Un
amore che sboccia dopo il dolore
Capitolo primo: Un piovoso
primo aprile.
1 aprile.
Un ragazzo moro, dagli
occhi color cioccolato, abbandonò pigramente il proprio letto accompagnato
dalle urla assordanti della sorella maggiore.
Un nuovo anno scolastico
era cominciato, ma nessuno poteva sapere che avrebbe portato imprevedibili
novità.
Quello di cui Daisuke
Motomiya era certo, è che di lì a un’ora, e anche meno, sarebbe cominciato un
nuovo anno di scuola.
“Anche meno” ripeté il
giovane nella propria mente, degnandosi di dare uno sguardo alla propria
sveglia.
Mancavano esattamente
quattordici minuti al suono della campanella.
Aveva ancora quattordici
minuti.
Solo quattordici minuti.
− Dannazione, Jun!!
Volevi svegliarmi prima? Come pensi che io riesca a essere pronto in sette
minuti? −
Impresa epica.
− Oh, fratello, ce la
farai fidati. Soprattutto non appena ti avrò detto che ieri sono andata alla
tua scuola, che tra l’altro è comunicante alla mia in quanto abbiamo i
laboratori in comune, e ho visto che anche quest’anno sei in classe con Hikari
Yagami... sbaglio o è la ragazza che ti piace? −
Il nome magico era stato
pronunciato. In men che non si dica, Daisuke Motomiya fu pronto. Sette minuti
dopo, era già sulla porta intento a salutare i suoi genitori, e aspettava la
sorella che in quel momento aveva appena preso i loro pranzi.
E così, i due fratelli
s’incamminarono verso scuola ignari di ciò che li attendeva in quella giornata
del primo aprile.
Hikari e Taichi Yagami
avevano l’abitudine di recarsi a scuola insieme, vista la vicinanza delle due
strutture scolastiche. Incredibile ma vero, quella mattina Taichi si era
svegliato in orario. Quella giornata, a parere della minore della famiglia,
sarebbe entrata nella Storia. Hikari, mentre pensava ciò, non sapeva quanto
avesse ragione, ma ancora non aveva il diritto di saperne il motivo.
Sulla strada per la scuola,
i due incontrarono Yamato e Takeru.
Hikari lo vide avanzare
verso di lei, mani affondate svogliatamente nelle tasche e ciuffi biondi che
gli cadevano elegantemente sugli occhi... quanto era bello.
Taichi vide semplicemente i
suoi due amici avvicinarsi, mani nelle tasche, andatura ciondolante, e capelli
sempre più biondi. Sperava vivamente che nessuno gli chiedesse mai di giudicare
chi dei due avesse i capelli più biondi, perché non avrebbe saputo rispondere.
Takeru la vide, sempre più
bella, andare verso di lui. Assieme al fratello, che si era svegliato in
orario. Evento apocalittico.
Yamato vide i due amici
avvicinarsi... il suo migliore amico era riuscito ad arrivare puntuale a
scuola... un evento del genere non sarebbe forse mai più ricapitato. Doveva
approfittarne in quell’occasione per prenderlo per bene in giro...
Sora Takenouchi e Miyako
Inoue avevano appuntamento per recarsi assieme a scuola. In seconda superiore
la prima, in terza media la seconda. S’erano ben informate: Sora anche
quell’anno era in classe con Jun, Yamato e Taichi; mentre Miyako era in classe
con Ken Icchijouji.
Ken era in classe con lei.
Il suo Ken.
L’incontro con Joe e Ken,
riportò la ragazza con i piedi per terra, ove rimase per poco, prima di partire
verso nuove fantasticherie mentali non appena vide l’oggetto dei suoi desideri.
I quattro, immensi ciascuno
nei propri pensieri, s’incamminarono verso il ritorno tra i banchi di scuola.
− Mia dolce e amata
Hikari! −
Daisuke, all’ingresso
dell’edificio scolastico si era già fatto notare con la sua squillante voce.
Poco apprezzata da un simpatico biondo.
− Daisuke... lasciala
in pace! −
Il moro non avrebbe
sorvolato anche questa volta. Si trattava della goccia capace di far traboccare
il vaso.
−Ah, Takeru, cosa
c’è? Sei innamorato di lei, forse? −
Il viso rosso pomodoro del
giovane Takaishi era una risposta fin troppo chiara.
− Piantatela voi due.
Dovete punzecchiarvi anche di prima mattina? −
La voce pacata di Ken
Icchijouji servì a sedare gli animi.
Dopo poco, ciascun ragazzo
era nella propria classe.
Joe giunse in classe in
perfetto orario. Di per sé era già uno studente modello, e il dover tenere gli
esami, quell’anno avrebbe senz’altro contribuito al crescere dei suoi voti. Il
ragazzo avrebbe messo tutto sé stesso in quell’impresa.
Taichi, Sora, Yamato e Jun,
come l’anno precedente erano riusciti ad impossessarsi delle ultime file
accanto alla finestra. I ragazzi all’ultimo banco, le ragazze al penultimo. Un
nuovo anno di poker sottobanco era cominciato, con la viva speranza di riuscire
a farla franca con tutti i professori.
Ken e Miyako erano felici
di essere in classe insieme anche quell’anno. Per loro sarebbe stata più dura a
causa degli esami, ma erano felici di poter affrontare, e sperare di superare,
quell’ostacolo assieme. Ancora per poco tacitamente.
Daisuke, Hikari e Takeru
erano nuovamente nella stessa classe. Soprannominati da molti il trio
dell’apocalisse, erano sempre inseparabili, poiché, nonostante litigassero in
continuazione, erano tra loro molto legati.
Anche se non l’avrebbero
mai ammesso.
Quella mattina, però,
qualcosa di strano e triste incombeva nell’aria.
Qualcosa che nessuno
avrebbe mai immaginato.
Pausa pranzo.
I ragazzi avevano
appuntamento sulla terrazza, come sempre.
I fratelli Yagami si
lamentavano delle verdure che la madre aveva preparato loro, e gentilmente
Yamato e Miyako diedero rispettivamente a Taichi e Hikari. Jun e Daisuke, che
si volevano più bene di quanto avrebbero mai ammesso, si stuzzicavano
continuamente. Sora, Miyako Takeru e Joe consumavano silenziosi il loro pranzo.
Tutti erano ignari di cosa
avrebbe riservato loro il futuro.
1 aprile, ore 16:50.
Le lezioni erano appena
finite, alle 16:30 come sempre, e tutti avevano appuntamento a una fontana
nella piazza di fronte alla scuola. Era il ritrovo di molti studenti, tra cui
anche i mitici dieci. Venti minuti dopo il suono della liberazione mancavano
due persone all’appuntamento: Taichi e Daisuke.
Del primo, ritardatario
perenne, non c’era di che stupirsi, ma solitamente il minore dei due
raggiungeva molto velocemente il luogo del ritrovo, per vedere la bella Hikari.
E l’assenza dei due non
prometteva alcunché di buono. Affatto.
Taichi era appena uscito
dall’edificio scolastico con la consapevolezza che anche in quella giornata i
suoi amici l’avrebbero creduto in ritardo... ma non aveva importanza in quanto
a lui interessava solo che egli sapesse le vere ragioni dei suoi ritardi.
Mentre raggiungeva il loro
“solito posto” una calca insolita di gente al centro della strada attirò la sua
attenzione, alimentando la sua fervida curiosità. Immediatamente, decise di
andare a informarsi su quanto fosse successo.
Con una discreta fatica,
riuscì a portarsi al centro di quella calca, e quando vide quanto era successo
rimase di sasso: Daisuke giaceva sul ciglio della strada, dapprima ansimante e
poi privo di sensi.
Chiamò subito gli altri con
il proprio cellulare, pregandoli di raggiungerlo subito.
Hikari arrivò di corsa,
presagendo brutte notizie. Vedendo la funerea espressione del fratello, decise
di guardare dietro di lui, accorgendosi così di Daisuke. In un attimo, la
giovane Yagami era piegata su di lui, che, ripresosi a fatica, si era
aggrappato disperatamente alla divisa della ragazza.
− Hikari... −
sussurrò, tra il respiro che gli mancava e le ferite che gli bruciavano su
tutto il corpo.
− Daisuke, che è
successo? Daisuke, non ti affaticare!! Ti prego resisti!! Qualcuno ha chiamato
un’autoambulanza? − Hikari non sapeva cosa fare, e questo la portava a
pronunciare frasi sconnesse.
− Hikari… ti prego...
− la voce di Daisuke le giunse stanca, e subito dedicò a quel ragazzo la
propria attenzione − ...non pensare a loro... ascolta quanto ho da dirti.
Apri gli occhi Hikari, apri gli occhi... lui ti ama. −
− Ma io non amo
lui... − un debole sussurro, quasi colpevole.
− Non parlavo di lui,
Hika. Alla fine, tra noi tre, hai vinto tu. Parlavo dell’altro, e hai capito a
chi mi riferisco. −
Daisuke sussurrava, un po’
a causa del forte dolore che provava, e un po’ per non farsi udire da orecchie
che non meritavano di sapere così presto. Hikari annuì.
− Devi dirglielo
Hikari... prima che sia troppo tardi... mi dispiace però... −
− Daisuke, perdonami
se non ti amo... − un bisbiglio colpevole.
− No, tesoro, dicevo
che mi dispiace che non ci sarò quando tu ti dichiarerai a lui... −
Un flebile sorriso del
ragazzo venne ricambiato da Hikari, alla quale sfuggì una lacrima di dolore. Si
era accorta che lo stava perdendo.
− Grazie Daisuke, ti
voglio tantissimo bene... grazie per avermi compresa... −
− Lo sai che ti amo
Hikari... ogni giorno che passa sempre più... −
Hikari si sentiva sempre
più colpevole, del non riuscire a ricambiare quell’amore tanto sincero. Stava
per riconfermagli quanto bene gli volesse, quando sentì le proprie labbra
essere sfiorate da quelle dell’amico.
A Daisuke dolevano tutte le
ossa, l’urto con l’auto subito poco prima si faceva sentire meglio che mai. Ma
doveva farlo, soprattutto in quel momento in cui sentiva le proprie forze
abbandonarlo.
Doveva dimostrare a Hikari
quanto amore provasse, perciò l’aveva baciata. E lei aveva ricambiato. Sapere
se fosse sincera o meno, non gli interessava.
Quel momento, tanto atteso
da Daisuke e forse anche da Hikari, fu interrotto da una Jun urlante.
− Fratellino!!!
−
Non ce l’aveva fatta più a
rimanere in disparte. I soccorsi non arrivavano, e suo fratello era in
condizioni gravi. Aveva grande rispetto per la giovane Hikari, ma adesso era
arrivato il momento in cui lei avrebbe parlato con Daisuke. Suo fratello.
Si avvicinò al corpo stanco
del suo consanguineo, l'amico-nemico, il
complice di tanti misfatti, il compagno di tutta una vita.
Il buon caro e dolce
Daisuke.
− Dai... − il
suo fu un sussurro, mentre cercava di abbracciarlo meglio che poteva.
Hikari, capendo
perfettamente la situazione, si era fatta in disparte. Aveva tante domande da
porgli circa quel bacio, ma non era il momento opportuno. Avrebbe avuto tempo
dopo, perché sicuramente ci sarebbe stato. Grossa illusione.
− Jun... −
ormai le parole di Daisuke erano un sussurro, gli mancava anche la forza per
parlare.
− Daisuke, ti prego
non mi lasciare!! Con chi litigo poi, io? Con chi mi arrabbio perché ha ficcato
il naso tra le mie cose? Chi mi prende in giro per la cotta che ho per Yamato?
Chi difendo e chi mi difende dalle rappresaglie con i nostri genitori? E
soprattutto... − fece una pausa... una lunga pausa solenne, importante
anticipazione delle sue parole − ...non morire, fratellino mio, perché ti
voglio bene... −
Oramai Jun non riusciva più
a trattenere le calde lacrime, che cominciarono a scorrere copiose sul suo
viso. Una di queste fu asciugata da una mano priva di forze di Daisuke.
− Non piangere, Jun.
Non piangere sorellina. Non voglio vederti piangere, scusa se mai ti ho detto
prima che ti voglio tantissimo ben-... −
Daisuke spirò prima di
poter completare la frase, sul suo volto un candido sorriso: era riuscito a
dire alla sorella quello che provava. In punto di morte si riesce a fare tutto.
Dopo di essa, non resta che piangere. Come non poté evitare di fare Jun, che
aveva perso Daisuke.
Ma non solo. Jun aveva
perso l'unica persona che le voleva bene e a cui aveva avuto tanto bene quanto
mai ne aveva voluto a nessun'altro. Ed erano riusciti a dirselo, anche se forse
troppo tardi.
E mentre tutti piangevano,
cominciò a piovere. Cadeva una pioggia che ricordava a tutti che alle 17:17 era
morto Daisuke Motomiya...
Il cielo aveva richiamato a sé un suo figlio.
DarkSelene89Noemi.
Salve a tutti! Siamo
DarkSelene89Noemi (Tsuki) e Kari89 (Hikari) e questa è la prima fanfiction che
scriviamo assieme! ^^ Questa fic è tutta per voi, Dena, Shun, Kalie, Memi, Sae,
HikariKanna, Ice_Princes, Sora89... speriamo vi piaccia!
Alla prossima!!! ^^
La frase finale mi è stata ispirata da una canzone! ^^
TsukiHikari89