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Autore: The irish boy    23/07/2013    7 recensioni
Ero fuori rotta, aspettavo che lui mi salvasse, ma non potevo lasciare a lui questo compito, così decisi di tornare da lui e anche se fossi stata un'altra persona l'avrei fatto innamorare di me di nuovo, sperando che l'amore possa riaccendersi anche nel mare.
Genere: Drammatico, Fluff, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Justin Bieber
Note: OOC | Avvertimenti: Non-con
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prologo.



Il vento soffiava gelido fuori dalla finestra passando velocemente tra i rami degli alberi.
Un pallido raggio di sole attraversò la finestra e mi colpì il viso facendomi svegliare dal mio profondo sonno.
Iniziai a battere velocemente gli occhi in modo da mettere a fuoco tutto quello che c’era attorno a me.
Portai la mano fino al piccolo comodino in legno vedendo che erano le sette del mattino e capì che era ora che di alzarsi, ma prima di chiudere il telefono notai il solito messaggio che ricevevo tutte le mattine.
Da:amore.
“Buongiorno piccola, ci vediamo dopo.
Ti amo.
J. xx”
Un sorriso si allargo sul mio viso mentre rispondevo velocemente per poi riporre nuovamente il cellulare sul comodino.
Mi alzai svogliatamente portando le coperte lontane dal mio corpo sentendo un brivido percorrermi il corpo.
“Stupida scuola, ti odio” dissi con disprezzo mentre mi stiracchiavo portando le braccia al di sopra della mia testa.
Camminai lentamente verso il bagno portando con me una felpa verde, una maglietta bianca con su una stampa a cui non feci caso, un paio di jeans neri stretti e la biancheria intima pulita.
Mi cambiai velocemente e mi avvicinai allo specchio lavandomi la faccia e i denti, pettinai i miei lunghi boccoli castano chiaro e lasciai che mi ricadessero morbidi sulle spalle.
Uscendo dal bagno presi dall’armadio le mie amate Supra verdi e le misi ai piedi per poi scendere in cucina.
“Tesoro” mi sorrise mia mamma con un cenno della testa.
"ciao mamma, colazione la salto, devo correre, non voglio far aspettare Justin" dissi sorridendo mentre prendevo da terra la tracolla viola contenente i miei libri.
"Ringrazia che adoro Justin" mi rispose lei ridacchiando.
"Grazie mamma, ora scappo, a stasera" la salutai mentre indossavo velocemente la giacca e mi riposavo nuovamente la tracolla a spalle.
"Ciao tesoro, ti voglio bene" mi salutò a sua volta.
"Anche io" urlai sbattendo la porta dietro di me senza nemmeno accorgermene.
Un motorino era come sempre parcheggiato davanti a casa mia e un ragazzo la cui fronte era coperta dai capelli biondi scuri mi stava aspettando.
Un sorriso smagliante era dipinto sul suo volto e, prima che me ne rendessi conto, mi persi nei suoi occhi color caramello.
Un sorriso si ampliò sul suo volto mentre mi avvicinavo a lui.
Mi avvolse con le sue braccia e poi dopo esserci scambiati un breve e casto bacio salì sulla sua moto tenendomi stretta al petto del mio ragazzo.
Mi strinsi a lui e il suo odore mi invase le narici lasciandomi completamente rilassata.
Senza che me ne rendessi conto ci ritrovammo davanti al cancello della scuola e dopo aver sistemato il cavalletto e spento la moto scese giù da quest'ultima aiutando anche me.
Presi la sua mano e attraversammo assieme il piccolo cancello della scuola mentre molti altri alunni facevano lo stesso, con l'unica differenza che io e Justin sorridevamo.
Era lui a mettermi felicità. Ogni suo gesto e ogni sua parola, avevo solo sedici anni e lui era il mio primo amore.
***
Lasciai che il vento accarezzasse i miei capelli mentre i miei occhi vagavano indisturbati tra la folla fuori da scuola, quando finalmente riuscì a scovare la sua nuca camminai verso di lui lentamente cercando di non farmi sentire, lui era girato di spalle a parlare con Chaz, un suo amico che ormai era anche amico mio.
Mi portai un dito davanti alla bocca facendo cenno a chaz di far finta di nulla. Lui accennò un veloce sorriso facendomi capire che acconsentiva.
"Bu" sussurrai all'orecchio di Justin.
Lo colsi di sorpresa a tal punto da vederlo sobbalzare.
Si girò verso di me e mi stampò un lieve bacio.
"Volevo solo salutarti prima di andare a casa, ci sentiamo stasera, ti amo" gli dissi con un tono non troppo forte in modo che sentisse solo lui.
"Va bene, ti amo anche io" rispose lui prima di poggiare un'ultima volta le sue labbra sulle mie.
Staccandoci mi ricomposi e mi leccai le labbra e salutai velocemente anche Chaz con un bacio sulla guancia prima di allontanarmi e svoltare l'angolo. Camminai per diversi metri prima di trovarmi in una stradina della mia cittadina che per i miei gusti era sempre stata troppo separata da tutto il resto.
Non me ne resi quasi conto quando un paio di occhi gelidi mi si posizionarono davanti spiazzandomi.
Notai un'ombra passare attraverso lo sguardo di quell'uomo e cercai di indietreggiare fino a quando la mia schiena non toccò un muro.
"Allora, splendore, qual'è il tuo nome?" sussurrò con voce roca mentre riuscì a capire che quell'uomo era ubriaco dato che puzzava tremendamente di alcool.
Sentì le sue sporche dita afferrare saldamente il mio mento e spostarlo in modo che lui mi guardasse fisso negli occhi.
"Rispondimi quando ti parlo" ringhiò.
La paura s'impossessò di me facendo in modo che le mie labbra fossero serrate e non riuscivo a parlare sentendo improvvisamente la mia gola seccarsi.
Le sue mani si spostarono sulle mie spalle quando mi sbattè violentemente contro il muro provocandomi un dolore lancinante alla schiena.
"Brooklyn, mi chiamo Brooklyn" dissi con un urlo strozzato sentendo un groppo formarsi all'interno della mia gola.
"vedo che hai capito" disse lui mentre un sorriso cattivo solcava il suo volto.
"Io mi chiamo Mike, preparati ad urlare il mio nome" mormorò all'interno del mio orecchio facendomi pietrificare.
"ti prego, no" sussurrai mentre una lacrima mi correva il viso.
Lui mi tirò un violento schiaffo zittendomi.
Altre lacrime mi annebbiarono la vista e mi facevano andare a fuoco le guance, fino a che non le liberai e lasciai che fuoriuscissero.
Sentì delle mani toccarmi il bottone dei jeans e così portai il mio ginocchio verso l'alto velocemente colpendolo in pieno in mezzo alle gambe.
"sporca puttanella" sibilò lui lasciando su ogni parola un quantità enorme di veleno.
Cercai di scappare ma lui mi prese per il braccio lanciandomi a terra e iniziando a prendermi a calci, ogni calcio era pieno di cattiveria e di voglia di distruggermi.
Quando i calci cessarono non riuscivo a muovermi e lui approfittò di questo per ottenere ciò che voleva arrecandomi un dolore atroce data la sua mancata delicatezza.
Quando finì ghignò soddisfatto estraendo dalla tasca interna della sua giacca una pistola e me la puntò contro.
Udì un forte sparo e poi niente, il silenzio più totale.
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DIA DUIT!
Hey, eccomi qui con questa nuova fan fiction. 
Se avete consigli, critiche o semplicemente volete dirmi che vi piace lasciatemi una recensione e io sarò felice di rispondervi :)
E' un po' corto, ma i capitoli dopo saranno più lunghi, ho riletto alcune volte e spero di non aver fatto errori, o per lo meno non errori gravi, Mi dispiace se ne ho lasciati ma ultimamente è un periodo un po' particolare e sono leggermente fusa ahahhaha.
Nooow, se volete sapere quando aggiorno seguitemi su twitter (@xxniallshug).
E adesso, dopo aver fatto gli auguri ai one direction per i loro 3 anni come band scappo. 
Al prossimo capitolo (che posterò al più presto).
-Erica.
P.s: se ve lo state chiedendo 'dia duit' in irlandese secondo google traduttore vuol dire 'ciao' lol. (spero che non sia sbagliato) 
  
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