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Autore: firstmarch    22/07/2013    11 recensioni
"Come posso vivere non sapendo se un giorno uscirò da questa pseudo prigione?
Come posso vivere sapendo che tutti mi credono mentalmente instabile?
Mi chiamo Jade Lennox, per l'istituto 0127."
Arrestata e poi rinchiusa al S.T. Institute per disagiati mentali, Jade Lennox è accusata di aver commesso l'omicidio di suo padre. Nessuno pare crederle e tutti si convincono che qualcosa in lei non vada. A soli diciassette anni è costretta a convivere con la consapevolezza di non poter più vivere al di fuori di quelle mura, libera. Ma, per sua fortuna, non è la sola a non essere pazza, all'istituto.
Rachel Smith, Jared Greenwood e il misterioso nuovo vicino di cella, Justin Bieber, si rivelano perfettamente sani, come lei. All'apparenza non hanno niente in comune, ma, conoscendosi meglio, capiranno che una cosa di vitale importanza li accomuna. Il motivo della loro reclusione. Stanchi della loro immobile situazione e desiderosi di libertà, attuano un piano di fuga e non solo.
Cercano vendetta. Vendetta verso Claudius Gray, uomo d'affari, bugiardo e assassino.
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TRAILER:
http://www.youtube.com/watch?v=OR8GMnQ82pU&list=UUVN1byk4i4CKeoucLXFlBfQ
PDF: http://ge.tt/6ZcOVFJ1/v/0?c
Genere: Drammatico, Romantico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Justin Bieber
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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26 Gennaio 2013.
Quarto giorno di prigionia.



Ieri non sono venuta nella SR, non stavo bene. Un dottore e, per fortuna, non uno psichiatra, mi ha visitato.
Ha prescritto delle vitamine e dei sonniferi, perché, a quanto pare, non dormo e sono troppo debole.
Di certo non avrei dato loro la soddisfazione di sentirlo dire da me. Sempre se mi avessero creduto.
In realtà dormo, anche se un paio di ore a notte. E, stranamente, non è colpa del nuovo arrivato, lo 0128. E' silenzioso quasi quanto me, non c'è che dire, tant'è che ho pure pensato, un paio di volte, che non fosse pazzo, proprio come me. Poi mi sono detta che sono sicuramente l'unica con una storia del genere, l'unica sana dentro questa prigione.
Ah, dimenticavo, il dottore ha anche chiesto di potermi fare uscire all'aria aperta più spesso dei normali pazienti, almeno per adesso.
Credo, quindi, che mi permetteranno di scorrazzare nel cortile (sempre sotto sorveglianza) almeno ogni due o tre giorni.
Se potessi, morirei adesso. Se invece fossi una strega o una maga o chi più ne ha più ne metta, la farei pagare a tutti quanti, ovviamente dopo una bella vacanza ai Caraibi o in qualunque altro posto che io possa immaginare.
Se fossi una maga, tornerei da Claudius Gray e lo farei spedire qui al posto mio.
Uccidere sarebbe troppo facile.
E a me, le cose troppo facili non piacciono, devono avere un tranello sotto. È per questo che la polizia dovrebbe fare un paio di indagini in più, è troppo facile pensare che abbia ucciso io Gregory Lennox. Troppo, troppo facile.

 

 

0127 ripone il suo sfogo nella fessura dopo aver estratto quello di due giorni prima.
Non lo legge, lo mette nella tasca della divisa.
Oggi la SR è vuota, e Lennox ne è felice.
Per un po' dimentica dove si trovi, guardando quasi con attenzione la televisione, poi il suo tempo finisce ed è costretta a tornare alla realtà.
Scortata, come ormai d'abitudine da quattro giorni, nella sua camera, cerca inutilmente di spiare il suo vicino di cella. Ma la porta è chiusa e da dentro non viene alcun rumore.
E la cosa si ripete per i successivi due giorni, lasciando quasi pensare a Lennox che l'abbiano spostato. O peggio, che sia uno dei più pazzi in assoluto.
Lui aveva negato di esserlo, ma, come si dice, il primo segno per capire se è una persona è pazza è vederli pensare di non esserlo.
In quei due giorni Lennox esce. Esce all'aria aperta, assaporando la piacevole sensazione del sole sulla pelle, del gelido vento d'inverno e dei fiocchi di neve.
Certo, è rimasta fuori neanche un'ora, ma le è bastato per rimpiangere ciò che fino a una settimana prima aveva e che forse non avrà più.
Tornata in cella più su di giri del solito inizia a girovagare per la sua piccola camera, senza pace, con l'irrefrenabile desiderio di urlare di farla uscire.
Poi entra nel bagno e si guarda alla specchio.
Dopo sei giorni non sembra più la stessa.
Occhiaie profonde le contornano gli occhi azzurri, ormai ardenti di rabbia, i capelli sono legati in un pratico chignon fatto dagli addetti all'igiene personale di ognuno di loro, le labbra grosse sono screpolate, il suo viso pallido.
Lennox si riconosce a stento. Non vuole guardare un attimo di più quella figura consumata che le dà lo specchio, perciò torna nella camera, si sdraia sul letto e inizia a leggere uno dei tre libri presenti nella 'libreria'.
Non sa di chi sia e di chi parli quel libro, vuole che sia una sorpresa. Fa finta di aver appena scartato un regalo di Natale e di averci trovato questo misterioso libro. Sicuramente le piacerà, glielo hanno comprato i suoi parenti, conoscono i suoi gusti.
Lo finisce prima di cena, quando, come al solito, la guardia passa a scortarla.
No, si sbaglia. La guardia passa prima per lo 0128. Ma com'è possibile? Lei viene prima di lui!
“Si cena”
Silenzio.
“Si cena, 0128”
“Non è quello il mio nome, Guardia”, Lennox immagina la guardia alzare gli occhi al cielo, mentre il ragazzo ripeteva la stessa frase da lei pronunciata qualche giorno prima.
“Esci da qui, Bieber”
Finalmente la porta si richiude. I loro passi riecheggiano lungo il corridoio, senza mai passare dalla stanza del 0127. Dopo pochi secondi pure Lennox viene scortata fuori, per la cena, ma quando si volta per cercare di vedere il ragazzo, ormai di lui non c'è più traccia.
“Bieber, 0128. Lo ricorderò.”


29 Gennaio 2013.
Settimo giorno di prigionia.


Ho bussato contro il muro, una volta. Per curiosità, nient'altro. Volevo vedere com'è messo quello nuovo.
Non mi ha risposto. A quanto pare è matto e asociale. O sordo.
Non so quanto io possa continuare a scrivere sfoghi, dato che non ho niente da scrivere.
Beh, sì, immaginate di stare in un manicomio.
Immaginate di essere un recluso. Un recluso sano.
Cosa ci sarebbe da scrivere? “Mi manca il mondo di fuori, mi manca la mia vita di prima, voglio la mamma”
No. Una volta scritto che sei mentalmente a posto e che ti fa tutto schifo, non c'è nient'altro da dire.
Potrei iniziare a disegnare. Disegni innocui, sì, ma sarebbe sempre meglio di niente. Potrei disegnare le penose situazioni in cui mi trovo ogni qualvolta in cui mi siedo a tavola per i pasti. A volte il cibo vola da un tavolo all'altro, altre volte la gente se le dà di santa ragione, fino a quando delle guardie non intervengono.
Io me ne sto solo zitta, mangio il mio pasto e mi assicuro di non fare parte di queste scaramucce tra pazzoidi.
Mentre taccio mi guardo in giro, per trovare qualcuno che sembri essere almeno un po' come me. Ieri mi sono ritrovata a pensare che non so neanche che faccia abbia 0128.
Potrei averlo davanti in mensa e non saperlo. Lascio perdere, solo perché è la persona che ho più vicino quando sono nella mia cella non vuol dire che debba diventare la sua amicona del cuore, anche perché potrei vederlo solo in mensa o nella SR.
Stupida Jade, stupida, stupida, stupida.
 

Il terzo foglio si fa strada nella fessura del tavolo di legno, mentre il secondo viene fatto uscire e messo poi nella tasca dei pantaloni, proprio come il primo.
Lennox si alza e, stanca delle luci artificiali e desiderosa di vedere il sole, per quanto possibile, si dirige verso Cliff Burton, la sua guardia.
Ormai, per gioco, ha scambiato tutte le lettere del suo nome fino a crearne dei nuovi. Che cosa sciocca.
Burton la guarda dall'alto al basso, poi le fa segno di seguirlo.
“Solo venti minuti, poi farà buio e io non sono autorizzato a lasciarti fuori dopo il tramonto”
Lennox annuisce senza protestare. Se lo facesse sarebbe peggio.
Ormai memorizzati i corridoi e le porte da superare, si fa condurre quasi inutilmente da Cliff nel giardino secondario.
Quando l'ultima porta si apre, Burton le consegna un giubbotto pesante e una sciarpa, poi la lascia uscire, standole a qualche metro di distanza. Ma, prima che possa fare qualche passo, qualcuno la urta.
Qualcuno più robusto, ma non molto più alto di lei. Ha poco meno di un secondo per girarsi e vedere vagamente dei capelli castano chiaro allontanarsi, subito dopo aver sentito un rapido 'scusa'.
La guardia che lo accompagna, una donna, chiude un occhio per il fatto che il detenuto abbia parlato con un altro senza permesso, ma Cliff no.
“Chiudi quella fogna, 0128! Non ti è permesso parlare ad altri pazienti!”
0128 è Bieber. Il ragazzo che le è appena venuto contro è il suo vicino, colui che credeva non avrebbe mai visto.
Beh, in effetti adesso sa solo che ha i capelli castani, niente di più.


Il giorno dopo, in preda alla solita routine da più di una settimana, Lennox si dirige di nuovo nella SR.
Ha trovato qualcosa di cui poter parlare nei suoi sfoghi.
Oh sì, l'imprevisto successo il giorno prima non le ha dato un attimo di pace quella notte. L'ha strappata dalla noia, lasciandola sveglia. Non è successo niente di che, certo, ma è pur sempre qualcosa fuori dalle regole, qualcosa di non programmato.
Una volta entrata nella SR, si dirige quasi precipitosamente verso il suo tavolo consumato, prendendo al volo una biro dal portapenne appoggiato lì vicino.
Cercando di non farsi notare, Lennox sfila il foglio dalla sua consueta fessura, aprendolo.
Quello non è il suo foglio.
Ma com'è possibile? Nessuno si sarebbe potuto accorgere di quel dettaglio, nessuno di furbo, nessun malato.


 

Ti ho sentita ieri sera, 0127.
Ho sentito che bussavi contro la parete, ma non credevo potessi essere normale.
Almeno non tanto da scrivere cose sensate nel foglio che mi sono permesso di leggere e portare via.
Credi di essere l'unica sana qui dentro? Questo manicomio -detta come va detta- è pieno di gente sana, li ho visti.
Li ho visti quando sono uscito, quando li guardavo negli occhi.
Poi ci sono quelli pazzi, lo so.
Evidentemente neanche tu lo sei e la cosa mi fa piacere, dato che sei nella camera vicino alla mia. Non sai che faccia ho, hai ragione. 
Sono quasi irriconoscibile, ma posso dirti com'ero prima.
Ho la pelle chiara, sono canadese. I capelli, per fortuna, non sono cambiati, almeno quelli. Sono castano chiaro, corti. Gli occhi sono come i capelli, le labbra un po' troppo...gonfie, non so. Il naso è dritto, le sopracciglia sono folte. Non sono molto alto, non sono di certo muscoloso come quelle guardie che ci tengono sott'occhio tutto il giorno, ma non sono esile.
Spero di non annoiarti, ma ho trovato un modo di scampare alla solitudine. Forse neanche leggerai questo...questo sfogo, come lo chiami tu, ma a me serve, perciò continuerò fino a quando non mi porteranno via.
Ho diciannove anni, ho due fratelli e vivevo a Stratford. Mio padre era un uomo d'oro, poi è stato ucciso. Ucciso da chi mi ha mandato qui.
Siamo vicini in questa...disavventura, perciò credo che, in qualche modo, impareremo a conoscerci. Sempre che tu legga ciò che sto scrivendo.
Non sei sola, Jade. Io sono come te.


Justin Bieber, 0128.

 

- SPAZIO AUTRICE -
buh.
Bene, bene, come posso rompervi i coglioni, oggi?
E' uscito il trailer di
Catching Fire, per chiunque avesse seguito la mia ultima fanfiction.
Avreste dovuto vedermi. Anzi no, vi sareste spaventate.
Grazie mille per le recensioni e i commenti positivi, per le lettrici silenziose, i preferiti, seguiti e ricordati.
thanks, merci, danke schon.
p.s. questi primi due/tre capitoli sono una specie id introduzione, perciò non ci sarà 'azione'.

 

   
 
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