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Autore: Wright_xx    21/07/2013    1 recensioni
Parla di un bluesman di nome Billie Joe Armstrong.
Del suo maggiordomo Michael Ryan Pritchard.
E di una squillo di nome Franka Wright.
Genere: Demenziale, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Billie J. Armstrong, Mike Dirnt, Tré Cool
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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In una notte, nel lontano 1968, un uomo di media statura, dai capelli neri e da due grandi occhi verdi capaci di illuminare tutta Manhattan stava tornando alla sua automobile parcheggiata sul retro di un locale di blues dove si era appena esibito. 

Il suo nome era Billie Joe Armstrong, era nato da una famiglia povera in uno dei più squallidi quartieri di New York. Dopo tanti sacrifici era riuscito ad inseguire il suo sogno, imparando a suonare prima il pianoforte e poi il sassofono, diventando con il tempo uno dei più grandi bluesman d’America. 

Arrivato alla vettura aprì il baule per depositarci dentro il suo costosissimo sassofono quando sentì, alle sue spalle, un rumore di tacchi. Si girò per vedere chi fosse e si ritrovò davanti una donna non molto alta, con dei lunghi capelli biondi e due gradi occhi azzurri contornati da una spessa linea di eyeliner brillantato. Indossava una minigonna leopardata abbinata ad un cortissimo top rosa, che le lasciala scoperto l’ombelico sul quale c’era un piercing. 

“Salve, la posso aiutare?” Billie si levò il capello in segno di rispetto e guardò negli occhi la giovane donna.

“Semmai sono io che posso aiutare lei, non le andrebbe di portarmi nel motel qui vicino?” la squillo si avvicinò al nostro bluesman ammiccando e poggiandogli una mano sulla spalla.

“Signorina, non è meglio che si ritiri a casa? Non sono uomo che compierebbe un simile atto. Se fossi più giovane la porterei volentieri a cena fuori e non di certo in uno squallido motel.” scostò la mano della prostituta dalla sua spalla e le sorrise rimettendosi il capello mentre si girava per chiudere il baule della macchina.

“Io non ho una casa, vivo in uno squallido magazzino insieme ad altre ragazze. Lei è il primo che rifiuta il mio corpicino, il primo uomo che preferirebbe pagarmi una cena invece che un servizietto completo. La ringrazio.” la giovane donna stava per andarsene quando Billie la fermò prendendola dal polso e la fece girare verso di lui.

“Come ti chiami?”
“Il mio nome è Franka.” la squillo abbassò lo sguardo sulle sue scintillanti scarpe.

“Perché hai scelto questa vita?”
“Io non l’ho scelta, non ho altro modo per mantenermi. L’unica alternativa che avevo era morire di fame.” una lacrima rigò il viso della giovane Franka, facendo colare lungo il suo zigomo la perfetta linea di eyeliner brillantato. 

“Senti, vieni a casa con me, ti aiuterò ad uscire da questa vita e a ricominciare tutto da capo. Non fraintendermi, da te non voglio niente, voglio semplicemente aiutarti a ricominciare.” Billie alzò il viso della ragazza e le asciugò la lacrima con il pollice.

“Non posso accettare, faccia come se non ci fossimo mai incontrati e torni dalla sua famiglia, deve occupar..”
“Io non ho una famiglia, la mia passione ha occupato tutta la mia vita e mi ha impedito di seguire la donna che amavo, così sono rimasto solo. Ti prego, dammi la possibilità di aiutarti.” Billie la interruppe.
“Ma io..”
“Sarai la figlia che non ho mai avuto.” Franka abbracciò di impulso Billie, che la strinse a se. Poi, dopo aver sciolto l’abbraccio, i due salirono in auto e si diressero a casa del nostro bluesman. 

 

Poco dopo erano nell’appartamento di Billie che si trovava all’ultimo piano di uno dei più grandi grattacieli Newyorkesi. Mentre il nostro bluesman era andato bagno per darsi una rinfrescata Franka cominciò a girovagare per l’appartamento. Arrivò nel salotto e trovò una figura alta e snella vicino ad un tavolino, intenta a lucidare due bicchieri da whiskey. Si avvicinò con cautela, incuriosita dallo sconosciuto quando quest’ultimo si girò verso di lei e la guardò perplesso. 

“E lei chi sarebbe?” 

“Sono Franka Wright, il signor Armstrong mi ha offerto il suo aiuto. Lei chi è?” il maggiordomo guardò Franka dalla testa ai piedi e poi sorrise capendo il buon gesto del suo capo e amico.

“Sono Michael Ryan Pritchard, il maggiordomo del signor Armstrong. Se le serve qualunque cosa può chiedere a me.” le sorrise facendo un mezzo inchino per poi tornare a lucidare i bicchieri. Franka rimase incantata da quell’uomo e rimase a fissarlo, ma proprio in quel momento entrò nella stanza Billie.

“Salve Michael, potresti andare a preparare la stanza per la nostra giovane ospite. Franka, hai bisogno pure di fare un bagno?”
“Si, se non le è di troppo disturbo.”
“Ti ho già detto che puoi darmi del tu. Michael prepara anche la vasca e cercale dei vestiti più comodi che può indossare.”
“Certamente, vado subito.” il maggiordomo si dileguò nel corridoio, diretto a compiere il suo dovere. Billie si avvicinò al tavolino e versò due bicchiere di whiskey offrendone uno a Franka che però rifiutò. 

 

Dopo aver fatto il bagno caldo con tanto di schiuma e paperella di gomma e dopo essersi messa il pigiama, che consisteva in una maglietta e in un paio di pantaloni della tuta, Franka tornò verso il salotto per dare la buonanotte ai suoi due nuovi amici. Mentre percorreva il corridoio, sentì le voci di Billie e Michael che discutevano e si fermò ad ascoltare.

“Billie, ma sei sicuro di quello che stai facendo?” 

“Si Michael, te l’ho già detto, riuscirò ad aiutarla.” il bluesman sembrava convito delle sue parole.

“E se invece vuole solo approfittarsi di te e dei tuoi soldi?” 

“No, lei ha veramente bisogno di aiuto, di qualcuno che abbia fiducia in lei e tu devi aiutarmi a farle cominciare una vita migliore, ti prego.”
“Va bene, ma stai attento. Il mondo è pieno di gente che approfitterebbe della tua immensa bontà.”
“Suvvia, non esagerare!” Billie si alzò e si passò una mano tra i capelli sistemandoli all’indietro per poi dirigersi verso la sua camera, quando a metà strada trovò Franka.

“Tutto bene, hai bisogno di qualcosa?”
“N-no. Grazie per quello che ha detto, le devo tutto.” 

“Tranquilla, ora vado a dormire. Buonanotte.”
“Buonanotte signor Armstrong.” 

 

Era passata poco più di una settimana, Franka era chiusa in camera sua mentre cantava una canzone che aveva scritto una di quelle sere. Il titolo era chiaro, parlava di solitudine e faceva più o meno così:

 

I was alone, I was all by myself.

No one was looking, I was thinking of you.

Oh yeah, did I mention, I was all by myself, all by myself...

 

Mentre la giovane era intenta a cantare passò davanti la porta di camera sua Billie Joe che sentendo quella dolce voce si fermò ad ascoltare e pian piano un’idea prese forma nella sua mente. Così bussò alla porta e poco dopo si ritrovò davanti a Franka che lo guardava con un sopracciglio alzato. 

“Eri tu a cantare? Hai una voce così soave.”

“Ehm, ecco, si ero io...” la giovane donna arrossì visibilmente imbarazzata.

“No, perché arrossisci? Non ti vergognare.” Billie le sorrise teneramente.

“Perché, perché non so cantare.” Franka si morse il labbro.

“Invece si, sei bravissima. Canta con me, potremmo formare un duo. Sarebbe fantastico, avresti un lavoro.” un sorriso a trentadue denti spuntò sulla faccia nel nostro bluesman.

“Davvero mi vorresti con te?” anche la ragazza sorrise.

“Ovvio, saremmo una grande squadra!”

I due si accordarono e nacque così il duo chiamato “I Don’t Know”. Cominciarono ad esibirsi in tutti i locali più famosi di New York. Erano molto amati dalla gente. Billie suonava il piano mentre Franka, elegantemente seduta sulla coda del pianoforte, cantava le sue canzoni con la sua splendida voce. 

I giorni passavano tranquillamente, Franka ormai si era buttata alle spalle il suo passato da squillo, poteva ormai ritenersi una persona nuova, era rinata e tutto questo grazie a Billie Joe che le era stato a fianco e le aveva fatto da padre. Era ormai una persona fondamentale nella sua vita, ma un altro uomo aveva catturato il suo cuore, infatti Franka era segretamente innamorata di Michael, il giovane maggiordomo di casa Armstrong. Quella vecchia canzone scritta nei primi giorni della sua nuova vita era infatti dedicata a lui ma non aveva il coraggio di confessare i suoi sentimenti, soprattutto per paura che Michael non l’accettasse per colpa del suo passato tormentato. Ma un giorno di primavera, mentre il nostro bluesman era fuori città per andare a trovare la madre, Franka si avvicinò a Michael che stava preparando un’insalata di pollo. 

“Ciao, devo.. devo confessarti una cosa. Non riesco più a tenerla nascosta.”

“Dimmi, con me puoi parlare tranquillamente.” il maggiordomo si girò a guardarla. In quei mesi aveva imparato a conoscerla meglio e si era ricreduto. 

“Ecco, sai quella canzone? All by myself? Ecco, io l’ho scritta pensando a te..” Franka si morse il labbro mentre abbassava lo sguardo sulle bianche piastrelle della cucina.

“Come? Pensando a me? Che stai dicendo?” Michael la guardò sgranando gli occhi, era sempre stato attratto da quella donna, fin dalla prima volta che se l’era trovata davanti in salotto. Quella volta che stava lucidando i bicchieri da whiskey.

“Mike, io ti amo. Ti ho sempre amato.” la giovane alzò lo sguardo e incrociò gli occhi azzurri del ragazzone biondo.

“Anch’io ti amo Franka.” Michael si avvicinò col viso, fin quando le loro labbra non si sfiorarono per poi travolgerla in un bacio appassionato. La passione li portò a spogliarsi e finirono per farlo, lì sul pavimento di piastrelle bianche della cucina del signor Armstrong.

 

Dopo ormai due anni, dopo aver confessato il loro amore al mondo e aver ricevuto la benedizione di Billie, Mike e Franka si erano sposati. Erano tornati da poco dalla loro luna di miele quando una notizia giunse a i tre amici, il vicino di casa del signor Armstrong era morto, era affogato nella sua piscina mentre era in compagnia di una prostituta amica della nostra signora Pritchard. 

Franka corse da Claudia, voleva aiutare la sua compagna.

“Franka! Ma allora sei viva, tutte noi pensavamo fossi morta. Pregavamo tutti i giorni per te. Dove sei stata in tutto questo tempo?”
“Sono rinata, il signor Armstrong mi ha salvata da una vita nella strada. Grazie a lui ho imparato ad amare, ora ho una famiglia che mi ama e che non mi abbandonerà mai. Claudia, voglio aiutarti, vieni con me, non tornare in quel magazzino. Ricomincia a vivere.”

“Franka, non posso. Non posso abbandonare le altre, non posso lasciarle in quel tugurio.”

“Allora aiuterò tutte voi. Aprirò un centro di recupero per puttane. Riuscirò a salvarvi tutte, ricominceremo insieme. Vai e porta la notizia alle nostre amiche.” Claudia abbracciò l’amica, per poi correre al magazzino. Franka invece tornò da suo marito e dal suo nuovo padre per dare loro la notizia. Avrebbe aperto quel centro e avrebbe salvato molte vite.

 

Pochi mesi dopo il centro aprì, Franka era riuscita a realizzare il suo sogno. Stava finalmente togliendo molte ragazze dalla strada aiutata da suo marito Michael. In quei giorni scoprì anche di essere incinta, avrebbe chiamato il bambino Edwin. Billie invece andò in pensione, ormai era vecchio per continuare la sua vita da bluesman e così cominciò a lavorare al centro di recupero per puttane come psicologo che avrebbe aiutato le giovani donne a trovare la strada dell’amore. Tutto si era sistemato, tutti erano felici e lo sarebbero stati per sempre.

  
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