Anime & Manga > Inuyasha
Ricorda la storia  |      
Autore: Rohchan    03/02/2008    3 recensioni
"Voglio trovare qualcosa che ho cercato a lungo...
Un luogo cui appartenere..."
Genere: Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kikyo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Fanfic nata ormai l'estate di due anni fa, mentre seduta sul ramo della mia quercia preferita in riva al torrente vicino a casa ascoltavo "Somewhere I Belong" dei Linkin' Park.
Spero vi piaccia, anche se è malinconica...
Un bacione
Rohchan

Un Luogo Cui Appartenere

“ Quando tutto questo ha avuto inizio…”

E’ passato moltissimo tempo…più di quanto io riesca a ricordare.

Oppure semplicemente NON VOGLIO ricordare.

Non c’era nulla che io potessi dire.

Nulla che potessi fare.

Dopo aver distrutto chi mi aveva ridato la vita e aver scoperto che cosa era accaduto, ero semplicemente persa in me stessa.

Nel mio dolore.

Nella mia angoscia.

Nel mio vuoto, immenso vuoto dentro.

Un corpo senza un’anima, perché la mia anima ce l’ha lei. Che adesso è accanto a te.

Ironico, come minimo.

“ Ero confusa…”

Confusa? Per i Kami…è un eufemismo.
Ho cercato di capire, di far combaciare i pensieri, come i pezzi di un puzzle ostinato che non vuole saperne di essere finito.

Milioni di frammenti di ricordi, suoni, colori, odori, sensazioni, che ora non mi è più dato di percepire come chiunque altro.

Confusa non è il termine adatto.

Immaginate…

Un posto caldo e sicuro…confortevole.

Il sole del mattino, il cinguettio degli uccelli.

Qualcuno che vi attende, ed una promessa da mantenere che vale una vita.

La vostra vita.

Immaginate…

Che qualcuno ve la strappi violentemente, e voi lasciate questo mondo, senza un perché.

Senza una sola ragione plausibile, una, UNA soltanto.

Niente.

E poi qualcuno vi riporta qui.

Crudelmente, allo stesso modo in cui la vita vi era stata strappata, vi viene ridata.

Voi non la volevate.

Voi avete perso tutto ciò per cui valeva la pena di vivere.

Come vi sentite?

Ora so di non essere l’unica a pensare certe cose. Qualcuno di voi mi fa compagnia.

“ Dentro di me…”

Non c’è cosa che non si possa dire di me che non sia più che evidente agli occhi.

Basta saper guardare.

Sono fredda.

Pallida.

Magra e smunta.

La mia pelle ha perso la bellezza di quel tempo.

Questo è tutto ciò che mi resta da provare, da sentire.

Il mio corpo senza vita, senza anima, che si trascina in questo mondo.

“ Niente da perdere..”

No…non ho niente da perdere, perché non ho niente. Non più, almeno.

Potrei giocarmi questa specie di vita, questa sopravvivenza forzata in barba a tutte le leggi della natura…

Ma che cosa varrebbe?

Niente.

Incollata qui. Bloccata nell’attimo.

Ferma, mentre il tempo scorre, e la vita mi passa accanto.

Desolatamente vuota e sola.

E suppongo che la colpa sia soltanto mia.

Maledetto il giorno che ti ho conosciuto e non ti ho ucciso.

Forse, facendolo, avrei potuto salvare la mia vita.

O forse…sarebbe stato meglio non tornare mai. Non rivederti mai più.

Aspettare semplicemente che fossi tu a venire da me, quando la tua vita si fosse conclusa.

Il tempo non è un problema, se sei morta.

Passa senza toccarti, senza scalfirti.

Nel mondo dei morti non c’è tempo.

Mi avrebbe risparmiato un sacco di grane, quella maledetta strega, a lasciare stare ciò che ancora c’era di me qui.

Avrei dovuto chiedere che le mie ceneri fossero gettate ai piedi dell’albero.

Del nostro albero.

“ Voglio cancellare il dolore, fino a farlo scomparire…”

Non è così facile come si crede. Si dice che il tempo cura tutto. Aggiusta tutto.

Il tempo è galantuomo.
Placa i ricordi che ci creano dolore, concede di dimenticare.
I sentimenti si sentono solo vicino ad altri come noi.

Io dico che dipende da che cosa si deve dimenticare.

Una madre non dimenticherà mai il figlio.

Un figlio non potrà smettere di ricordare la madre.

L’amore non si può dimenticare.

Al limite si può rinchiuderlo in uno spazio piccolo piccolo, pregando perché ci resti senza troppo danno.

Allo stesso modo, io non ti posso dimenticare.

Sei stato, e sei tutt’ora, una parte di me.

Una parte dannatamente importante di me.

Che tu possa bruciare all’inferno, stramaledetto, cinico, testardo, impertinente, prepotente, spocchioso…

Vorrei poterti stringere personalmente le mani intorno al collo e farti sentire cosa si prova a lasciare questo mondo.

Vorrei vederti il terrore negli occhi.

Vorrei…ma non posso.

Perché se volessi trovare un luogo cui appartenere, quel luogo saresti soltanto tu.

“ Ero confusa…”

Non c’è niente da dire. Solo, ancora non riesco a capacitarmi di come abbia fatto a resistere fino ad ora, a non cadere a faccia in giù nel fango.

Proprio non me lo spiego.

Nonostante desideri soltanto addormentarmi e non svegliarmi più, c’è qualcosa che mi tiene inchiodata qui, che ogni giorno mi fa riempire il mio corpo posticcio di anime altrui.

Continuo a guardarmi intorno, nella speranza di accorgermi che ciò che vedono i miei occhi non è quello che c’è nella mia mente.

Sarebbe più corretto al contrario, forse.

Non è il mondo ad essere cambiato, almeno non così tanto.

Sono io quella fuori posto.

La voce stonata nel coro.

Lo strumento fuori tempo.

La maglia bianca in mezzo a tanto nero.

Il fiore di ciliegio in un campo di margherite.

L’oscurità più profonda al centro della luce accecante del mondo.

“ Allora…cosa sono io?”

Mi pongo questa domanda dal momento in cui ti ho sigillato.

Cosa c’è in me?

Cosa è rimasto, oltre al nero, al vuoto, alla solitudine?

Oltre all’egoismo di chi è innamorato, cosa è rimasto di me qui, in questo petto in cui non sento battere il cuore?

Tutti quelli che m’incontrano mi guardano con deferenza.

Mi portano il rispetto che si deve ad una Sacerdotessa.

Ma se sapessero…fuggirebbero a gambe levate, come topi da una nave che si inabissa.

Non posso fidarmi di nessuno, e il motivo è nei loro occhi quando mi guardano.

Non c’è niente da guadagnare qui. Niente da ottenere.

Quello che un tempo è stato mio, ora è di qualcun altro.

Tutto ciò che un tempo era stato mio.

Così, se prima ero semplicemente vuota in me stessa, ora lo sono ancora di più.

Il vuoto più vuoto che si possa concepire.

Vorrei guarire, se di guarigione si può parlare.

Vorrei tornare a sentire come un tempo.

Vorrei semplicemente scomparire, essere lasciata in pace, essere cullata dal vento, giocare con un raggio di sole, fare a gara con una goccia di pioggia che cade dal cielo.

Aspettare il momento giusto per tornare al mondo osservandolo nella sua bellissima imperfezione in un modo che ai viventi non è concesso contemplare.

Vorrei accettare che ciò che ho sempre pensato era sbagliato, non è mai stato reale.

Semplicemente, liberarmi da questo dolore sordo che sento da troppo tempo, all’altezza del cuore.

Sentirmi di nuovo circondata da qualcosa di tangibile e vero, trovare ciò che ho cercato per una vita, ed anche oltre.

Un posto cui appartenere.

Prova a vivere, ho sentito dire.

Ormai sono qui, non posso andarmene. Tanto vale provare.

Non potrò dire di conoscere me stessa finchè non ci sarò riuscita con le mie sole forze.

Non è mica semplice.

Per voi che vivete, l’affetto e l’amore sono cose scontate.

Piangete, vi sentite soli…ma famiglia e amici li avete sempre.

Qualcuno disposto ad ascoltarvi anche a notte fonda lo trovate.

Per me non è così semplice.

La mia famiglia mi ha lasciata, i miei amici sono ormai invecchiati e morti da tempo.

Potrei provare a sfogarmi con un albero, e vedere se mi risponde.

Magari potrebbe funzionare.

L’unica persona che mi resta è l’unica con cui non posso parlare.

Perché è lui la causa del mio tormento.

Sospetto sia lui che mi tiene inchiodata qui. Se resto, probabilmente è per lui.

L’egoismo non c’entra. Egoismo sarebbe scappare lasciandolo ad affrontare tutto da solo.

Lei non la calcolo nemmeno.

È forte, lo ammetto.

Mi somiglia. In lei vedo la me di tanto, tanto tempo fa.

Quando ancora credevo in qualche cosa.

Ma non basta.

Da sola non basta.

Almeno, non per il momento.

Curioso come si riesca a farsi del male da soli anche oltre la morte.

Avete presente quando vi schiacciate un dito, e sapete che vi fa male da morire, ma non potete assolutamente fare a meno di continuare a sbatterlo contro qualunque cosa vi capiti a tiro?

Questo è ciò che sento ogni volta che lo vedo.

La stessa, identica sensazione.

Moltiplicata all’infinito dalla consapevolezza di non poter fare assolutamente niente per scacciarla.

Non vorrei più sentire nulla fino al momento in cui ogni ferita non sia guarita.

Non essere più nulla fino al momento in cui sarò in grado di liberarmi anche di me stessa.

Liberarmi, e trovare una nuova me stessa.

Diversa.

Più forte.

Più audace.

Più incosciente.

Meno fredda.

Meno sola.

Vorrei potermi sentire così.

Con un nuovo luogo cui appartenere.

  
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Inuyasha / Vai alla pagina dell'autore: Rohchan