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Autore: Atemlos    25/07/2013    6 recensioni
Il titolo alternativo sarebbe "La tipica notte di Stiles Stilinski'', a voi l'immaginazione.
Genere: Comico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Stiles Stilinski
Note: Missing Moments, Nonsense | Avvertimenti: Spoiler!, Triangolo
- Questa storia fa parte della serie 'Wolf & I'
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Autore: Atemlos.
Titolo: Hurricane Drunk. {dall'omonima canzone dei Florence & The Machine}
Fandom: Teen Wolf.
Personaggi: Stiles Stilinski; Derek Hale. {Sterek}
Rating: Giallo.
Avvertimenti: semplicemente, non morite nella gif a fine fanfiction.
Desclaimer: i personaggi appartengono agli aventi diritti.
Angolo Autore: avviso, non ha molto senso, ma preferisco pararmi il culo dicendo che: sì, ce l'ha, ma è nascosto. Ed è la verità. E' ambientata nella season three, probabilmente nell'eventuale 3x09, e dunque ritengo questa shot come una sottospecie di missing moment tra Stiles e Derek dopo la 3x08. Anche se, insomma, ripeto, non ha senso... Ce l'ha fino ad un certo punto, ma poi svanisce -letteralmente- e non chiedetemi perché. Scritta questa notte, in preda alla pazzia. Dopo aver letto, accetterò volentieri recensioni in cui mi direte di essere il gemello di Jeff Davis. Perché? Ci dà speranze ma alla fine non succede mai un caaaaa-volo di niente. In più, credo proprio vi confonderò ancora di più le idee sul Darach. Ora, buona lettura.

 

                                                            {Hurricane Drunk}


Vi era una luce soffusa nella stanza. A dire il vero, molto soffusa; quasi assente. Stiles si passò entrambi i palmi delle mani sul viso stanco, sospirando. Raddrizzò la schiena, tornando a posare le dita sulla tastiera del computer che stava a lui di fronte; non mosse alcun muscolo, semplicemente restando a fissare lo schermo che riportava un sito di articoli su mitologie antiche.

L'illuminazione troppo alta di suddetto schermo stava letteralmente fondendogli le pupille, dunque distolse lo sguardo e riportò le proprie mani sulle ginocchia. Fece indietreggiare la sedia sul pavimento, ma senza sollevare il corpo da essa. Cacciò un nuovo sospiro, più denso e formentoso, lasciando pendere il capo da un lato e poi da un altro, l'osso del collo a mostrarsi con una serie di scricchiolii piuttosto inquietanti. Chiuse gli occhi per un istante, per poi sollevarsi in piedi; rimase immobile per un'ennesima volta, la mente persa in un labirinto creatosi nella propria mente.

«Cazzo» pronunciò d'un fiato, per poi bloccare il respiro in gola. «Dannazione...» continuò, quasi strozzato, in un tono di voce volutamente isterico; strinse dunque i pugni ed iniziò a muoversi per la stanza, inviperito. Cosa gli prendesse? Non lo sapeva nemmeno lui. Un vortice di pensieri non lo lasciava riordinare le idee, le quali continuavano a sbattere da una parte all'altra nel suo cervello. Si fermò vicino al lavandino della cucina, aprì il rubinetto e riempì un bicchier d'acqua, il cui contenuto si disperse presto nella sua gola. Questo forse gli avrebbe rinfrescato la memoria, congelando le idee.

Sospirò ancora e vide di tornare in salotto, fino a sedersi di fronte al computer e riprendere ciò che aveva iniziato almeno quattro ore prima. Era in cerca di risposte a ciò che stava accadendo a Beacon Hills, provando a leggere mitologie dopo mitologie. Il fatto era che, insomma, tra Darach e Demoni Lupi iniziava a non capirci più nulla, nemmeno dopo il racconto che Peter si era ben offerto di favoleggiare. Aveva bisogno di prendere pezzo per pezzo ad analizzarlo, ma le cose accadevano troppo in fretta: sembrava di essere sulle montagne russe, dove la velocità era così alta che non si aveva neppure il tempo di realizzare che si stava quasi per schiantarsi contro un albero nel percorso. Così si era messo a cercare ''Darach'' su Google, ma su di esso non si era trovato nulla; altra storia per ''Druidi'' dove le mitologie, seppur non affollando, non sembravano mancare. Certo, non che uno stupido sito internet avrebbe aiutato, ma la biblioteca a quell'ora era ormai chiusa.


Raccolse tutto ciò che sembrava essere rilevante su un foglio di carta, con annessi punti e commenti personali. Lo poggiò accanto al computer, quasi a volerlo allontanare da sé, avendo oramai il cervello totalmente fuso. Ci avrebbe ragionato in un secondo momento, anche perché oramai erano le due di notte. Non chiuse però la pagina web e ci volle poco affinché nuovi siti con nuove informazioni venissero a galla.
Prese il cellulare, ad un certo punto, con le apposite cuffie e mise in riproduzione casuale un po' di musica, la quale sicuramente lo avrebbe aiutato a restare sveglio e non cadere addormentato sulla tastiera, probabilmente distruggendola. 

 
Quando si riprese dalla lettura di un nuovo articolo, versi riguardo Florence Welch che ''si sarebbe andata ad ubriacare quella notte'' lo fecero sorridere, poi alzare ed andare a prendersi uno di quei superalcolici dal frigorifero, che «Per grazia di Dio, io non ho mai comprato una bottiglia di Red Stag...» sussurrò incredulo, rigirandosi il vetro tra le mani, con il liquido giallastro a muoversi scorrevole. «Invecchiato di sessant'anni, poi» sogghignò a se stesso, chiudendo la porticina dietro di sé con l'ausilio del piede. Fortuna che il padre sarebbe stato in ufficio tutta la notte, non avrebbe di certo reagito bene alla visione del suo bourbon scolato dal suo stesso figlio. Eppure ne aveva bisogno, era questo che un ragazzo normale della sua età faceva: ubriacarsi, vomitare l'anima, stare male per un cuore spezzato e non fare ricerche sui druidi e su un Darach che sacrifica persone perché si è svegliato con la luna storta un lunedì mattina. 
 
Si versò il primo bicchiere, poi il secondo. Arrivò il terzo e la faccia schizofrenica, unita alla gola in fiamme, non decideva a sparire. «Meglio così» si disse, la bocca impastata e Google arrivato alla pagina quarantanove. Cliccò sulla cinquantesima, il caricamento interrotto dal campanello improvvisamente assordante della porta principale. Quasi saltò sulla sedia, guardandosi alle spalle.
Si chiese chi fosse quell'inutile imbecille sveglio a tale ora per venirgli a suonare alla porta, che oltre a se stesso, si scoprì essere «Uhm... Derek?» chiese ad alta voce, forse troppo alta, disfandosi solo pochi istanti dopo delle cuffie che ancora gli pompavano musica nelle orecchie. «Che...» ma non riuscì a completare la frase perché questo si mosse, superandolo ed avviandosi in salotto. «...ci fai qui? Prego, entra pure, non c'è alcun problema. Nessuna possibilità che io sia nudo ed occupato ad amoreggiare con una ragazza altrettanto nuda sul mio divano, il salotto è tutto tuo. Libero accesso» sputò tutto d'un fiato al proprio portico, vuoto e con i soli grilli ad ascoltarlo. Chiuse la porta con un tonfo sordo.

 
Stiles si affacciò nella stanza, trovando Derek nella solita postura -quale braccia conserte ed espressione omicida- in mezzo ad essa, il suo sguardo ad alternarsi tra i fogli scarabocchiati, il computer e la bottiglia di bourbon con appositi due bicchieri accanto ad essa. «Facevo delle ricerche...» spiegò il ragazzo, avvicinandosi con un sorriso piuttosto naturale. «Ad un certo punto ho avuto bisogno di una, uhm, spinta» aggiunse, quasi imbarazzato, accentuato da un risolino isterico. Gli occhi di Derek lo seguirono da vicino, quando l'altro -dal tavolo- afferrò un bocchiere vuoto, vibrandolo in aria. «Vuoi un sorso? Ho sentito che allevia la vostra sete di... squarciare la gola a Stiles?» offrì occhi negli occhi, continuando a sventolare il vetro molto, molto vicino al viso del lupo. Cadde un insolito silenzio, nel quale l'uno posò il bicchiere da dove lo aveva preso e l'altro lo fissava con la bocca serrata. Stiles sospirò, il capo rivolto a terra, per poi prendere la stessa identica posizione del corpo di Derek. «Allora... ti decidi a dire qualcosa oppure restiamo qui a fissarci fino a quando non arriva mio padre? Cioè tra qualche ora» mormorò il ragazzo, gli angoli della bocca tirati in alcune discrepanze. Passarano due minuti fino alla risposta di Derek, Stiles aveva contato nella propria mente. «Cos'hai scoperto?» chiese, lo sguardo ora rivolto ai fogli sparpagliati su tutta la superficie del tavolo. Stiles analizzò il suo abbigliamento, che comprendeva una maglia bianca coperta in parte da una giacca in pelle scura ed un paio di jeans, blu a fasciargli le gambe. Dalla maglia si poteva notare una parte di pelle scoperta, sul fianco.

«Stiles» asserì duramente il lupo, grazie al quale Stiles si riscosse dalla visione, che andò a posarsi sulla sua bocca. Precisamente sulle labbra, sottili ed unite. Salì fino agli occhi, color ghiaccio ed improvvisamente grandi. . «Ehm... sì» farfugliò rapidamente, distogliendo lo sguardo e sedendosi sulla sedia, le braccia scoperte a raccattare i fogli in un unico posto. «Non ho trovato molto su Darach, praticamente nulla se non mie proprie supposizioni, ma ho un paio di informazioni sui druidi...» mormorò a bassa voce, iniziando velocemente a scorrere tra un punto ed un altro sui vari fogli. «Un libro scritto da Cesare è l'unica fonte certa che possa ricondurci ai druidi e alle loro usanze. Il resto è mitologia.» citò con le proprie parole, la frase spezzata da un ennesimo sospiro. «L'educazione dei druidi era segreta, si teneva in grotte e foreste. Non avevano neppure una propria scrittura, quindi tramandavano i loro saperi oralmente... Secondo alcune leggende, essi avevano poteri magici e di preveggenza, e pare avessero contatti con le fate. Uno scrittore romano descrive un culto arboreo collegato ad elementi astronomici: la raccolta del vischio che cresceva sulle querce, i cui boschi erano sacri per i druidi. Il sacerdote vestito di bianco saliva su un albero e tagliava il vischio con un falcetto d'oro nel sesto giorno della luna nuova. Seguiva il sacrificio di due tori bianchi tra canti religiosi.» fece una pausa, scorrendo alcune informazioni inutili, già ideando una qualche ipotesi. «Visto che ci appare quasi sempre il numero tre, vi era un culto -quelle delle matronae- che spesso veniva raffigurato in una triade. Prima di una battaglia, i druidi spesso si interponevano fra i due eserciti e cercavano di convincere i contendenti a rinunciare allo scontro -quindi nel nostro caso, avendo un druido oscuro, credo lo stia favorendo-. A volte, i druidi effettuavano sacrifici umani per propiziare le divinità prima di una battaglia, o per leggere la volontà degli dei nel sangue che gocciolava.» Stiles si prese un attimo, andando a cercare il foglio che in quel momento gli serviva più degli altri. Iniziò a leggere, quasi a se stesso, dimenticandosi di Derek. «Seguendo l'insegnamento druidico, essi credevano in uno spirito guardiano della tribù, da cui tutti i Galli discendevano, che era anche il Dio dei morti: Cesare stesso lo assimila a Dis Pater. È probabile che un altro suo nome fosse Teutates. Riguardo a questo Teutates, il suo nome (in celtico) vuol dire "padre della tribù" ed era anche conosciuto come Albiorix (re del mondo), e anche come Dis Pater (il padre delle ricchezze), quest'ultimo poi è anche considerato il Dio degli Inferi, nonché Ade. "Il punto essenziale della loro dottrina", scrive Giulio Cesare, "è che l'anima non muore, ma passa da un corpo all'altro". Ora, stai attento, vedi di seguirmi: analizzando, e portando tutto ciò a confronto con ciò che sta accadendo, notiamo come un punto colpisca a segno con un altro: l'anima non muore ma si trasferisce in un altro corpo, e dunque sacrificavano queste persone per i loro dèi, al fine di propizionarli (o leggere il loro volere dal sangue); ora, questo nostro Darach ha sacrificato tre vergini e questo equivale alla ricchezza (d'animo, di purezza) e sta iniziando a sacrificare coloro che hanno fatto il militare ed equivale alla guerra, alla battaglia, se non alla morte stessa. Questo ci porta al penultimo punto: Teutates, conosciuto anche come Dio della ricchezza o della morte. Che il Darach conduca proprio a questo Dio? Che lo voglia, come dire, rafforzare? Ma ecco il punto più importante: il nome Teutates, non ti dice nulla? È il "re del mondo", "è la morte". Teu-ta-tes, la prima sillaba è quella che mi ha colpito di più. Perché? Deucalion. Teutates è anche il "padre della tribù", niente di meno che capo degli Alpha.» concluse Stiles, senza fiato, voltando il capo e cercando la presenza di Derek. Il suo cuore perse un battito, il respiro caldo del lupo emanato sulla propria guancia a fargli rabbrividere la schiena. Questo sollevò un sopracciglio, intimandogli di continuare. Probabilmente Stiles aveva bevuto troppo.

Nel viaggio di ritorno verso i suoi fogli sul tavolo, fece una tappa -ancora una volta- sulle labbra di Hale. «Secondo alcune storie epiche, i druidi avevano poteri magici e di preveggenza: nel Ciclo dell'Ulster, Cathbad, capo dei druido alla corte di Conchobar mac Nessa, re dell'Ulster, era accompagnato da moltissimi giovani discepoli, 100 secondo le versioni più antiche. Cathbad è presente alla nascita della famosa eroina Deirdre, e profetizza la sorte della donna, ma viene ignorato da Conchobar. In questa storia epica, intitolata Táin bó Cuailnge, segue questa descrizione della banda dei druidi di Cathbad: l'incaricato solleva gli occhi al cielo e osserva le nuvole e risponde al gruppo attorno a lui. Tutti alzano gli occhi al cielo, osservano le nuvole, e gettano incantesimi contro gli elementi, facendoli combattere fra di loro; e nuvole di fuoco vengono portate verso l'accampamento degli uomini d'Irlanda.» e seguirono altri momenti di pausa, nei quali Stiles cercò le parole per quello che avrebbe dovuto dire dopo.

«Secondo la religione cristiana, i druidi apparivano spesso come maestri alle corti del re, una sorta di insegnanti. Ed è per questo che ho elaborato alcune teorie su Miss Blake e Lydia, che dovrebbero essere rispettivamente il Darach e una specie di messia per lei. Deaton lo è stato per voi Hale -sì ormai so tutta la storia, più o meno, Scott mi ha informato- e dunque ho pensato, perché Lydia non può essere una specie di guida per un druido che vuole tipo, uhm, risvegliare il Dio che sta in Deucalion? Tempo fa ha riportato Peter dal regno dei morti, non possiamo escludere che sia sotto il controllo di un altro essere sovrannaturale. E la signorina Blake, beh, da quando è venuta a conoscenza dei lupi mannari mi ha fatto storcere il naso. Ho tante domande su di lei, del perché si trovasse in una cantina della scuola all'alba, o perché non sia ancora scappata da Beacon Hills, o del perché ci fa leggere un romanzo chiamato ''Cuore di Tenebra'' o...» Stiles venne bloccato da un ringhio alle sue spalle, che lo fece voltare ancora una volta. Sbarrò gli occhi, poi le labbra. «Oh...» e quasi si ribaltò dalla sedia nell'intento di alzarsi, allontanarsi da un Derek che probabilmente lo avrebbe ucciso da un momento all'altro. Si portò una mano alla nuca, una risata isterica. «Dimenticavo che tu e lei... insomma...» iniziò a gesticolare, cercando di far comprendere il concetto al lupo, il quale ringhiò una seconda volta, ritirandosi in posizione eretta e squadrandolo truce. «Non è lei.» disse con un tono secco, che non avrebbe dovuto ammettere repliche. Stiles portò gli occhi sullo schermo del computer, inumidendosi le labbra, reggendosi con una mano sul tavolo. La testa iniziava a girargli, e non poco. «Derek, non la conosci nemmeno da una settimana, o due, quante sono. E non possiamo escluderla dalle possibilità che sia un brutto druido oscuro che ha chissà quali intenzioni solo perché te la sei portata a letto quando -tra l'altro- pensavamo fossi morto. Non sappiamo nulla di lei, certo non quanto sai tu, ma comunque non puoi negare il fatto che ha preso tutta questa situazione come se non fosse mai accaduta, come se fosse la normalità, come se ci fosse abituata. E m'importa ben poco che tu sia, come dire, attratto da lei... Lo sono anche io da Lydia, ma non per questo posso negare l'evidenz-» Stiles si ritrovò schiacciato dal peso di Derek, contro la superficie del tavolo, una mano a strattonarlo per la maglietta ed un'altra a stringergli il fianco destro, pelle a contatto.

Si aspettò una sfuriata, come qualsiasi altro essere umano, ma dimenticava che Derek in parte non lo era; aveva semplicemente sfoggiato i suoi occhi rossi, rabbiosi, facendo forza nei punti in cui le dita posavano sulla pelle di Stiles. Questo lo fissava a bocca aperta, deglutendo pesantemente. «M-mi rimarranno i segni...» mormorò a bassa voce, fino a quando il lupo non allentò le sue prese ma senza realmente staccarsi dal corpo del ragazzo, rimanendo immobile a fissare negli occhi chi aveva di fronte, a davvero pochi centimetri di distanza. E nonostante il momento, nonostante la rabbia di Derek, delle obbiettivamente brutte cose che aveva lui stesso detto, non riuscì a non provare l'istinto di baciarlo, in quel momento. Lo assalì in un modo molto, ma molto più aggressivo del lupo, e continuò a dare la colpa al Red Stag, anche se inconsciamente sapeva fosse un desiderio che assalirebbe qualsiasi altra persona di questo mondo. Guardò da un'altra parte, alle spalle di Derek, passandosi la lingua umida sulle labbra secche. «Non avrei dovuto parlarne con te, scusa» soffiò dai polmoni, schiacciati ed oppressi. «Dopo Paige e Kate, forse finalmente trovi una donna per bene e puntualmente arriva qualcuno a rovinare tutto...» ridacchiò con isteria, chiudendo per un attimo gli occhi, poiché l'alcool aveva ben pensato di conficcargli un coltello nelle tempie. «Me lo ha raccontato Peter» aggiunse subito dopo, sapendo che la domanda sarebbe arrivata da un momento all'altro. Lasciò incosciamente che il proprio capo cadesse sulla spalla sinistra di Derek, il sorriso sparito dalle labbra. Sentì il corpo del lupo tendersi a contatto col suo, ma decise di non farci caso. Oramai lo aveva fatto incazzare, perché non portarlo all'esasperazione. «Ma prima o poi troverai qualcuno, dico davvero Derek...» sussurrò Stiles, sempre in preda a risate sarcarstiche, portando le mani sui rispettivi fianchi del lupi. «Fino ad allora, fammi il piacere di stare lontano da donne troppo psicopatiche, non ti si addicono» concluse sollevando il capo, allontanando quel possente corpo da quello fragile che era il suo con una spinta delle braccia. «E io starò lontano da questa bottiglia» oggetto che prese tra le mani e si portò alle labbra, dando un ultimo sorso. Nel gesto, osservò Derek fissarlo con un sopracciglio alzato, l'angolo sinistro delle labbra leggermente tirato verso l'alto.

Stiles si voltò a prendere i fogli tra le mani e chiudere il computer, già sicuro che la sua conversazione con il lupo fosse finita. Eppure si ritrovò una seconda volta schiacciato dal suo peso corporeo, con la differenza che questa volta finirono per incontrarsi in uno scontro di labbra, calde ed umide. Perse il respiro, ancora una volta, incredulo. Non sapeva cosa fare, come fare, cosa dire, se fare veramente qualcosa o meno. Semplicemente, si fece invadere dal sapore delle labbra del lupo, le quali piano iniziarono a muoversi contro le sue. Chiuse gli occhi, senza farsi importare nulla. Non riuscì a decifrare cosa fosse, il sapore di Derek; forse dolore, forse cenere, forse sangue, paura, passato, muschio, caffè, pericolo. Se lo sarebbe goduto fino a quando non avrebbe avuto la sua fine, afferrando la nuca del lupo e ascoltando ciò che la sua bocca non avrebbe mai raccontato. 

                                                                                                                                 {•••}

Stiles si svegliò di soprassalto, quasi cadendo dalla sedia; il computer ancora acceso, i pezzi di carta scarabocchiati sparpagliati su tutto il tavolo, due bicchieri vicino alla bottiglia di Red Stag vuota. Stiles si svegliò con i pantaloni troppi stretti, sulla sedia, davanti ad un computer, lì dove si era addormentato: nel mondo reale. 


 

«Cazzo».

                                                                                                                               {the end}


 
   
 
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