Stupido, stupido, stupido, stupido...


Ogni volta che penso questa parola sento un dolore fitto alla testa, ma non me ne importa niente.
Stavolta se l'è proprio cercata: insultarmi in quel modo direttamente con mio padre. Se ci ripenso mi viene voglia di spaccargli sulla sua capoccia qualche blocco di cemento.

-..... e perciò dovrai occupartene tu, Ranma. Sarà forse un pò difficile visto il suo carattere... vivace, ma sono sicuro che ce la farai.-  ha detto mio padre. Sfortunatamente sono arrivata troppo tardi per capire di chi stesse parlando, ma ho potuto intuirlo: il soggetto della discussione ero io. E sicuramente il contesto era un futuro matrimonio. 

Come fai ad aver capito così tanto da una frase sconnessa? mi ha domandato la mia coscienza.
Ovviamente l'ho ignorata. Avevo ragione e basta.

-Signor Tendo,è veramente testarda! Inoltre, peserà un quintale... come faccio a convincerla a collaborare? -  
-Oh Ranma, qualche modo troverai...-

Peserà un quintale?! Testarda?!
Il mio onore mi ha impedito di  fargliela passare liscia: così mi sono armata e, ciabatta alla mano, ho atteso che si allontanasse un pò da mio padre. Non potevo certo rischiare di colpire anche lui, accecata com'ero dalla collera.
Quando sono comparsa non è apparso sorpreso di vedermi e si è comportato come suo solito... se la sarebbe cavata con una sempice martellata sulla testa, come da programma, se non avesse commesso quel grave errore. 
L'avermi dato della goffa imbranata. 

Dopo essermi giustamente vendicata, mi sono rifugiata qui, nella mia stanza, andandomene come una furia, lasciando mio padre in lacrime e Ranma semi-svenuto.

E, come se non fossero bastati gli ennesimi insulti, ora grazie a quell'insensibile ho un bellissimo mal di testa. I nervi, probabilmente.  

Bè, è già da un pò che sono qui  a sentire dolore per niente. Meglio spegnere la luce e ficcarsi sotto le coperte del mio letto. Non ho bisogno di altro, ora. 
Ne sei proprio sicura?domanda nuovamente  la mia coscienza. Sembra che stasera sia in vena di fare coversazione.
Bè, io non molto.

-Ovvio- rispondo nell'oscurità. L'unica consolazione, penso prima di chiudere gli occhi,  è che molto probabilmente anche Ranma a quest'ora avrà un bel mal di testa. 

E mi prometto di peggiorarglielo domani mattina.
Così, giusto perchè mi mancava usare il mio martello.      



 
                                                         
                  
Stupida, demente, deficiente, maschiaccio e, come se non bastasse, violenta!
Cavolo, doveva proprio colpirmi così forte?

Ora, mentre faccio uno spuntino davanti alla tv, la testa mi pulsa incredibilmente. E' ufficiale: i martelli in casa Tendo dovrebbero essere messi sotto chiave in qualche baule sapientemente sotterrato sotto cinque metri di terra, come minimo. 
Che diamine poi, dove li tirerà mai fuori quella lì?
Non potrebbe far apparire caramelle? O acqua della nannichuan?  
Ma no! 
Lei si diletta con gli oggetti contundenti.
Per di più, stavolta non l'ho proprio capita. Soun mi aveva appena chiesto il favore di spostare personalmente la carpa dal laghetto, visto che bisognava fare dei lavori per renderglielo più ospitale.  L' operazione è tutt'altro che facile grazie alle sue dimensioni e al suo essere un pesce particolarmente testardo, perciò il signor Tendo ha puntato sulle mie capacità di artista marziale.
Camminavo tranquillamente per il corridoio, intenzionato ad andare in cucina, quando lei mi si presenta davanti, ciabatta alla mano, con un passo da elefante e un chi che avrebbe potuto distruggere l'intera casa. Se non lo avesse dirottato tutto contro di me, ovviamente. 

-Vuoi qualcosa, Akane?- ho chiesto, mettendo le braccia dietro il collo con fare da macho, come mio solito.
Lei per tutta risposta ha tirato quell'arma improvvisata, che sono riuscito a schivare.
-Ma sei stupida?!- ho gridato, preparandomi ad un attacco.
-Qui l'unico stupido sei tu!-
E proclamato questo, appare dunque il magico oggetto capace di far spuntare bernoccoli alti un metro sulla povera testa del sottoscritto.
Al momento, anche se avevo un male atroce dovuto alla botta, mi sono rialzato da terra (strano quanto sia forte un'onda d'urto) e le ho sbraitato contro la solita tiritera: non sei per niente carina, non ti sposerà mai nessuno... e giusto per vendicarmi un pò le ho dato anche dell'imbranata per avermi mancato con la ciabatta.

Dovevo saperlo che stavo commettendo un grave errore.

Per tutta risposta lei, con molta calma, si è tolta quella che aveva ancora al piede e me l'ha messa al posto del naso, con un tale forza che ho creduto di ritrovarmela fissata a vita nel cervello.
Poi se n'è andata, salendo le scale e sbattendo infine la porta di camera sua, con Soun che piangeva disperato e che usava il pelo di mio padre come sostegno.
Dannazione.
Se almeno sapessi quello che ho fatto! 

Mi alzo dal tavolo e vado anche io a chiudermi nell'unica stanza dove sembra che non ci sia nessuno scocciatore: la mia.

Sono convinto che sarebbe inutile chiedere spiegazioni. Mi tirerebbe dietro qualche oggetto accuminato, o peggio.
Tiro le tende e mi trovo immerso nel buio più completo, l'unica cosa di cui ho veramente bisogno in questo momento. 
Ne sei proprio sicuro?domanda una vocina che riconosco come la mia coscienza. Che sia per la botta? 

-Zitta.- le dico mentre mi tolgo la casacca rossa e i pantaloni, rimanendo così  in boxer e canottiera.

Poi, nel piegarmi per stendermi sul futon, sento un altro lampo alla testa.

Accidenti, accidenti, accidenti.

Conoscendola, domani mi farà approfondire la mia amicizia con quel dannato martello...       








            
 
 
 
 
 
 
Angolo autrice:

Ma siao ragazzuoli!
Perdonate quest'attacco fulminante... ma le mie dita si muovevano da sole sulla tastiera e...è uscito questo. Pensate solo che questa ff è venuta fuori dopo una settimana di continui mal di testa.  Perciò, se avete pietà di me, recensite: saprò così che il mio dolore non è stato vano...
Baci:-*