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Autore: Claudia_Barb96    21/07/2013    0 recensioni
Perché a volte la felicità va cercata ed e proprio ad un passo da noi
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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                                                                                                                                                     1

Girava per le strade semi deserte in sella al suo scooter,da poco aveva effettuato l’ultimo giro della serata. Come al solito non gli avevano dato niente come mancia, in tasca aveva il prezzo preciso delle consegne fatte. Non capiva come mai, nonostante arrivasse sempre in orario, nessuno gli dava anche solo una monetina in più. Tirò un sospiro di sollievo: “Meno male che c’era il vecchio che gli avrebbe dato qualche soldo in più, come accadeva sempre. Anche se era un gran burbero si prendeva cura di lui come un padre. Di colpo si fermò sul cavalcavia, scese dallo scooter, si affacciò e si fece quasi ipnotizzare delle luci delle macchine che passavano a gran velocità. Si guardò intorno, e si ricordò che proprio lì aveva incontrato il vecchio per la prima volta. In fondo non si sarebbe mai dimenticato di quel giorno.
Era il suo sedicesimo compleanno e quell’anno era capitato di domenica. Si era svegliato da chissà quanto tempo, ma era rimasto al calduccio sotto le coperte. Sentì all’improvviso dei rumori, forse dei passi, provenire dal corridoio sempre più vicini. All’improvviso la porta della camera si aprì, ed insieme alla luce entrò un profumo di pancake e miele, un profumo talmente dolce che si sentì fin sotto le coperte.  Chiuse gli occhi, proprio come faceva da bambino per far credere alla mamma che dormiva ancora e anche quella mattina lei ci cascò e gli si avvicinò piano. Si sedette senza fare il minimo rumore e allungò una mano per accarezzare i capelli a qual bambino cresciuto così in fretta. Sorrisero entrambi, non accorgendosi  dell’altro e infine lo chiamò << Raphael, Raphael sveglia e pronta la colazione … e buon compleanno >>. Il ragazzo si stiracchiò un po’, poi simulò uno sbadiglio ed infine si stropicciò gli occhi. Fissò un po’ la madre e le sorrise, si levò le coperte da dosso e scese in cucina per poter assaporare quella magnifica colazione, mentre nella sua testa pensava e ripensava a come avrebbe potuto dare al padre la spiacevole notizia.
La mattina in compagnia della madre passò in modo spensierato e felice, per l’ora di pranzo, però, tornò a casa il padre di Raphael. Anche se era domenica ed era il compleanno del figlio, era rimasto a lavorare e molto probabilmente ci sarebbe tornato dopo pranzo. Sicuramente non si sarebbe ricordato neppure del compleanno del figlio se non avesse visto la torta preparata dalla moglie. Finito di pranzare, il ragazzo fermò il padre prima che potesse andarsene e gli disse che dovevano parlare. Raphael cominciò dicendo << Papà, ho preso una decisione …>>. L’uomo lo fulminò con lo sguardo, ma allo stesso tempo era curioso di sapere che decisione un bambino potesse prendere, << … Ho deciso di lasciare la scuola,  non ne posso più di essere emarginato e deriso da tutti solo perché sono dislessico>>. Non lo avesse mai detto! Il padre si infuriò e gli mollò una sberla, con tanta violenza da farlo cadere a terra. Dopo di che rispose: << Tu non hai idea dei sacrifici che abbiamo fatto io e tua madre, per fare in modo che tu studiassi per diventare un giorno  un avvocato come me, e non osare più dire una cosa del genere>>, e si voltò per andarsene, ma mentre si rialzava Raphael ribattè: << Fare l’avvocato è il tuo sogno non il mio! Ormai sono abbastanza grande da decidere da solo cosa voler fare della mia vita e se non rispetterai questa decisione allora me ne andrò via>>. <>. Si avvicinò al figlio, afferrò con una mano la maglia e con l’altra i pantaloni e lo lanciò fuori dalla porta, e mentre si allontanava gli urlò << Non ho alcuna intenzione di rivederti a casa mia, da ora in poi no ho più un figlio>>. Il ragazzo era un po’ stordito, sapeva che la mamma non avrebbe preso le sue parti altrimenti avrebbe cacciato anche lei. Aveva già immaginato che il padre avrebbe reagito in quel modo, così la sera prima aveva nascosto fra i cespugli una valigia con dei vestiti ma, cosa più importante, la sua adorata chitarra nella custodia con sopra gli adesivi dei gruppi da lui amati. Per via della dislessia era lento nella lettura e nei conti, ma in una cosa non era secondo a nessuno: la musica! Le note gli entravano nella mente e quasi da sole creavano una melodia, era una cosa che nessuno riusciva a spiegarsi; era quello il suo sogno: riuscire a diventare famoso come i cantanti di quegli adesivi. Ma li padre si era fissato sul fatto che dovesse fare l’avvocato, assurdo. E da quando avevano scoperto che soffriva di dislessia, il padre non gli dedicava più nemmeno un po’ del suo tempo. Diede un’ ultima occhiata alla casa e se ne andò.  Camminò per un po’, fino a quando non scese la notte. Si fermò sopra un cavalcavia, e si mise a guardare giù. All’improvviso un uomo si fermò e, vedendolo triste e abbattuto, lo invitò a mangiare qualcosa nella sua pizzeria. Raphael lo seguì e, una volta lì, gli raccontò l’accaduto. Allora l’anziano signore gli propose di lavorare per lui, in cambio gli avrebbe dato uno dei due mini appartamenti che stavano sopra il locale. Il ragazzo decise di accettare.
Mentre risaliva sullo scooter, pensò che ormai aveva quasi venti anni e, ripensando a quella notte, capì che in fondo quella esperienza lo aveva aiutato a crescere. Ad un certo punto, mentre stava per mettere in moto gli squillò il cellulare, lo prese dalla tasca e vide che gli era arrivato un messaggio. Era il vecchio che gli raccomandava di non fare rumore appena fosse rientrato perché finalmente aveva trovato un inquilino per l’appartamento accanto al suo ed, inoltre gli raccomandò di tornare il più presto possibile visto che dovevano chiudere. Raphael sorrise al pensiero del tempo che il vecchio aveva impegnato per scrivere quel sms, poi rimise il cellulare in tasca e sfrecciò per le strade ormai deserte.

   2

Finalmente dopo quasi venti anni Elena era riuscita ad andarsene di casa, finalmente poteva essere indipendente, poteva conoscere se stessa senza che gli altri le ricordassero continuamente chi fosse. Anche se il posto che aveva trovato era un po’ squallido,  in fondo non era male, ma lei non era mai stata in un posto del genere e l’idea la divertiva. Posò i bagagli  dopo di che sistemò i vestiti nell’armadio, fece il letto ed ormai stanca si ficcò sotto le coperte. Il letto era un po’ scomodo rispetto a quello a cui era abituata. Fissò il soffitto a lungo e notò che l’umidità, oltre che segnare le pareti, era giunta fin lassù; pensò alla giornata che avrebbe dovuto affrontare l’indomani, infine pensò se domani avrebbe incontrato l’inquilino della porta accanto. Il proprietario aveva parlato di un ragazzo un po’ rumoroso. Però e chissà perché - si chiese fra sé e sé - fino a quel momento non aveva sentito neanche il più piccolo suono provenire dall’appartamento accanto. Tutto quel pensare l’aveva stremata ancora di più così fece un sospiro  e si addormentò.

3

 
Come ogni mattina si era alzato presto perché doveva scendere a sistemare il locale. In fondo il suo accordo col vecchio prevedeva che lui dovesse aiutarlo, altrimenti  niente casa. Mentre si preparava per scendere accese lo stereo a tutto volume, com’ era sua abitudine fare; il volume era talmente alto che sembrava quasi che la casa tremasse. Ci mise più del solito per vestirsi; quando uscii si chiuse la porta alle spalle e corse giù perché, nonostante si alzasse presto era costantemente in ritardo. Andò talmente di fretta che non si accorse neanche di un postit verde attaccato dietro la sua porta. Scese giù nel locale e sentì il vecchio salutare qualcuno in maniera molto dolce, quando però si accorse di lui si prese l’ennesima lavata di capo per colpa del suo ritardo. Dopo averlo sgridato per bene,il vecchio diede a Raphael un foglio con le commissioni da fare  e il ragazzo, salito sullo scooter, cominciò il giro. Non aveva neanche bisogno di vedere cosa c’era scritto sul foglio: sapeva già cosa prendere e dove andare. Ormai erano quasi quattro anni che faceva sempre lo stesso giro, ma quella volta, prese il foglietto e gli diede un’occhiata. E fece bene. Trovò il doppio delle cose scritte di solito; “chissà come mai”.  Però allungare un po’ il giro non gli costava niente,  e già sapeva che, se avesse mancato anche una sola cosa di ciò che c’era scritto lì, sarebbero stati  guai seri.
Ci mise più del solito a fare tutte le commissioni ordinate; quando tornò trovò il vecchio fuori dalla pizzeria ad aspettarlo. Una volta portato tutto dentro, Raphael capì il perche di tutta quella roba. Tutto ciò che aveva dovuto comprare in più  dovette portarlo nell’appartamento del nuovo inquilino. Prese le buste, salì le scale e con il doppione datogli dal vecchio aprì la porta, posò tutto sul tavolo e richiuse. Quando alzò lo sguardo notò il postit sul quale c’era scritto :
Sei pregato di non fare tutto
questo baccano a prima
mattina ! Grazie .
 
 
Ci mise un po’, un bel po’, per cercare di capire cosa c’era scritto. Una volta che ci riuscì  gli si stampò un sorriso sul volto. Poi staccò il postit e lo attaccò all’altra porta e scrisse con molta difficoltà:
Ti ci dovrai abituare !
Poi entrò nel suo appartamento, si cambiò per cominciare il turno di lavoro e, risceso in pizzeria, prese le prime consegne del giorno e cominciò  a girare.
Finì, anche quella sera molto tardi, ritornò al locale e si stupì di vedere a quell’ora ancora qualcuno là dentro. La cosa che lo stupì di più era che il vecchio lo stava rimproverando per via di quel postit. A ciò lui diede poco conto, poiché la sua mente si era distaccata ed  era rimasto, come ipnotizzato a fissare l’unica ragazza seduta in disparte a mangiare una pizza.
Nel frattempo il vecchio aveva finito di urlargli contro e gli aveva detto, che quella era la sua nuova vicina.
 
 

4

Elena era abituata fin da piccola ad alzarsi molto presto, e quella mattina non fu da meno. Si preparò un caffè, ma dovette provarci più di una volta per poterne fare uno decente. Lei infatti, non era abituata a cucinare, quindi si sentì fiera di se stessa quando al quinto tentativo riuscì a fare qualcosa di bevibile.
Si sedette a tavola con in una mano la tazza col caffè, mentre con l’altra sfogliava il giornale con gli annunci di lavoro che aveva comprato il giorno prima. Le serviva disperatamente un lavoro, altrimenti non sarebbe riuscita a pagare l’affitto alla fine del mese. Ad un certo punto un frastuono assurdo la investì all’improvviso: ora si spiegava le parole dell’anziano signore dette il giorno prima.  Uscì sul pianerottolo, bussò un paio di volte, ma nessuno rispose così, visto che era già pronta, uscì di casa lasciando sulla porta del vicino un postit verde. Scesa giù si trovò di fronte il padrone di casa che disse << Oh! Mi scusi per il baccano creato da quell’ uragano che abita affianco a lei. Ora salgo a dirgliene quattro!>>. << Non si preoccupi>>, rispose lei, divertita dalla buffa espressione che aveva l’anziano signore sul volto. Doveva essere davvero molto arrabbiato. Così decise di sviare il discorso e gli chiese:  << Per caso sa dove posso trovare un super market per fare un po’ di spesa? Sa, non sono del posto>>.<< Provvederò personalmente io, per farmi perdonare del baccano creato da quella testa vuota>>, rispose subito il vecchio. La ragazza lo ringraziò e uscì salutandolo. Era davvero una persona stramba quel vecchietto, ma era anche molto simpatico, pensò.  Camminò per un po’, senza una meta precisa, le piaceva sempre di più la sua ritrovata libertà, finalmente poteva girare senza nessuno che la seguisse, o che la tenesse d’occhio. Ad un certo punto vide una panchina vuota e si sedette; prese il giornale degli annunci dalla borsa e cominciò da dove la ‘’musica’’ l’aveva interrotta. La cosa che le veniva meglio fare era scrivere, il suo grande sogno era quello di diventare una giornalista, quindi si concentrò su annunci del genere. Si sorprese nel vedere che ce n’erano pochi di simili, solo con molta fortuna quel giorno sarebbe riuscita a trovare il suo primo lavoro. Felice si avviò verso il primo ufficio, poi entrò nel secondo, uscita dal secondo entrò nel terzo e così via; ma nonostante avesse un curriculum impeccabile la risposta era sempre la stessa “Le faremo sapere”.
La cosa cominciò a insospettirla quando, ormai sera, andò nell’ultimo ufficio che le era rimasto, e come si presentò al direttore, quest’ultimo rimase molto stupito nel vederla, e subito le disse << Sono spiacente, ma quel posto l’ho assegnato proprio questa mattina>>. Elena però notò sulla scrivania del direttore quello che doveva essere un fax, nascosto dalle altre carte, ma nonostante ciò riconobbe il timbro ufficiale della sua famiglia. Nel frattempo il direttore stava ancora parlando ma Elena gli diede poco conto, doveva scoprire cosa c’era scritto in quel fax, di certo l’ingegno non le mancava. Per “sbaglio” fece così cadere alcuni fogli che il direttore si affretto a raccogliere, così lei approfittò di quel momento di distrazione per prendere il fax, dopodiché salutò e scivolò via. Una volta scesa in strada tirò un sospiro di sollievo, prese il foglio che aveva sottratto nell’ufficio e cominciò a leggere. Non si era sbagliata: la sua famiglia stava sabotando il suo nuovo piano di vita; era il loro modo per punirla. D’altronde era una Delton, faceva parte di una delle famiglie più potenti e più influenti e per voler essere libera si era messa contro di loro. Infatti in quel foglio c’era scritto che se si fosse presentata Elena Delton in cerca di un lavoro, chi l’avesse assunta poteva considerare chiusa la propria attività. Per la rabbia accartocciò il foglio e lo gettò in un cestino lì vicino. Era ormai tardi così decise di prendere un taxi per tornare alla sua nuova casa. Arrivata, salì le scale come un fantasma. Era talmente nervosa che non riusciva a pensare. Quando alzò lo sguardo e vide il postit con la risposta del ragazzo, allora lo strappò dalla porta e scese nel locale per cercarlo. Ma lì trovò soltanto il padrone di casa, allora chiese a lui dove poteva trovare il ragazzo e mostrò al vecchio il foglietto. Alla vista di quel pezzo di carta con la risposta del giovane l’anziano signore si arrabbiò ancora di più, ma questa volta Elena non prestò attenzione all’espressione  che si dipinse sul volto dell’uomo, che si scusò nuovamente ed offrì alla ragazza una pizza in attesa del ritorno del giovane. Si sedette a uno dei tavoli e cominciò a mangiare, pensando ad un modo per risolvere il  problema. D’un tratto sentì il vecchietto urlare qualcosa, così alzò lo sguardo e vide un ragazzo che la fissava, ed era proprio contro di lui che l’uomo urlava. Capì allora che quello era il ragazzo del postit, e nel vederlo le sfuggì un sorriso, poi si rimise a mangiare. Appena ebbe finito, il giovane si presentò, e disse  << Piacere, sono Raphael quello del baccano a prima mattina >>. << Salve, io sono Elena quella del postit >>, rispose lei. Poi,  visto che si era fatto molto tardi si congedò e salì in camera; era talmente stanca che quelle scale le sembrarono infinite. Una volta arrivata in cima aprì la porta e attraversò l’appartamento fino ad arrivare al letto dove si addormentò stremata per la giornata appena passata. Raphael salì poco dopo, non sapeva perché ma si sentiva stranamente felice e carico di energie, e ciò dopo che aveva visto quella ragazza, anzi dopo che aveva visto Elena. Non gli era mai capitato niente di simile; si stese sul letto e si addormentò pensando a lei.
 

5

 
Quella mattina Raphael invece di accendere lo stereo a tutto volume, prese la sua amata chitarra e si mese a suonare una melodia dolce. Appena si fece l’ora scese; sperava di incontrare Elena ma ciò non accadde.
Non poteva sapere che la ragazza era barricata in casa, sperando di trovare un modo per poter scampare alle grinfie dei suoi familiari, era appena riuscita a trovare quella che poteva essere la sua strada, non si sarebbe fatta rimettere in gabbia. Per tutto il giorno non si fece vedere.
Preoccupato, il giovane decise di bussare alla sua porta. Elena gli aprì e dopo essersi scambiati un ciao lui le disse <<  Ti andrebbe di aiutarmi a fare le consegne? >>. La ragazze sorrise e disse << Perché no, aspetta solo un paio di minuti e scendo>>. Raphael andò di corsa a prendere un altro casco che consegnò alla giovane ed entrambi sfrecciarono fra le strade della città. Arrivati alla prima porta Raphael consegnò ad Elena le pizze con  sopra il prezzo e le disse << Fammi vedere che sai fare! >>. La ragazza fece un sospiro e poi bussò; le aprì un signore che le diede il doppio del prezzo effettivo. Raphael rimase stupito. In tutti quegli anni non aveva mai preso una mancia e adesso … Elena era più sorpresa di lui, si avvicinò al ragazzo e chiese << Ma non dovremmo dargli il resto?>>. Raphael si mise a ridere le restituì il casco e continuarono il giro. Tutti i clienti di quella sera diedero mance esorbitanti che i due ovviamente si divisero. Tornati alla pizzeria diedero i soldi al vecchio e salirono insieme le scale, arrivati in cima si salutarono ed entrarono ognuno nella propria stanza. Una volta entrata, Elena, ricominciò a pensare su come riuscire a non farsi trovare dai suoi parenti mentre Raphael; beh, lui si sentiva ancora più strano della notte precedente. Dato che non riusciva a prendere sonno si sedette sul davanzale della finestra con la chitarra in mano e tutta la gioia e la felicità che provava in quel momento la trasformò in musica, una bellissima musica, sperando che arrivasse al cuore di Elena. Poi l’idea: domani avrebbe avuto il giorno libero … perché non chiederle di passare quella giornata insieme? Con quell’idea nella testa si addormentò. Il mattino dopo si alzò di buon’ora, e cominciò a preparare l’occorrente per poter passare un’intera giornata fuori.
Ormai rassegnata all’idea, decise che forse era meglio non mettere nei guai il vecchietto che l’aveva ospitata, e quel ragazzo tanto gentile capace di metterla di buon umore. Così alla fine decise che forse era meglio andare via, preparò i bagagli e una volta finito aprì la porta, ma si trovò di fronte Raphael con il braccio alzato, probabilmente stava per bussare. I due si guardarono negli occhi, poi lui notò le valige e disse << Già vai via?>> . Lei rispose con un freddo <>, e si incamminò per le scale. Lui le sfiorò appena il braccio e le disse << Rimani solo per oggi, voglio portarti in un posto >>. Solo allora Elena vide uno zaino e la custodia di una chitarra  vicino alla porta e le venne spontaneo chiedere << Dove vuoi portarmi? >> << E’ un segreto >> rispose tendendole una mano. La giovane incuriosita diede a lui le valige e gliele fece riportare dentro, poi presero e partirono. Dopo circa un paio d’ore arrivarono a destinazione e, una volta scesa dallo scooter, la ragazza si rese conto di dove l’aveva portata ed esclamò << Il mare! >>, e corse in spiaggia. Essendo  primavera c’era troppo freddo per fare il bagno, ma stare distesi in riva al mare con una dolce brezza che sfiorava il viso era una cosa stupenda, una sensazione indescrivibile. Raphael tirò fuori dallo zaino un paio di panini, uno per sé ed uno per Elena che era ancora incredula di trovarsi in riva al mare. << Non dirmi che non ci sei mai stata prima>>. << Certo che si, ma mai in questo periodo >> . << Io trovo che questo sia il periodo migliore per venire invece, perché ci si può rilassare>>; detto ciò il giovane si stiracchiò e si sdraiò e poi si mise a fissare il cielo. Lei invece tirò fuori un libro dalla borsa e si mise a leggere. Dopo un po’ il ragazzo si girò verso di lei e le chiese << Che stai facendo? >>. << Secondo te? Leggo!>>. Si mise a ridere e poi aggiunse << E cosa stai leggendo?>>.  Allora la ragazza girò il libro dalla parte del titolo verso di lui, ma dopo un paio di tentativi senza riuscire a capire cosa ci fosse scritto, ci rinunciò e si girò di nuovo. La ragazza incuriosita dal suo comportamento disse << Ma non è che non sai leggere? >>. << Certo che so leggere, ma vedi …>> e si interruppe, poi fece un respiro profondo e raccontò la sua storia a Elena, non sapeva perché ma le parole erano cominciate ad uscire senza volerlo ed una volta finito lei aggiunse: << Secondo me puoi farcela, hai solo bisogno di qualche minuto in più. Su, io credo in te >>. A quelle parole il ragazzo rimase colpito, poi lei gli porse il libro. Lui chiuse gli occhi, prese un respiro profondo poi si concentrò e, dopo qualche secondo, tutto ciò che leggeva aveva un senso logico; guardò Elena e cominciò a ridere. C’era riuscito, senza neanche molti problemi, grazie a quella ragazza. Per festeggiare prese la chitarra dalla custodia e cominciò lui  a suonare e lei a cantare a squarciagola fino a tardo pomeriggio. Poi si misero a guardare il tramonto, fino a quando calò la notte e nel cielo cominciarono a brillare le stelle e a splendere la luna. Rimasero lì sdraiati per un po’; poi lui le chiese: << Perché volevi andartene questa mattina? >>. << E’ un segreto, ma penso che dopo oggi rimarrò ancora qua per un po’>> <>. Elena cominciò a ridere, poi si alzò e lanciò un po’ di sabbia addosso a Raphael e poi cominciò a scappare, lui si alzò e cominciarono a rincorrersi e a giocare proprio come due bambini. All’improvviso lui cadde e si rotolò sulla sabbia e poi urlò << Mi arrendo! >>, continuando a ridere. Lei gli andò vicino e gli tese la mano in segno di pace, ma invece di alzarsi, lui la tirò giù e si trovò anche lei stesa sulla sabbia a fissare nuovamente il cielo. Non avevano idea di che ora fosse, sicuramente era molto tardi, così decisero di tornare a casa.
Non si accorsero però, che da quando erano usciti di casa qualcuno li stava seguendo e comunicava tutti i loro spostamenti.
La mattina dopo Raphael, prima di scendere per andare a fare le solite commissioni mattutine, posò un vassoio con la colazione pronta per essere consumata. Elena si svegliò quella mattina senza pensieri, aveva capito che in fondo non doveva temere nessuno, perché quella era la sua vita e non doveva avere paura di viverla. Ad un certo punto, mentre era ancora nel letto, sentì qualcuno bussare, si alzò e corse alla porta ma, quando aprì non c’era nessuno fuori. Quello scemo deve avermi fatto uno scherzo pensò, ma poi abbassò lo sguardo e vide il vassoio. Sorrise ed immaginò quanto tempo doveva averci messo per prepararle quella sorpresa, così lo prese e lo portò dentro. Quando lo poggiò sul tavolo notò  un postit verde sul quale c’era scritto :
Preparati per
sta sera
aiuto fattorina
=)
 
Le sfuggì di nuovo un sorriso e poi si gustò la colazione.  
 
 
Quella sera i due ragazzi uscirono per fare le consegne, e lasciarono il vecchio da solo nella pizzeria, come al solito. L’uomo mentre era solo cominciò a pensare che in pochi giorni quei due avevano legato molto e che non aveva mai visto Raphael così felice. Ad un certo punto, mentre era indaffarato dietro la cassa, entrarono due tizi vestiti di scuro. Rimase un attimo perplesso poi uno dei due disse << Devi fare in modo che la ragazza se ne vada … >> << Immaginavo che prima o poi sareste entrati, e anche che avevate a che fare con la ragazza, d’altronde è da quando è venuta che siete appostati in macchina qui fuori >>. I due rimasero di stucco, non pensavano che qualcuno li avesse notati. Allora l’uomo che aveva parlato per primo aggiunse  << Quella ragazza non porta nulla di buono, ti consiglio di mandarla via prima che ci ordinino di farti del male >>.  << Non mi farò  certo intimorire da due ragazzini >> e si mise a ridere, mentre i due uscivano dal locale.
Quando i giovani tornarono, fece finta di nulla; non aveva intenzione di rovinare la giornata ai due. Anche se quando si affacciò fuori vide che i tipi vestiti di nero stavano ancora appostati lì fuori e uno dei due stava parlando al telefono. Chissà, pensò,  se  stavano riferendo a qualcuno  ciò che era successo pochi minuti prima.
 
 
 
Erano seduti in macchina, ancora stupiti per ciò che  aveva risposto il vecchio quando, ad un tratto squillò il cellulare e risposero.  Quello che prima aveva parlato con l’uomo del locale, raccontò ciò che era successo a chi aveva chiamato; poi stette per un po’ zitto fino a quando non chiuse la telefonata. << Che ti ha detto? >>  chiese l’altro. L’uomo lo guardò e disse << Ha detto che nessuno può rispondere in modo così sfacciato … >>; poi fece una pausa e disse << … dobbiamo fargliela pagare ha detto >>.

6

Raphael ed Elena erano dentro a pulire i tavoli, mentre Nicolas, - questo era il nome del vecchi ma nessuno lo chiamava mai così - era uscito per gettare l’immondizia quando qualcuno lo afferrò da dietro immobilizzandolo  e gli mise un sacco nero in testa, mentre un altro comincio  a colpirlo. I due ragazzi sentirono un gran baccano provenire da fuori; così, incuriositi andarono a vedere. Quando si resero conto di ciò che stava accadendo Raphael si scagliò contro i due uomini incappucciati, mentre Elena cominciò a cercare aiuto. Uno dei due malfattori mise al tappeto in ragazzo con una serie di pugni, poi urlò al vecchio: << Ti avevo avvertito! >> ; poi salirono su una macchina nera con uno strano stemma sul vetro, che Emma aveva notato subito e collegò allora tutti i fatti accaduti. Subito però si era avvicinata per assicurarsi che sia Raphael che il vecchietto stessero bene. Il giovane si rialzò quasi subito, il vecchio, però, non dava segni di vita. Preoccupati chiamarono subito un’ambulanza, nel frattempo cercarono in tutti i modi di rianimarlo. Arrivata l’ambulanza lo caricarono su e a sirene spiegate scattò via verso l’ospedale, i due le andarono dietro con lo scooter. Arrivati lì medicarono anche Raphael che si era spaccato un sopracciglio. Dopo poco che aspettavano un medico si avvicinò per rassicurarli dicendo: << Non preoccupatevi lo dimetteremo domani, voi andate pure a riposarvi >>. Tirarono un respiro di sollievo, e tornarono a casa ancora sconvolti, arrivarono davanti alle porte dei loro appartamenti senza scambiarsi neanche una parola. Mentre Raphael stava aprendo la porta di casa sua Elena lo abbracciò appoggiando la testa sulla sua schiena. Non sapendo come comportarsi Raphael si girò e la guardò negli occhi e poi si baciarono. Dopo essersi baciati rimasero per un po’ abbracciati poi, si diedero la buona notte e si chiusero la porta alle spalle. Raphael avrebbe voluto urlare dalla gioia e passò tutta la notte a suonare senza riuscire a prendere sonno. Elena invece era riuscita a stento a trattenere le lacrime: quella era l’ultima volta che lo avrebbe visto, aveva provocato troppi guai, e  la prossima volta qualcuono si sarebbe fatto male più seriamente, infatti  sapeva di cosa era capace la sua famiglia e che non si sarebbe fermata davanti a nulla. Così decise di dire addio a quella sua libertà da poco ritrovata. Lo avrebbe fatto, per lui sarebbe ritornata in quella prigione.
Non preparò nemmeno i bagagli, prese semplicemente la borsa e chiuse la porta facendo meno rumore possibile. Si girò a guardare la porta dell’altro appartamento, poteva bussare e dirgli addio, ma sapeva che sarebbe stato ancora più doloroso e che Raphael non l’avrebbe fatta andare via, sarebbe riuscita a convincerla di restare, come aveva già fatto. Chiuse gli occhi e mentre ancora le lacrime scendevano sorrise, pensando a quella volta che l’aveva convinta a seguirlo al mare, forse era proprio lì che si era innamorata di lui, ma ormai era troppo tardi, doveva andare. Scese in strada e come immaginava c’era una macchina pronta per portarla indietro. Nel frattempo Raphael stava suonando la sua chitarra seduto sul davanzale della finestra, quando si accorse di una macchina che era ferma poco lontano da lì  e una ragazza che si stava avvicinando all’auto. Sbarrò gli occhi incredulo e si precipitò giù in strada e, prima ancora che Elena potesse accorgersene, lui la stava abbracciando e le sussurrò << Non lasciarmi! >>. Per pochi secondi rimase lì e lo strinse fortissimo poi, lo spinse via e prima di salire in macchina si girò e gli disse <>. Sparì nel buio della notte.  Raphael rimase lì immobile non riuscendo a capire perché, perché non era rimasta con lui.  Un’altra cosa che non capiva era perché stesse piangendo. In più doveva essergli andato qualcosa negli occhi perché cominciarono a lacrimargli gli occhi. 
Il giorno dopo andò a prendere il vecchio in ospedale, che si sorprese nel vedere il ragazzo da solo e tanto triste, così gli chiese spiegazioni. All’inizio fece finta di non sentire ciò che gli stesse chiedendo il vecchio poi, alla fine gli disse tutto. Il vecchio allora si mise a ridere e poi disse << Stupido, non hai capito proprio nulla! Se ne è andata per fare in modo che ciò che è successo l’altra notte non si ripeta! >>. Il ragazzo sembrò perplesso; così il vecchio gli spiego cosa gli era successo prima che quei due uomini lo picchiassero. Quando il vecchio ebbe finito Raphael lo guardò negli occhi e disse << Devo salvarla >>.

7

Durante tutto il tragitto non disse una parola, passò tutto il tempo a guardare dal finestrino. Ad un certo punto vide l’enorme cancello che si apriva con la D sopra, ciò stava a significare che era tornata definitivamente in gabbia. Come entrò nell’enorme casa c’erano i dipendenti che le diedero il bentornata poi, fu portata nel soggiorno, non era più abituata ad una casa così grande. Solo quella stanza, infatti, era il doppio dell’appartamento dove era stata fino a poche ore prima. Lì c’erano ad aspettarla la madre seduta comodamente a sorseggiare il tè su uno dei divani, mentre il padre come la vide si alzò e le diede un schiaffo tanto forte da farla cadere a terra. Si rialzò  subito. Nel frattempo il signor Dalton aveva preso in mano il suo brandy e mentre rigirava in mano il bicchiere cominciò a dire in modo calmo << Non osare mai più mancarmi di  rispetto andandotene via, ed inoltre sei tornata giusto in tempo per la festa che darà la nostra famiglia domani,  per vedere i tuoi pretendenti, e questa volta non accetterò né obiezioni né fughe. Sono stato chiaro?>> . Elena non disse nulla, continuò a fissare il pavimento, così l’uomo aggiunse << Bene chi tace acconsente. Ovviamente fino a domani non potrai uscire dalla tua stanza; ora vai >>. Elena, entrata in camera sua si mise sul suo letto, e cominciò a piangere fino ad addormentarsi.
Raphael si mise al pc e, insieme al vecchio, cominciarono a fare delle ricerche sulla famiglia Dalton. C’erano vari articoli e notizie, ma fra tutte ce n’era una in particolare che attirò l’attenzione dei due, ovvero quella di una festa data in onore della figlia. I due si guardarono negli occhi e ebbero la stessa idea. Si sarebbero dovuti infiltrare e portarla via.  I problemi erano due: come entrare e come uscire, ma poco importava a Raphael. Per lui contava solo che ci fosse anche una sola speranza per poterla salvare.
Erano settimane che alla villa c’erano i preparativi per l’evento. Elena era ormai rassegnata al suo destino, la colazione e il pranzo le vennero portati in camera, visto che non poteva uscire da lì, secondo gli ordini dati dal padre. Dopo il pranzo fu circondata da un gruppo di sarte, truccatrici, acconciatrici  che dovevano prepararla per la serata. Dopo qualche ora si avvicinò alla finestra e vide che c’era molta gente fuori in attesa di poter entrare. Poi la chiamarono per scendere in sala. Quando cominciò a scendere le scale il silenzio piombò nella stanza, era abbastanza nervosa perché aveva paura di cadere. Che figura avrebbe fatto se ciò fosse successo! Per fortuna arrivò giù senza imprevisti, dopo di che fu invitata a ballare da un giovane che non aveva mai visto, una volta scesi in pista ballarono per poco fino a quando non sentì una voce a lei familiare e rabbrividì. Non poteva essere, pensò, non può essere lui.
Scesa la sera la villa si era riempita di luci e vita; davanti all’entrata c’era una  lunghissima fila, formata dagli invitati all’evento. Tutto procedeva tranquillamente quando un vecchietto, giunto il suo momento di mostrare l’invito all’agente della sicurezza, venne colpito da un malore. Si creò un po’ di confusione; di ciò ne approfitto un giovane, che si infiltrò senza essere scoperto. Passata la sicurezza  si aggiustò la cravatta, si passò una mano nei capelli per aggiustarli ed entrò all’interno dell’immensa villa a cercare Elena.  All’interno della villa Raphael si sentì un po’ come un pesce fuor d’acqua, fino a quando scese il silenzio nella sala e tutti puntarono lo sguardo sulle scale. Anche Raphael fece lo stesse e rimase con la bocca aperta quando vide Elena vestita in modo da mozzare il fiato scendere le scale con molta grazia ed eleganza. Scese le scale la perse di vista, ma poco dopo la rivide ballare  con un ragazzo.  A quella vista la sua rabbia raggiunse il limite, ma seppe controllarla e si avvicinò ai due con molta calma. E disse << Posso rubartela per un po’ ?>>. Il giovane che stava ballando con Elena annuì e gli cedette il posto. I due si guardarono negli occhi per pochi secondi, entrambi arrossirono; poi Elena si accorse che aveva ancora la medicazione sul sopracciglio per ciò che era accaduto qualche giorno prima e disse << Ti fa ancora male? >>. << Non tantissimo, mi fa più male non stare con te >>. Lei si mise a ridere e aggiunse << Non fare lo sdolcinato con me, non attacca. Piuttosto  che ci fai qui,  non mi sembra che ti abbiano invitato>> << Beh diciamo che sono venuto a vedere com’è qui. E’ davvero molto carino devo ammetterlo … ah e poi a portarti via >>.  In fondo al suo cuore sperava che dicesse quelle parole, ma rispose  << Non posso, altrimenti vi metterei in pericolo … >>. Lui la interruppe e disse << A me non interessa se puoi o no, a me interessa sapere se vuoi, e penso di conoscere la tua risposta>> Lei allora abbassò la testa e cominciarono a scendere alcune lacrime, ma lui le prese il volto fra le mani e gliele asciugò  e disse << Andiamo >>. Detto ciò le prese la mano e andarono fuori. Nel frattempo il signor  Dalton aveva assistito a tutta la scena e li fece seguire. Fuori di lì, Elena lo guidò verso l’uscita dove c’era nascosto lo scooter  ed insieme si allontanarono. Ma la loro fuga durò poco; infatti ben presto si trovarono circondati da alcune macchine nere  che cercavano in tutti i modi di fermare i due ragazzi. I due non sapevano che fare quando la macchina davanti a loro frenò di colpo. Allora Raphael, per evitare lo scontro, si spostò a destra passando appena e poi si rese conto perché l’auto aveva frenato così bruscamente. Di fronte a loro i binari a sinistra il treno che arrivava a tutta velocità, “Che fare?” pensò; e poi fece l’unica cosa che gli venne in mente in quel momento: accelerò al massimo e  urlò << Tieniti forte >>. Nel frattempo le macchine che li seguivano si erano fermate e tutti scesero dalle auto, e pensavano che si sarebbero scontrati con quel treno. All’improvvisò non li videro più e saltarono subito alla conclusione che non c’erano riusciti, aspettarono che il treno fosse passato ma nulla, di loro non c’era traccia. Era rimasta solo la targa fra quei binari; cosi tutti rattristati e sconvolti per ciò che era accaduto, si misero in macchina tornarono alla villa per comunicare l’accaduto al signor Dalton. Ma in realtà i ragazzi erano riusciti a saltare giusto in tempo, il treno li aveva appena sfiorati ed infatti persero appena l’equilibrio, poi se ne andarono proseguendo per la strada a tutta velocità. Però Elena dopo poco fece fermare Raphael  << Non voglio scappare, devo affrontare mio padre, portami indietro >>. Il ragazzo la guardò e si convinse a tornare.
Quelli che li stavano inseguendo però erano già tornati ed avevano raccontato al signor Dalton ciò che pensavano di aver visto e proprio quando stava per fargli pagare con la vita ciò che era successa alla figlia, la ragazza entrò nella stanza mano nella mano con Raphel . L’uomo li guardò incredulo e si mise a ridere, si avvicinò ai due e cercò di dare uno schiaffo con tutta la rabbia che aveva dentro a Elena, ma qualcosa lo bloccò o meglio qualcuno. Raphael infatti, aveva afferrato il braccio dell’uomo. I dipendenti dell’uomo afferrarono però il ragazzo e lo immobilizzarono allora Elena urlò << Non fategli del male lasciatelo! … >> ma proprio quando stava per avvicinarsi al ragazzo altri due dipendenti immobilizzarono anche lei dopo di che l’uomo cominciò a dire << Ti ho sempre dato tutto ciò che volevi ed è così che ripaghi tuo padre fuggendo via con uno straccione >>. Detto ciò si avvicinò di nuovo alla ragazza cercando di darle nuovamente uno schiaffo.  Raphael in preda ad un attacco d’ ira riuscì a liberarsi e si scagliò contro l’uomo evitando di nuovo che colpisse la ragazza. Lui non riuscendo nuovamente a colpirla cominciò a picchiare il ragazzo.  Così Elena, in preda alla disperazione, cominciò ad urlare ordinando ad entrambi di smetterla,  appena sentirono le urla della ragazza entrambi la finirono e la guardarono, Di colpo quelli che la immobilizzavano la lasciarono e lei corse da Raphael a vedere se era ferito in modo grave. Poi, una volta che l’aiutò a rialzarsi disse al padre << Non ti chiedo il permesso perché so che no me lo darai mai, sono venuta solo a dirti che me ne vado via da qui e non voglio più avere nulla a che fare con te >>; detto ciò non aspettò nemmeno che il padre potesse ribattere e se ne andarono.



8

Parcheggiarono vicino al cavalcavia e scesero dalla moto, e si affacciarono ed insieme guardavano le auto che passavo, adesso non erano più le luci delle auto ad ipnotizzarlo ma lo sguardo di lei. Era passato più di un anno da quella sera ed erano cambiate molte cose. Elena  aveva abbandonato il suo cognome e il peso che ne derivava, ed era diventata in poco tempo una giornalista affermata, mentre Raphael era riuscito ad entrare nel conservatorio e con l’aiuto e l’incoraggiamento di Elena si era iscritto ad una scuola serale ed era riuscito a prendere il diploma. Mentre il vecchio, era rimasto alla sua solita vita. I due continuavano ad aiutarlo, in fondo era grazie a lui che si erano incontrati ed era stato sempre lui a permettere al ragazzo di imbucarsi nella villa. Poco prima di andarsene  si guardarono negli occhi e si baciarono, poi una volta saliti in moto sfrecciarono scomparendo, nell’oscurità della notte.
  
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