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Autore: aKifer    01/02/2008    11 recensioni
Dal passato al futuro, attraverso lettere e ricordi. Perchè ci sono legami che Lisa Cuddy non può dimenticare. [Huddy.]
Genere: Romantico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Greg House, James Wilson, Lisa Cuddy
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Ottobre 1998, Jersey

Due o tre cose, prime dell’inizio del nuovo capitolo.

Lo so, le birre vanno bevute FREDDE, ma non credo che Cuddy fosse solita portare un frigorifero in macchina per l’evenienza.

Secondariamente, ho aggiunto, capitolo uno, un disegno di House mentre scrive a Lisa.

Infine, spero che gradirete il capitolo.

 

 

 

 

 

 

 

Ottobre 1998, Jersey.

Somewhere around the Hospital.

 

 

 

E’ una cosa prematura, riunirsi e festeggiare la promozione di Lisa, quando Lisa non è ancora stata promossa.

Dixon ha appena annunciato il suo ritiro dalle pratiche amministrative optando per una meritata pensione e nonostante non abbia ancora nominato il suo successore,  il nome del prossimo primario è sulla bocca dell’intero ospedale.

Dixon non è un idiota, pensa House, e Lisa è la migliore per quel posto.

 

Non la vede da tre mesi.

House non è certo il genere di persona che aspetta la sua chiamata –perché Lisa lo chiama puntualmente ogni settimana- posizionandosi vicino alla cornetta, mezz’ora d’anticipo e l’ansia in ogni suo gesto. Ma le sue labbra s’incurvano in un sorriso al pensiero che a momenti potrà nuovamente punzecchiarla dal vivo.

 

E’ seduto in un bar che vuole ricordare un pub inglese.

Vicino a lui, sulla panca di legno rivestita di pelle lisa che circonda il tavolo, ci sono Stacy e Wilson. Tre spine sul banco di legno, il ghiaccio che lentamente si scioglie, mentre attendono Lisa.

House le ha parlato di “incontrarci per commemorare gli ultimi giorni di libertà di Jimmy, prima che la tua spietata dittatura  si abbatta su di lui” e lei ha saputo interpretare la frase come “congratulazioni” , mentre giocava col filo del telefono e sentiva una quasi imbarazzante felicità nel petto.

Però è in ritardo.

E sebbene House consideri la puntualità come una ladra di tempo, Lisa non la pensa così. Lei non tarda mai -lei non vuole essere inaffidabile.

 

“Non è da lei” osserva Stacy, lanciando una rapida occhiata all’orologio. Regalando ad House soddisfacenti fantasie lesbiche, è diventata amica di Lisa.  Imparando a conoscerla, ha finito per rispettarla e provare verso di lei un puro affetto.

 

“Oggi era strana” Wilson sembra realizzarlo solo mentre lo dice.

 

“Lisa è sempre strana” risponde placido House, evitando di manifestare il suo interesse per la constatazione dell’amico. Stacy gli colpisce l’avambraccio, rimbeccandolo con lo sguardo.

 

“Oggi era stranamente diversa…” specifica l’oncologo, cercando di ricostruire l’immagine di lei nella sua mente “meno…composta”.

House sta sospirando pesantemente. Guarda Stacy, mentre si alza, e cinge le dita intorno alla giacca  che si porta appresso.

 

“Vado a recuperarla” dice ed il bisogno di specificare era superfluo. Stacy lo saluta con un breve contatto tra le labbra e un sussurro che Wilson è quasi felice di non cogliere. Quando House varca la soglia del bar e s’immerge nell’aria fredda della sera, due paia di occhi lo seguono.

Se Wilson non lo conoscesse maledettamente bene, non avrebbe colto i segni della fretta. Ma Wilson lo conosce maledettamente bene e interpreta la camminata meno cadenzata e la schiena impercettibilmente rigida come qualcosa di simile alla preoccupazione.

 

 

***

 

 

 

 

Lisa indossa una vecchia felpa dell’ Università e dei calzoni smussati e smessi.

E’ coricata sul divano, una tazza di caffe, che, poggiata contro il suo stomaco, le riscalda il grembo. Sente tre colpi battere contro il legno della porta e sa –senza bisogno di chiedere- a chi appartengono. I suoi piedi scivolano contro il pavimento freddo e quando si alza, sente un enorme peso caricarsi sulle sue ginocchia, rese così deboli dall’essere esausta. Quando apre la porta, le prime parole che House rivolge dimostrano perché  è ritenuto uno dei migliori diagnostici del mondo.

 

“Sei incinta?” chiede lui, tra il basito e il perplesso. 

 

“No” risponde, flebile.

E lui vorrebbe crederci.

Perché se non sbaglia –e lui non sbaglia mai-, se Lisa è davvero incinta, allora deve esserci anche un padre. Deve esserci  un uomo nella sua vita. House ama Stacy, ma non può che sentire una confortevole sensazione al petto, ogni volta che si ricorda di come Lisa sia sua. Di come lui sia, in termini abbastanza indefiniti, l’uomo della sua vita.

Ama la sensazione di possesso che pervade la  sua relazione con lei.

 

“Le tue labbra dicono no, le gemelle gridano sì” puntualizza lui. E se Lisa non fosse così stanca –stanca di tutto- potrebbe quasi indignarsi del fatto che tra tutte le cose, la prima che lui si trova ad osservare, ogni volta che si incontrano, è il suo seno.

Lisa sospinge la porta verso di se, aprendo un varco che permette ad House di scivolare all’interno della casa. Una volta richiusa, il Click metallico della serratura che interrompe il silenzio, si gira verso di lui. Greg si è accomodato nel salotto. Con una naturalezza tale che quel divano sembra appartenergli.

Attende  spiegazioni che lei non è entusiasta di condividere.

 

Rassegnata, lo spirito combattivo dimenticato da qualche parte nell’armadio, Lisa prende posto nella sedia davanti a lui, raggomitolandosi in posizione fetale, il mento sulle ginocchia.

 

“Ero incinta” sussurra infine, senza distogliere gli occhi dal tappeto –un nuovo, improvviso interesse per i tessuti turchi.

E’ combattuta dal desiderio di abbandonare l’argomento ed il bisogno che qualcuno interrompa il silenzio. Perché quell’opprimente assenza di suoni lascia troppe libertà alla sua mente. Ed ogni secondo corrisponde ad un nome che aveva amato immaginare fino a pochi giorni prima. Il ricordo di come il suo viso si tendesse involontariamente in un sorriso ogni volta che si sfiorava il grembo la opprime senza clemenza.

Ha bisogno di una risposta ironica, un commento sgarbato che le dia modo di riprendere a respirare senza che un acuta fitta di dolore accompagni ogni movimento del petto.

Invece sente Greg sollevarsi dal divano e un rumore di passi felpati, quasi impercettibili.

 

House di china in ginocchio davanti a lei, la sua mano che indugia –impacciata e incerta- sulla spalla di Lisa. Si sente nuovamente adolescente, di fronte ad una situazione che non ha ancora imparato ad affrontare. Profondamente inesperto nel rassicurare le persone e pervaso da una punta di paura, consapevole di stare maneggiando vetro.

Così incline a cadere e rompersi.

E nonostante il disagio, la stanza che si fa più piccola e la soffocante sensazione d’intimità -che ha passato l’intera vita ad evitare-, sa di non poterla lasciare. Sa di non volerla lasciare.

 

Lisa protesta sommessamente, quando House le sfiora il mento, imponendole di alzare lo sguardo e fissarlo negli occhi.

 

Sente il calore pizzicarle le gote, la gola farsi arida e ogni respiro diviene ancora più doloroso. La vista le si annebbia veloce. E la rabbia, insieme alla sofferenza, le cresce nel petto. Non vuole piangere di fronte a lui. Non vuole mostrarsi così debole. Perché la sua debolezza è palpabile nell’aria.

Scuote la testa, tentando di liberarsi dallo sguardo di lui.

 

 

“Sto bene…” mormora Lisa, accompagnando la frase con rumore nasali e singulti. Le lacrime le rigano il volto e per quanto cerchi di asciugarle, sono immancabilmente sostituite da nuove. “Sto bene…” ripete nuovamente, la voce –roca- è un sussurro talmente flebile che House quasi non lo sente, nascosta dai singhiozzi.

 

“Lisa…”

 

Il suo pianto sale, incontrollato. C’è qualcosa nel mondo il cui lui pronuncia il suo nome. La premura mai mostrata prima,  l’intonazione calda e gentile, che marcano l’irreversibilità della perdita. La preoccupazione innaturale di Greg rende la realtà definitiva.

La ferita si fa più profonda, lascerà una cicatrice.

 

 

House la trae a se, la fronte di Lisa che affonda nel suo petto, le sue braccia che stringono le spalle di lei, improvvisamente così gracili. Lisa non realizza che ora le sue mani sono nella schiena di lui, le dita che affondano nella stoffa con tanta forza che House teme finiranno per scavare fino a raggiungere l’osso.

 

 “Starai bene…” le sussurra in un orecchio, avvolgendola in un abbraccio più stretto. Poggia il capo sulla testa di lei, lo sguardo che vaga per la stanza –frustrato della sua incapacità di aiutarla in modo concreto.

 

Quello che segue è solo confusione.

Confusione e l’indefinita sensazione che tutto sia giusto.

 

Perché quando House baciandole la fronte, si ritrova improvvisamente a sfiorarle le labbra  c’è qualcosa di spaventosamente naturale nei loro gesti. Come se, irrimediabilmente, non potessero fare altrimenti. Un istintivo e necessario bisogno, respirare –le loro bocche così vicine che l’aria e i singhiozzi che emette lei, vengono deglutiti da lui.

E’ un momento che non può esistere in nessuna delle tre dimensioni, come se in quella casa, quella sera, se ne fosse creata una quarta.

Unicamente loro.

 

Entrambi socchiudono gli occhi, la fronte di lui che riposa contro quella di lei, le labbra che ripetutamente  si sfiorano. Non si tratta di desiderio, quanto di appartenenza. L’intima, calda sensazione che permette ad House di distinguere –per la prima volta- il significato di casa da quello abitazione. Lisa sta lentamente smettendo di piangere, ma lui può ancora sentire il sapore salato delle lacrime.

Si  respirano a vicenda.

 

E sebbene le loro labbra si cercano ora con più urgenza, c’è un’impensabile delicatezza in ogni tocco. House può sentire il petto di Lisa abbassarsi e alzarsi sotto il suo. Ed è al contempo tutto così nitido eppure sfocato.

Mentre la sua mano scivola sotto la maglia Lisa e il suo palmo combacia così perfettamente con il suo seno, House si chiede se non sia stato creato  solo per questo.

La pelle di Lisa è talmente calda che, in futuro, lui non potrà fare a meno di sentire un surrealistico freddo.

 

Mentre varcano la soglia della camera da letto –nessuno dei due che sembra in grado di ricordare come siano arrivati lì e a nessuno dei due importa- le mani di Lisa si infiltrano sotto la camicia di House ed hanno finalmente smesso di tremare.

Lei affonda nel copriletto e lui le è immediatamente sopra –perché il breve vuoto che si è creato tra i loro corpi, marca il bisogno di quel contatto.

 

 

***

 

 

  
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