Sono
le sette del mattino. Sono sveglia da quasi tre ore, durante le quali
sono rimasta a fissare il buio, immaginando Meryl Streep che annuncia
“And the Oscar goes to…”
e poi il mio nome. Virgin. In realtà, un semplice nomignolo,
o meglio, nome d’arte, datomi anni fa da alcuni miei amici,
mentre guardavamo insieme ‘Le Iene’
di Quentin Tarantino. Il maestro. Il mio
regista preferito. Avrò visto un centinaio di volte i suoi
film, eppure non mi stancano mai. Sono rimasta folgorata da tanta
genialità quando ero ancora una ragazzina. Non una di quelle
ingenue e iperfemminili, si capisce. I miei coetanei rimanevano basiti
quando alla domanda “Qual è il tuo genere
di film preferito?” rispondevo in tutta
sincerità e con fierezza “I film di
Tarantino” (non mi è mai piaciuto
classificarli in un genere preciso, troppo affascinanti e geniali).
Primo, perché molti di loro neanche sapevano
dell’esistenza di Quentin Tarantino. Secondo,
perché era strano che a una giovane fanciulla (quanto
maschilismo e bigottismo c’era e, purtroppo,
c’è ancora!) piacesse il sangue e la violenza.
Peccato per loro che non riuscivano a cogliere veramente ciò
che mi piaceva di quei film. Non il sangue, non la violenza, non il
linguaggio scurrile. C’era molto di più: veniva
messa in luce la cruda realtà. Ripenso alle ragazze che mi
dicevano “Ma come fa a piacerti?! Troppo sangue!”
e mi viene da ridere. Veramente si rimane sconvolti per così
poco? Sangue evidentemente finto ed esageratamente sparso ovunque?
È vero, ognuno ha il proprio grado di sopportazione alla
vista di certe cose, ma davvero, non riesco ancora a capacitarmene: fin
troppe persone prestano essenzialmente la propria attenzione
all’esteriorità, senza guardare ciò che
si cela dietro tutto. Comunque, accettavo il fatto che alla gente non
piacesse questo genere (citando Quentin, il suo cinema “o
si ama o si odia”) e oggi ammetto che ci provavo un
certo gusto nel vedere le reazioni della gente. Tutto sommato, era
divertente.
Tornando alla differenza con i miei coetanei, penso che essa mi abbia
sempre seguito come un’ombra. All’inizio ci stavo
molto male, perché non mi trovavo benissimo con le mie
compagne di classe, che erano troppo prese dalle prime cotte o, da come
già li definivano loro, “i primi amori”.
Che assurdità. Non dico che non può capitare di
trovare il primo e unico amore della propria vita a scuola, ma non
credo che sia tanto saggio fare progetti e crearsi tanti castelli di
carta con una persona che conosci da appena un mese. Forse mi sono
sempre sbagliata, chi lo sa. Nei momenti di crisi mia madre mi ripeteva
sempre “Tranquilla, presto troverai delle vere
amicizie. È che sei più matura dei tuoi coetanei
e questo rende difficile le cose, sei anche timida … Abbi
pazienza e vedrai che ti troverai meglio. Per ora non ci pensare, sono
cose che vengono col tempo”. In effetti, non le
davo tutti i torti: ero timida e allo stesso tempo troppo matura per
pensare a “problemi” come l’altezza del
tacco per una festa o l’assenza di un ragazzo. Ragazzo che
comunque non avevo motivo di “cercare” come
facevano, invece, le mie compagne. Andiamo, carpe
diem! Ogni cosa a suo tempo. Di questo (e di tante
altre cose) devo essere riconoscente con mia madre. Mesi dopo, infatti,
conobbi delle persone e con queste strinsi un rapporto tanto intimo che
ancora oggi, con il lavoro e, per alcuni, i figli, ci sentiamo e ci
vediamo per bere qualcosa o guardare un film insieme. Sì
perché sono passati ben 10 anni dal nostro primo incontro, e
cioè quando io andavo in terza superiore. In questo gruppo,
ci sono i miei due migliori amici: Dalila e Tommaso, miei compagni
d’università e adesso anche colleghi. Il mio
lavoro mi piace e con loro due ancora di più. Ci divertiamo
tanto, e sapete in cosa consiste? Doppiaggio. Esatto, mi occupo del
doppiaggio di celebri film, molti dei quali sono quelli che vengono
nominati per gli Oscar al Dolby Theatre. Non che li vinca io,
ovviamente, ma ciò mi dà almeno un briciolo
d’importanza nel mondo del cinema. Ho sempre sognato di fare
la regista e la sceneggiatrice. Ma, ahimè, non ho potuto
coronare questo sogno, scoraggiata, forse, da tutte le persone che mi
dicevano che non ce l’avrei fatta. Cattive persone,
sì. I miei genitori e i miei migliori amici mi hanno sempre
sostenuta, ma io, da brava testarda quale sono, ho deciso di
intraprendere la via più facile e sicura. È
sempre stato un mio difetto, quello di dar retta alle persone che
godono nel distruggere le mie ambizioni.
Ormai mi trovo a Roma, nella casa che divido con Dalila e Tommaso,
vicino allo studio di registrazione. Sul mio letto, dopo essere
ricaduta in uno stato di trance sognando ad occhi aperti, cosa che mi
capita da sempre. Quando, invece, dormo, un sogno ricorrente
è quello in cui io sto salendo la scalinata del Dolby
Theatre per andare ad afferrare il mio bellissimo Oscar e sventolarlo
di qua e di là, nel mio splendido abito rosso fiammante (il
mio colore preferito) firmato Valentino. Italiano, sì,
perché amo la mia patria, seppur con la sua miriade di
problemi, ma per me conserva sempre un certo fascino. E adesso, da
adulta, ho acquisito un minimo di femminilità, nonostante mi
piaccia sfoggiarla nelle occasioni per cui ne valga la pena. Tommaso,
che, come me, avrebbe preferito fare altro nella vita, ovvero lo
stilista, dice che sarei perfetta anche in pigiama, con i capelli
scombinati e le ciabatte a forma di coniglietto rosa che ride e con le
orecchie a penzoloni. Ogni volta che lo dice scoppio a ridere. Questo
ragazzo riesce SEMPRE a farmi ridere, sa come fare, in qualsiasi
situazione. Fortunatamente non devo neanche preoccuparmi che sia
innamorato di me perché è omosessuale, anche se
non so come potrei piacere a qualcuno. Dalila, quando dico
così, mi rimprovera urlandomi “STAI SCHERZANDO?!
MI PRENDI IN GIRO?!?! DAVVERO TI REPUTI BRUTTA?!?!? CHE CORAGGIO, CI
VUOLE, PER DIRE STA CAZZATA!”. Mi diverte farla imbestialire,
infatti le rido sempre in faccia. Non che mi reputi brutta,
è solo che non mi sento all’altezza di qualcuno, e
non dico solo esteriormente. Tanti ragazzi ci provano con me, ma
soltanto perché non mi conoscono veramente. Vedono una
ragazza alta, non troppo magra, con le curve al posto giusto, gli occhi
grandi e color verdeazzurro, le labbra carnose, i capelli biondi e
mossi e già pensano che sia la donna perfetta. Riescono a
tralasciare “addirittura” il naso pronunciato, con
una curva dovuta agli occhiali e le gambe poco più robuste
del resto. Insomma, odio questi ragazzi che ti guardano e pensano di
sapere già tutto di te. Basta avere un
bell’aspetto e ti mettono nella loro lista di future amanti.
Certo, quelle da una botta e via. Non sono assolutamente quel genere.
Mi piace quando, non appena ci parliamo per qualche oretta, li spavento
con i miei discorsi da donna che non si sottomette all’uomo e
non lascia loro campo libero, e poi, in qualche modo,
“fuggono”. Povere, piccole, ingenue pecorelle che
si celano in un corpo da leone. Tornate al gregge,
gioiebbelle. Ahimè, avete incontrato Virginia Rossi e per
stasera niente divertimento.
Virgin. Da “Like a virgin” di
Madonna, menzionata ne ‘Le iene’.
Non perché io sia una fan sfegatata di Madonna.
Tutt’altro: il mio gruppo preferito sono i Pink Floyd;
insieme a tanti altri, più o meno dello stesso genere.
Ascolto quasi tutti i generi, comunque. Non sono una di quelle fissate
ed estremamente ciniche quando si parla di altri gruppi. I miei amici
hanno avuto la “fantastica” idea di appiopparmi
questo nomignolo, non solo per via del mio nome reale, Virginia, ma
anche perché sì, sono ancora vergine. E allora?
Che problema sarà mai? Non sta scritto da nessuna parte che
una donna diventa tale quando dà via la propria
verginità. Non me ne vergogno affatto. Semplicemente non ho
trovato ancora la persona giusta, il vero amore. Sembra strano visto
che mi piace il genere di film di Tarantino, ma me ne piacciono anche
altri, direi un po’ di tutto. Quindi sì, sono un
po’ romantica e su questo punto, cioè quello della
prima volta, sono sempre stata piuttosto determinata. Quando
verrà il momento, verrà. Sinceramente non ci
faccio caso più di tanto. Però, alla fine,
è simpatico come nomignolo. Anche perché, a detta
dei miei amici, è un po’ un controsenso con la mia
personalità, visto che sono una dura. Basti pensare che mi
piace molto Beatrix Kiddo, protagonista in ‘Kill
Bill ’. Ah, quanto amo quel film!
Insomma, sono ancora mezza rincoglionita e nel mondo dei sogni, quando
suona la sveglia. “La odio”
penso riferendomi alla sveglia. So che senza non mi alzerei neanche a
mezzogiorno, ma appena alzata sono sempre più irritabile del
solito.
Oggi è il compleanno di Tommaso. Ecco perché,
sebbene, alzandomi di scatto, mi giri terribilmente la testa, velocizzo
tutte le mie azioni quotidiane per preparargli una deliziosa torta al
cioccolato, la sua preferita. Ieri sera avevo chiesto a Dalila di
portarlo al bar e a fare spese questa mattina, ecco perché
non sono in casa e posso fare tutto tranquillamente. In un certo senso,
dato che devo comunque raggiungerli sul posto di lavoro fra quattro ore
per concludere il doppiaggio di ‘Catching
Fire’. Tempo fa mi trovavo in libreria e
il primo libro della saga di Hunger Games si
trovava lì, in mezzo a tutti quei libri, la mia passione
dopo il cinema. E lo notai subito. Mi incuriosì molto,
così lo acquistai. Quando lo lessi per la prima volta
(perché l’avrò riletto minimo una
cinquantina di volte) mi colpì talmente tanto che corsi
subito a comprare il secondo. Lo divorai in pochissimo tempo. Allora
lessi anche l’ultimo e alla fine mi vennero le lacrime agli
occhi. Pochi libri riescono a darmi tante emozioni e a farmi
quest’effetto. Poi, incuriosita ancor di più di
quando vidi ‘Hunger Games’
in libreria, guardai il film e ne fui rapita, nonostante non
rispecchiasse a pieno il libro. Ma Jennifer Lawrence,
la mia attrice preferita, è fantastica in ogni ruolo che
interpreta e sono rimasta nuovamente folgorata dalla sua bravura. Che
emozioni che mi provoca quella ragazza! Lo guardai anche in lingua
originale perché sinceramente il doppiaggio italiano non era
un granché. Ed essendo un’esperta posso
permettermi di dirlo. Venne, poi, il giorno in cui ci annunciarono che
avremmo eseguito il doppiaggio del secondo film. Un vero onore, per me,
doppiare Jennifer. Oltre a lei, però, doppio anche
altri personaggi. Sì perché sono una delle poche
che riesce a fare voci diverse e a non confondersi. Sono molto stimata
per questo. Il nostro studio, inoltre, è rinomato in tutto
il mondo per la nostra bravura, soprattutto grazie a me, Dalila e
Tommaso. Abbiamo ricevuto svariati premi e di questo ne andiamo molto
fieri. Per il mio inglese perfetto sono stata anche chiamata
più volte a doppiare film italiani o di altra
nazionalità in inglese. È assurdo che scelgano
un’italiana, ma a quanto pare la mia voce (e tutte le
particolarità che applico in essa per cambiarla) piace.
Addirittura certi registi si sono congratulati con me, ovviamente
inviandomi lettere e quant’altro, perché di
presenza è difficile e comunque non ci spero mai
più di tanto. Mi basta questo per sentire di avere nel mondo
del cinema un ruolo, non dico importantissimo, ma quantomeno
apprezzato. E questo, da sognatrice quale sono, mi fa sentire anche
più vicina a certe star, sebbene io non lo sia. “Un
giorno lo saremo!” diciamo sempre in coro io e miei
due amici. Forse sì, forse solo nei sogni. Sperare non costa
nulla, effettivamente.
Ed eccomi qui in cucina. La torta è pronta. Nonostante sia
un giorno importante, sia per il compleanno di Tommaso sia per
l’ultimo giorno di registrazione, indosso velocemente una
canottiera nera attillata che mette in bella mostra le mie curve,
perciò, rendendomi conto del poco tempo a disposizione, la
lascio coprendola con una felpa larga; metto un paio di jeans stretti e
le mie secolari (e consumate) Converse nere. Mi trucco in modo leggero
e asciugo i capelli al naturale, dando libero sfogo alla danza sinuosa
che eseguono le ciocche ondulate e di diverse sfumature sul
biondo-castano. Anni fa un ragazzo, del quale mi stavo seriamente per
innamorare, con voce ammaliante mi pronunciò proprio queste
parole; perciò quando mi lasciò per motivi a me
ignoti, decisi di rimuovere quel complimento. Adesso che mi sto
guardando allo specchio, però, ci ripenso e sorrido. Ricordo
i bei momenti passati con quel ragazzo ma sono felice che sia finita,
perché non era vero amore e stavo per cadere
nell’abisso della convinzione che invece lo fosse. Quasi
vorrei chiamarlo e dirgli “GRAZIE!”,
ma non ho più il suo numero. E anche se lo avessi, non credo
proprio che lo chiamerei. Sarebbe stupido.
Una volta presa una borsa più grande per la torta, esco. La
giornata è lievemente e piacevolmente soleggiata, il cielo
è nettamente azzurro e quest’arietta fresca mi fa
sentire libera, spensierata e contemporaneamente mi dà una
strana sensazione, come se oggi dovesse succedere qualcosa di bello e
inaspettato. Anche se penso che non succederà
granché, mi piace questa sensazione.
Arrivata a lavoro, trovo i miei colleghi seduti a parlare. Non appena
apro la porta tutti quasi come in coro dicono ironicamente e con un
mezzo sorriso “Ah, è arrivata la star! La
stavamo aspettando!” e io, ridendo, faccio la finta
offesa. Sono leggermente ritardataria, lo ammetto, ma stavolta ho
ritardato per una buona causa, eh. Corro subito a stampare un bacio in
fronte a Tommaso e a gridargli “AUGURIIIII TOOOOM!”
con la solita allegria sfrenata che mi prende in questi momenti, grazie
anche alla splendida giornata che mi ha accolto a braccia aperte. Tom
è entusiasta quando mi vede così raggiante, e lo
diventa ancor di più non appena si accorge della borsa
evidentemente più grande del solito. “Non
ora, Tom! Fa il bravo!” gli dico dandogli un
buffetto sulla guancia. Allora lui annuisce come un cagnolino bastonato
e non posso fare a meno di abbracciarlo perché quando fa
così è troppo tenero, mi sembra un bimbo indifeso
e mi viene l’istinto “materno” di
proteggerlo. A nessuno risulta strano il mio comportamento, ormai sono
abituati a vedermi più affettuosa nei confronti
dei miei amici. Spero, un giorno, di arrivare veramente in vetta e
realizzare i miei sogni più grandi, è vero, ma mi
dispiacerà molto lasciare questo studio e questo lavoro. In
fondo, è come se mi trovassi all’interno di una
seconda famiglia, qui.
Durante la registrazione mi diverto molto, ormai ci ho preso la mano
con i personaggi ed è come un gioco, un po’
più impegnativo ma un gioco. Appena finiamo, sento
una specie di vuoto dentro perché mi è piaciuto
davvero tanto. Subito ci scambiamo sorrisi con gli altri e appena
gridano “Abbiamo finito!” tutti
ci lasciamo prendere dall’entusiasmo e urliamo “SE
NOI BRUCIAMO, VOI BRUCIATE CON NOI!”. Non
so bene perché urliamo proprio questa frase, sta di fatto
che mi sento proprio come “the girl on fire”.
Ed ecco un’altra strana sensazione. Stavolta,
però, sento che “il fuoco sta divampando”
e che sta per accadere qualcosa, qui, a breve. Ho sempre avuto un certo
intuito per questo genere di cose. Cerco di non pensarci e metto un
po’ di musica: io e gli altri abbiamo deciso di fare una
piccola festicciola per Tom, con la scusa dell’ultimo giorno
di registrazioni. Inserisco il disco e scelgo una delle canzoni
più belle messe in un film di Quentin: ‘You
can never tell’ di Chuck Berry. Tutti sanno che
l’adoro e che me la cavo molto bene anche a ballare. Io e Tom
ci mettiamo a ballarla ogni volta che guardiamo il film, seguendo il
ritmo di Mia Wallace e Vincent Vega. Così, lo invito a
ballarla anche stavolta. Tutti impazziscono vedendoci ballare in
sincronia e perfettamente, tanto che cominciano a fischiare per farci
il tifo. Sorrido come non mai, mi sto davvero scatenando. Di colpo,
sento la porta aprirsi. La strana sensazione riemerge in me, ma in quel
momento sono troppo impegnata per prestare attenzione a una porta che
nel giro di un’ora si apre sempre una ventina di volte per
l’andirivieni. Mi tolgo la felpa fregandomene della
scollatura che, sì, è un po’ troppo
provocante per una come me, perché potrei davvero morire di
caldo. A un certo punto, con una faccia convintissima e che fa ridere
sempre tutti do il batti cinque a Tom, perché sono veramente
felice di come stiamo ballando bene, poi mi giro di scatto per eseguire
una mossa ed ecco che…
Mi ritrovo davanti al cast di Catching Fire.
È la mia
prima ff, siate clementi! ç.ç Accetto tutte le
critiche, mi servono per crescere, dato che fino a qualche giorno fa
non pensavo minimamente di cominciare a scrivere...e forse me ne farete
pentire hahahah. Chissà! Comunque spero che sia di vostro
gradimento. All'inizio è un po' troppo incentrata su Quentin
Tarantino perché era una delle prime idee, ma siccome mi
piaceva l'ho lasciata. Più in là si
parlerà meglio dell'incontro/scontro, soprattutto con Josh,
Jennifer e Sam (oh, Finnick<3). Al prossimo capitolo e
recensite, mi raccomando!