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Autore: Myeu_    26/07/2013    1 recensioni
"- Non ti ucciderò, ma mi servirai -
Disse ancora la voce, sussurrandomelo ed imponendomelo allo stesso tempo.
Servire? Servire chi? E in cosa?"
Genere: Drammatico, Mistero, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Angolino dell'autrice:
Eilà (?), eccomi qui dopo tanto, con un'altra storia. Storia che avevo già iniziato, credo l'anno scorso. oAo
L'ho ritrovata e continuata; spero tanto vi piaccia. ^^
Magari poi fatemi sapere cosa ne pensate. c:
Buona lettura.
Myeu_





Buio. Dormivo come sempre nella mia stanza, ma quella notte mi ero svegliata nel sonno. Ora, intorno a me solo il buio più totale. Sentivo il bisogno di alzarmi. Iniziai a muovermi tra le coperte per tirarmi su, ma qualcosa mi teneva ferma, bloccata per le braccia. Mi stringeva forte, e ogni secondo andavo sempre più nel panico. Spinsi forte le braccia, contraendo i muscoli fino a farmi male, e riuscii a tirarmi su a sedere. Quella sensazione si parse nel frattempo a tutto il mio corpo, bloccandomi anche per le gambe, le caviglie, i polsi. Volevo urlare. E lo feci, ma nessun suono uscì dalla mia bocca. Urlavo forte, urlavo; occhi stretti e gola aperta, ma non si sentì rumore alcuno. Stavo iniziando a sudare, ed ero agitata più che mai. Qualcosa mi bloccava al letto ed io non vedevo niente, e non sentivo nessuno toccarmi polsi o gambe, ma rimanevo lì, fissa sul materasso che sembrava ora essersi fatto freddo e duro, come una lastra di marmo.
Questo "essere" che mi teneva immobile, poi, mi prese il collo, buttandomi con la testa sul cuscino. Un verso uscì dalle mie labbra, e nel frattempo che crollavo, sdraiata, riuscii a prendere queste mani impercettibili, tirandole via dal mio collo e poi dalle gambe e le caviglie, e corsi fuori dal letto, corsi, girando a caso per le stanze, cercando un rifugio da quell' "essere".
Fuggivo ad occhi chiusi, le lacrime mi rigavano il viso e non riuscivo più a capire nulla. Cos'era ciò che mi teneva? Cosa voleva farmi?
-plic- -plic- -plic-
Poggiandomi al muro per riprendere un po' di fiato, sentii chiaramente un rumore come di gocciare a terra. Rimasi ad occhi chiusi ancora per un po', scappando mentalmente da quel buio che avrei poi visto aprendoli. Feci qualche altro passo senza sapere dove andavo, e sentii i piedi bagnati. Umido, freddo, bagnato. Aprii piano gli occhi, guardandomi i piedi. E rimasi shoccata.
-plic- -plic- -plic-
Il rumore di un qualche liquido che gocciolava sul pavimento continuava, e nella mia mente si faceva più forte ogni secondo di più. I miei pensieri divennero agghiaccianti. Iniziai ad immaginare il peggio, e cominciai a tremare. Preferii tenere lo sguardo sui miei piedi, ora sporchi di un colore che neanche il buio quasi totale poteva nascondere, il rosso vivo, il rosso sangue. Il mio battito cardiaco si fece più rapido, e gocce di sudore gelide mi rigarono i lati del viso. Per un attimo, mi sentii le gambe farsi molle, e credetti di star scivolando, cadendo a terra. Ma la paura mi rizzò in piedi di nuovo. Strinsi forte gli occhi, per poi riaprirli, e guardare finalmente di fronte a me. Come vorrei non averlo mai fatto. Come vorrei non essermi proprio alzata, quella notte.
Rosso. Rosso ovunque. La parete ed il pavimento erano rossi. Rosso vivo. Rosso sangue.
Sgranai gli occhi, che al contempo mi si riempirono di nuovo di fredde lacrime. Sentii raggelare persino il mio, di sangue, da dentro le vene. E di nuovo urlai. E di nuovo, invano. Nessun rumore poteva uscire dalla mia gola, che bruciava come se avessi ingerito delle fiamme. Ricominciai a correre, verso la sala, che una volta era bianca. Il mio cuore batteva, fortissimo. Per un attimo davvero credetti che sarebbe esploso. Esploso, in mille pezzi, lasciando una scia rossa uguale a quella che già era presente sul muro. Mi sentivo male, ma fermata la corsa, continuavo a camminare. Non sapevo cosa fare, dove andare, non sapevo neanche cosa realmente fosse successo. Forse invece, era tutto un incubo, ed io stavo in realtà dormendo. Mi pizzicai la guancia, per accertarmene. Ma se il problema fosse che stavo dormendo, bè, non mi svegliai.
Arrivai al centro del salotto, e altre lacrime si concentrarono nei miei occhi. Mi sentii crollare, di nuovo. Ma sta volta senza più un vero rimedio. Crollai in tutti i sensi, in tutti i modi.

Vidi di fronte a me, pezzi di corpi. Il sangue, era ancora lo sfondo di uno spettacolo orribile, terrificante. Non volevo avvicinarmi per nessun motivo, eppure una forza a me oscura, forse quella che prima mi aveva bloccata al letto, mi spingeva verso quelle membra sfatte e sporche. L'odore forte di quel sangue riempiva la stanza, facendomi venire mal di testa. Le mie gambe intanto camminavano, verso quegli esseri tagliati a pezzi. Notai con estremo terrore, che quei corpi, erano persone. Ma non persone a caso, ma i miei pochi amici, e i miei parenti. Un ragazzo e una ragazza, miei compagni di classe, e gli unici con cui parlavo almeno un po', e poi mia zia, mio cugino e mia sorella. Rimasi sconcertata. Pensai al fatto che forse neanche io sarei uscita viva, da una cosa del genere. Una strage, fatta da qualcuno che non conoscevo, e non vedevo nemmeno nelle vicinanze. Caddi a terra, sporcandomi le gambe e le mani di sangue. Ed iniziai a piangere, come non avevo mai fatto. Avevo paura, tanta, troppa paura. Ero terrorizzata, in un luogo che non riconoscevo, da sola, e non sapevo cosa fare o dove andare. Mi sentii in pericolo di nuovo, come quando, da bambina, vidi un ragazzino smembrarsi davanti ai miei occhi. Più o meno sembrava lo stesso che era successo nella stanza in cui mi trovavo ora. Ero immobile, col sangue che ribolliva e si congelava allo stesso tempo per il terrore, la testa che si riscaldava e il sudore freddo che mi scendeva dalla fronte. Strinsi forte gli occhi, tra i singhiozzi.
Poi qualcosa mi prese per il collo e mi trascinò a terra, fino a farmi sdraiare. Per l'ennesima volta tentai un grido, ma niente. La mia voce era praticamente sparita, da quando mi ero alzata.
- Tu hai di più, di tutti questi stupidi esseri -
Una voce, una voce proveniente dal nulla o dal buio che mi circondava, mi riempì la testa. Mi rimbombava nel cervello, cancellando ogni altro pensiero. Persino la paura era sparita.
- Non ti ucciderò, ma mi servirai -
Disse ancora la voce, sussurrandomelo ed imponendomelo allo stesso tempo. Servire? Servire chi? E in cosa?
Sgranai gli occhi quando sentii come una folata di vento, e poi qualcosa mi scivolò nella gola, entrandomi dentro, nel cuore e tra le ossa. Mi rizzai in piedi, colta da un'improvvisa mancanza del terrore che poco prima mi riempiva. Mi fecero un po' male gli occhi, e dopo un po' iniziarono a sanguinare. Posai le mani sulle guance umide, e mi accorsi che era davvero sangue, ciò che mi colava dagli occhi. Vidi il rosso, poi vidi sfuocato, come se sul mio viso fosse stato messo un panno grigio, a coprirmi la vista, ma lasciandomi vedere comunque tutto. Il mio corpo si fece freddo, e avanzai, verso un'altra porta, che prima non avevo nemmeno visto.
Entrai in una camera da letto, che mai avevo notato prima. Un ragazzino dormiva tranquillo sotto le coperte. Mossa da quella specie di spirito dentro di me, mi avvicinai. Posai piano la mano sul suo collo, notando poco dopo che stavo "perdendo colore". Il rosa della mia pelle, piano scivolava via, lasciandomi come un fantasma, o meglio, uno spirito. Ero sempre io, ma non a colori. Invisibile, direi.
Strinsi la mano sul collo del piccolo, senza controllo, e man mano che stringevo, sentivo in me crescere una certa rabbia, e quasi piacere, nel farlo. Lui intanto si svegliò ed iniziò a gridare, ma senza emettere suoni, come era successo a me. Scoppiò a piangere, silenziosamente, mentre stritolavo il suo collo magro tra le mie mani. Graffiai la sua pelle con le unghie, e la strinsi così forte da soffocarlo. Vidi le palpebre dei suoi occhi aprirsi in modo disumano, la bocca aperta come per un urlo. Tutto ciò era inquietante e straziante, ma non sapevo fermarmi. Sentii i miei muscoli pulsare, senza volere strinsi i denti, in un'espressione di rabbia, e poi la sua testa volò sul muro, sporcando tutto il letto e la parete di rosso.

Ancora una volta, quell'orribile colore arrivò a farmi compagnia.

   
 
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