Anime & Manga > Axis Powers Hetalia
Ricorda la storia  |      
Autore: TonyCocchi    27/07/2013    7 recensioni
E vivere una notte lunga una vita
Avere il suo profumo ancora tra le dita
Svegliarsi affamati e rifarlo per ore
Passare dal sesso a fare l'amore...

Song-fic multi-pairing, improvvisata sulle note della canzone dei Negrita; sexy e romantica allo stesso tempo e con coppie per tutti i gusti! Buona lettura!
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Germania/Ludwig, Nord Italia/Feliciano Vargas, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
hetalia negrita sex

Salve a tutti!
Che dire, sembra l’ispirazione mi sia ritornata! O almeno la voglia visto che questa storia non è che l’abbia esattamente progettata. Mi è venuta fuori di getto, così, mentre ascoltavo i Negrita mi è salita all’improvviso la voglia di aprire immediatamente un foglio e iniziare a battere sui tasti. Già una volta così venne fuori una one-shot niente male, quindi, perché no?

Spero possa piacere anche a voi, malgrado l’improvvisata! ^__^

Inoltre ci sono un sacco di coppie, e di vario tipo, quindi ce n’è per tutti i gusti (incluso un mio certo OC che a qualcuno di voi è piaciuto nelle mie altre storie)!

Fatemi sapere!

E ricordate di aprire anche la colonna sonora di cui inserirò il link “strada leggendo”… ^__°

 

PS: GERMANIA X ITALIA ORA E SEMPRE!

PPS: Tutti i personaggi/nazione di questa storia sono maggiorenni (anche di parecchio essendo appunto nazioni XD)  

 

 

 

Germania certe volte detestava essere uno che si tiene informato. Considerava leggere il giornale ogni giorno non solo una buona abitudine, ma quasi un dovere, perché come si poteva vivere e prendere le proprie decisioni senza conoscere appieno ciò che avviene intorno a te, la realtà in cui ti muovi.

Purtroppo c’erano anche momenti in cui, nell’adempimento di quel dovere, ogni sfogliata lo appesantiva di una nuova nota di sconforto.

Da quando i quotidiani non erano che una bacheca mondiale delle brutte notizie? Forse da sempre pensò, girando.

Guerre, disastri, stragi, omicidi, corruzione, soprusi di coloro che dovrebbero servire e proteggere, violenza contro chi è più debole, violenza contro chi è diverso, e mentalità distorte, malate, indubbiamente idiote, che non cambiavano mai. Mai.

Ferreo nei suoi propositi, come ogni buon tedesco stereotipato, girò ancora pagina.

Che c’era che non andava con gli uomini?
Di cosa aveva bisogno il mondo complessato per stare finalmente bene con sé stesso?

Cosa?

 

“Germania?”

Alzò gli occhi; Italia stava sulla porta, in pigiama-camicia e boxer, a fissarlo, lui ancora vestito, e assiso sulla poltrona del salotto a rilassarsi come dietro una scrivania con il viso un po’ scavato simile a quello di un impiegato ormai sovraccarico. La calda luce della abat-jour, sul comodino, dipingeva sullo sfondo del corridoio buio il suo viso assonnato.

Non aveva che poche semplici parole: “Dai, vieni a letto.”

Anche Italia sapeva che leggere il giornale ogni giorno è importante; ma quel dolce sorriso sotto quelle palpebre un po’ cadenti avrebbe sempre avuto la meglio anche su di lui che, come non sentisse di avere già abbastanza doveri, se ne imponeva di nuovi.

Grazie al cielo.

Ripiegò ordinatamente il quotidiano e, raggiuntolo a passo lento, si avviò con lui nella penombra.

 

 

http://www.youtube.com/watch?v=inT2-7JHvo4

 

 

Fare sesso nascosti in un cesso
Fumarsi una marlboro dopo l'amplesso

 

“Eh eh eh, ma quanto siamo ubriachi per fare una cazzata del genere?” –domandò Prussia tenendola sollevata per le natiche sode.

“Lo sai che si dice su di me: che da me costa più l’acqua che la birra, no?” –rise Ceca che si teneva al suo collo con le braccia.

Prussia ricominciò a spingere, e a giocare con lei a fare più silenzio possibile ma anche abbastanza “rumorini” perché qualcuno lì fuori perlomeno sospettasse. Che bello immaginarsi quelle facce da gente per bene, adocchiate distrattamente mentre erano al tavolo, nel trovarsi a passare per il bagno proprio in quel momento!

“Ehi, Ceca…”

Un gemito di piacere e poi rispose: “Si?”
“Senti… alcol e porcate a parte… Sei fantastica… Più fantastica di me.”

“……”

Si fermò anche lui: “Ho… rovinato l’atmosfera?”
“… Il contrario.”

Gli carezzò i capelli e cercò le sue labbra, ponendo fine al “gioco”, ma non alle danze.


Oppure farlo in macchina di fianco alla strada
Buscarsi un raffreddore male che vada

 

“Ma che fai?!” –strillò il più piano possibile Belgio.

“Tolgo la capotte.” –rispose Romano come nulla fosse.

La spider dell’italiano era come un tempietto d’amore sbucato all’improvviso nel deserto notturno di quella spiaggetta incontaminata sul Mediterraneo.

“Ma… Ma… Rimettila subito! Se passa qualcuno…”

“Chi vuoi che venga in spiaggia a quest’ora? A parte dei pomicioni come noi…”

E senza sentire altre regioni si attaccò al suo collo.

Belgio trasse un respiro profondo. L’aria era così fresca e profumata di sabbia.

Alzò la testa e riaprì gli occhi. Si vedevano un sacco di stelle.

“E se… mi viene il raffreddore?”

“Ti vengo a curare io. Se viene a me poi però mi devi curare tu.” –le sussurrò il fiato di lui sulla pelle scoperta sopra le clavicole, come un irresistibile e rilassante solletico.

“… Certo.” –e respirò ancora, alzando la testa ben oltre il fianco dell’auto.


Sentirsi un po' animali, un po' primitivi
Sentire che respiri, sentire che vivi

 

Quasi gli fece paura.
Vedere Bielorussia muoversi con tanta foga, sentirla urlare a quel modo. Tanto Toris ne era rimasto scosso che si poteva dire avesse fatto tutto lei, e lui fermo, con gli occhi a volte serrati a volte strabuzzati, a farsi decine di domande.

Doveva andarci più piano? Era davvero così bravo? Stava fingendo? O viceversa sfogandosi dopo tanto, troppo tempo?

Era tutto un sogno? O peggio, la carnale debolezza di una notte.

A un certo punto lei gli si accasciò sul petto col fiatone. La sensazione dei suoi capezzoli contro il petto sembrò fargli l’effetto di un elettroshock al cuore.

“Biel?”

Ansimò: “L’ho… l’ho fatto!”

“Eh? Vuoi… Vuoi dire che tu…”

Il suo abbraccio lo interruppe: “Lituania scusami! Scusami! Io ti… ti…”

Al diavolo provare a capire. Le asciugò una mezza lacrima e la strinse a sé.


E convincere I tuoi ad andare in vacanza
Spedirli un giorno al mare e farlo in ogni stanza

 

La bacchetta magica di Inghilterra non era onnipotente, e a volte combinava guai. Ma Arthur fu ben felice di prestarla per un nobile scopo.

Sealand si guardò nello specchio ancora scioccato: alto che tutti i suoi vestiti gli starebbero stati ridicolmente stretti, cresciuto che non si sarebbe sognato di mettersi in testa un cappellino da marinaretto, maturo abbastanza per star lì a fare il bimbo spaesato dinanzi a Lily, alle prese con l’imbarazzo del suo sguardo che continua a calare lungo tutto il suo corpo.

Stringeva la bacchetta tra le dita, i capelli arrivati alle spalle, i seni finalmente spuntati, e negli occhi la stessa luce che fa splendere tutto, e che rende immacolato anche il più erotico dei momenti.

Lui aveva 46 anni, e non è che per una nazione passino più in fretta. Lei 800 e non c’era altro da dire se si è una micronazione: che sicuramente non crescerà mai, che agli occhi degli altri non sarà mai altro che un innocente bambino, che ha un così bel faccino e pensieri “impuri” manco a sfiorarli.  

Erano rossi come due fuochi, e sapevano entrambi di essere troppo emozionati per poter dire una sola parola. Si dissero di si con la testa, e solo allora Sealand l’avvicinò, piano, dandole il tempo di chiudere gli occhi, protendere le labbra, e poi la lingua.

 

Provare le ricette, collaudare la cucina
Usare la nutella, usare la farina

 

“Dai! Mi fai il solletico!”

Ma Austria non aveva certo intenzione di limitarsi a quello. No, quel giorno aveva un diavolo in corpo, un diavolo innamorato, e non sarebbero stati mattarello, farina e zucchero a fermarlo.

“Austria, io starei preparando il dolce.” –mugolò Ungheria quando, alle labbra sul collo, si aggiunsero le sue mani lungo i fianchi, e poi più giù, lente su ogni curva, e poi forti nella presa.

“Fai pure.” –gli rispose con gentilezza, sollevandole un po’ la gonna.

Ungheria, con un finto versetto di contrarietà, tanto finto da sembrare una voluttuosa risata, tornò a badare al suo impasto. Lui era una di quelle persone, come si suol dire, alquanto “inquadrate”: una volta tanto voleva essere l’esatto opposto, perché non lasciarlo fare.

Certo, poi mangiare quella torta sarebbe stato proprio imbarazzante, pensò lei sentendo le sue dita carezzarla come e più amorevolmente che col suo adorato piano.


Guardare il suo corpo, scoprirne la forma
Sentire dei passi... è qualcuno che torna...

 

Il videogioco continuava a rumoreggiare, ma ormai i giocatori lo avevano abbandonato senza rimpianti quando la passione aveva preso… E mentre le urla degli zombie si perdevano ignorate nell’aria, dentro il futon era un mondo di sussurri.

“Dì che sono l’eroe del sesso…”

“No…” –gli rispose il proprietario del gioco sulla cui schiena era disteso.
Spinse: “Dai!”

Giappone sospirò: “Voi americani, sempre i soliti montati…”

America rise divertito: “Montato!”

Ma gli parve di riuscire a vedere l’espressione dell’altro pure da dietro la sua nuca.

Uscì e lo invitò a girarsi per potergli chiedere scusa per un bacio: “Dai, prometto che non ti stuzzico più.”

Scompigliandogli i capelli, Giappone fece per abbracciarlo…

<< DING DONG! >>

“OPERAZIONE RIVESTIRSI IN UN LAMPO! MUOVERSIMUOVERSIMUOVERSI!”
“CHE SENSO HA SE URLI?!”


Fare sesso, succhiarne la polpa
E via la vergogna e i sensi di colpa

 

“Cosa c’è?” –domandò vedendolo più silenzioso del solito dopo l’amore.

“Niente… pensavo…”
“A che?” –chiese di nuovo Svezia, senza andare oltre le sue consuete due parole.

Finlandia si girò e affondò le sue tristi riflessioni nel suo volto, solido come una roccia e sudato come un uomo che ha dato tutto sé stesso per la persona amata.

“Quante persone come noi ci sono al mondo… che non riescono ad essere felici come lo siamo noi. Non possono amare come vogliono, non possono dire niente a nessuno… Subiscono odio per nulla.” –gli lasciò passare una mano tra i suoi lisci capelli biondi.

“Scusami Svezia, è che mi capita di sentirmi male per loro.” –disse rimproverandosi dell’eccessivo altruismo con cui forse aveva rovinato il loro momento.

“Mh.”

Stavolta però quel “Mh” non sarebbe venuto da solo.

“Lascia che gli stupidi li odino, e non preoccuparti per loro: basterà che abbiano qualcuno di speciale accanto, come io ho te, e qualunque insulto, qualunque guaio, non significherà niente. Saranno felici, e solo questo conterà, fintanto che il resto del mondo si decida a rimettersi a posto.”

Dopo aver assimilato in un lungo silenzio quelle stupende parole, Tino strisciò fin sotto il suo corpo. Ora però non sapeva se dirgli o meno che quando gli uscivano discorsi completi lo eccitava una maniera incredibile…


Sdraiarsi sulla sabbia, rotolarsi nel fango
Carezzarle le gambe, improvvisarsi in un tango

 

“N-non serve che me le fai vedere! C-cioè, sono bellissime e tutto, mi piacciano… Però sono anche un problema, vero? Cioè, tutti che te le guardano, che fanno battute, che pensano a te solo come un paio di tette con attaccato un corpo e cose del genere… I-io non voglio che pensi che con me sia la stessa cosa, quindi se vuoi... se vuoi tenerle coperte…”
“Canada!”
Si zittì in un lampo a quel perentorio richiamo. Il suo discorso sembrava aver sortito l’effetto opposto a quello aspettato; ma poi, pian piano, il viso di Ucraina si sciolse in un comprensivo sorriso, mentre scuoteva il capo in maniera materna.

Si alzò la maglietta, senza alcuna vergogna.

“Io l’ho sempre saputo che sei diverso.” –gli sussurrò prendendogli la mano, e portandosela sopra al cuore- “Per questo sono qui con te adesso. Vieni.”

E il ragazzo troppo sensibile si decise a diventare l’uomo troppo sensibile che lei desiderava. Le toccò e ritoccò, e quanti sarebbero voluti essere al suo posto, ma lui preferiva affondare il viso più su, in un paio di zaffiri lucenti, in un viso morbido e rosso. I veri gioielli di quella donna, la sua donna.

“Ti amo…” –disse deciso, distendendosi su di lei- “Ti amo tutta.”

“Lo so.” –rispose, accogliendolo.


Annusarle la pelle, scoprirne l'odore
Passare dal sesso a fare l'amore....

“Germania!”

Il fisico del biondo non era tutta scena. Era solido, resistente, una sicurezza poterlo abbracciare. Ma anche forte, e quando Italia lo chiamava così significava che doveva rallentare.

Si avvicinò fin quasi a far toccare le punte dei loro nasi: “Tutto… tutto bene?”
Ma Italia rise: “Ve, qualcosa ti ha reso nervoso? Hai bisogno di sfogarti?”
Germania arrossì: “No… Non credo…”

Gli cinse allora le braccia attorno al collo: “Allora rilassati, godiamoci il momento, no?”

Stavolta fu Germania a ridacchiare: “Sembra quasi il tuo destino sia quello di dirmi di rilassarti.”
“Ve, è un piacere per me!” –scherzò lui stringendolo talmente forte che persino l’imponente Germania ne restò sorpreso!


E altro che l'America
Altro che la musica
Quando sei selvatica
Altro che l'America

 

“Italia…”
“Germania…”


E vivere una notte lunga una vita
Avere il suo profumo ancora tra le dita

 

“Gil! Ti amo!”

“Sssssh!”

 

“Si o’ core mije…”

“Ridillo…”

 

“Vuoi restare qui stanotte?”
“Si…”

 

“Quanto durerà l’incantesimo?”

“Poco… e tanto…”

 
Svegliarsi affamati e rifarlo per ore
Passare dal sesso a fare l'amore....

 

“Piaciuto il dessert?”

“Quale dei due?”

 

“Stupidi porta a porta!”
“Ah ah ah!”

 

“Lasceresti quella gente senza parole.”

“Mh!”

 

“Sono stupende.”
“Grazie.”


E altro che l'America
Altro che la musica

 

Finì in un forte respiro, che pareva suggerire al mondo di rivedere le sue priorità.

Si distesero ciascuno dal proprio lato del letto.

Italia si tirò un po’ su il freschissimo lenzuolo bianco. Germania si lasciò andare completamente con la testa sul cuscino.


Quando sei selvatica
Altro che l'America

 

“Italia?”
“Ve?”
“Di cosa ha bisogno il mondo?”

Gli si addossò: “Ora come ora è perfetto!”

“Non c’è solo il nostro, c’è anche quello là fuori. Non possiamo ignorarlo.”

Vedendolo così serio, provò ad esserlo a sua volta.

“Ha bisogno di essere più come il nostro.”

Gli rivolse uno sguardo, facendolo indietreggiare: “Ehm, scusami, forse ho detto una delle mie soliti stupidaggini.”

Gli scompigliò i capelli: “Magari no.”

 

 

 

Di cosa avrà mai bisogno questo mondo? Certo “più sesso” come risposta fa un po’ sorridere e risulta certamente incompleta.

Ma forse, partendo da qui, si può arrivare a pensare ad altro: essere più sinceri, sapersi lasciare andare, badare più agli altri che a sé stessi… Tanti piccoli suggerimenti che magari un giorno faranno la differenza.

Ammetto di non sapere molto bene cosa ho voluto dire con questa mia storia, che come ho detto è stata molto improvvisata; forse è solo una mia celebrazione dell’amore e nulla più.

Ad ogni modo, mi auguro vi sia piaciuta e che vi piaccia anche la canzone e i Negrita in genere! XD

Alla prossima, e buon proseguimento d’estate!

  
Leggi le 7 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Axis Powers Hetalia / Vai alla pagina dell'autore: TonyCocchi