Ciao a tutti
ragazzi. Ebbene sì, stavolta vorrei parlarvi di una questione
che mi dispiace un po’. Sì: parlo delle recensioni.
Parliamoci chiaro, ci sono delle storie che hanno 200 e più letture (Isorropia
ne ha quasi 300, Netami to Kinzoku ne ha 500) e con 4 o 5
commenti quando mi va di lusso. Ora, non pretendo che tutti commentino, però
davvero ragazzi, pensate un po’ anche all’autore per una volta: senza
recensioni, non posso sapere DAVVERO cosa ne pensate delle mie fic. E va bene
che ognuno scrive soprattutto per sé stesso, ma un minimo di gratificazione
–sì, anche gratificazione perché no?- ci sta, ecco tutto. Piuttosto recensite
negativamente, a me non dispiace e non mi offende, anzi… francamente mi sento
anche un po’ preso in giro se vedo 200 letture e 3 recensioni –sempre dagli
stessi tra l’altro: io vi adoro ragazzi, e vi ringrazio, ma vorrei sentire
anche ALTRE opinioni…
Quindi, ecco tutto: non voglio arrivare a quello che sono costretti a fare
alcuni fanwriters, non mi piace minacciare di non pubblicare più o altro, non è
nel mio carattere né nelle mie intenzioni. Però, davvero, fatelo come atto di
cortesia e di educazione, quantomeno.
Vi ringrazio per l’attenzione^^
Prima di iniziare, per restare in tema, ringrazio i commentatori di Red
Fracture ^_^
Buona lettura!
Titolo: Darker Than Black
Fandom: Saint Seiya
Personaggio/Coppia: Ikki
Prompt: 018. Nero
Rating: Per Tutti
Conteggio Parole: 507 (Flashfic)
Note: Oneshot. Shonen-ai facoltativo.
Disclaimers: Saint Seiya and all of the characters are ©
Masami Kurumada, Shueisha.
Tabella: http://shin-temperance.livejournal.com/24283.html#cutid1
Quando stavamo insieme, tutto era splendente.
Luminoso.
Sì, avevamo sofferto, eravamo stati strappati dalla nostra terra natia –alberi estirpati e ripiantati dall’altra parte del mondo, ma eravamo insieme, e ciò bastava.
Sì, Shun. Stare con te bastava a illuminare di una luce ferita tutto il nostro mondo.
I litigi con gli altri orfani dell’orfanotrofio, le ore di studio, i maltrattamenti di
Tatsumi, passava tutto in secondo piano.
Tu, nella tua sciocca ingenuità, rendevi luminoso l’angolo più lercio di questo
schifo di mondo. Era un comportamento da stupidi sentimentali che hai
conservato, quello di riuscire ad amare la vita in ogni suo frangente, anche
quando il marciume ti dilania e ti sembra di soffocare. Però, è sempre stato
anche la tua maggiore forza.
Pensavo che neanche la lontananza sarebbe stata in grado di oscurare la nostra
piccola luce; ma, arrivato all’Isola della Regina Nera, quella minuscola fiamma
si affievolì sempre più, per essere sostituita da nere fiamme di disperazione.
Intorno a me, vedevo solo oscurità, il nulla.
Nero.
Il mio corpo, coperto di fuliggine e contaminato dai miasmi vulcanici.
Nero.
Il mio spirito, corrotto da sangue e lotte e dolore e grida di… esseri che un tempo erano umani –e ora cenere e frattaglie.
Nero.
Il mio cuore, che avevo cercato di proteggere da tutto
questo, ferito a morte dal mio Maestro, dopo aver visto l’unica luce smeraldina
che esistesse in quella landa di morte.
Nero.
Ero diventato le ali della vendetta, la fiamma della
dannazione, colui che arde e brucia e condanna.
Ero diventato un Saint, il Saint dal Cloth immortale, il Saint superiore ad
ogni gerarchia, il Saint che compare una volta ogni mille anni.
Ero diventato Phoenix.
E vedevo solo nero.
Infatti, come per osmosi, attirai a me altre anime nere, contaminate dal rimpianto, dal rimorso, dal desiderio di vendetta. Dall’odio cieco.
Cieco, perché immerso nel nero.
Così loro divennero le mie Ombre: i Black Saints reietti, dal nulla provenienti e ad esso ritornati.
Mi sentivo un Dio, pensavo di riuscire a dominare il mondo con la mia potenza: la potenza del disperato fuoco nero dalle mani sporche di sangue.
Ma è vero, io non ero dissimile da Son Goku, che affermava di esser il più forte del mondo, trovandosi sulla mano del Buddha. Shaka, quell’essere di bianca luce, aveva ragione.
Ma non fu lui a rischiarare la mia tenebra: sapeva che non era il suo compito.
Solo Shun è riuscito a scavare dentro l’uomo dall’anima più scura del nero; solo Shun ha trovato quella lacrima di luce, che ancora covavo inconsapevolmente dentro di me.
So bene che il mio percorso non è finito… nessuno può sconfiggere quella tenebra: alla fine, i buoni non vincono sempre, e in modo totale. Questa è la vita, non una fiaba.
L’oscurità si è impiantata a fondo in me –rampicante infestate nell’albero sradicato. E’ diventata parte di me, in maniera tangibile.
Ma ora so, che sebbene ci sarà sempre una parte di me che resterà più oscura del nero, io avrò sempre una fiamma ben più potente di quella delle ali della vendetta.
Avrò la luce di Shun ad accompagnarmi.
Sempre.