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Autore: SilvyMilan    24/07/2013    0 recensioni
E se Spike non se ne fosse andato in quell'accecante bagliore?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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“Buffy, Buffy!” chiamò Dawn più forte.
Buffy si svegliò. Aveva dormito ben 16 ore, tutte le ore del viaggio in aereo.
L’aereo atterrò all’aeroporto di Roma.
I ragazzi scesero e ammirarono il cielo limpido della città.
“Città nuova, vita nuova!” esclamò Willow accennando un lieve sorriso.
Due taxi erano pronti ad accompagnarli alla loro nuova dimora.
Una grande villa in stile moderno si stagliava in mezzo al caos della città.
I taxi accostarono proprio lì davanti.
Dawn non poté trattenersi: “Wow! Ma è magnifica!”
Buffy sorrise a Dawn, tutti gli altri ammiravano stupefatti la villa che li avrebbe ospitati.
Il sig. Giles era già a Roma da qualche giorno. Era sulla porta ad accoglierli:
“Benvenuti ragazzi!” esclamò.
I ragazzi entrarono e velocemente esplorarono tutta la casa.
Una cucina enorme si affacciava su un giardino con piscina, un salotto grandissimo dotato di tutti i comfort. Salirono la scala e giunsero ognuno alla propria camera.
“Che spettacolo!” esclamò Dawn che non poteva trattenere la gioia.
“E non è tutto. Seguitemi.” disse il Sig. Giles dirigendosi verso la sala – cinema.
Buffy fu l’unica a non ascoltare il sig. Giles; appena salite le scale chiese dove si trovasse la sua camera e vi si diresse abbandonando le valigie sul pavimento appena vi fu entrata.
Tornando al piano di sotto ed uscendo in giardino, Andrew gridò:
“Beh signor Giles se ci avesse detto che ci sarebbe stata la piscina avremmo portato dei costumi!”.
“Siamo a pochi metri dal centro, ricco di negozi, potete fare tutto lo shopping che volete!” esclamò il sig. Giles ridendo.
“Shopping!?” Dawn e Willow si guardarono sorridenti pensando proprio di farsi un bel giretto per le vie di Roma.
A mezzogiorno si ritrovarono tutti a tavola nella meravigliosa sala da pranzo.
“Lei è la Signora Marina, la governante.” disse il Sig. Giles
La donna venne accolta con entusiasmo da tutti. Ringraziò e si dileguò in cucina, per tornare pochi istanti dopo con un carrello di prelibatezze.
I ragazzi gustarono le pietanze preparate dalla donna.
Solo Buffy rimase con il piatto quasi pieno.
“Buffy non ti piace?” chiese Dawn.
“Si, si, è molto buono. Ma non sono affamata, sarà la stanchezza per il viaggio”. rispose Buffy allontanando il piatto.
“Vai pure a riposarti Buffy se ne hai bisogno” disse il sig. Giles.
“Si va bene, penso che andrò in camera.” rispose Buffy.
“Sorellina, ti dispiace se questo pomeriggio io e Willow usciamo a fare compere?” chiese Dawn.
“Andate pure” disse la sorella sforzandosi di sorridere.
 
Buffy si distese sul letto fissando il soffitto.
Alla mente le affiorarono gli ultimi ricordi che aveva di Spike.
Ti amo.
No, non è vero. Ma grazie per averlo detto
Non poteva credere di averlo perso così. Così stupidamente.
Non poteva darsi pace per avergli lasciato fare l’eroe.
Lui aveva salvato il mondo rivelandosi un uomo totalmente diverso da quello che lei aveva conosciuto.
Ma ora che le rimaneva?
Un ricordo straziante. Assillante. Che la divorava dentro.
Non sopportava di avergli detto quel “ti amo” troppo tardi.
E che lui non le avesse creduto aumentava ancor di più la sua sofferenza.
Tu sei unica, Buffy.  Le aveva detto una delle ultime notti.
Io non voglio essere unica.Gli aveva risposto.
Ora non era più l’unica cacciatrice e questo le avrebbe permesso di vivere una vita quasi normale; ma ciò non la consolava, perché tutto ciò di cui aveva bisogno era Spike.
Spike! Spike! Spike!
Il suo nome pulsava nella mente di Buffy, che lo sognava ogni notte, e lo pensava ogni istante tutto il giorno.
Niente poteva cancellare il suo ricordo.
 
 
A Los Angeles una misteriosa busta recapitata alla W&H destava molta preoccupazione.
Angel si fece coraggio e la aprì.
Dalla busta cadde l’amuleto con il quale Spike aveva combattuto la sua ultima battaglia; dopo un bagliore accecante si materializzò Spike davanti ad Angel ed i suoi colleghi che erano rimasti a bocca aperta.
Tutti esclamarono:
“Spike!” in tono stupito e non proprio felice.
Spike era tornato. Nemmeno lui sapeva come.
Aveva vagato per giorni in una dimensione a lui sconosciuta, poi improvvisamente si era ritrovato davanti il suo vecchio “nemico”Angel:
“Toh! Tra tutti i luoghi in cui potevo capitare … eccomi qua!” sbuffò Spike innervosito.
“Beh sicuramente nessuno di noi sentiva la tua mancanza!” rispose Angel indignato.
“Piuttosto preferisco tornare cenere! Addio mondo!” disse Spike con un rapido scatto, dirigendosi verso la porta dell’ufficio pensando che il sole lo avesse colpito e bruciato. Definitivamente.
Ma, stranamente, il sole non gli diede fastidio, anzi, egli provò un piacere che ormai non assaporava da più di un secolo.
“Dannazione!” esclamò Spike.
“Spike non brucia al sole!?” esclamò stupita Cordelia.
“Beh perfetto!” sbuffò Angel dalla sua scrivania.
Spike si mise una mano sul petto. Il cuore. Il suo cuore batteva.
“Come può essere accaduto!?” si domandò Spike.
“Beh, in effetti le istruzioni di quell’amuleto parlavano di una ricompensa” disse pensieroso Angel.
“Amuleto? Ricompensa?” Spike non ricordava nulla.
“Non ricordi il tuo sacrificio? Hai fatto l’eroe! Hai salvato il mondo! O almeno così ha detto Buffy.” gli spiegò Cordelia.
“Buffy!” quel nome fece accendere in Spike la scintilla che gli permise di ricordare.
“Lo sapevo” disse Angel sconsolato. “L’unica cosa che ricorda”.
“No, no, no, ora ricordo tutto. Ma Buffy dov’è!?” chiese Spike incuriosito.
“Non più in America” rispose Angel freddamente.
“E dove!?” Spike iniziò ad alterarsi.
“Ehi ehi, calmati Spike!” disse Cordelia tentando di bloccare la discussione.
Spike trovò allora un po’ di pazienza in fondo alla sua essenza umana e disse:
“Senti Angel, devo vedere Buffy, devo parlarle, tu sai che io la amo e ora, ora che sono umano posso darle tutto quello di cui ha bisogno!”
Angel era sconvolto ma non ebbe la forza di reagire. Era vero: in effetti solo lui, solo Spike, tornato umano, poteva dare a Buffy la felicità che lei attendeva da anni. Spike!
Angel non disse una parola. Se ne andò dall’ufficio sbattendo rumorosamente la porta.
 
Buffy si svegliò all’alba.
Aveva dormito dal giorno precedente, e nessuno aveva avuto il coraggio di svegliarla perché tutti conoscevano il motivo per il quale stava così male e sapevano che avrebbe voluto restare sola.
Aprì le finestre; un’aria fresca le accarezzò il viso e il sole stava sorgendo.
Oggi mi sento megliopensò sorridendo.
Sistemò le valigie che il giorno prima aveva gettato a terra non curandosene, andò in bagno e si fece una doccia.
Si vestì e scese al piano inferiore per la colazione.
Nessuno era ancora sveglio. In quel momento la signora Marina fece capolino dalla cucina:
“Buongiorno signorina! Già sveglia?”
“Si, direi che ho dormito abbastanza.” Disse Buffy sorridendo.
Stava sorridendo sinceramente per la prima volta dopo giorni e giorni di lacrime e silenzi.
Sentiva che qualcosa stava cambiando: no, non aveva dimenticato Spike. Anzi sentiva che lui era lì con lei, in qualche modo. Pensò che si stesse solo abituando alla sua assenza.
Uscì in veranda e si sedette davanti alla meravigliosa piscina.
Ammirò tutti i particolari che il giorno prima non aveva notato, accecata dalla malinconia.
Fissò il cielo limpido e il pensiero di Spike ora non le sembrava così triste.
Sorrise e pensò che quel cielo limpido era proprio un regalo di Spike.
 
“Buongiorno” disse Angel entrando negli uffici della W&H.
In realtà per lui non era assolutamente un buon giorno. E non era stata nemmeno una buona notte.
Aveva riflettuto, riflettuto tanto.
Doveva decidere: non rivelare a Spike dove fosse Buffy e conseguentemente farla soffrire per il resto della vita o inviare Spike con un volo diretto a Roma, da Buffy.
Era stato tormentato per tutta la notte da dubbi enormi: voleva la felicità di Buffy, ma non poteva credere che doveva essere proprio Spike a dovergliela dare questa dannata felicità.
Non poteva perdere il suo unico amore così, consegnandola a Spike.
Ma Spike ora era umano. E Buffy non aveva sicuramente bisogno di un vampiro al suo fianco.
Spike intanto aveva passato la notte in un hotel, pensando a dove potesse essere Buffy, decidendo che il giorno seguente avrebbe affrontato Angel con tutta calma.
Bussò alla porta del vampiro.
“Avanti” disse Angel.
“Ciao” disse Spike.
“Ah, Spike. Stavo per mandare Cordelia a prenderti” disse Angel senza alzare lo sguardo.
“Fretta di vedermi?” disse Spike con il suo solito umorismo.
“Non proprio. Ma ti prego di ascoltarmi.” rispose Angel.
“Ho passato la notte a riflettere.” iniziò Angel.
“Beh sapessi io che vorrei solo sapere dov’è Buffy!” sbuffò Spike.
“Infatti, lo so. Ascoltami: questa notte l’ho trascorsa a decidere se mandarti da lei e farla felice per sempre o tenerti segreto il luogo in cui vive ora perché il mio orgoglio non vuole assolutamente che tu sia il suo uomo!”
“So che può essere difficile, ma cosa hai deciso?” chiese intimorito Spike.
“Ho deciso che  metterò da parte l’orgoglio. Per lei. Sappi che lo faccio solo per lei.”
“Dimmi dov’è” implorò Spike.
“Roma” disse Angel porgendo a Spike un biglietto di sola andata per la capitale italiana e una cartina con su indicato l’indirizzo.
“Grazie” disse Spike, sentendo di non poter e non dover dire altro.
“Vai. Ma sappi che se la farai minimamente soffrire con i tuoi modi o comportamenti non ti ridurrò  in polvere ma cancellerò per sempre ogni tua traccia dall’universo. Te lo giuro!” lo minacciò Angel alzandosi dalla sedia.
“Non lo farò” disse seriamente Spike “Addio”.
Angel non disse niente, Spike si allontanò da lui e si diresse verso la porta.
Cordelia entrò nell’ufficio di Angel.
“Dove va Spike?” domandò la ragazza.
“A Roma” rispose Angel con tono gelido.
“Ah.” disse Cordelia, e preferì lasciarlo solo.
 
 
Il sig. Giles si diresse verso il telefono che stava squillando:
“Pronto?”
“Sig. Giles?” disse Angel.
“Si, Angel?” rispose stupito.
“Sono io. Vorrei che mi facesse parlare per spiegare tutto prima che accada una cosa.”
“Dimmi tutto.” disse Giles un po’ accigliato.
“Spike è vivo. È tornato tre giorni fa. Sta venendo in Italia. Non vi causerà problemi. È umano, adesso. Sapevo che Buffy stava tremendamente male senza di lui, così ho deciso che questa è la cosa migliore. Spero.”
“Ho capito. Buffy te ne sarà grata, Angel” rispose Giles.
“Io spero solo che lui la renda felice. Se lo merita. Non me lo perdonerei se la facesse soffrire.”
“Capisco Angel. Per quando è previsto il suo arrivo?” chiese il Sig. Giles.
“Domattina.”
“Perfetto. Grazie.”
“A risentirci Giles.” disse Angel.
“Ciao Angel.” concluse il sig. Giles.
 
 
Spike aveva fatto acquisti per rendersi presentabile; Cordelia gli prestò qualche soldo, tanto per riuscire a raggiungere poi la casa di Buffy dall’aeroporto.
Salì sull’aereo e prese posto vicino al finestrino. Pochi minuti dopo l’aereo decollò.
Spike guardava la terra allontanarsi sempre più mentre l’aereo prendeva quota nel cielo.
Per tutte le 16 ore non riuscì a pensare altro che a lei.
Finalmente poteva rivederla. E questa volta il loro amore non sarebbe più stato impossibile.
Quando l’aereo atterrò Spike scese, prese la sua valigia e la cartina; salì sul primo taxi disponibile.
Diede l’indirizzo al conducente ed egli rispose:
“Certo signore, è solo a qualche chilometro da qua.” rispose l’autista.
Spike sorrise.
 
In quel momento suonò il campanello. In casa vi erano solo il sig. Giles, la governante e Xander e Andrew che dormivano al piano superiore.
“Marina, le dispiace aprire?” chiese.
“Subito” rispose la donna.
“Buongiorno” disse un uomo biondo, con una camicia bianca e dei pantaloni neri. Con sé portava una piccola valigia.
“Buongiorno. Spike?” chiese Marina.
“Sono io” disse sorpreso che la donna sapesse il suo nome.
“Prego. Siamo stati informati del suo arrivo.” disse Marina.
“Spike! Benvenuto in Italia!” lo accolse il Sig. Giles.
“Grazie.”
“Sei cambiato dall’ultima volta eh?”
“Così pare” rise Spike agitato.
Giles guardò l’orologio. Le undici e mezza.
“Beh sono tutti fuori a quest’ora. Penso siano in centro.”
“Buffy?”
Giles sorrise: “Certo anche Buffy! Dovrebbero tornare a minuti comunque, per pranzo.”
“Si, si, capisco; e come sta Buffy?” domandò Spike.
“Sai, fino ieri se ne stava sempre in camera senza mangiare, parlava poco perfino con sua sorella. Ma questa mattina si è svegliata presto ed è uscita con i ragazzi. Sembrava migliorata la situazione.”
“Capisco. Spero di farle una gradita sorpresa” ribatté Spike.
“Penso che non desideri altro!” lo rassicurò Giles.
 
Buffy e i ragazzi richiusero il cancello dietro di loro.
“Devono essere arrivati, esci qui fuori e aspetta.” sorrise Giles mandando Spike in veranda.
Spike uscì sulla veranda e poté ammirare la piscina immensa che si allungava per buona parte del giardino.
“Siamo tornati!” esclamò Dawn appoggiando a terra le buste piene di acquisti.
“Bene! Anche tu Buffy hai fatto acquisti?” chiese Giles.
“Si, certo.” rispose lei.
“Allora sarà meglio che tu ti metta i tuoi ultimi acquisti” disse Giles soddisfatto.
“Perché?” domandò Buffy incuriosita.
“Poi vedrai” le rispose.
“Vado a cambiarmi allora!” disse Buffy accennando un sorriso.
“Vai, poi scendi direttamente in veranda, ti aspettiamo per il pranzo.”
Una sorpresa. Spero solo non sia un ragazzo. Ora non ho proprio voglia. Pensò Buffy andandosi a cambiare.
 
“Sig. Giles che succede?” domandarono Dawn e Willow.
“Spike” rispose lui.
“Spike!?” esclamarono tutti i ragazzi.
“Shhh! Volete che Buffy vi senta?” disse Giles.
“Ma dov’è?” chiese Dawn sottovoce.
“L’ho fatto accomodare in veranda. Farà una sorpresa a Buffy”
“Davvero!? Che bello!” esclamò Dawn che non stava più nella pelle.
“Ma un attimo!” chiese Willow spaventata “In veranda? Con questo sole?”
“Oh, non c’è più problema. È umano ora!” rispose Giles.
“Davvero???” esclamarono tutti in coro.
“Si, è così. Mi ha telefonato Angel spiegandomi tutto. Spike per il bene che ha fatto nell’ultima apocalisse si è meritato di tornare in forma umana.”
“Oh, immagino come l’avrà presa Angel.” disse Willow.
“Beh non l’ho sentito molto in forma. Ma scommetto che se Buffy sarà felice lo sarà anche lui.” chiuse il discorso Giles.
 
Buffy non poteva immaginarsi chi l’avrebbe aspettata in veranda.
Indossò gli ultimi acquisti: un vestito blu, scarpe color argento e orecchini.
Si diresse nella veranda scendendo le scale esterne.
Vide qualcuno seduto ad un tavolo di fronte alla piscina.
Buffy si fermò sulle scale ad osservarlo. Lui non l’aveva ancora vista.
Capelli biondi, pelle chiara. E’ inconfondibile! Ma che dico. Impossibile.
Continuò a scendere altri due scalini.
Eppure assomiglia tanto a Spike. Ma lui … non c’è più.
Arrivata in veranda domandò:
“Chi sei?” chiese incuriosita.
“Finalmente!” disse l’uomo.
Buffy riconobbe quella voce. Il cuore le iniziò a battere a mille.
L’uomo si alzò e si diresse verso di lei che era rimasta immobile vicino alle scale.
“Tu, tu …” mormorò Buffy.
Spike le prese la mano.
Buffy notò con stupore che la sua mano era calda.
“Cosa mi sono persa?” domandò smarrita la ragazza.
“Non credi di dover agire più che domandare?” chiese Spike sorridendo.
Buffy sorrise anche lei.
Lasciò la mano di Spike e gli gettò le braccia al collo baciandolo per la prima volta alla luce del sole.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
  
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