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Autore: Necromance_theatre    21/07/2013    1 recensioni
James. Afterlife. Una strana ragazza. La morte.
Non è quello che pensate.
"Tutti noi sappiamo cosa è successo il 28 dicembre, purtroppo.
Nonostante sia difficle crederci, visto il tema affrontato, questo racconto non ha nulla a che vedere con ciò. Il protagonista poteva poteva essere chiunque, un altro membro degli avenged, io, voi, un passante.
Ironia della sorte, se di ironia vogliamo parlare, Afterlife è stata scritta da Jimmy, e usare un altro protagonista non avrebbe avuto senso.
So che può sembrare strano e difficile, ma vi chiedo di leggere questa OS tornando indietro nel tempo, non pensando a cosa è successo dopo. "
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: The Rev
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Salve Sevenfoldist :)

Eccomi pronta con la mia seconda fan fiction seria! *arrossisce*

E siccome è una One shot seria, vi lascio ad un'introduzione seria u_u

Recensite, mi racomando!

 

Tutti noi sappiamo cosa è successo il 28 dicembre, purtroppo.

Nonostante sia difficle crederci, visto il tema affrontato, questo racconto non ha nulla a che vedere con ciò. Il protagonista poteva poteva essere chiunque, un altro membro degli avenged, io, voi, un passante.

Ironia della sorte, se di ironia vogliamo parlare, Afterlife è stata scritta da Jimmy, e usare un altro protagonista non avrebbe avuto senso.

So che può sembrare strano e difficile, ma vi chiedo di leggere questa OS tornando indietro nel tempo, non pensando a cosa è successo dopo. 

Grazie mille :)

Necromance_theatre

 

Quando quella sera andò a dormire, James Owen Sullivan non avrebbe mai immaginato quello che sarebbe successo.

Si lanciò sul materasso, troppo stanco o semplicemente troppo sbronzo per curarsi di tirare giù le tapparelle, ignorando il fatto che probabilmente il giorno dopo i caldi raggi del sole primaverile lo avrebbero svegliato alle cinque di mattina.

Si addormentò pochi minuti dopo aver appoggiato la testa sul cuscino, e da lì ebbe inizio il suo viaggio.

 

“Che cosa…” Esclamò mentre veniva sbalzato in un lungo tunnel buio.

“Sto…sto cadendo” Realizzò, mentre in torno a lui si intravedevano brillanti lucine e strani occhi bianchi.

Passati alcuni minuti di folle volo surreale, atterrò pesantemente in una triste strada sterrata grigia.

Nonostante il tonfo fu abbastanza forte, e il volume di polvere alzato dal suo peso fosse elevato, non provò dolore.

Si alzò in piedi spolverandosi i pantaloni e guardandosi un torno.

Se in un primo momento avrebbe giurato che quel territorio fosse deserto, si dovette subito ricredere: ogni volta che il suo sguardo si posava sul paesaggio in torno a lui, comparivano alberi, rovi e cespugli rinsecchiti, accerchiandolo e facendo assomigliare il posto al bosco stregato di qualche fiaba per bambini.

“Questo è senza dubbio un sogno…” Pensò il ragazzo confuso. “Ma allora perché non riesco a svegliarmi?”

Dietro un tronco, qualcosa si mosse.

Il cuore di James iniziò ad accelerare i suoi battiti.

“Chi sei?” Esclamò, paralizzato dalla paura.

Sapeva che in realtà stava solo dormendo, perché quello non poteva essere nient’altro che un sogno… Non è così?

Deglutii, mentre davanti a lui compariva una strana ragazza.

Indossava un voluminoso vestito vittoriano, che se una volta doveva essere stato di tonalità azzurra, adesso appariva di un pallido grigio smorto.

Non riuscì a scorgerne il volto, era coperto da un’inquietante maschera antigas che si chiudeva sui suoi lunghi e gonfi capelli senza colore.

“Ben arrivato, Jimmy Sullivan.” Sussurrò con un filo di voce.

“…dove… Dove sono? Chi sei tu?” Farfugliò lui stando all’erta.

La ragazza fece un leggero inchino.

“Io sono Marilene, e sono qui per accompagnarti nel tuo viaggio verso il dopo vita. Lieta di fare la tua conoscenza, anche se in una triste circostanza.”

James impallidì di colpo. “Cosa? Dopo vita? No, guarda, sei molto gentile, ma credo che ci sia stato uno sbaglio…”

“Mi rincresce molto deluderti, ma noi non ci sbagliamo mai.” Continuò lei.

“Noi? C’è qualcun altro oltre a te?!” Esclamò il ragazzo guardandosi intorno.
“No, perdonami, mi sono espressa male. Questo il tuo viaggio, e saremo soli. Se vuoi seguirmi, ti mostrerò cosa ti ha portato qui."

Senza aspettare una risposta, Marilene si incamminò a grandi falciate verso l’interno del bosco.

“Hey! Aspettami!” Le urlò dietro James, cercando di seguirla senza inciampare nelle radici.

Più si addentravano nella selva, più la vegetazione si faceva fitta, e ben presto i due ragazzi furono avvolti dall’oscurità.

“Marilene! Marilene, non ti vedo più! Non vedo più nulla! Dove sei?” Ora James era davvero spaventato, sentiva il sangue gelarglisi nelle vene, le mani gli iniziavano a tremare.

“Non temere…” Mormorò la ragazza, accendendo una lanterna a petrolio e rischiarando i loro volti.

Come per magia, i fiori dei cespugli iniziarono ad illuminarsi, le lucciole volavano tra i loro capelli.

La paura si sciolse presto in meraviglia.

“Che posto è questo? È tutto così… Così bello…” Sussurrò Jimmy.

Marilene posò la lanterna a terra, davanti ad un piccolo stagno su cui brillavano delle ninfee.

“Osserva…”

Il ragazzo si sporse.

Nell’acqua, vide riflessa l’immagine di se stesso che attraversava la strada.

Si ricordava quella scena, era accaduta qualche ora prima: stava rincasando dopo aver passato la serata con i suoi amici, ancora una ventina di metri e avrebbe aperto la porta di casa, avrebbe attraversato stancamente il corridoio e si sarebbe sdraiato sul let…
I suoi ricordi vennero bruscamente interrotti dalla vista di due fari che si avvicinavano a tutta velocità verso il suo alter-ego.

Accadde tutto in fretta, vide se stesso spalancare gli occhi e gridare.

Dopodiché udì un forte tonfo, e di quello che era stato non rimase altro che un corpo sanguinante sul marciapiede.

Stava ancora sognando?

Inspirò profondamente, come se volesse prepararsi ad affrontare un discorso, ma tutto quello che uscì dalla sua bocca fu uno strano singhiozzo.

“È vero quello che mi hai mostrato? Intendo… È successo davvero?” Chiese alla sua compagna.

Lei annuì, il movimento accentuato dalla sua pesante maschera.

“Perché?” Fu tutto ciò che riuscì ad aggiungere.

“Non c’è un perché. Tutti muoiono, chi prima chi dopo, chi improvvisamente, chi dopo una lunga agonia.”

James iniziò a singhiozzare sempre più forte, maledicendo tutti gli standard da romanzo che prevedevano che un uomo non dovesse mai piangere.

“Ma io ho solo ventisei anni… Non sono…non sono ancora pronto…” Farfugliò mentre le lacrime gli rigavano il volto.

Senza preavviso, Marilene lo abbracciò.

In un primo momento, il ragazzo rimase rigido, restio al contatto, ma presto si abbandonò alla sua stretta.

“Non c’è un criterio per stabilire chi è pronto e chi non lo è, ti sei semplicemente trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato. Ma se vuoi proseguire dovrai accettarlo, va bene?”

Sussurrò la ragazza, la voce ovattata dai filtri della maschera antigas.
Jimmy si scostò una ciocca di capelli dal volto, sciogliendo così l’abbraccio.
“…accettarlo? Come potrei?”

Marilene sospirò, poi si slacciò la maschera.
James sussultò.

Il volto della ragazza era sfregiato da parte a parte da un enorme taglio, la carne era tenuta assieme da un grossolano filo nero.

Nonostante provò a resistere, il ragazzo non poté fare a meno di distogliere lo sguardo.
Lei gli prese delicatamente una mano, e l’appoggiò sul suo viso.

Al contatto con la ferita, James rabbrividì.

“Che… Che cosa ti è successo?” Mormorò mentre Marilene gli lasciava andare la mano.
“Mi hanno uccisa. Due secoli fa, a Londra. Avevo ventitré anni, ce ne ho messi due per accettarlo…”

Si rimise la maschera, e in cuor suo, il ragazzo tirò un sospiro di sollievo.

“Che cosa succede una volta che si è accettata la propria morte?”

Marilene scosse lentamente il capo. “Non te lo posso dire.”

“Io non ci riuscirò mai. Non voglio farlo.” Esclamò James di punto in bianco, facendo sussultare la ragazza.

“Come?” Chiese lei confusa.

Non si era aspettata una reazione del genere.

Il ragazzo si fermò un paio di secondi a riflettere.

“Marilene, tu sei stata molto gentile con me, e te ne sono grato. Ma io non appartengo a questo posto, e questa è una cosa che ti posso garantire. Non so se sia per tutti così, ma per me lo è: sento di non essere ancora pronto per la morte, non mi interessa se è stato deciso così o è capitato per sbaglio… Io voglio andarmene da qua.”

Al di sotto della maschera, il viso della ragazza si rabbuiò.

“Seguimi.”

James venne trascinato di peso verso una vecchia cripta che non aveva notato. Che fosse comparsa dal nulla? Perché no, tutto era possibile in quel posto…

Marilene spalancò i pesanti cancelli di metallo con noncuranza, per poi richiuderli violentemente alle loro spalle.

“Chi ti credi di essere?” Gridò. “Pensi di poter venire qua e insegnare a me come ci si dovrebbe sentire da morti? Sei solo uno stupido arrogante viziato!”

Il ragazzo rabbrividì: forse non era stata una buona idea farla arrabbiare.

Senza lasciargli il tempo di rispondere, scoperchiò una vecchia tomba facendo cadere la lastra di marmo fin troppo vicino ai piedi di James.

“Sei morto. Se non ci credi, osserva tu stesso.”

Non era sicuro di voler guardare all’interno del feretro, ma Marilene non gli lasciò alternativa, spingendolo verso la tomba.

Al contrario di quanto aveva pensato, non c’era nessun cadavere, tuttavia, quello che vide fu ancora più sconvolgente.

Era come se potesse assistere dall’alto ad un funerale… Al suo funerale!
Riconosceva i suoi amici e la sua famiglia nelle prime file, chi cercava di trattenere le lacrime, chi piangeva senza contegno.

Sull’altare giaceva una bianca bara decorata in oro.

Il pastore stava recitando qualcosa riguardo alla scelta che compie Dio sulle nostre vite o qualcosa di simile, non aveva mai prestato ascolto a quel tipo di discorsi, e non intendeva certo cominciare ora.

Si concentrava sugli sguardi della gente, persone che aveva amato, con cui aveva condiviso la sua corta esistenza giorno dopo giorno, tra momenti felici e altri meno, facendo esperienze positive e non, che lo avevano reso la persona che era.
Davanti alla bara, tra i bellissimi fiori blu, spuntava un piccolo bigliettino.

“I’ll miss you very much.” Recitava.

Il fondo della tomba tornò al suo stato iniziale, lasciando uno straziato James ad osservare il nulla.

“Hai capito ora? Te ne sei andato. Loro piangeranno, ma poi, pian piano, il vuoto che hai lasciato si colmerà, e col passare degli anni, ti dimenticheranno.” Borbottò Marilene, rompendo il silenzio.

“Per favore, dammi un’altra possibilità.” Mormorò Jimmy asciugandosi le lacrime.

La ragazza rimase zitta, limitandosi ad osservarlo.

“Ti prego!” Iniziò a singhiozzare.

“Ti scongiuro, liberami da questo posto! Ti prometto che il mio modo di vedere la vita cambierà, sarò una persona migliore, Cristo, farò qualsiasi cosa mi chiederai, ma dammi un’altra possibilità, ne ho bisogno!”

Ora James sedeva per terra, cercando di coprirsi il viso con le mani, scosso dai singhiozzi.

“Lo so che sembro squallido. Se fossimo in un film dovrei essere l’eroe che vince la situazione trovando una via di uscita e riportando le cose alla normalità con dignità. Ma io non sono un eroe. Sono solo un fottuto batterista che pensa di essere troppo giovane per morire, e mi dispiace se questo comportamento ti sembra arrogante, io, io…”

Marilene lo interruppe, appoggiandogli dolcemente una mano sulla spalla.

“Non mi sembri squallido. Non è un comportamento squallido aggrapparsi alla vita nel modo in cui stai facendo tu.”

James alzò lo sguardo verso di lei, tirando su col naso.

“…e non serve nemmeno che tu diventi una persona migliore. Lo sei già diventato, appena le lacrime hanno rigato il tuo volto. Ora alzati, Jimmy Sullivan, e sii un eroe. Vinci la morte.” 

 

Come previsto, i caldi raggi del sole primaverile invasero la camera da letto quando ancora Huntington Beach dormiva.

James si si stropicciò gli occhi assonnatamente, lanciando un’occhiata alla radiosveglia.
5:01 AM.

Come previsto.

Sbadigliò mettendosi a sedere con le gambe a penzoloni.

“Dio, che sogno strano…” Pensò, passandosi una mano tra i capelli.

Poi, come colto da un lampo do genio, corse alla sua scrivania, iniziando a scrivere su uno… Scontrino?

In meno di dieci minuti, il suo testo era bello che pronto.

Compose il numero di casa Sanders senza fare caso al fatto che il sole era sorto da sì e no una ventina di minuti, e che l’amico gliel’avrebbe senz’altro fatta pagare.

“Che cosa hai combinato questa volta?”

Mormorò un assonnato Matthew al telefono, senza nemmeno leggere il numero.
Se riceveva una chiamata alle cinque di mattina, non poteva essere altro che James.
“Matt, ho appena scritto un capolavoro.” Esclamò raggiante, anche se nella sua mente tardavano a svanire le inquietanti immagini del suo sogno.

“E aspettare un paio d’ore per dirmelo era chiedere troppo, vero?” Borbottò il cantante sbadigliando.

“Ehm… Scusa è che…”

Come folgorato nuovamente, Jimmy riattaccò il telefono un faccia all’amico con un farfugliato “ti richiamo dopo”.

Corse nello studio dove teneva gli strumenti, e si lanciò con foga sul pianoforte.
Tutti gli fecero i complimenti per la canzone, Matt riuscì anche ad ammettere che forse era valsa la pena di venire svegliati all’alba… Tuttavia non raccontò a nessuno del suo incubo, di quanto gli fosse sembrato reale, preferì tenerselo per se e non dire nulla.
Perché in cuor suo, sapeva che non era stato un sogno.

 

Like walking into a dream, so unlike what you’ve seen
so unsure but it seems, ‘cause we’ve been waiting for you
Fallen into this place, just giving you a small taste
of your afterlife here so stay, you’ll be back here soon anyway

I see a distant light, but girl this can’t be right
Such a surreal place to see so how did this come to be
Arrived too early

And when I think of all the places I just don’t belong
I’ve come to grips with life and realize this is going too far

I don’t belong here, we gotta move on dear escape from this afterlife

‘Cause this time I’m right to move on and on, far away from here

A place of hope and no pain, perfect skies with no rain
Can leave this place but refrain, ‘cause we’ve been waiting for you
Fallen into this place, just giving you a small taste
of your afterlife here so stay, you’ll be back here soon anyway

This peace on earth’s not right, with my back against the wall
No pain or sign of time, I’m much too young to fall
So out of place don’t wanna stay, I feel wrong and that’s my sign
I’ve made up my mind

Gave me your hand but realize I just wanna say goodbye
Please understand I have to leave and carry on my own life

I don’t belong here, I gotta move on dear escape from this afterlife
‘Cause this time I’m right to move on and on, far away from here
Got nothing against you and surely I’ll miss you
This place full of peace and light, and I’d hope you might
take me back inside when the time is right

Loved ones back home all crying ‘cause they’re already missing me
I pray by the grace of God that there’s somebody listening
Give me a chance to be that person I wanna be
I am unbroken; I’m choking on this ecstasy
Oh Lord I’ll try so hard but you gotta let go of me
Unbreak me, unchain me, I need another chance to live

I don’t belong here, I gotta move on dear escape from this afterlife
‘Cause this time I’m right to move on and on, far away from here
Got nothing against you and surely I’ll miss you
This place full of peace and light, and I’d hope you might
take me back inside when the time is right.

  
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