La
pioggia cadeva violenta sull’asfalto.
Un
uomo fissava fuori dalla finestra il paesaggio cittadino nel temporale.
Aveva
un sigaro tra le labbra.
Era
ormai sera e a breve il suo turno sarebbe finito per quel giorno.
Rapine.
Qualche
stupro.
Era
sicuro che in quella città non ci fosse il tempo di annoiarsi. Ma c’erano
sempre casi di così poca importanza
di quei tempi.
Un
fulmine squarciò il cielo.
Seguito
da un tuono assordante.
La
gente correva sui marciapiedi come formiche impazzite. La osservò con noia.
Appoggiò
il sigaro sul posacenere, raccogliendo i lunghi capelli neri in una coda.
Poi
si alzò, andando verso la finestra con il sigaro tra le dita.
Un
altro fulmine illuminò la stanza, rischiarando di una luce sinistra i suoi
lineamenti.
Gli
occhi dell’uomo erano fissi sulla strada, su cui s’erano fermate due volanti
della polizia.
Ne
uscirono dei poliziotti che portavano con sé un ragazzo ammanettato.
L’uomo
lo guardò con attenzione.
La
pioggia gli stava bagnando i capelli castani.
Era
sporco di sangue. La sua camicia, le sue braccia.. schizzi sul
viso.
Che
il caso interessante fosse finalmente arrivato?
Il
ragazzo alzò gli occhi e i loro sguardi si incrociarono.
Aveva
uno sguardo sensuale.
L’uomo
avvertì un brivido percorrergli la schiena, eccitato.
Il
ragazzo sembrò sorridere.
Intanto
i poliziotti lo spintonarono nell’edificio, tenendogli la testa bassa e
imprecando.
L’uomo
rimase pensoso a fissare il punto in cui si era trovato quel ragazzo.
E,
mentre finiva il suo sigaro, gli angoli della bocca si sollevavano in un sorriso
cattivo.
_
Ispettore Kampfer..! _ un uomo entrò ansimante nella stanza, come dopo una
corsa. L’ispettore posò il resto del sigaro nel portacenere, voltandosi.
_
Sì? _
_
Ci sono stati degli omicidi a casa dei Lohengrin
poche ore fa! ..il giovane figlio è stato ritrovato
sporco di sangue e ha ammesso di essere l’artefice di tutto! _ l’uomo riferì
i fatti tutti d’un fiato, come se avesse avuto il timore di dimenticarli.
L’ispettore lo fissava.
Nascondendo
un sorriso.
_
Dov’è? _ si limitò a chiedere, avvicinandosi.
L’altro
arrossì, chinando la testa. _ Di là, l’hanno appena portato _
L’ispettore
fece un cenno del capo per fargli intuire di condurcelo, poi lo seguì senza una
parola di più.
Arrivarono
nella sala degli interrogatori, dove un ragazzo era seduto da un lato del
tavolo, la testa china sul petto.
Il
viso deformato da un ghigno.
_
Vuoi parlare?! _ gridò il poliziotto dall’altra parte del tavolo, sbattendo
le mani sul tavolo.
L’ispettore
osservò incuriosito il ragazzo che sorrideva. L’uomo che lo aveva
accompagnato gli rivolse un’occhiata e stava per far segno agli altri
poliziotti nella stanza di andar via.
Kampfer
lo fermò.
Voleva
vedere che cosa faceva il ragazzo. Voleva vedere il suo modo di agire.
Quello
alzò la testa all’ennesima domanda dell’interlocutore.
Si
sollevò verso di
lui, le braccia legate dietro la schiena dalle manette. Dischiuse le labbra
continuando a sorridere e sussurrò: _ Mi fotteresti se lo faccio? _
Lo
stupore zittì i poliziotti che si trovavano nella stanza. L’ispettore fissò
sorpreso il ragazzo che continuava a stare lì immobile, come aspettando davvero
una risposta.
Poi
scoppiò a ridere.
Tutti
si voltarono a guardarlo, a disagio. L’uomo che prima poneva le domande era
arrossito.
Quello
era decisamente un caso interessante.
Il
ragazzo si voltò piano a fissarlo, rimettendosi seduto. Accavallò le gambe.
_
Forza, uscite tutti da qui. Fatemi parlare da solo con lui _ disse l’ispettore
con un sorriso. Gli uomini si affrettarono a lasciare la stanza.
Kampfer
guardò la porta che si chiudeva alle proprie spalle. Poi si avvicinò al
prigioniero, mettendosi seduto davanti a lui.
_
Dietrich, giusto? _ chiese scrutando la sua reazione. Scrutando il suo corpo
bagnato sotto la camicia fradicia, i suoi capelli lisci e scuriti dall’acqua,
le sue labbra carnose semi-aperte.
Il
ragazzo voltò lentamente la testa verso di lui, lo sguardo distante. Ma
consapevole di quanto il suo corpo fosse invitante.
_
Cos’è successo? _ l’ispettore colse un bagliore di pazzia nei suoi occhi. E
il ghigno di nuovo occupò il suo viso.
_
Perché dovrei parlartene? _ bisbigliò malizioso.
Rimasero
in silenzio, fissandosi.
_
Perché mi interessi terribilmente _ disse Kampfer poggiando le nocche
sulle labbra.
Dietrich
indietreggiò appena, scrutandolo. Un po’ come una volpe in gabbia scruta il
cacciatore.
Kampfer
sembrava divertito.
Si
alzò in piedi, avvicinandosi a lui.
Dietrich
non gli staccò gli occhi da dosso, seguendo i suoi movimenti.
_
Pensi di convincermi venendomi vicino? _ chiese mentre il sorrisetto di prima si
stampava di nuovo sulla sua bocca.
L’ispettore
gli si mise davanti, appoggiandosi al tavolo. Una mano sulla sua sedia.
_
Avete dei metodi strani di approcciarvi ai criminali da queste parti.. _ sussurrò
Dietrich, osservandolo interessato.
Kampfer
sorrise.
Gli
tirò indietro i capelli con un gesto brusco, premendo le labbra sulle sue,
ingaggiando una breve lotta per appropriarsi di quella calda umidità.
Gli
tenne alzato il mento, mentre lo sentiva rispondere. Mettendolo quasi in
difficoltà.
Sorrise
sulla sua bocca, staccandosi da lui con un morso.
Passò
un dito sulle sue labbra bagnate, sorridendo al suo sguardo confuso.
_
Metodi molto strani, Dietrich _ sussurrò divertito.