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Autore: Nowhere Girl    25/07/2013    2 recensioni
'Destroya' è il seguito di 'Hey Jude' (http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1513631&i=1) ma potete leggere 'Destroya' anche senza aver letto la storia precedente.
Dal primo capitolo:
"Entrammo e subito dopo aver chiuso la porta lei si impossessò delle mie labbra con foga, mi tolse la maglietta e cominciò a baciarmi il petto. Si fermò subito quando accarezzò la cicatrice, accese di colpo le luci e rimase a fissare il mio petto facendo una faccia quasi disgustata, o dispiaciuta.
'Mi Dispiace'"
Genere: Erotico, Romantico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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“Come ti chiami?”

“Nicholas.”

Le troiette non mi sono mai piaciute, anche se avevo avuto più relazioni con loro che con qualsiasi altra ragazza; erano facili,
anche troppo, da conquistare. Loro sono delle cagne assetate dell'unica cosa a cui sono interessate: sesso e popolarità, due
elementi fondamentali per raggiungere il successo nella società d'oggi. Esistono dall'inizio della storia umana e il mio desiderio
è quello di scoprire quando qualcuno le ucciderà una ad una.

“Vuoi ballare?” La biondina sta facendo finta di essere ubriaca, fa parte del gioco. Loro non possono essere come le brave ragazze,
loro devono bere, ubriacarsi e magari drogarsi, cose che Angelica non avrebbe mai fatto.

Angelica.

“No, non voglio.” In questo posto che odora di sesso e fumo mi viene in mente lo sguardo di lei, così dolcemente innocente da far
quasi paura. Non pensavo a lei da quasi tre mesi ormai ed è rivoltante il fatto che mi sia ricordata di lei solo dopo tutto questo tempo.

Uscii fuori dalla discoteca e mi appoggiai su uno dei muretti scrostati dell'edificio; dalla tasca tirai fuori il pacchetto di sigarette, ne
tirai fuori una, la accesi e diedi il primo tiro dopo due mesi di astinenza. Il fumo faceva effetto, era entrato nel mio corpo come un
veleno, mi sentivo meno vuoto ora.

“Sei proprio un cattivo ragazzo.” La voce familiare proveniva da lontano, la biondina mi aveva inseguito fino a qua, strana la ragazza.
A quanto pare mi aveva proprio preso di mira, ero l'obiettivo da raggiungere, il premio. Mi girai lentamente buttando fuori una nuvola
di fumo dalla bocca, la guardai intensamente, non era male. I capelli chiari erano lunghi e ricadevano alle spalle, gli occhi grigi erano
in contrasto con le sopracciglia folte e scure, la piccola bocca rosea mi stava sorridendo, sorriso che però non ricambiai. Si avvicinò
cautamente a me e si sistemò leggermente il vestito verde forse troppo stretto.

“Me ne offri una?” Senza risponderle tirai fuori una Marlboro e gliela appoggiai sulle labbra, lei prese l'accendino dalla tasca dei miei
jeans e se la accese.

Rimanemmo con le spalle verso il muro, uno di fianco all'altro a fumare in silenzio, senza accennare una parola, un sospiro.

Lei si voltò e mi osservò molto attentamente, io feci lo stesso con lei. Notai solo ora che non aveva alcun tipo di trucco, non che le servisse,
era bella.

La voce di Gerard Way che cantava 'Cancer' mi distrasse: era la suoneria del suo telefono.

“Sì?” Era una delle mie canzoni preferite. I My Chemical Romance ci sapevano fare.

Lei accennò ad un sorriso soddisfatto prima di chiudere la telefonata, accennò ad un sorriso e mi parlò.

“Comunque, io sono Josephine. Jo. Vuoi venire a casa mia?”

“Certo.” E le sorrisi.

Provavo un profondo odio per lei. Jo. L'avevo vista altre migliaia di volte in giro alle due di notte insieme a ragazzi più grandi, tutti parlavano
male di lei, sopratutto le ragazze. I ragazzi invece la consideravano 'una che ci sa fare', certo, come poteva non esserlo? E io stasera volevo
divertirmi. Dopo giorni e giorni di solitudine e di depressione, quella notte volevo mandare a 'fanculo tutto quello che era successo con Angelica,
con Jude e con tutti quelli che mi facevano domande su di loro.

Con il mio motorino e con lei che mi indicava il tragitto, arrivammo a casa sua: una villa enorme. Entrammo e subito dopo aver chiuso la porta
lei si impossessò delle mie labbra con foga, mi tolse la maglietta e cominciò a baciarmi il petto. Si fermò subito quando accarezzò la cicatrice,
accese di colpo le luci e rimase a fissare il mio petto facendo una faccia quasi disgustata, o dispiaciuta.

La accarezzò ancora con la punta delle dita.

Non mi sorpresi molto della sua reazione, era già successo. La cicatrice è enorme, parte dalla spalle sinistra e arriva fino al fianco destro, è così
rialzato e rosso che fa ribrezzo anche a me. E' disgustoso.

Cominciarono a pizzicarmi gli occhi, mi ricordai cosa succedette tre mesi fa: Angelica che si butta da un ponte, io che invano cerco di salvarla
tuffandomi, vado a picchiare contro una roccia che mi squarta la pelle. E lei, morta.

Josephine non riesce a fare a mano di non sfiorarla, alla fine mi guarda.

“Mi dispiace” 

E perché dovrebbe?

Mi abbraccia, come se ci conoscessimo da anni, come se sapesse la storia che c'era dietro.

E io non riesco a fare a meno di ricambiare l'abbraccio perché non mi sono mai sentito così debole come quella notte.

  
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