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Capitolo
SIL
Ero entrata poche volte nella sua stanza: ha il soffitto
alto, un piccolo armadio affiancato da una libreria, un tavolo sul
quale sono
sparsi fogli con una penna e un calamaio posati sulla copertina di due
libri
impilati, la grande finestra è oscurata con gli scuri di
legno che lasciano
comunque filtrare la luce del giorno; non ricordo come sono arrivata
li,
arrossisco al pensiero della notte precedente ma non ho ancora
metabolizzato la
mia nuova posizione: non sono vestita ma un lenzuolo mi copre i
fianchi, ho il
petto schiacciato contro quello di Eragon che con le braccia mi
circonda i
fianchi sollevando leggermente il lenzuolo, con le mani mi accarezza la
schiena
facendomi capire che è sveglio. Non ho ancora aperto
gl'occhi perché voglio
godermi quel momento, l’odore della sua pelle mi si insinua
nelle narici e
schiaccio ancora di più la testa contro il suo petto, lui
allora poggia li
mento sui miei capelli e restiamo così per un
po’senza muoverci per non
rovinare tutto; quando finalmente decidiamo di muoverci è
lui che sposta una
mano sul mio collo e si mette a giocare con i miei capelli, stacco la
testa dal
suo petto e alzo lo sguardo per incontrare i suoi occhi blu,
“Sai …” dice, “dobbiamo
fare un viaggio” continua, devo avere una faccia buffa
perché si mette a ridere
“Dove?” chiedo, “Dobbiamo tornare ad
Alagaesia”, mi alzo di scatto gli poggio
le mani su pettorali e spingo con il mio peso su di lui
“Come?” domando
irritata, è sdraiato sulla schiena e io lo schiaccio sul
materasso ma sembra
sereno, “So che non vuoi ma l’ho giurato e lo devo
fare” e mentre parla porta
le mani sulla mia schiena; sospiro e torno a sdraiarmi con il braccio
sinistro
e la testa poggiata su di lui, “A chi? E
perché?” domando, non mi risponde a
voce ma con la mente così in pochi secondi so il motivo e ne
capisco l’importanza,
“Se non vuoi venire ti
capisco” “Verrò …
Spectro ha il diritto di vedere la sua terra natia”
ridacchia “Speravo che lo facessi
per me” rido anch’io
“Non ti credere così importante
Ammazzaspettri”.
ERAGON
Ridiamo insieme ma la sua risata è così
cristallina che
trattengo la mia per ascoltarla, le accarezzo i capelli tirandoli
delicatamente
dietro all’orecchio e accarezzo anch’esso, inizia
ad assomigliare a quelli
elfici, “Quando partiamo?” chiede, “Il
prima possibile: due, tre giorni al
massimo” in quel momento sento Saphira che cerca di entrare
nella mia mente; la
sera prima ero riuscito a nascondergli tutto dicendo che avevo sonno e
che Sil
si era addormentata e dovevo portarla al palazzo (cosa vera), ci aveva
creduto
e non aveva domandato oltre, ma adesso essendo mattina inoltrata voleva
sapere
dove mi trovavo cosa comprensibile essendo il mio drago, ma proprio non
ho
voglia di parlare e intensifico le mie barriere mentali, sembra
funzionare
perché allenta la pressione, ma poco dopo sento un ruggito
provenire sopra le
nostre teste a cui se ne aggiunge un altro di diversa
tonalità, anche Sil
sembra accorgersene perché si mette seduta; scosto le
coperte rassegnato e apro
l’armadio prendendo dei vestiti che indosso mentre alcuni
altri li passo a Sil
che anche lei li indossa, gli vanno un
po’ larghi ma visto che i suoi si erano bruciati con i miei
non aveva molta
scelta. Insieme saliamo con una scala a pioli che è
sistemata fuori dalla mia
finestra che porta sulla cima del ramo, prima arriva lei poi io e
quando sono
completamente in piedi entrambi i due draghi se la prendono con me e
iniziano a
ruggirmi contro: Saphira sembrava solo indignata mentre Spectro aveva
tutta l’aria
di volermi sbranare; guardo Sil mimando la parola
“aiuto” ma la sua unica
reazione è una risata mentre il suo drago continua ad
avanzare minaccioso verso
di me, ad un certo punto Spectro si gira verso il suo cavaliere che gli
da un
buffetto sulla testa e poi sale, rivolgendomi un ultimo sbuffo di fumo
spicca
il volo, salgo veloce su Saphira che li segue, “Abbiamo
tante cose di cui parlare Ammazzaspettri” “Non
è vero o almeno
io non intendo parlarne” “Nemmeno io se
è per questo ma a parer mio ti stai
cacciando nei guai” , la investo con tutta la mia
felicità “è
ancora un errore Saphira squamediluce?”
non risponde ma so che l’ho convinta perché
accelera e si affianca al drago
bianco “Dove stiamo andando?” Grido a Sil per
sovrastare il rumore del vento, “Dagl’elfi,
non dovevamo partire? O hai già cambiato idea?”
Urla di rimando “Ma tu non hai
nemmeno i tuoi vestiti” “Me ne farò
dare dei nuovi e poi prima passiamo
al lago per recuperare l’armatura” “Ma i
draghi selvaggi non
passiamo a salutarli?” “Gli ho già
spiegato la situazione e approvano tutti e mi hanno riferito di
salutarti ma di
stare attento quando tornerai a fargli visita, non hanno preso bene il
falò di
vestiti dell’altra sera”. Non manco di
crederlo hai un rapporto con quei
draghi che nemmeno io riesco a capirlo e loro sono così
protettivi nei tuoi
confronti , ma questo è meglio non dirlo. Voliamo per
un’ora dopo aver
recuperato le armature dal lago quando iniziamo a scorgere le prime
case-albero, poco dopo atterriamo sulla spiaggia, già alcuni
elfi sono corsi
fuori dalle loro abitazioni per
venirci in contro; mangiamo, facciamo rifornimento di viveri e vestiti
oltre
che a recuperare l’ Eldurnaì che aveva deciso di
rimanere vicino al mare.
L’oceano è di un
blu così intenso da accecare quasi gl’occhi,
mi accorgo che i due draghi sembrano dello stesso colore
perché Spectro
riflette il blu del mare, il secondo giorno di volo Spectro
è stremato non essendo
ancora adulto, “Sil non andrete
molto
lontano se non alleggerisci il carico vieni con me su Saphira”
“Ho cercato di farlo ragionare ma
non
accetta l’energia che ho accumulato” ,
affianco Saphira a Spectro e tendo
una mano verso Sil: “Salta!”
Si mette
in piedi sulla sella e salta, afferra il mio braccio tirandolo per
cercare di
salire, quando riesce a mettersi seduta a cavalcioni dietro di me gli
batte il
cuore all’impazzata per lo sforzo e anche il mio non ha il
solito ritmo
rilassato, si appoggia contro la mia schiena e si addormenta poco dopo.
Si
risveglia dopo un quarto d’ora dall’atterraggio che
il sole sta calando, i
draghi sono sdraiati esausti, riconosco il paesaggio è lo stesso di quando siamo
partiti tre mesi
prima, il fiume che avevamo navigato scorreva alla nostra destra
sfociando poco
oltre, per raggiungere il villaggio dei nani ci metteremmo altre due
ore di
volo ma non siamo in condizione di proseguire; tiro fuori dal tascapane
una
borraccia e qualcosa da mangiare che finiamo senza parlare troppo, il
buio ci
avvolge come una coperta fatta di stelle e l’unica altra luce
è il piccolo
fuoco che ci divide, spento anche quello restiamo a guardare le stelle
ma non
per molto: mi misi seduto fissando nel riflesso dei suoi occhi il cielo
stellato quasi più limpido del cielo stesso, gira appena lo
sguardo e non posso
più resistere, la prendo tra le braccia, le bacio il collo
tenendole una mano
nei capelli mentre con l’altro braccio le cingo la vita,
mette le sue mani sul
mio viso questo mi fa sussultare leggermente, la prendo in braccio e mi siedo a terra con lei
seduta sopra le
mie gambe, ci sdraiamo a terra, le tolgo la maglia e lei toglie la mia,
restiamo abbracciati per terra così fino al mattino quando
Spectro ci alita
addosso aria calda; quando anche lei si sveglia la bacio leggermente
sulle
labbra e rindosso la maglia, preparo le poche cose che avevamo mentre
lei
indossava la maglia, poco dopo siamo in volo.
NOTA
DELL’AUTRICE:
Spero
che questo
capitolo vi sia piaciuto recensite; vi pregoooo in ginocchio. CIAO