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Autore: forevah_young    20/07/2013    3 recensioni
Taylor sperava di riuscire a dimenticarlo, ha cercato con tutta se stessa di andare avanti con la sua vita. Ma quando lo rivede di fronte a se è come se quei quattro anni di lontananza non avessero minimamente rimarginato la ferita.
[taylor/ed] [basata su 'everything has changed']
Genere: Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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we can start it all over again.
 

All I knew this morning when I woke
Is I know something now, know something now I didn’t before
And all I’ve seen since eighteen hours ago
Is green eyes and freckles and your smile
In the back of my mind making me feel like
I just wanna know you better know you better know you better now
I just wanna know you better know you better know you better now
I just wanna know you better know you better know you better now

Il cielo è sereno, sono felice che sia proprio una bella giornata. Le nuvole sono spinte lontano e l’estate è ormai dietro l'angolo. Guardo la porta della scuola, Emma sarà fuori a momenti quindi mi avvicino e aspetto lì di fronte. Quando la campanella finalmente suona mi sollevo in mezza punta per vederla arrivare, e poi eccola là, correre verso di me dopo tutti i suoi compagni. Apro le braccia ancor prima che possa finirci dentro, quando la stringo finalmente a me sento di essere veramente tornata a casa.
- Taylor! – esclama attaccandosi alle pieghe del mio vestito bianco.
- Ciao tesoro, ti sono mancata? – le chiedo risistemandole la molletta che pende ciondolante tra i suoi capelli arruffati.
- Tanto! – Emma mi stringe di nuovo la vita con le sue braccia esili e poi si scosta per voltarsi verso un bambino che deve avere più o meno la sua età. I capelli rossi gli svolazzano sulle gote paffute mentre corre verso un ragazzo che scopro aver avuto qui accanto per tutta l’attesa. Mi fermo un secondo incapace di non guardarlo con una certa attenzione: deve avere qualche anno di più di me, è di statura media, il braccio segnato da molti tatuaggi colorati e ha dei folti capelli rossi come il piccolo.
Ha appena preso lo zainetto del bambino quando si volta verso di me e arrossisco immancabilmente. I suoi occhi, Dio, adesso ne sono certa. Rimango senza fiato per qualche secondo, poi quando riacquisto la padronanza di me stessa gli rivolgo un sorriso imbarazzato e tiro via la mia sorellina da lì. Emma riesce a malapena a salutare il bambino e poi inizia a saltellarmi intorno mentre ci avviamo verso casa a piedi, purtroppo.
- Taylor, sono stanca non ce la faccio a camminare. – si lamenta lei appena lasciato il giardino della scuola.
- Hai ragione Emma, dai ti prendo lo zaino. – le dico togliendogliele dalle spalle e scoprendo che è più pesante rispetto alle mie aspettative. Emma d’altro canto è così felice che ritrova la forza anche di corrermi al fianco, poi mi prende la mano e mi trascina ansiosa di arrivare a casa. Peccato ci sia almeno venti minuti di camminata. Una macchina ci si affianca e non ho nemmeno il tempo di voltarmi che Emma già scuote la mano sorridente salutando i passeggeri.
- Taylor! – esordisce il ragazzo dai capelli carota del parcheggio: - E’ un secolo che non ti vedo in giro, e non sapevo fossi tu la sorella di Ems, quella che vive a Los Angeles! Ti va un passaggio? Casa vostra non è proprio dietro l’angolo... –
Tutto ciò che speravo non accadesse si è appena materializzato di fronte ai miei occhi. Sospiro e gli sorrido gentile. Avrei preferito non parlarci mai più, avrei preferito dimenticarlo. Rimango un attimo incerta ma lo sguardo di Emma è già praticamente proiettato sul comodo sedile di quell’auto, così accetto con il cuore in gola.
- Non abito più a Los Angeles, sono tornata a casa. – dico allacciando la cintura di sicurezza intorno a Emma e poi salendo sul posto di fronte, accanto a lui. Che vergogna.
- Come fai a conoscere Ed, Tay? – chiede Emma curiosa.
- Andavamo a scuola insieme. – rispondo brevemente: - Bé, non proprio nella mia stessa classe. –
Lui si volta verso di me e sorride, non sembra per niente imbarazzato come la sotto scritta. Possibile che si sia già scordato tutto? Possibile che io non abbia fatto altrettanto?
- Comunque lui è Logan, lui e tua sorella sono in classe insieme quest’anno. – dice indicando il bambino alle mie spalle.
Logan mi stringe la mano mostrandomi il dentino mancante con un sorrisone. Con un buffetto sui capelli altrettanto rossi Ed mette in moto mentre si diffonde nell’abitacolo il dolce suono di una qualche canzone country alla radio.
- Tay, ho tanta fame. – borbotta Emma attaccandosi al mio braccio, interrompendo l'interessantissima visione delle mie unghie.
- Siamo quasi a casa tesoro. – le sussurro.
- Sì papà, anche io ho fame! – esclama Logan premendo le mani paffute sulla sua pancia. Rimango pietrificata per un paio di secondi: ha davvero detto papà? Non mi sarei mai aspettata che fosse suo figlio. Ed lo guarda nello specchietto e sorride, prima di voltarsi verso di me e dire con il labiale che intende spiegarmi. Annuisco. Ma in effetti cosa me ne dovrebbe importare? Non lo vedevo da quattro anni, ero una ragazzina immatura a quel tempo. Era una stupida cotta del liceo, era una stupida infatuazione tra due ragazzini. Sembra essere passata un’eternità da quel periodo, ma ammetto che a volte (più spesso di quanto vorrei che fosse) preferirei tornare indietro e... evitare molti miei errori.
- Dovete per forza andare a casa subito o possiamo fermarci da McDonald’s? A quanto ho capito qualcuno ha fame... –
- Ehm... – Emma inizia a scrollarmi il braccio finché non incontro i suoi occhi imploranti. Sospiro, lo sta facendo di nuovo!
- Ok, solo lasciami mandare un messaggio a mia madre per dirle che ritardiamo. –

I just wanna know you know you know you
‘Cause all I know is we said “Hello”
And your eyes look like coming home
All I know is a simple name
Everything has changed
All I know is you held the door
You’ll be mine and I’ll be yours
All I know since yesterday is everything has changed

- Quindi ti sei trasferita da poco… - portiamo i nostri vassoi e li appoggiamo sul primo tavolo libero. Annuisco ammettendo a me stessa di essere abbastanza affamata.
- Ho vissuto un anno lì, - spiego addentando la prima patatina mentre Emma è già alla sesta, come minimo: - è stato bello ma avevo proprio bisogno di tornare a casa. –
Continuiamo a mangiare in silenzio, solo quando i bambini decidono di andare a giocare all’esterno lo sento parlare di nuovo.
- Ci sono stato a Los Angeles, una volta, prima di Logan ovviamente. –
- Come è successo? Se posso saperlo ovviamente... – chiedo non riuscendo a trattenermi. Ho deciso che mi lascerò il passato alle spalle, fingerò di aver dimenticato tutto e forse riuscirò a non rivederlo mai più dopo questa giornata, se ho fortuna.
- Non era voluto, mia sorella non era per niente in se in quel periodo. E’ morta tre anni fa, un anno dopo essermi diplomato. Il padre non l’ha nemmeno riconosciuto, quello stronzo. –
- Mi dispiace... non sapevo di tua sorella. – dico rattristata, lui scuote la testa e sorride.
- Non ti ho detto niente, anche se avrei voluto. – dice facendomi perdere qualche battito. Voleva dirmelo? Voleva rendermi partecipe della sua vita, anche se non ci siamo più sentiti dal giorno del suo diploma? Quel maledetto giorno e quella maledetta litigata, che ruppe due anni di fidanzamento e tutti i nostri sogni di coppia. Io ero appena passata in terza liceo, lui aveva finito e aveva promesso di aspettarmi. Ma non ci siamo più sentiti, adesso è un anno dalla mia laurea e io lo incontro così, per caso. Sicuramente non ho molta fortuna, visto che niente riesce a farmi scordare il mio primo amore e, putacaso, me lo ritrovo di fronte a scuola di mia sorella.
- L’ho preso io, che altro potevo fare? Lo sai che non ho genitori da quando sono piccolo, non potevo permettere che venisse mandato in un orfanotrofio e che avesse un infanzia schifosa come quella che ho avuto io. – continua lui. Gettiamo gli ultimi rifiuti nel cestino e nel riporre i vassoi di plastica le nostre dita si sfiorano impercettibilmente. Abbasso lo sguardo e mi mordo le labbra. Perché mi sento così terribilmente scoperta con lui?
- Mi dispiace. – ripeto stupidamente.
- Io non mi dispiaccio. – afferma aprendomi gentilmente la porta uscendo: - Logan è la cosa più bella che io abbia mai avuto. –
Ci soffermiamo in silenzio e guardiamo i bambini giocare a mosca cieca, non è un silenzio strano, è più un silenzio di tranquillità.
- Ti va di cenare da noi stasera? Se non è troppo strano per te, ovviamente. – chiede lui passandosi una mano nei folti capelli, cose che adoravo fare anche io tanto tempo prima. Mi manca tremendamente, e mi vergogno ad ammettere che l’unico uomo che sia entrato nel mio cuore sia stato un ragazzino, che adesso mi chiede di cenare con lui. Vorrei tanto rifiutare, ma non ce la faccio proprio.
- O-ok. – rispondo maledicendomi mentalmente: - Porto anche Emma allora? –
- Logan si annoierebbe se dovesse stare da solo, non so come fare altrimenti visto che non potrei lasciarlo a nessuno. –
- Potremo lasciarli a casa mia. – Propongo subito vergognandomi delle mie parole, perché mi sto facendo male con le mie stesse mani?: - C-cioè se non vuoi portare anche i bambini, magari si stancano, vogliono giocare o che so io. –
Ed mi sorride: - Se non dispiace a vostra madre ovviamente. –

And all my walls stood tall painted blue
And I’ll take them down, take them down and open up the door for you
And all I feel in my stomach is butterflies
The beautiful kind, making up for lost time,
Taking flight, making me feel like
I just wanna know you better know you better know you better now
I just wanna know you better know you better know you better now
I just wanna know you better know you better know you better now
I just wanna know you know you know you

- Quando li hai tagliati I capelli? – mi chiede sollevando una ciocca dei miei capelli biondi.
- Ah, secoli fa. – ridacchio passandogli un piatto che inserisce nella lavastoviglie.
- L’ultimo! – esclamo, passandoglielo. Ed imposta il lavaggio e sospira.
- Bé, forse è il caso che io torni a casa. – dico guardandolo negli occhi. Le parole che mi sono appena uscite dalla bocca sono terribili, non vorrei mai veder finire questa serata.
- Ma no dai, – ridacchia lui: - ci sono tante cose che potremmo ancora fare! –
- Tipo? –
- Non so... Potemmo vedere un film, chiacchierare del più del meno, giocare a carte, giocare a Monopoli, giocare a Scarabeo, giocare a nascondino, giocare a… - Ed si zittisce di botto. Non mi domando il perché, già lo so. Le mie labbra sono posate sulle sue, le mani appoggiate sulle sue spalle. Mi stacco mordendomi il labbro inferiore, forse dovrei scusarmi per questo atto istintivo. Invece lui mi sorride e in un attimo sono stretta tra le sue braccia, di nuovo in balia di quelle labbra. Le mie mani scivolano tra i suoi capelli. Oh, quanto diamine mi è mancato.

 ‘Cause all I know is we said “Hello”
And your eyes look like coming home
All I know is a simple name
Everything has changed
All I know is you held the door
You’ll be mine and I’ll be yours
All I know since yesterday is everything has changed
Come back and tell me why
I’m feeling like I’ve missed you all this time, oh, oh, oh
And meet me there tonight
And let me know that it’s not all in my mind
I just wanna know you better know you better know you better now
I just wanna know you know you know you

Ed tira su le coperte fino al mio mento, mi ci avvolge completamente. Non riesco a trattenere una risatina, la dolcezza con cui si prende cura di me mi è strana ma familiare. Con un calcio riporto tutto il lenzuolo infondo al letto e mi stringo al suo corpo poggiando la testa sul suo petto. Abbiamo fattol’amore. E’ stato impulsivo? Ovviamente. Sono consapevole che ci starò male per chissà quanto tempo? Sfortunatamente sì, ma come si possono rifiutare delle scelte sbagliate, se inizialmente ci sembravano così belle e buone? Mangiare con lui, baciarlo mentre sistemavamo i piatti, seguirlo in camera e abbandonarmi a lui è stata la scelta più giusta della mia vita, se me ne pentirò cercherò di ricordarmi quanto sono stata bene in questi attimi.
- Credi che abbiamo sbagliato? Io sono certa di si. – dico percorrendo le sagome dei suoi tatuaggi impresse sul suo braccio.
- Se lo volevamo entrambi allora non abbiamo sbagliato niente. Tu lo volevi? – annuisco.
-  Certo che lo volevo, ma sono stata tanto male per te. Sei stato il mio primo amore. – bisbiglio trattenendomi dal dire che era stato anche l’unico vero amore della mia vita. Di storie ne avevo avute durante quei quattro anni di lontananza, ma lui, lui chi lo poteva rimpiazzare?
Ed sta in silenzio, dopo un po’ credo che si sia addormentato.
- Io c’ero alla tua laurea. – dice, facendomi destare dal dormiveglia in cui ero caduta: - C’ero persino allo spettacolo che avete organizzato in quarta, quel musical dove tu facevi la protagonista. –
- Perché non me l’hai detto? – chiedo shockata.
- Io... credevo non volessi più vedermi. Stavi con un biondino, tra l’altro. –
Arrossisco ripensando a quante cose potessero essere andate diversamente: - Io volevo solo te, mi sei mancato tantissimo ma non potevo lasciare che la mia vita mi scivolasse tra le dita passando notte e giorno piangendo per te. –
- Lo so, infatti ti ho lasciata vivere la tua vita perché mi sembravi felice. – dice accarezzandomi i capelli.
- Non lo ero. –
- E adesso? –
- Adesso sì, ma non voglio stare di nuovo male, non voglio che finisca. – alcune lacrime mi salgono agli occhi, perché io stia sul punto di piangere non lo so nemmeno io. Ed si volta in modo da avermi di fronte a se, mi bacia la fronte.
- Io non lascerò che finisca, non questa volta. Mi permetterai di invitarti a cena anche domani? –
Mi scappa una risatina, che tra le lacrime mi sembra davvero stupida. – Va bene. –
- E il giorno dopo domani? – chiede sorridendo.
- Certo. –
- E il giorno dopo il giorno dopo domani? – continua ridendo. Io mi sfilo il cuscino da sotto la testa e glielo scaravento in faccia. Poi lo abbraccio e lui abbraccia me ridendo ancora e ancora.
- Comunque, - dice disegnando una spirale sulla mia spalla: - sapevo che eri la sorella di Emma. –
-In quanto a tecniche di abbordamento sei rimasto il solito caso perso, Edward. – concludo ridacchiando.

‘Cause all I know is we said “Hello”
And your eyes look like coming home
All I know is a simple name
Everything has changed
All I know is you held the door
You’ll be mine and I’ll be yours
All I know since yesterday is everything has changed
All I know is we said “Hello”
So dust off your highest hopes
All I know is pouring rain and everything has changed
All I know is the new found grace
All my days I know your face
All I know since yesterday is everything has changed

- Disneyland? – chiedo un po’ sconcertata. Ed mi sorride in difficoltà.
- Sì, sai, per farli contenti. –
- Per fare contenti loro, o per fare contento te? – chiedo puntandogli un dito contro. Dopo sette mesi credevo di aver imparato a conoscerlo di nuovo, ed invece mi viene a dire che per festeggiare otto mesi vuole andare a Disneyland con Emma e Logan. A volte sembra davvero dimostrare l’età giusta per giocare con le macchinine o disegnare con i pastelli mamma, papà, sole, casa e pratino stile testa di Bart Simpson.
- Diciamo che lo facciamo per accontentare tutti, ok? – mi abbraccia stringendomi i fianchi, facendo quella faccia a cui non so resistere per niente. Sospiro.
- Se riuscissi a sopportarti fino a fare un anno dove mi porterai? Al parco a tema di Harry Potter? – vedo che sta per rispondere con un sorrisone, ma lo blocco prima che possa peggiorare la situazione.
- E comunque potremmo non raggiungere un anno, infondo per come sto adesso potrei iniziare ad uscire con un bambino undici anni e non avvertirei la differenza. – ci scherzo su.
- Non lo faresti. – ridacchia Ed.
- Cosa? Lasciarti oppure uscire con un undicenne? Sai, forse hai ragione, non vorrei passare per una pedofila. – dico trattenendo una risata.
- Non mi lasceresti mai, tu. Non vivresti una settimana senza di me. – sfortunatamente, ha ragione. Ed inizia a baciarmi il contorno del collo, ed ecco una ragione per cui non sopravviverei.
- E tu che faresti? Intendo, senza di me. –
- Ti cercherei ovunque, ti rincorrerei se fosse necessario, e ti riporterei a casa. – gli lascio un bacio sulle labbra. Adesso ricordo, perché lo amavo.
- Mmh, - commento sorridendo: - potresti iniziare adesso! – in un attimo sfuggo dalle sua braccia.
- Taylor! – esclama lui seguendomi in camera di Logan, che ho convinto a farmi da cavaliere. Il piccolo accetta di buon grado, cerca la spada di plastica dal cesto dei giocattoli e la sfodera di fronte ad Ed, che finge di essere spaventato. Combattono per qualche minuto, lottano per la principessa Taylor. Poi Ed decise che il gioco è finito, lo prende in collo e inizia a fargli il solletico sul suo lettino. Adesso lo so, perché lo amo.




rieccomi qua, zan zan zaaaaan!
lo so, lo so. questa volta mi sono cimentata in un lavoro davvero sporco, ma, sapete, qualcuno doveva pur farlo...
questa os nasce dall'amore sconfinato che provo per questi due signori qui sopra, e sono un po' agitata, visto che è il mio primo lavoretto che esula dal fandom dedicato ai one direction.
ma non potevo non scrivere qualcosa per loro, soprattutto dopo aver visto 543955432 volte il video di 'everything has changed' e aver promosso la canzone come una delle mie preferite di sempre. ovviamente il video mi ha aiutata per partire, ma ho creato una storia assestante, con finale da 'e vissero felici e contenti', cosa che è molto difficile da trovare nei miei scritti (sono terribilmente pessimista, tzé).
detto ciò, stop! smetto di blaterare, spero vi sia piaciuta e mi scuso per qualsiasi errore o se la storia vi ha fatto schifo.
ad ogni modo vi amo scriccioletti *abbraccio di gruppo*
p.s. al parco a tema di Harry Potter ci andrei più che volentieri.

 

linda
@ehiantonoff

  
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