Kate rimase a fissare Richard per un tempo indefinito.
Si sarebbe aspettata di tutto, ma non una proposta di matrimonio.
E invece, Castle l’aveva stupita e lasciata senza parole.
Così era rimasta su quell’altalena a fissare l’uomo della sua vita che, inginocchiato accanto a lei, le stava chiedendo di diventare sua moglie.
 
 
Richard cominciò a maledire se stesso non appena vide che Kate tardava a rispondere.
Era stato troppo impulsivo, aveva agito senza pensare.
In fondo, però, era ciò che voleva e prima o poi l’avrebbe fatto comunque. Il rischio e la paura di perderla avevano solo accelerato le cose.
Amava Kate più della sua stessa vita e desiderava passare ogni secondo accanto a lei. E non come semplice coppia.
Lui voleva che lei diventasse sua moglie e che facesse parte della sua famiglia a tutti gli effetti.
 
 
-Beckett, non voglio metterti fretta, ma questa posizione comincia a essere scomoda-.
Kate si alzò di scatto facendo oscillare l’altalena e spaventando leggermente Castle, il quale di certo non si aspettava una reazione simile.
-Ma coma diavolo fai a rovinare sempre tutto, Castle?-
-Di cosa stai parlando?- chiese Richard alzandosi e fronteggiando Beckett.
-Di tutto! Di come rovini costantemente i miei piani, di come mi stai sempre tra i piedi…anche oggi sei riuscito a rovinare tutto!-
-Ma rovinare cosa?-
Kate respirò a fondo, cercando di trovare le parole giuste. Ma non esistevano parole giuste. Poteva solo dire la verità.
-Ero venuta a dirti che avevo intenzione di accettare il lavoro a Washington-.
Castle rimase a fissarla incredulo, con l’anello di fidanzamento ancora in mano.
Quindi, Kate aveva scelto il lavoro e non lui. O meglio, loro.
Preferiva andare a lavorare a Washington piuttosto che lavorare su loro stessi, sulla coppia. Piuttosto che stare accanto a lui.
Castle abbassò lo sguardo sull’anello che aveva in mano. Non poteva fare a meno di pensare che sarebbe stato benissimo sull’anulare di Kate.
-Ero venuta a dirti che me ne sarei andata, ma con questa proposta hai mandato al diavolo tutti i miei piani!-
Castle sollevò nuovamente lo sguardo, convinto di non aver capito bene. –Scusami?-
-Come faccio a partire come se nulla fosse, dopo che tu hai fatto questo?- continuò Beckett.
Sul volto di Castle si aprì un sorriso, ma non un sorriso qualunque. Era uno di quei sorrisi che capitano poche volte nella vita.
-Questo sarebbe un sì, Beckett?-
La detective sorrise, cercando di cacciare via le lacrime che minacciavano di scenderle sulle guance.
-È un sì, Castle-.
Lo scrittore prese la mano sinistra di Kate e le fece scivolare l’anello sull’anulare. Aveva ragione: le stava benissimo.
Beckett posò lo sguardo sull’anello. Le sembrava così strano pensare che si sarebbe sposata. E non con un uomo qualunque, ma con quello che le aveva fatto battere il cuore fin dal loro primo incontro.
-Ti amo, Kate- disse Caste richiamando l’attenzione della donna.
-Ti amo anch’io, Rick- rispose lei avvicinandosi e baciandolo.
 
 
 
Se le avessero detto, appena mezz’ora prima, che avrebbe rinunciato al lavoro a Washington non ci avrebbe creduto.
E invece, si era ritrovata in un parco, con un anello di fidanzamento al dito e le labbra saldamente incollate a quello del suo futuro marito.
Non poteva chiedere di meglio.