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Autore: YunSaeMi    26/07/2013    0 recensioni
"Stai tranquilla, non ti dirò più niente. Dopotutto..non sono nessuno per farlo."
"Per mia sfortuna, è proprio così."
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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inalmente ero tornata a Tenerife. Mi mancavano l'aria pulita, le serate in compagnia di una birra, o di una “jrrra”, come la chiamano qui, mi mancavano il sole e il mare.

Ma soprattutto mi mancava quel suo sguardo un po' perso che mi invitava a passare le serate in sua presenza. Non era mai stato semplice dirgli di no, nonostante a volte mi facesse sentire un po' sola e usata.

Quando dovetti tornare a casa, fu quasi un trauma: il mio contratto era terminato, e il volo mi avrebbe presto riportata in quel di Milano dalla mia famiglia. Con tutto l'amore di questo mondo, mi sentii male all'idea.

E con fortuna ricevetti una proposta qualche settimana dopo, senza dover cercare voli a basso prezzo, senza perdere la testa per incontrare un buco libero a costi abbordabili pur di tornare a quella che io chiamavo “casa mia”.

Il lunedì mattina il volo atterrò all'aeroporto di Reina Sofia, la sera ero già al pub di zona con tutti loro, ma soprattutto con lui.

Ciao” gli dissi. Come al solito, non si azzardò a baciarmi davanti agli altri.

In mia assenza aveva mostrato di sentire la mia mancanza, chiedendomi più volte se e quando sarei ritornata. Non mi aveva lasciata andare sino all'ultimo. E la mia paura era che fosse cambiato qualcosa durante il mio soggiorno in Italia.

Non sembrava così, fortunatamente. Quella notte la passammo insieme, la mattina dopo si iniziava già con il nuovo lavoro.

 

Il giorno in cui approdai in albergo notai un piacevole clima familiare che aleggiava nell'aria: gente sorridente in ogni dove, dirigenti alla mano, ma soprattutto un collega disperso come capo animazione.

Hola, David!!!! Como estàs!” gridai sull'uscio dell'ufficio.

Ma... che cosa ci fai qui?” mi rispose senza parole “Non sapevo che quella Linda fossi TU!”

Ebbene sì, ero proprio io. Iniziai a ridere di gusto, fu una magnifica sorpresa trovarlo lì.

Avevamo avuto la fortuna di lavorare assieme per qualche settimana; andavamo d'accordissimo già ai tempi.

Vado a cambiarmi. Ci vediamo tra poco, almeno mi spieghi come funziona il tutto.”

Brava, vedo che sei responsabile:”

Hai già visto il mio cartellino?” dissi, indicando un fantomatico badge sul mio petto “Sono senior, adesso dovrebbero pagarmi per questo.”

Dai, muoviti!”

Scappai in camera, pronta per una nuova avventura di 6 mesi in un ambiente che già avevo iniziato ad amare.

Una volta pronta, ebbi la riunione con David, per poi iniziare il turno serale. Mi diressi verso il bar principale, mi misi alla porta e iniziai con la mia collega ad accogliere gli ospiti che si preparavano all'inizio dello spettacolo. Tutto a un tratto, un anziano signore inciampò sui propri piedi, quasi cascandomi addosso. Nell'indietreggiare, mi scontrai con qualcuno che mi stava passando dietro.

Oh, scusa!” urlai istantaneamente, voltandomi.

Davanti a me ritrovai un uomo alto almeno un metro e novanta, spalle possenti, un sorriso ironico e un visino da schiaffi. Mi guardò con stupore, mantenendo il vassoio ben saldo sulla mano, e asciugandosi il palmo dell'altra sul grembiule blu che indossava. Mi disse qualcosa i spagnolo, e io non capii.

Sei nuova?” Ripetè con il suo accento strano

Sì, sono Linda, encantada”

Io sono Josè.” e se ne andò a passo svelto guardandomi con la coda dell'occhio e con il suo sorrisetto ancora sulle labbra.

Ma che bella presentazione” pensai “Abbiamo già iniziato con una figura di merda. Meraviglia.”

Dovetti passare la serata lì alla porta, vedendolo passare mille volte mentre continuava a lanciarmi frasi in una lingua che ancora non conoscevo bene. Era strano, ma la prima impressione non ottima si trasformò in simpatia.

All'ennesima volta che passò, frenò fissandomi in maniera alquanto seria. “Tu lo sai da dove vengo io?”

Sarai spagnolo, o Canario, no?” risposi, perplessa.

No”.

E se ne andò lasciandomi col dubbio. Un dubbio che onestamente mi rimase in testa, e che senza sapere il perchè avevo voglia di risolvere.

Finita la serata, contattai una vecchia collega che aveva lavorato prima di me in quello stesso hotel. Prima di partire, mi aveva comunicato di aver lasciato per me una bicicletta, ma non sapevo dove. Le scrissi tramite Facebook un messaggio in attesa di una risposta. Fortuna volle che fosse in linea per dirmelo subito.

Parlammo del più e del meno, delle nuove destinazioni a lei proposte, del lavoro e di tanto altro. Quando ad un tratto mi chiese un favore.

Salutami Josè, non l'ho visto prima di partire.. è un caro amico. Sai già chi è? E' un cameriere venezuelano alto alto..”

Quando lessi il suo nome ebbi un colpo al cuore.

Sì, l'ho conosciuto oggi...particolare veramente..”

Una persona meravigliosa! Digli di lasciarmi i suoi contatti!! La bicicletta è parcheggiata nella zona fumatori, sotto l'ufficio. A presto!”

La conversazione mi lasciò imbambolata di fronte allo schermo del PC. Dopo qualche secondo spensi tutto per andare a prendere la bici e andare da Alan.

Mi fermai dispersa in corridoio. Effettivamente io alla zona fumatori ancora non ero mai stata, e non sapevo da che parte andare per raggiungerla. Quell'hotel i primi giorni mi sembrava immenso.

Oye, tu!”

Mi stava chiamando Josè. “Ehi..” risposi prontamente “mi sai dire dove caspita è la zona fumatori?”

Mi guardò ridendo e mi disse “Vieni con me.”

Scendemmo per una scalinata proprio dietro all'ufficio di animazione e raggiungemmo il punto dove era parcheggiata la bicicletta. “Non era poi così lontano, ti ringrazio”

No problem. Esci?”

Sì, vado a trovare degli amici”

Se aspetti sto uscndo anche io. Ti accompagno con la macchina. Stai ferma qua.”

Lo guardai senza poter aprire bocca mentre si allontanava per andarsi a cambiare, e come mi aveva chiesto lo aspettai seduta su una panchina che stava proprio affianco a me. Non sapevo cosa mi stava succedendo, mi rimbambiva in maniera colossale.

Dopo qualche minuto, ritornò tutto profumato, e con una t-shirt bianca al posto della camicia azzurra che l'hotel gli imponeva. Si sedette affianco a me ed iniziò a parlarmi. Debbo dire che feci un po' di fatica a capire tutto e che dovetti interromperlo più di una volta.

Quindi.. mi sai dire adesso da dove vengo?”

Sì, claro.” Ammiccai.

Spara”

Venezuela, amico.”

Come lo sai?” mi chiesee, colpito.

Conosci una certa Elisa? Perchè la conoscevo anche io” dissi, sorridendo soddisfatta.

Ah sì?” si fermò a pensare. “Beh, salutamela. Comunque sì, sono venezuelano, di Caracas, più precisamente. E' da due anni che vivo qua.. Andiamo?”

Ok.”

Ci alzammo e salimmo la rampa che portava al cancello di uscita. Camminammo una cinquantina di metri per arrivare alla sua macchina. “Ecco” mi disse “dove deve andare, signorina?”

Alla Flaca, grazie”

Mi sedetti in macchina e chiusi la portiera, salì anche lui e mise in moto.

Con piacere.”

   
 
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