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Autore: alip16    21/07/2013    2 recensioni
Prego signori e signore, tirate fuori i vostri vestiti eleganti e lucidate le carrozze! Il Gran Ballo ci aspetta! Infighettatevi a dovere e non dimenticate la mancia al cocchiere!
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Sebastian Smythe | Coppie: Blaine/Sebastian
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Risposta alla sfida con il prompt "Disney", lanciata sul gruppo Seblaine Events
che mi sopporta nella mia psicoinettitudine.

 




 
Era una mattina tranquilla a Villa Smythe, almeno finché la madre del giovane Sebastian, lo informò che la sera si sarebbe dovuto recare al castello per presenziare al Ballo che il Re aveva dato in onore di suo figlio.

La famiglia Smythe e quella reale, erano legate da molto tempo, all’inizio solo per affari, ma da quando i figli erano diventati così amici, non era inusuale che si trovassero tutti insieme al castello anche solo per prendere il tè o per qualche cenone informale.
Il principe aveva perso la madre quando era ancora un pargolo e al Re, non faceva altro che piacere avere nuove persone a palazzo per fargli compagnia di tanto in tanto.
“Ma Madre, non voglio partecipare a questo stupido evento!”
La signora Smythe alzò lo sguardo, severo, sul figlio e lo guardò con disappunto.
“Basta con queste lamentele. Sai bene che quando tuo padre si reca fuori dal regno per affari, sei tu quello che deve rappresentare l’intera famiglia. Porti un cognome importante, vedi di rispettarlo. Ora va dalla sarta per l’abito da indossare questa sera” gli ordinò fredda la dama. Era sicuramente una bellissima donna, intelligente e molto furba, ma la qualità che più le mancava era certamente la sensibilità, almeno quella consona ad una madre. Trattava Sebastian esattamente come qualsiasi altro nobile suo pari, freddamente, senza preoccuparsi mai dei suoi bisogni affettivi di figlio. Erano ricchi e potevano permettersi una balia e la Signora non vedeva nessuno scopo utile nel passare tanto tempo con suo figlio.
“Ma Madre, io..”  non fece in tempo a protestare.
“Niente beh e niente ma. Ora và, ti ho detto.”

Ormai Sebastian aveva capito che a nulla serviva protestare contro sua madre e che dopotutto, portare un nobile cognome dava grande potere, ma comportava anche molte responsabilità. Questo non significava però che non potesse divertirsi durante quelle noiose cerimonie. Divertirsi a modo suo.
I giovani del reame erano tra i più avvenenti di quel tempo e il ragazzo aveva ormai imparato che dietro ad ogni giovanotto per bene, si nascondeva un animale con ben altri istinti, bisognava solo lasciarlo libero di agire come meglio credeva.

Andò dalla sarta e si fece cucire il vestito per la serata. Era perfetto, con una fascia verde che richiamava perfettamente le sfumature dei suoi occhi e nel mentre, si deliziò di qualche frivola notizia sui nobili del reame. Così come a Sebastian, anche alla sarta faceva piacere ricevere il signorino. Le portava sempre qualche nuovo infuso da provare, perfetti per il suo palato raffinato.
“… e così si mormora che il figlio del Barone Grenoire abbia tradito la moglie con la giovane balia, non ci sono più gli uomini di una volta. Tutti senza spina dorsale. Ma ripongo grandi speranze per il futuro.”
Disse la sarta appuntando l’ultimo spillo, sorridendo al suo lavoro, che ancora una volta era riuscito divinamente, mentre Sebastian ghignò vistosamente alla novella.
Quelle erano informazioni preziose per lui, le poteva utilizzare per riscuotere favori e servigi dagli altri nobili, gli davano il potere di fare quello che più gli aggradava e in aggiunta a questo, l’amicizia con il principe, creava una patina di paura che circondava il ragazzo. Nessuna casata voleva vedere scomparire i propri privilegi per un capriccio di Sebastian Smythe.
Si mormorava che una volta accecò un uomo con del sale grosso semplicemente perché l’aveva guardato di sbieco, ma ovviamente era una mera diceria diffusa da qualche mala lingua. Non che gli dispiacesse essere così temuto, ovvio, ma alcune storie erano davvero assurde per essere vere. Non capiva come la gente potesse crederci.

Finito l’appuntamento dalla sarta, Sebastian sellò il suo destriero a andò a fare una cavalcata nella foresta dietro alla villa. Rifletteva su come usufruire delle ultime informazioni ricevute, quando in lontananza una melodia catturò la sua attenzione. Era il suono più dolce e gentile che fosse mai giunto alle sue orecchie e chiuse gli occhi per assaporare meglio quelle note che, non aveva dubbi, erano perfette.
Decise di scoprire da dove provenissero e scese da cavallo per proseguire il sentiero a piedi, in direzione di quella voce divina, che però sparì nel nulla dopo pochi passi. Cercò in ogni angolo di foresta a lui conosciuto, ma dopo ore di alberi tutti uguali e conigli spuntati dai verdi cespugli, gettò la spugna e tornò a casa nervoso ed irritato.

La sera, arrivò al castello qualche attimo prima dell’inizio del grande ballo accompagnato dalla madre, che durante tutto il tragitto in carrozza, non fece altro che raccomandazioni al figlio, il quale avrebbe tanto voluto buttarsi sotto i ferri dei cavalli o le ruote, piuttosto che ascoltare la madre un secondo di più. Anche se, probabilmente, l’essere in fin di vita non gli avrebbe comunque risparmiato nessuna di quelle parole.
Entrarono nelle stanze private di corte e subito il ragazzo si diresse verso quella del suo amico. Spalancò la grande porta e lo trovò già pronto nel suo vestito, mentre si accingeva a passarsi l’ultimo strato di brillantina sui capelli.

“Cobalto!” esclamò Sebastian, aprendo le braccia in saluto.

“Sebastian!” lo rimproverò, adirata la madre qualche passo indietro. La Signora, fece una riverenza in direzione del principe “lo scusi, sua maestà. Di tanto in tanto mio figlio dimentica le buone maniere e il rispetto.”

Azzurro fece un cenno alla donna sorridendo “non si preoccupi Signora Smythe, dopo tutti questi anni ho imparato a trattare e a capire suo figlio, sono certo che non sia mancanza di rispetto la sua. Va bene così. Ora, se ci vuole scusare.”

La signora confusa, guardò il principe e poi suo figlio “Certo, sua altezza. A più tardi” rispose con garbo facendo una piccola riverenza e se ne andò.

“Cobalto? Davvero Sebastian? Dovresti smetterla di spaventare tua madre in questo modo e sicuramente non è una battuta degna di te, amico mio” Il principe rise tra sé e sé e diede un’amichevole colpo alla spalla dell’amico.

“Ammetto che è stata un po’ fiacca, ma ha avuto l’effetto sperato” ghignò “poi non sono in vena”.

“C’è qualcosa che ti turba?” chiese rimirandosi in un grande specchio dorato.

“Niente che valga la pena d’esser raccontato”

“Come vuoi, Sebastian. Sai che non ti forzerò” e se c’era qualcosa che a Sebastian piacesse dell’amico, era proprio questa.

“Bene, Vostra Grazia, ora che si è preparato a dovere, possiamo cominciare questa buffonata?” chiese con sarcasmo, “e già che siamo qua, puoi dirmi perché lasci che tuo padre organizzi queste feste? Non mi pare tu abbia così voglia di accasarti e prendere in moglie una delle galline del regno”.

Il principe sorrise e fissò un punto lontano fuori dalla finestra dell’enorme stanza “non deve essere così male sistemarsi con una bella dama, avere pargoli che scorrazzano per le vecchie mura del castello e avere qualcuno che ti faccia compagnia nel cammino verso la vecchiaia.” Si girò verso Sebastian, visibilmente in disaccordo “Amico mio, so che non sei interessato ad accasarti, specialmente con una dama, ma per altri, questo costituisce un grande desiderio”.

Sebastian ghignò e si diresse verso la grande porta della stanza “Infatti certe persone non le capirò mai” aprì la porta e fece cenno al principe di uscire prima di lui, dopotutto, senza sua madre intorno, anche Sebastian si teneva al protocollo formale. “È ora”.

La sala da ballo era stata preparata in modo impeccabile ed ogni cosa era perfetta. Era stata invitata anche la grande orchestra e un tappeto rosso era stato steso ai piedi del trono del principe, mentre il Re e il consigliere stavano in un balconcino posto appena sopra alla grande sala da ballo ad osservare le possibili future principesse. Attendeva con ansia l’arrivo di tutte quelle fanciulle, vedeva il futuro del suo unico figlio chiaro e limpido, avrebbe conosciuto una giovane donna, gentile e premurosa, che gli avrebbe dato almeno cinque eredi, riempiendo il palazzo di amore e risate infantili, ma a giudicare dai primi arrivi, sarebbe stato un percorso molto lungo, se non infinito.

Poco più lontano del centro della stanza, dove il principe stava incontrando le pretendenti, Sebastian, cominciava a dare i primi segni di cedimento, quando una signora, vecchia quanto brutta, gli diede un pizzico al sedere. Certamente il ragazzo non mancava di carisma e si congedò senza dar impressione alla vecchia signora di essere stata respinta o insultata, anche se la realtà era ben diversa.

Fortunatamente, i cittadini di quel regno, seppur composto da alcune malelingue,  non vedevano di mal occhio le varie sfumature dell’amore. Merito dei sovrani, che aveva regnato con ideali di amore e fratellanza, sentimenti che abbondavano in quel regno.

Rise di cuore quando vide il principe alzare gli occhi al cielo e sospirare davanti alle sorelle Tremaine, di certo mancanti di una qualsiasi forma di bellezza o avvenenza. Già stanco di adempiere ai suoi doveri, si avviò verso l’immenso giardino per prendere una boccata d’aria fresca, e subito alle sue orecchie arrivò una melodia che riconobbe subito. Come dimenticare un suono così divino. Cercò di capire da dove provenisse, quindi chiuse gli occhi per sentire meglio. La voce gli arrivava chiara al cuore, che iniziò a battere insistente. In un attimo lo vide, seduto sul bordo della fontana, chino su se stesso che cantava ad un animale, un riccio forse. E nella curiosa frazione di quell’attimo tutto sembrò perfetto.

Si avvicinò, senza farsi notare e lo guardò affascinato come se davanti a lui ci fosse un prezioso dipinto o un grandioso tesoro. Si schiarì la voce, per avvertire l’altro ragazzo della sua presenza e nemmeno Dio in persona avrebbe trovato le parole per descrivere quello che provò Sebastian all’incontro di quei bellissimi occhi. Erano ambrati, ma non solo, erano più dolci del caramello e più brillanti dell’oro. Caldi e passionali, qualcosa che non aveva mai nemmeno osato sognare.

Il giovane uomo si spaventò in un primo momento, temendo di essere additato come strano o anormale per aver cantato ad un piccolo animale, ma fu presto rapito anche lui dalla profondità e dal verde intenso degli occhi che aveva di fronte.

Arrossì leggermente a quel prolungato contatto visivo e Sebastian, non poté che trovarlo ancora più perfetto. Era piuttosto basso, ma molto ben proporzionato. I capelli, scuri come la notte, erano tenuti saldi da una buona dose di brillantina, e al collo del suo abito era elegantemente legato un papillon di un rosso acceso, quello del suo cuore probabilmente.

“Salve” ruppe il silenzio quel giovane.

Non ricevette subito risposta, ma s’immerse nuovamente in quegli occhi verdi che sembravano leggergli l’anima come pensava non fosse possibile.

“Può smettere, per favore? Mi sta mettendo molto a disagio” balbettò visibilmente rosso in volto.

Sebastian rise “Scusi, ma mai nella vita avrei pensato di trovarmi davanti qualcuno bello come lei, lo consideri come preliminare”, lo stava squadrando da cima a fondo, immaginando le sue mani scorrere su quella pelle così invitante e la sua lingua stuzzicare ogni centimetro del suo essere.
Perfetto, tutto così perfetto.

Tese la mano, notando che il rossore dell’altro era aumentato e sorrise “Sebastian Smythe, onorato”. Una persona normale a quel punto, sarebbe scappata dalla parte opposta al solo sentire quel nome, impaurito e disgustato, ma quel ragazzo era tutto fuorché normale. Aveva un’aria così pura e ingenua che respingeva ogni malizia. A quanto pareva Sebastian Smythe non era preceduto dalla sua fama come lui stesso credeva.

“Blaine, mi chiamo Blaine Anderson”  disse  con una punta di confusione “preliminari di cosa?” chiese. Era la domanda più stupidamente sciocca che gli avessero mai porto, così innocente, e Sebastian non poté che ridere divertito.

“Lasci stare, era un pretesto per ridere”

“Lei è alquanto maleducato, lo sa?” chiese il ragazzo di nome Blaine, senza smettere di guardarlo negli occhi, quasi a scrutarlo dentro. “Ma nonostante ciò, ha qualcosa di strano, una dolcezza nascosta. Imprigionata nel profondo del suo animo, ma esposta dal suono dalla sua voce”.

Dovette ammetterlo a sé stesso, sentire Blaine parlare dava inizio a emozioni senza fine, alcune non molto pure, altre fin troppo. Altre ancora lo facevano regredire a quando ancora aveva fiducia nel prossimo e gli facevano sperare nell’arcobaleno dopo la tempesta. A onor del vero, non voleva percepire tutte queste cose, ma non poteva sottrarsene.

“Mi sorprendete. Altre persone sarebbero scappate, se non sentendo il mio nome, di certo per l’audacia delle mie parole.”

“Ma io non sono che me. E alle dicerie di altre persone non do peso. Se avessi voluto avrei già lasciato il mio posto. “

Sebastian era sorpreso dalla fermezza di quelle parole, a lui non sembrava che un giovane ingenuo, ma in realtà nascondeva ben altra forza.

Dalla sala da ballo si alzò la musica dell’orchestra e Sebastian si inchinò e porse un braccio “mi vuole fare l’onore?”

“Credo” si corresse subito il giovane “Certamente, sì” e gli prese la mano.

Mentre danzavano sotto la luce della luna e le stelle, potevano sentire i loro cuori battere all’unisono come mai era successo prima di allora. Si guardavano negli occhi e si sorridevano, cercavano di entrare ognuno nella memoria dell’altro, assicurandosi un posto di primo livello, in quello che sarebbe stato il proprio futuro. Niente in quel momento aveva importanza se non loro.

Blaine appoggiò il viso sul petto dell’altro, lasciandosi abbandonare ad un sospiro “È reale? Tutto questo è reale o è un altro dei miei vividi sogni?”

Sebastian sorrise senza dire nulla, oltre a quel momento condividevano gli stessi timori.
Si stacco dal giovane, gli posò una mano sul mento e appoggiò delicatamente le labbra sulle sue, più lentamente possibile. Non voleva perdersi nemmeno un secondo, nemmeno un sospiro. Niente nella sua vita gli era costato più coraggio di quell’unico gesto, niente aveva avuto così tanta importanza. E niente gli aveva dato così tanta felicità dell’attimo in cui sentì il ragazzo contraccambiare quel bacio, impaziente di approfondirlo.

Blaine pensò di essere finito in una favola, dove tutto era bello e la felicità si poteva toccare con mano. Non ricambiò subito quel bacio perfetto, aveva timore che tutto si dissolvesse come una bolla di sapone, ma preso coraggio, mise le sue mani intorno alle spalle alte dell’altro e strinse forte, più che poté. Non voleva lasciarlo andare, non ora che l’aveva trovato e assaporato, non ora che vedeva un luminoso futuro.

Poi fu un attimo e tutto cambiò. Sebastian lo prese per mano e si misero a correre in fretta e furia per il giardino reale, come se fossero inseguiti da qualcosa o da qualcuno. Blaine si girò e vide con la coda dell’occhio il principe Azzurro ballare con una fanciulla deliziosa, dal vestito celeste e le scarpe di cristallo, di una bellezza incantevole.

Perché scappavano da loro?

“Si fermi per favore, non ce la faccio più” cercava di gridare il ragazzo, ma l’altro non pareva sentirlo nemmeno “Per favore, un attimo … Sebastian!” e come un tuono, questa volta, la sua voce arrivò chiara e forte. Si fermarono e Blaine appoggiò le mani sulle ginocchia, cercando di riprendere il fiato perso in quella corsa.

“Cosa… cosa è successo?” chiese.

“Mi scusi, io… non volevo farla affaticare tanto. Non così presto almeno.” Disse Sebastian, girandosi per non incontrare il suo sguardo. Sapeva che se l’avesse guardato negli occhi, avrebbe visto null’altro che la paura.

 Blaine sospirò. Storia già narrata e già vissuta.
“Si vergogna di me? Non vuole far sapere ai suoi amici?” fissava le spalle dell’altro ragazzo, che non si mosse di un millimetro e non proferì nemmeno una parola. Esattamente come qualche attimo prima.
“La capisco, è già successo. All’inizio non so mai come prenderla, ma poi mi dico ch-”

“Ovviamente non è questo” lo interruppe rassicurandolo in qualche modo. “Mi vergogno di me e di quello che comporta stare con me.”

“Cosa sta cercando di dire?” Lo sentiva come un addio, con le lacrime che cominciavano a pizzicare le estremità degli occhi, ma prese un profondo respiro e guardò il cielo, in cerca di forza.

“Che non sono esattamente la persona più facile con la quale trattare, o la persona migliore con cui stare, specialmente per qualcuno come voi, che dovrebbe avere una vita facile piena di felicità”.

Fissava davanti a sé e cercava di pensare lucidamente, o quanto più lucidamente potesse, stringendo i pugni. Sentiva anche le ginocchia tremare e il cuore battere velocissimo, il silenzio intorno.

“Lei è un barbagianni.”

“Prego?” si girò confuso, per vedere l’altro decisamente infastidito.

“Sì, lo è, me lo lasci dire.” In un battito di ciglia, Blaine azzerò lo spazio tra loro e si gettò sulle labbra di Sebastian, che lo fissò tutto il tempo.

“Credo di essere abbastanza cresciuto per prendere le mie decisioni senza che nessuno le metta in discussione. Lei crede di non essere abbastanza per me, eppure non mi conoscete affatto. Non sapete nulla del mio passato, non conoscete la mia storia, ma eccovi qui a compiere una scelta che nessuno vi ha chiesto di prendere.”

Sebastian ridacchiò per quello che doveva essere un insulto alla sua intelligenza e lo scansò leggermente, prendendolo per le spalle e lo fissò negli occhi per un tempo che sembrò infinito. Cercava un segno, qualcosa che gli dava la forza di fidarsi di una persona conosciuta qualche ora prima, ma che sentiva di aspettare da tutta una vita, che lo ammettesse o meno.

E guardare in quegli occhi, così trasparenti e caldi gli diede il coraggio che serviva per lasciarsi andare. Guardare Blaine negli occhi, era come essere abbracciati dalle più dolci e forti braccia o essere scaldati dai caldi e gentili raggi del sole estivo.

“Come vuole lei” sorrise Sebastian. Lo abbracciò come se la sua vita dipendesse da questo e si sdraiarono sulla fresca erba del giardino reale, raccontandosi a vicenda, per poi addormentarsi sotto i raggi argentei della luna, l’uno abbracciato all’altro.

Il giorno seguente fu un vero delirio, Sebastian si svegliò per la confusione scoppiata a palazzo e si perse nella visione di Blaine, perfetto come sempre, dormiente e illuminato dalla calda luce dell’alba. Per la prima volta nella sua vita, Sebastian immaginò il suo futuro e non lo vide completamente nero. Poteva percepire il calore di una vita che valeva la pena raggiungere e sorrise al pensiero.
Svegliò l’altro sussurrandogli dolci parole, o per lo meno quelle che lui credeva fossero dolci parole, e presto si salutarono.

“Ah, Sebastian?” si girò Blaine lasciandogli un delicato bacio a fior di labbra, “ da questo momento le chiedo di darmi del tu. Non sono né così vecchio, né così importante per tale formalità”.

“Come vuoi, Blaine Anderson. Ma sappi che da oggi in poi, importante lo sarai, per molte persone e per molte ragioni.” Ghignò il ragazzo andandosene “e ovviamente, anche io pretendo che mi dia del tu, da qui in avanti.”

Blaine sorrise guardando l’altro allontanarsi, cercando di capire se questa sarebbe stata la volta buona di trovare anche lui la felicità che stava cercando da sempre.

“Quindi ti sei sposato con una giovane che non conosci perché una scarpetta le è calzata perfettamente? Davvero?” chiese Sebastian al principe.

“Oh amico mio, quando si tratta di amore non importano certi dettagli, dovresti saperlo bene” gli sorrise il principe, mentre si sistemava la fascia dell’elegante vestito da cerimonia. “Dato che stai per dire sì ad una persona che hai incontrato non più di cinque giorni fa.”

Sebastian rise “lo so Cobalto, mi prendevo solo gioco di te.”

“Credevo avessimo appurato che questa battuta non sia davvero degna del tuo nome”

“Hai ragione, ma oggi prendo tutto per buono” rispose fissando il suo riflesso nello specchio.
Mai avrebbe creduto di cambiare tanto in così pochi giorni e mai avrebbe sognato di trovare una persona alla quale promettere l’eternità.ttere l’eternità.



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Per la seconda volta, non avrei dovuto partecipare ad un fico secco, ma voi mi tirate fuori dal cilindro questi prompt! Cattive!
Cheddire, se non siete in coba diabetico e/o se non vi siete cavati gli occhi per l'orrore, grazie di cuore per essere arrivati fino alla fine.
Cenerentola non è sicuramente il mio film Disney nè tanto meno la mia Princess, ma volevo vederli ballare quindi shhh
Tanto amore a tutti voi!
Buona domenica! 


p.s. efp ti odio! gnègnè
 
   
 
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