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Autore: keepxrunning    22/07/2013    8 recensioni
Il cuore mi corse in gola mentre le mie gambe corsero alla porta, trascinando dietro un me assonnato e ancora frastornato. Non capivo bene cosa stesse succedendo, l’unica cosa che riuscivo a pensare era: “Jack”.
Ed era proprio lui. Ubriaco spolpo, con i capelli completamente in disordine, la maglia stropicciata sul petto e ai bordi, con un alone di fumo attorno e una puzza di alcool fatale che lo seguiva come un cane fedele, Jack se ne stava barcollante in piedi davanti a me, reggendosi allo stipite di cemento.
È bellissimo, pensai. E poi mi stupii di questo mio pensiero.
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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1.
I crashed into you, I crashed into you. But you crashed in my immagination.
 

“Chiunque abbia impostato la sveglia alle sette e trentadue del fottuto mattino la spENGA SUBITO CHE C’È UN CAZZO DI GIRONE DELL’INFERNO PER QUELLI COME LUI!”
Il fastidioso e persistente “bip” di quel dannato orologio continua a risuonare fra le pareti della camera. Stringo forte gli occhi per cercare di isolare il suono dalla sua testa e contribuisco con il premermi forte il cuscino sull’orecchio scoperto, spappolandomi la testa sul materasso e rischiando la morte per soffocamento.
 
Tutti sanno che se non dormo almeno fino alle dieci la mattina, poi vado in giro come uno zombie con istinti omicidi per il resto della giornata. Jack mi prende continuamente in giro su questo fatto, dandomi del “poppante bisognoso di sonno” e quando ha lui una giornata storta, va a dire a tutti che è in uno dei suoi momenti-da-alex-con-i-postumi-della-dormita-arretrata.
Me la dovrei prendere per questa cosa, ma andiamo, è Jack. Jack Barakat. Jack il mio migliore amico dai tempi del liceo. Jack. Jack. Jack.
 
Ecco, ci risiamo. Premo più forte il cuscino sulla tempia, sperando in un breve lampo suicida che la federa si strappi, l’imbottitura esca, mi entri in bocca e mi soffochi. Non devo pensare a Jack. Poi non riuscirei ad addormentarmi sul serio.
Anche se con QUELLA FOTTUTA SVEGLIA CHE CONTINUA A SUONARE È IMPOSSIBILE LO STESSO.
 
“Zaaaaaaack”, proruppo in un lamento soffocato dal cuscino. Perché ho dei compagni di band talmente coglioni. Dimmi Dio, cosa ho fatto per meritarmi questo? Sono sempre stato un bravo ragazzo. Sono andato a scuola. E…e…okay, magari ogni tanto bevo. E d’accordo, una canna mi scappa a volte. Facciamo pure passare tutte le notti in giro a fare casino con Jack. Diciamo anche che mi scopo una tipa diversa una sera sì e l’altra pure. E va beh, sono anche un drogato di twitter e passo il mio tempo a prendere per il culo Justin Bieber e i One Direction (scommetto che nemmeno a Te piacciono, dai). Mi tingo i capelli di colori orribili che sembrano vomiti di unicorni, okok. Ma dopotutto non mi merito questo.
 
“Zack, spegni quella merda!”.
Silenzio completo, rotto solamente dal ticchettio assomigliante ad una bomba ad orologeria della sveglia e dal russare di Jack qualche metro più in là.
Oh, non mi obbligherete mai ad alzarmi figli di puttana. Dovessi decedere di vecchiaia o di esaurimento nervoso su questo fottuto giaciglio. Perfetto, adesso cominciavo pure ad usare paroloni degli anni della Rivoluzione Francese. Qualcuno mi faccia dormire in pace.
Allungo una mano da sotto il lenzuolo, ma la ritiro immediatamente dentro. Cazzo. Fa freddo là fuori. Cazzo. La vita è ingiusta. Non posso congelarmi pure il braccio. Fanculo Zack, ti odio. Ti odio con tutto il cuore. Metterò l’attack sulle corde del tuo basso così quando lo suonerai ti rimarranno le dita incollate e andrai per sempre in giro con uno strumento attaccato alla mano finché non ti andrà in cancrena il braccio e dovrai fartelo amputare e affianco al tuo letto d’ospedale metterò la tua fottuta sveglia a ticchettare quanto manca alla tua morte per dissanguamento e poi non verrò nemmeno al tuo funerale. Anzi, ci verrò e riderò talmente tanto che mi faranno male le guance e poi ti rimpiazzerò con Mike Dirnt e ci divertiremo tutti di più anche se non credo che Billie Joe e Tré me lo lasceranno mai. Allora faremo una band tutti insieme e ci chiameremo gli All Time Green e gente da ogni cazzo di buco dimenticato da Dio nel mondo verrà a vederci e ci acclamerà e ci amerà ma tu non ci sarai perché sarai morto prima e sarà tutta. colpa. della. tua. fottutissima. sveglia.
Ehi, ho già detto che ho bisogno di dormire?
 
Spinto da questi pensieri cruenti verso Zack, tirò fuori rapidamente la mano da sotto le coperte e a tentoni con ancora la testa schiacciata dal cuscino mi metto alla disperata ricerca intorno di qualcosa di non troppo acuminato da lanciargli contro. O anche acuminato se c’è solo quello, non m’importa molto infondo.
All’improvviso sento la ciabatta pelosa e rosa con quegli inquietanti occhi di plastica attaccati sopra di Jack sotto il palmo della mano, e mentre la afferro spero che uno di quei cosi tipo occhi da cartone animato fissati saldamente su tutta la peluria delle ciabatte nel volo che faranno si stacchino e per l’impatto facciano un taglio sulla fronte di Zack mandandolo all’aldilà. Uno, perché sono davvero davvero fottutamente inquietanti e così non mi ritroverei più i piedi di Jack infagottati in quelle sottospecie di ciabatte che mi fissano. Due, perché sono davvero davvero fottutamente infantili. Tre, perché voglio davvero davvero fottutamente uccidere Merrick.
 
Un po’ ad istinto, un po’ a culo, scaglio con tutta la forza che ho nel mio povero braccio addormentato e formicolante alle sette e quarantacinque della mattina la mia arma pelosa verso dove immagino provenga il rumore altamente irritante della sveglia e di conseguenza il mio cazzo di bassista che non la sente.
Spero che ti uccida stronzo.
“AH! PORCA PUTTANA!”
Bingo.
“CHE CAZZO È?!”
Il rumore dell’allarme della sveglia che tanto mi ha fatto dannare fino ad ora miracolosamente si spegne. Li sentite anche voi gli angeli in lontananza che cantano?
Finalmente mi rilasso tra le coperte, mollando la presa sul cuscino e tornando a respirare regolarmente. Sonno profondo sto arriva…
 
“JACK BARAKAT IO TI UCCIDO!”
Abbiamo tutti delle strane tendenze omicide in questa band, me lo devo appuntare da qualche parte.
Aspetta, cosa c’entra Jack?
Sento dei movimenti nel letto accanto al mio e dopo la voce assonnata e un po’ scazzata del mio migliore amico si fa strada nel mio apparato acustico.
“Cosa…cosa succede?”
 
Dio, quanto è bella. Ascolterei quella voce per tutta la vita, ancora e ancora e ancora. La voglio come colonna sonora della mia esistenza. La voglio pure come sveglia, così almeno mi alzerei dal letto col piede giusto anche se mi svegliassi alle cinque, al suono di quella incantevole melodia. Cristo qualcuno mi faccia dormire che sto pure diventando romantico.
“NON CHIEDERE CHE CAZZO SUCCEDE E NON FARE IL FINTO TONTO, BARAKAT! COSA CAZZO ERA LA TUA DISGUSTOSA CIABATTA SULLA MIA FACCIA?”
“BADA A COME PARLI DI MISS BATUFOLLO MORO!”
Miss Batuffolo? Dico, siamo seri? Miss Cazzo di Batuffolo? M i s s  B a t u f f o l o? Ma perché. Perché. Devo segnarmi di non fare mai – per nessun motivo, neanche se ne andasse della mia vita – scegliere a Jack il nome di una qualche nostra futura canzone e/o figlio adottivo. Sh, no comment su questo fatto. Lo so che i bambini all’orfanatrofio hanno già un nome.
Ooookay, so pure che io e Jack non avremo mai una vita insieme. Lasciatemi sognare cazzo.
“PERCHÉ ME L’HAI TIRATA ADDOSSO?!”
“GUARDA CHE IO NON HO FATTO PROPRIO NULLA!”
“NON PRENDERMI PER IL CULO JACK!”
“MA SI PUÒ SAPERE DI CHE DROGHE PESANTI FAI USO?!”
Uhm, qualcosa mi dice che forse forse dovrei intervenire prima che questi due si scannino furiosamente. Proprio forse eh.
“VOLETE STARE ZITTI PRIMA CHE VI FICCHI IL CUSCINO IN BOCCA A TUTTI E DUE?!”
 
Oh, ecco che si sveglia pure il nostro paciere, Mr. Dawson. Ben svegliato principessa, dormito bene? Potevi aprire gli occhi prima che si scatenasse quest’inferno, no? Bah, che incompetente. E io dovrei fare affidamento su persone del genere per la pace nel mondo.
“JACK MI HA TIRATO LA SUA FOTTUTA CIABATTA ADDOSSO!”
“NON È VERO!”
“SÌ INVECE CAZZO!”
“TI DICO DI NO!”
“SÌ!”
“NO!”
“SÌ!”
“NO!”
“MA VOLETE PURE CHE VI CAMBI IL PANNOLINO? NON SO, SEMBRATE DUE CAZZO DI BAMBINETTI!”
Oh, umorismo brillante Dawson. Adesso placa le acque e fammi dormire e ti amerò per sempre, grazie. Non ti prenderò più per il culo davanti a Cassadee. Non scambierò più i pezzi della tua batteria. Non mi offrirò più per tagliarti i capelli e farti assomigliare ad una palla da bowling. Lo giuro.
 
“E poi comunque è stato Alex a tirartela, genio”.
Bastardo di un batterista. Me la scopo Cassadee la prossima volta, altro che.
“Gaskarth?”
No, sono pinocchio.
Adesso mi fa fuori, me lo sento. Addio mondo crudele.
E vaffanculo Dawson. E vaffanculo Miss Batuffolo, spero ti cada tutto il tuo stupido pelo sintetico.
Jack, ti ho sempre amato.
Sento le coperte alzarsi e dico le mie ultime preghiere, ancora ad occhi chiusi. Quando qualcosa di caldo e solido e con un buon profumo si sdraia dietro di me. Il suo corpo aderisce perfettamente al mio e sembrano due tasselli combacianti di un puzzle quando un braccio forte mi stringe la vita.
Uhm, si sta bene.
Zack, hai un buon profumo. Ma non uccidermi lentamente ti prego, fa che sia una cosa rapida e indolore.
 
“Bella mossa Gaskarth” sussurra una voce al mio orecchio. E allora il mio sangue nelle vene si rappresa. Il mio cuore si blocca un nanosecondo prima di ricominciare a battere con una velocità fuori dalla norma. Tutto il mio corpo è attraversato da scosse piacevoli a partire dal punto dietro all’orecchio dove sento il suo fiato sul collo.
Jack.
Jack.
Jack.
Jack a letto con me.
Jack a letto con me che mi abbraccia.
Jack a letto con me che mi abbraccia e fa aderire completamente il suo corpo al mio.
Jack a letto con me che mi abbraccia e fa aderire completamente il suo corpo al mio mentre mi sussurra nell’orecchio con la sua voce-candidata-per-la-colonna-sonora-della-mia-vita.
 
Merrick, sei proprio un bastardo senza pietà. Farmi morire così, con il petto della persona che amo di più sulla faccia della Terra premuto contro la mia schiena.
È pure meglio del mio piano dell’attack sulle corde del basso, complimenti. Segui dei corsi per essere così bastardo o ti viene naturale?
Titubante, mi giro per guardare Jack.
Scosse, scosse. Sangue gelido. Cuore in accelerata.
Lui sorride radioso.
Scosse, scosse. Sangue gelido. Cuore in accelerata.
“Però potevi risparmiare Miss Batuffolo stronzo”.
Scosse, sco…che? Miss…ah, certo certo. La ciabatta. Ma che si fotta.
 
“SI PUÒ SAPERE CHE CAZZO HAI IN TESTA?! SCHITTI DI PICCIONE?!”
Ecco, adesso sono morto.
Zack, in tutto il suo mattiniero scompiglio di capelli, occhiaie ed esibizione di pettorali grazie all’assenza di maglietta, se ne sta imponente e minaccioso davanti al letto, gli occhi che lanciano stilettate.
Non capisco, di solito è un tipo tranquillo, il più calmo di noi quattro. Forse svegliarlo tirandogli una ciabattata in testa non è il modo migliore per ingraziarselo.
“Eddai Zack, sta calmo. Nessuno la sopportava più quella sveglia” interviene Jack, tenendomi sempre abbracciato e girando leggermente la testa per fronteggiare il mio assalitore. Jack ti amo.
“STAI CALMO?! MI HA FATTO PRENDERE UN FOTTUTO INFARTO NEL SONNO!”
“Se tu non avessi impostato la sveglia così presto, non sarebbe successo nulla”. Finalmente decido di salvarmi le palle e apro la bocca. Anche se Zack, con tutto il suo fascio di muscoli, sarebbe capace di spezzarmi in due semplicemente sbattendo le palpebre.
“Potevi chiedere gentilmente  di spegnerla o alzare il culo e farlo da te”.
Miseriaccia ladra, ‘sto tipo è infottibile. Deve avere sempre ragione lui oh. Solo perché sei il più muscoloso della band, nessuno ti conferisce il potere di trattare come merde noi altri.
 
Uhm, meglio passare alla tattica leccaculo prima di ritrovarmi nella bara.
Alex l’eroe. Alex la persona saggia. Alex la testa di cazzo suicida.
Con un balzo che credevo sarebbe stato impossibile data l’ora, le mie condizioni mentali e…beh…Jack, salto fuori dal letto e mi butto tra le braccia di Zack, premendo forte la mia guancia contro il suo petto scoperto e guardandolo dal basso.
Nessuno resiste ai miei occhioni da cucciolo bastonato, lo so. Sarebbero capaci di sciogliere un iceberg, quanto vuoi che sia impossibile con un bassista di un metro e novanta di cento chili?
Merrik mi guarda come se fossi una disgustosa merda di cane appiccicatasi alle suole delle sue nuove scarpe preferite costate un occhio della testa al negozio più rinomato della città. E un po’ mi sento così. Dannazione.
“Zaaaaack, amore mio, perdonami” faccio con voce lamentosa. Patetico al cubo. Dovrebbero darmi la patente di pateticità.
“Staccati Alex, sei tutto sudato”
“Dimmi che mi ami lo stesso”
“Staccati coglione”
“Sai che non vorrei mai farti del male con una ciabatta”
“Puzzi”
Sento Rian dietro di noi che si sta mangiando il labbro per impedirsi di scoppiare a ridere e Jack che sbuffa pesantemente, cercando di mascherare la risata in un colpo di tosse.
“Zack, scusami, scusami tanto, ma anche tu sei un po’ coglione per impostare la sveglia così presto”
“Gaskarth, se mi molli potrei anche risparmiarti”.
Mi stacco immediatamente, come se il corpo seminudo di Zack mi avesse dato una forte scossa. Il mio quasi-assassino mi squadra dall’alto in basso, ma almeno il suo sguardo non è più carico di odio come poco prima.
“Andiamo a fare colazione coglioni” sospira Zack rassegnato al mio comportamento da perdente.
“TI AMO MERRICK!”. Appena si gira gli salto nuovamente addosso, aggrappandomi con tutte le forze alla sua schiena muscolosa e allacciando le gambe al suo stomaco.
Sono un paraculato di merda. Dovrei farmi schifo. Me la cavo sempre per così poco grazie alla mia faccina adorabile. Qualcuno faccia il Nobel per il paraculamento e state sicuri che lo vinco io ogni anno. Dovrei sentirmi veramente, veramente in colpa.
E invece sono felice come una Pasqua.
“Porca troia Gaskarth, così m’ammazzi!” esclama Zack preso alla sprovvista, piegandosi leggermente all’indietro. Ti prego non cadere di schiena e spappolarmi sul pavimento proprio adesso dopo la mia gloriosa  - e paraculata - vittoria. Ti prego non cadere di schiena e spappolarmi sul pavimento proprio adesso dopo la mia gloriosa - e paraculata - vittoria. Ti prego non cadere di schiena e spappolarmi sul pavimento proprio adesso dopo la mia gloriosa – e paraculata - vittoria.
Ma il mio bassista è forte e potente e dopo quel momento di smarrimento si rimette in posizione eretta e comincia a dirigersi verso la nostra cucina con me incollato irrimediabilmente alla sua schiena.
 
Gli All Time Low vivono insieme praticamente da sempre.
Scherzo, non è vero. Da nemmeno un anno, quando abbiamo cominciato ad essere abbastanza conosciuti e a guadagnare con la nostra musica necessari soldi per permetterci un decente appartamento in centro a Baltimore.
So che dovrei andarmene da qui. So che potremmo permetterci New York o tutte quelle altre grandi città che non dormono mai sparse in giro per gli Stati Uniti.
Ma siamo tutti nati qua, e questo in un certo senso è confortante. Amo la mia città natale. È l’ancora che mi terrà sempre con i piedi per terra. Anche se dovessimo diventare un gruppo rinomato e famoso ai livelli di Queen, Roling Stones e tutti i miti della musica che venererò e santificherò pure all’inferno, vivere qua mi ricorderà sempre che sono una persona umile e normale come tutte. Ogni volta che torniamo stanchi ma super gasati dopo un concerto questo buco ci ricorda sempre come un promemoria lampeggiante attaccato al frigo che perdenti siamo in realtà interiormente.
Sì, a volte ho pure io pensieri onesti e sensibili, okay?
E poi, andiamo, pensate sul serio che con questi tre idioti con cui condivido la vita potrei permettermi New York? Ma li avete visti?
Jack si scoperebbe tutte le ragazze della città in una settimana e poi loro si riunirebbero in congresso per formare un club anti-Jack e bandirci per sempre dalla città. Dallo Stato. Dal Paese.
 
Jack. Questo pensiero mi colpisce dolorosamente al petto, proprio a sinistra, al mio povero cuore. Devo smetterla di pensare a lui, mi ridurrà uno straccio.
Ogni volta che lo vedo uscire o entrare di casa con una ragazza nuova, il mio cuore si incrina sempre un po’, sempre di più.
Sono parecchi mesi ormai che al suono della voce di Jack mi alzo di due dita da terra, quando lui mi tocca – e succede spesso – tremo impercettibilmente fino al midollo, al suo pensiero le guance mi si infuocano e quando mi guarda o mi sorride mi sciolgo completamente come burro al sole. Patetico, patetico e doppiamente patetico.
All’inizio non ci volevo credere. Insomma, era Jack. Jack. Il mio migliore amico dai tempi della pietra. Colui che sapeva se avevo fame o ero stanco da una mia semplice smorfia facciale. Quello che mi baciava, che alludeva sempre al sesso e si atteggiava come una prostituta con me, sempre per scherzo ovviamente.
Per scherzo fino a tempo fa almeno.
La prima volta che mi accorsi che qualcosa era cambiato nel nostro rapporto da parte mia era stata una sera di giugno.
 
Dopo l’ennesimo concerto non andato brillantemente a causa nella praticamente assenza di pubblico, Jack era scomparso misteriosamente.
“Merda” borbottai con l’ansia a mille. “Merda merda merda”.
“Amico, rilassati” mi disse Zack con un’impazienza nella voce che non gli apparteneva. Percepivo che pure lui era preoccupato.
Erano le tre di notte e del nostro chitarrista principale nemmeno l’ombra. La testa aveva smesso di pulsarmi dall’effetto delle luci stroboscopiche da quattro soldi installate sopra il nostro palco e dal ritorno troppo assordante delle casse dietro alla mia testa sul palco da tempo ormai.
Io e Zack stavamo più o meno comodi seduti sul divano della casa dei miei, aspettando il ritorno di Jack. Avevamo fatto in tempo a spazzolarci una maxi pizza intera, lavarci, cambiarci e fare un po’ di zapping completamente inutile e noioso tra i vari porno scadenti che trasmettevano a quell’ora in tv e Barakat ancora non tornava.
Cominciavo davvero, davvero ad essere preoccupato, e non capivo nemmeno il perché. Di solito non me ne fregava molto se Jack stava via fino a tarda notte inoltrata, d’altra parte, la vita era sua. Da bravo migliore amico menefreghista, lo lasciavo in pace e non lo assillavo nemmeno fossi sua madre. Anche perché, di solito, le nostre scampagnate notturne girando per la città fino a vedere l’alba, completamente sbronzi e dispersi, le facevamo insieme.
E allora perché sentivo questa tormentante morsa all’altezza dello stomaco che non mi faceva respirare?
Zack se n’era accorto. “Ehi, tutto apposto?” aveva chiesto, le sopracciglia vagamente aggrottate. La mia testa si era involontariamente girata a destra e poi a sinistra in cenno di diniego.
“Sono preoccupato per Jack”.
Da lievemente corrugate, le sopracciglia di Zack erano schizzate in alto in un’espressione di pura sorpresa. “Come mai? È solo mezzanotte. Sarà in un qualche bar attorniato da puttane come il suo solito, tranquillo”.
Se possibile, quello mi fece sentire pure peggio. L’immagine del mio migliore amico attorniato da ragazze facile mezze nude che gli ballavano attorno mentre lui se ne stava placido con un sorriso sornione seduto su uno di quegli alti sgabelli dalle gambe d’acciaio con in mano un boccale di birra nell’ombra dell’angolo del più scadente locale notturno della città mi fece salire un conato di vomito in gola e le mie gambe si fecero molli come gelatina.
Cercai una posizione più comoda fra i cuscini rossi del divano, provando disperatamente a scacciare quella visione che si era attanagliata nelle parti più recondite del mio cervello. Mi ricordo che mi ritrovai a pregare fra me e me qualcuno lassù, perché non fosse così.
“Hai ragione, probabilmente è così” sospirai sconsolato, cercando senza tanto successo di mascherare la mia preoccupazione crescente.
Ma i minuti passavano e la porta d’ingresso rimaneva chiusa.
Cominciavo ad agitarmi sempre di più, fissando disperatamente la lancetta dei secondi che veloce scorreva sul quadrante dell’orologio bianco appeso alla parete del salotto. «Jack, dove cazzo sei» mi ritrovai a pensare.
Quando anche Zack se ne andò, giustificandosi che era troppo tardi e i non voleva fare preoccupare i suoi, comincia a sentirmi davvero davvero sconfortato. Magari potevo impiccarmi con il gancio della tenda, uhm. La mattina dopo mia madre avrebbe trovato qualcos’altro ad oscurarle il sole. Forse era meglio di no, il sangue non viene via facilmente.
Con il morale all’altezza della mia ombra – inesistente a quell’ora visto che erano le quattro di notte ma non importa, è un modo di dire su – mi trascinai pesantemente verso il frigorifero, deciso a prendere una birra.
Se Jack si stava dando alla pazza gioia con l’alcool senza di me, perfetto, avrei fatto lo stesso. Passando accanto allo specchio in corridoio, per poco non lanciai un urlo terrorizzato. Ero io quello? Passai stancamente una mano fra i miei capelli secchi e scompigliati e osservai leggermente imbarazzato le occhiaie profonde e violacee di preoccupazione e mancanza di sonno. Stavo anche sveglio la notte per quel bastardo, pensate. Dovrebbe amarmi finché pure le sue ossa non saranno consumate nella bara.
Ero veramente conciato malissimo. Se i miei (pochi dopotutto) fans mi avessero visto in quello stato, non mi avrebbero riconosciuto. Sembravo un barbone di quelli che vivevano a bucce di banana marce e pane rappreso nei cassonetti del riciclaggio newyorkesi, con addosso nient’altro che un giaccone bucato e sformato e un cappello di lana che ospitava sicuramente qualche zecca o tarma, persosi misteriosamente nella piccola città di Baltimore, che vagava sperduto in una casa non sua di notte.
Quante volte ho già usato la parola patetico per descrivermi? Ne abuserò ancora, toh: p a t e t i c o.
Proprio mentre la mia mano stanca afferrava la maniglia in acciaio cromato del frigo, il campanello squillò, rompendo il silenzio immacolato nella casa e facendo fare un salto inaspettato.
Il cuore mi corse in gola mentre le mie gambe corsero alla porta, trascinando dietro un me assonnato e ancora frastornato. Non capivo bene cosa stesse succedendo, l’unica cosa che riuscivo a pensare era: “Jack”.
Ed era proprio lui. Ubriaco spolpo, con i capelli completamente in disordine, la maglia stropicciata sul petto e ai bordi, con un alone di fumo attorno e una puzza di alcool fatale che lo seguiva come un cane fedele, Jack se ne stava barcollante in piedi davanti a me, reggendosi allo stipite di cemento.
È bellissimo, pensai. E poi mi stupii di questo mio pensiero.
“ALEX!” urlò lui, troppo forte per la tarda ora e con le guance tutte arrossate. Una zaffata del su alito pesante che sapeva di vodka mi colpì in pieno, con il risultato di inebriarmi di lui e basta.
Nonostante la preoccupazione subita, la shock, la paura che non tornasse e tutta la merda a cui ero andato contro per colpa sua in quelle ultime ore, scattai subito: “Shhh!” lo zittii rabbiosamente.
“Vieni dentro idiota”. Spalancai la porta completamente, facendo entrare l’aria fresca della notte e al suo seguito un ubriaco e barcollante al massimo Jack.
Lui fece due passi incerti nel mio ingresso, per poi cadermi tra le braccia, il suo viso sprofondato nell’incavo del mio collo e il suo alito caldo che mi stuzzicava la pelle. Jack mi aveva già toccato così prima. Andiamo, era il mio migliore amico. Mi abbracciava, mi accarezzava, si accoccolava con me sul divano, faceva anche la doccia insieme a me a volte, mi baciava sulla bocca persino. E per tutti quegli anni la avevo considerata semplice intimità fra due ragazzi che si conoscevano da una vita. Mi faceva piacere averlo vicino, ma non in quel senso. Eravamo solo due coglioni affettuosi, tutto qui. Niente di più, niente di meno.
E allora perché quell’improvviso contatto mi aveva annodato le budella?
“Sono stanco Lexi” borbottò sul mio collo Jack, usando quel soprannome che mi irritava tanto. Dio, era fradicio di alcool: la sua voce completamente alterata dai drink non gli si addiceva affatto.
E allora perché la trovavo d’un tratto dannatamente attraente?
Sospirai per circa la trecentesima volta quella sera. “Vieni, ti porto a letto coglione”. Insultarlo in quelle situazioni risultava necessario e poi tanto lui era talmente abbacchiato che non capiva un cazzo.
Lo presi forte per un braccio e me lo trascinai dietro, raccomandandogli di tapparsi quella fogna di bocca se non voleva che lo gettassi giù dal balcone senza pietà.
Cercai di fare il più silenzio possibile mentre arrancavo sbuffando sulle scale che conducevano alla zona notte di casa mia, evitando accuratamente il fottuto scalino traballante che ogni volta che qualcuno ci metteva piede sopra faceva un casino infernale. Jack si appoggiava pesantemente alla mia schiena e non sapevo se essere felice o mortalmente disperato per questo.
Porta di camera dei miei – speravo – addormentati genitori era chiusa, quindi non dovetti preoccuparmi più di tanto quando aprii quella della mia e accesi la luce. La richiusi dietro di me, prima di buttare letteralmente Jack sul mio letto e liberarmi del suo peso opprimente ma inspiegabilmente rassicurante sulla schiena.
Lui si rannicchiò sul materasso, ma aveva ancora gli occhi aperti e mezzo sorriso sghembo sulla faccia mentre mi guardava. Era bello e inquietante. Fermi tutti, bello? Da quando pensavo che Jack fosse…bello?
“Va’ a dormire ubriacone”.
“Aspetta, tu dove…dove…hic! v-vai?”. Gesù, era andato. Mi fermai esitante con la mano sulla maniglia dell’uscita. Beh, in salotto no? Non avrebbe mica preteso che avremmo dormito in quel letto minuscolo in due, vero? Vero? Il solo pensiero che attraversò la mia mente mi fece arrossire senza un perché.
“Io dormo sul divano genio, tu sta qua”.
“No…no no NO ASPETTA”. Stavo per fottutamente girarmi e ficcargli un tappo in bocca rimproverandogli di fare piano: avrebbe svegliato l’intero vicinato se continuava così, ma Jack cercò di afferrarmi la mano. Non essendo nelle condizioni migliori, sbagliò mira e allungò il braccio qualche centimetro in là, facendomi sogghignare dopotutto.
“Stai a dormire con me”. Mi implorò letteralmente guardandomi con gli occhi annebbiati dall’alcool.
“Jack, non ci stiamo”. ACCETTA COGLIONE! ACCETTA! Da quando la mia coscienza mi intimava di passare la notte a letto con un ragazzo, con il mio migliore amico per di più?
“Sì…sì che ci-ci stiamo, dai. Mi faaaaccio piccolo piccolo”.
“Jack, è tardi, sono stanco, vai a dormire dai”.
“Ma non riesco a dormire se non ci sei tu”. Quello fu il colpo di grazia. Le sue parole dolci e ubriache penetrarono in profondità dentro di me, colpendomi proprio al centro del cuore.  Rabbrividii.
“E va bene” accettai con un sospiro, non tanto dispiaciuto come volevo sembrare, “ma guai a te se urli, ti muovi nel sonno o mi vomiti addosso. Sarebbe l’ultima volta che metti piede in casa mia”.  Lui, incurante delle mie deboli minacce, si spaccò la faccia a metà con un sorriso che andava da un orecchio all’altro. Fottuta adorabilità.
Si spostò al bordo opposto del letto e picchiettò leggermente davanti a lui, invitandomi a seguirlo sul materasso dondolando la testa a destra e sinistra. Sembrava un cazzo di bambolotto assassino pronto a tagliarmi a pezzetti con un’ascia affilata che teneva nascosta dietro la schiena.
Il pensiero di togliermi gli abiti non mi attraversò nemmeno, tolsi le coperte facendo spostare Jack per un breve attimo e mi ci infilai sotto completamente vestito fatta eccezione naturalmente per le scarpe.
Con un piccolo “yahu” da vero drogato completo, Jack mi seguì sotto il lenzulo e si schiacciò contro di me, passando il suo braccio attorno alla mia vita e portando i suo viso a tre centimetri dal mio.
E poi dentro di me esplosero i fuochi d’artificio.
Sentii lo stomaco come se fossi stato calpestato da un branco di elefanti di tonnellate e tonnellate: completamente spossato e sottosopra. Il mio cuore prese parecchi battiti in eccesso e le mie pupille non videro altro che le labbra di Jack. Non avevo mai notato quanto fossero ben disegnate, quanto sembrassero morbide e invitanti. Quanto d’improvviso volessi…baciarle.
Fermati, fermati, fermati. Che cazzo stavo pensando? Io non ero attratto da Jack. Era il mio migliore amico. E prima di tutto, io non ero…beh, omosessuale. Le ragazze mi eccitavano, gli uomini no. Era sempre stato così, sempre doveva essere.
E allora perché il mio stomaco era così fottutamente ingarbugliato?
Perché il mio cuore sembrava voler uscire dalla cassa toracica, sfondare il petto e lanciarsi tra le mani di Jack?
Perché d’improvviso non riuscivo più a respirare, stavo in costante apnea da quando Jack si era fatto così vicino?
Perché volevo toccarlo, abbracciarlo, accarezzarlo…baciarlo?
Lui mi strinse ancora di più a sé ridacchiando come una ragazzina e facendo aderire completamente i nostri petti. L’odore di alcool e di fumo che da ore si trascinava addosso mi abbracciò con lui, circondandomi da spirali di tanfo letale.
E allora perché non volevo staccarmi? Perché mi trovavo così maledettamente bene fra le sue braccia? Perché non mi ribellavo alla sua vicinanza oppressiva?
Sospirai arreso. “Dormiamo va”, gli feci accarezzandogli lievemente la guancia mentre gli appoggiavo la testa al mio petto. Quel gesto sembrava così giusto. Lui lasciò un leggero bacio fra le mie ossa delle clavicole, proprio sopra l’orlo della maglietta sudata. Cosa cazzo erano tutte quelle farfalle scatenate che avevano preso a ballarmi nel petto?
“N-notte Alex”. Mi disse con un sorriso spontaneo.
“Notte Jack”. Soffiai sui suoi capelli.
E poi scivolai in un sonno agitato, con Jack accoccolato accanto a me che mi stava dandoemozioni che mai nessuno prima mi aveva fatto provare. 




Ehm, salve.
Se vi stanno sanguinando gli occhi dopo questo (e sono sicura che è così), date la colpa a mio padre che mi ha voluta trascinare in montagna da mia nonna = non avevo un cazzo da fare tutto il giorno e il mio cervello contorto si è messo ad elaborare…questo. Che spero non vi abbia ammazzate tutte anche se so che c’è un 99,9% di possibilità che l’abbia fatto realmente. Quindi genteh, è colpa di mia nonna. Sbattete lei in carcere.
Okay non voglio dilungarmi quindi chiudo implorandovi di recensire se non siete nella tomba (manderò dei fiori casomai). Mi basta anche un “sono ancora viva, continua” o “non era così crudele, vai avanti”. Per favore. Sennò mi scoraggio totalmente e avrete la mia depressione sulla coscienza.
Il titolo, by the <3<3Way<3<3 è preso dalla canzone di quei tre drogati del mio cuore di nome Mike, Billie Joe e Tré intitolata Fell for you, che io personalmente amo.
Stay in drugs, don’t do school
-c.
  
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