ascoltate, nello stesso momento, la pioggia. Se la canzone dovesse finire, fatela ripartire di nuovo.*



La mezzanotte era passata da ore, di nuovo. Riusciva a sentire il cinguettio degli uccellini e si sentiva come se non avesse visto il sole da anni. La
neve continuava a scendere dal cielo, rendendo tutto bianco e più puro.


Il suo viso affondò nel cuscino di Justin. Non aveva avuto il coraggio di lavarlo, voleva solo annusare quel suo odore, perché quando lo faceva, si
sentiva a casa e non più sola.

Ripensò alle sue opinioni, ai progetti per il loro futuro insieme, ai suoi occhi dorati che riuscivano a capirla, i tatuaggi, la prima volta che
avevano fatto l’amore, le cose dolci che le aveva detto e le poche volte che avevano litigato.

E lei iniziò a piangere di nuovo, smettendo soltanto quando Morfeo venne a prenderla, per portarla nel suo mondo onirico.

***

Devi pensare alla tua vita” le sussurrò Pattie, alzando un sopracciglio, ricordandole lo sguardo del figlio. Si sentiva così vuota. Ma lei
non si sarebbe lasciata andare. Lei non poteva.

La faceva star male vedere il suo viso o quello di Justin sulla copertina di ogni singola rivista o prima pagina di un giornale. Ogni
articolo lo rendeva ancora più malato, aggiungendo dettagli mai esistiti, menzogne e cose mai successe, momenti mai descritti ai
giornalisti.

La morte di Justin era un grande punto interrogativo per le persone. Ogni persona aveva una versione della sua morte e ognuna
era diversa dall’altra.

***




Ritornò al cimitero, iniziando a guardare la vecchia lapide. Questa volta, però, non s’inginocchiò.


Iniziò a singhiozzare con le mani tremanti, stringendo tra le dita della sua mano destra una piccola scatoletta arancione. La aprì,
lanciando un paio di pillole in bocca.


Lo giurava. La ragazza giurava che in quel momento il viso angelico di Justin era vicino al suo e la mano del ragazzo stringeva la sua,
un sorriso stampato sulle sue labbra a forma di cuore.

 

It’s like an angel came by and took me to heaven,
like you took me to heaven (…)
‘Cause this life’s too long and this love’s too strong,
so baby, know for sure that I’ll never let you go.











 

piango.

Okay, so di essere una persona che non ha un cuore ((scherzo)),
ma stavo pensando a Cory e quindi mi è venuta l'ispirazione per
questa nuova oneshot. Siate fieri di me: due oneshot in due giorni.
bho, in questi giorni estivi ne scriverò un sacco perché poi inizierò
il liceo e ho paura di non avere abbastanza tempo per scrivere e
aggiornare le fanfiction. Non so più cosa dire, quindi me ne vado.

Alla prossima,
Lety 

  
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