sopraggiunto a rammentarmi la fine del sentiero,
ma è come il supplizio spiacevole della gogna:
il tempo di resistere, e lo scherno passerà.
Ho passato la vita a seguire una rotta,
a ricevere i venti che sospingono le schiene,
ad accogliere l'acqua e ad infrangere l'onda,
ma è ora che il viaggio si spinga più in là.
Con mente consumata e volto corroso
vado a ottenere l'eterno riparo
e, se mi sarà consesntito, lo chiamerò riposo
questo navigare che più dolce sarà.
Marinaio son stato di acque salate,
timoniere sarò degli eterni vascelli,
poichè il corpo lascia le mortali casate
come il re vinto che abdicherà.
Ma in dono ho da offrire ciò che non è mio,
ma a tutti appartiene senza distinzione:
il mare, il tramonto, e il riflesso del dio
che comanda Bellezza e dogmi non fa.
Lascio la marina distesa a chi si meraviglia,
oceano immenso emblema di vita,
lascio la costa a chi parla alla conchiglia
e a chi di questo si ricorderà.
Così sarà che che il mio testamento,
così accadrà che questa smodata ricchezza
memoria di Bellezza altrui lascerà.