Salve
a tutti!
Che dire, sembra l’ispirazione mi sia ritornata! O almeno la voglia visto che
questa storia non è che l’abbia esattamente progettata. Mi è venuta fuori di
getto, così, mentre ascoltavo i Negrita mi è salita all’improvviso la voglia di
aprire immediatamente un foglio e iniziare a battere sui tasti. Già una volta
così venne fuori una one-shot niente male, quindi, perché no?
Spero
possa piacere anche a voi, malgrado l’improvvisata! ^__^
Inoltre
ci sono un sacco di coppie, e di vario tipo, quindi ce n’è per tutti i gusti
(incluso un mio certo OC che a qualcuno di voi è piaciuto nelle mie altre
storie)!
Fatemi
sapere!
E
ricordate di aprire anche la colonna sonora di cui inserirò il link “strada
leggendo”… ^__°
PS:
GERMANIA X ITALIA ORA E SEMPRE!
PPS: Tutti i personaggi/nazione di questa storia sono maggiorenni (anche di
parecchio essendo appunto nazioni XD)
Germania
certe volte detestava essere uno che si tiene informato. Considerava leggere il
giornale ogni giorno non solo una buona abitudine, ma quasi un dovere, perché
come si poteva vivere e prendere le proprie decisioni senza conoscere appieno ciò
che avviene intorno a te, la realtà in cui ti muovi.
Purtroppo
c’erano anche momenti in cui, nell’adempimento di quel dovere, ogni sfogliata
lo appesantiva di una nuova nota di sconforto.
Da
quando i quotidiani non erano che una bacheca mondiale delle brutte notizie?
Forse da sempre pensò, girando.
Guerre,
disastri, stragi, omicidi, corruzione, soprusi di coloro che dovrebbero servire
e proteggere, violenza contro chi è più debole, violenza contro chi è diverso,
e mentalità distorte, malate, indubbiamente idiote, che non cambiavano mai.
Mai.
Ferreo
nei suoi propositi, come ogni buon tedesco stereotipato, girò ancora pagina.
Che
c’era che non andava con gli uomini?
Di cosa aveva bisogno il mondo complessato per stare finalmente bene con sé
stesso?
Cosa?
“Germania?”
Alzò
gli occhi; Italia stava sulla porta, in pigiama-camicia e boxer, a fissarlo,
lui ancora vestito, e assiso sulla poltrona del salotto a rilassarsi come
dietro una scrivania con il viso un po’ scavato simile a quello di un impiegato
ormai sovraccarico. La calda luce della abat-jour, sul comodino, dipingeva sullo
sfondo del corridoio buio il suo viso assonnato.
Non
aveva che poche semplici parole: “Dai, vieni a letto.”
Anche
Italia sapeva che leggere il giornale ogni giorno è importante; ma quel dolce
sorriso sotto quelle palpebre un po’ cadenti avrebbe sempre avuto la meglio
anche su di lui che, come non sentisse di avere già abbastanza doveri, se ne
imponeva di nuovi.
Grazie
al cielo.
Ripiegò
ordinatamente il quotidiano e, raggiuntolo a passo lento, si avviò con lui
nella penombra.
http://www.youtube.com/watch?v=inT2-7JHvo4
Fare sesso nascosti in un
cesso
Fumarsi una marlboro dopo l'amplesso
“Eh eh eh, ma
quanto siamo ubriachi per fare una cazzata del genere?” –domandò Prussia
tenendola sollevata per le natiche sode.
“Lo sai che si
dice su di me: che da me costa più l’acqua che la birra, no?” –rise Ceca che si
teneva al suo collo con le braccia.
Prussia
ricominciò a spingere, e a giocare con lei a fare più silenzio possibile ma
anche abbastanza “rumorini” perché qualcuno lì fuori perlomeno sospettasse. Che
bello immaginarsi quelle facce da gente per bene, adocchiate distrattamente
mentre erano al tavolo, nel trovarsi a passare per il bagno proprio in quel
momento!
“Ehi,
Ceca…”
Un
gemito di piacere e poi rispose: “Si?”
“Senti… alcol e porcate a parte… Sei fantastica… Più fantastica di me.”
“……”
Si
fermò anche lui: “Ho… rovinato l’atmosfera?”
“… Il contrario.”
Gli
carezzò i capelli e cercò le sue labbra, ponendo fine al “gioco”, ma non alle
danze.
Oppure farlo in macchina di fianco alla strada
Buscarsi un raffreddore male che vada
“Ma
che fai?!” –strillò il più piano possibile Belgio.
“Tolgo
la capotte.” –rispose Romano come nulla fosse.
La
spider dell’italiano era come un tempietto d’amore sbucato all’improvviso nel
deserto notturno di quella spiaggetta incontaminata sul Mediterraneo.
“Ma…
Ma… Rimettila subito! Se passa qualcuno…”
“Chi
vuoi che venga in spiaggia a quest’ora? A parte dei pomicioni come noi…”
E
senza sentire altre regioni si attaccò al suo collo.
Belgio
trasse un respiro profondo. L’aria era così fresca e profumata di sabbia.
Alzò
la testa e riaprì gli occhi. Si vedevano un sacco di stelle.
“E
se… mi viene il raffreddore?”
“Ti
vengo a curare io. Se viene a me poi però mi devi curare tu.” –le sussurrò il
fiato di lui sulla pelle scoperta sopra le clavicole, come un irresistibile e
rilassante solletico.
“…
Certo.” –e respirò ancora, alzando la testa ben oltre il fianco dell’auto.
Sentirsi un po' animali, un po' primitivi
Sentire che respiri, sentire che vivi
Quasi
gli fece paura.
Vedere Bielorussia muoversi con tanta foga, sentirla urlare a quel modo. Tanto
Toris ne era rimasto scosso che si poteva dire avesse fatto tutto lei, e lui
fermo, con gli occhi a volte serrati a volte strabuzzati, a farsi decine di
domande.
Doveva
andarci più piano? Era davvero così bravo? Stava fingendo? O viceversa
sfogandosi dopo tanto, troppo tempo?
Era
tutto un sogno? O peggio, la carnale debolezza di una notte.
A
un certo punto lei gli si accasciò sul petto col fiatone. La sensazione dei
suoi capezzoli contro il petto sembrò fargli l’effetto di un elettroshock al
cuore.
“Biel?”
Ansimò:
“L’ho… l’ho fatto!”
“Eh?
Vuoi… Vuoi dire che tu…”
Il
suo abbraccio lo interruppe: “Lituania scusami! Scusami! Io ti… ti…”
Al
diavolo provare a capire. Le asciugò una mezza lacrima e la strinse a sé.
E convincere I tuoi ad andare in vacanza
Spedirli un giorno al mare e farlo in ogni stanza
La
bacchetta magica di Inghilterra non era onnipotente, e a volte combinava guai.
Ma Arthur fu ben felice di prestarla per un nobile scopo.
Sealand
si guardò nello specchio ancora scioccato: alto che tutti i suoi vestiti gli
starebbero stati ridicolmente stretti, cresciuto che non si sarebbe sognato di
mettersi in testa un cappellino da marinaretto, maturo abbastanza per star lì a
fare il bimbo spaesato dinanzi a Lily, alle prese con l’imbarazzo del suo
sguardo che continua a calare lungo tutto il suo corpo.
Stringeva
la bacchetta tra le dita, i capelli arrivati alle spalle, i seni finalmente
spuntati, e negli occhi la stessa luce che fa splendere tutto, e che rende
immacolato anche il più erotico dei momenti.
Lui
aveva 46 anni, e non è che per una nazione passino più in fretta. Lei 800 e non
c’era altro da dire se si è una micronazione: che sicuramente non crescerà mai,
che agli occhi degli altri non sarà mai altro che un innocente bambino, che ha
un così bel faccino e pensieri “impuri” manco a sfiorarli.
Erano
rossi come due fuochi, e sapevano entrambi di essere troppo emozionati per
poter dire una sola parola. Si dissero di si con la testa, e solo allora
Sealand l’avvicinò, piano, dandole il tempo di chiudere gli occhi, protendere
le labbra, e poi la lingua.
Provare le ricette,
collaudare la cucina
Usare la nutella, usare la farina
“Dai! Mi fai il
solletico!”
Ma
Austria non aveva certo intenzione di limitarsi a quello. No, quel giorno aveva
un diavolo in corpo, un diavolo innamorato, e non sarebbero stati mattarello,
farina e zucchero a fermarlo.
“Austria,
io starei preparando il dolce.” –mugolò Ungheria quando, alle labbra sul collo,
si aggiunsero le sue mani lungo i fianchi, e poi più giù, lente su ogni curva,
e poi forti nella presa.
“Fai
pure.” –gli rispose con gentilezza, sollevandole un po’ la gonna.
Ungheria,
con un finto versetto di contrarietà, tanto finto da sembrare una voluttuosa
risata, tornò a badare al suo impasto. Lui era una di quelle persone, come si
suol dire, alquanto “inquadrate”: una volta tanto voleva essere l’esatto
opposto, perché non lasciarlo fare.
Certo,
poi mangiare quella torta sarebbe stato proprio imbarazzante, pensò lei
sentendo le sue dita carezzarla come e più amorevolmente che col suo adorato
piano.
Guardare il suo corpo, scoprirne la forma
Sentire dei passi... è qualcuno che torna...
Il videogioco
continuava a rumoreggiare, ma ormai i giocatori lo avevano abbandonato senza
rimpianti quando la passione aveva preso… E mentre le urla degli zombie si
perdevano ignorate nell’aria, dentro il futon era un mondo di sussurri.
“Dì che sono
l’eroe del sesso…”
“No…” –gli rispose
il proprietario del gioco sulla cui schiena era disteso.
Spinse: “Dai!”
Giappone sospirò:
“Voi americani, sempre i soliti montati…”
America rise
divertito: “Montato!”
Ma gli parve di
riuscire a vedere l’espressione dell’altro pure da dietro la sua nuca.
Uscì e lo invitò a
girarsi per potergli chiedere scusa per un bacio: “Dai, prometto che non ti
stuzzico più.”
Scompigliandogli i
capelli, Giappone fece per abbracciarlo…
<< DING DONG! >>
“OPERAZIONE
RIVESTIRSI IN UN LAMPO! MUOVERSIMUOVERSIMUOVERSI!”
“CHE SENSO HA SE URLI?!”
Fare sesso, succhiarne la polpa
E via la vergogna e i sensi di colpa
“Cosa c’è?”
–domandò vedendolo più silenzioso del solito dopo l’amore.
“Niente… pensavo…”
“A che?” –chiese di nuovo Svezia, senza andare oltre le sue consuete due
parole.
Finlandia si girò
e affondò le sue tristi riflessioni nel suo volto, solido come una roccia e sudato
come un uomo che ha dato tutto sé stesso per la persona amata.
“Quante
persone come noi ci sono al mondo… che non riescono ad essere felici come lo
siamo noi. Non possono amare come vogliono, non possono dire niente a nessuno…
Subiscono odio per nulla.” –gli lasciò passare una mano tra i suoi lisci
capelli biondi.
“Scusami
Svezia, è che mi capita di sentirmi male per loro.” –disse rimproverandosi
dell’eccessivo altruismo con cui forse aveva rovinato il loro momento.
“Mh.”
Stavolta però quel
“Mh” non sarebbe venuto da solo.
“Lascia
che gli stupidi li odino, e non preoccuparti per loro: basterà che abbiano qualcuno
di speciale accanto, come io ho te, e qualunque insulto, qualunque guaio, non
significherà niente. Saranno felici, e solo questo conterà, fintanto che il
resto del mondo si decida a rimettersi a posto.”
Dopo
aver assimilato in un lungo silenzio quelle stupende parole, Tino strisciò fin
sotto il suo corpo. Ora però non sapeva se dirgli o meno che quando gli
uscivano discorsi completi lo eccitava una maniera incredibile…
Sdraiarsi sulla sabbia, rotolarsi nel fango
Carezzarle le gambe, improvvisarsi in un tango
“N-non
serve che me le fai vedere! C-cioè, sono bellissime e tutto, mi piacciano… Però
sono anche un problema, vero? Cioè, tutti che te le guardano, che fanno
battute, che pensano a te solo come un paio di tette con attaccato un corpo e
cose del genere… I-io non voglio che pensi che con me sia la stessa cosa,
quindi se vuoi... se vuoi tenerle coperte…”
“Canada!”
Si zittì in un lampo a quel perentorio richiamo. Il suo discorso sembrava aver
sortito l’effetto opposto a quello aspettato; ma poi, pian piano, il viso di
Ucraina si sciolse in un comprensivo sorriso, mentre scuoteva il capo in
maniera materna.
Si
alzò la maglietta, senza alcuna vergogna.
“Io
l’ho sempre saputo che sei diverso.” –gli sussurrò prendendogli la mano, e
portandosela sopra al cuore- “Per questo sono qui con te adesso. Vieni.”
E
il ragazzo troppo sensibile si decise a diventare l’uomo troppo sensibile che
lei desiderava. Le toccò e ritoccò, e quanti sarebbero voluti essere al suo
posto, ma lui preferiva affondare il viso più su, in un paio di zaffiri
lucenti, in un viso morbido e rosso. I veri gioielli di quella donna, la sua
donna.
“Ti
amo…” –disse deciso, distendendosi su di lei- “Ti amo tutta.”
“Lo
so.” –rispose, accogliendolo.
Annusarle la pelle, scoprirne l'odore
Passare dal sesso a fare l'amore....
“Germania!”
Il fisico del
biondo non era tutta scena. Era solido, resistente, una sicurezza poterlo
abbracciare. Ma anche forte, e quando Italia lo chiamava così significava che
doveva rallentare.
Si avvicinò fin
quasi a far toccare le punte dei loro nasi: “Tutto… tutto bene?”
Ma Italia rise: “Ve, qualcosa ti ha reso nervoso? Hai bisogno di sfogarti?”
Germania arrossì: “No… Non credo…”
Gli cinse allora
le braccia attorno al collo: “Allora rilassati, godiamoci il momento, no?”
Stavolta fu
Germania a ridacchiare: “Sembra quasi il tuo destino sia quello di dirmi di
rilassarti.”
“Ve, è un piacere per me!” –scherzò lui stringendolo talmente forte che persino
l’imponente Germania ne restò sorpreso!
E altro che l'America
Altro che la musica
Quando sei selvatica
Altro che l'America
“Italia…”
“Germania…”
E vivere una notte lunga una vita
Avere il suo profumo ancora tra le dita
“Gil! Ti amo!”
“Sssssh!”
“Si o’ core mije…”
“Ridillo…”
“Vuoi restare qui
stanotte?”
“Si…”
“Quanto durerà
l’incantesimo?”
“Poco… e tanto…”
Svegliarsi affamati e rifarlo per ore
Passare dal sesso a fare l'amore....
“Piaciuto il
dessert?”
“Quale dei due?”
“Stupidi porta a
porta!”
“Ah ah ah!”
“Lasceresti quella
gente senza parole.”
“Mh!”
“Sono stupende.”
“Grazie.”
E altro che l'America
Altro che la musica
Finì
in un forte respiro, che pareva suggerire al mondo di rivedere le sue priorità.
Si
distesero ciascuno dal proprio lato del letto.
Italia
si tirò un po’ su il freschissimo lenzuolo bianco. Germania si lasciò andare
completamente con la testa sul cuscino.
Quando sei selvatica
Altro che l'America
“Italia?”
“Ve?”
“Di cosa ha bisogno il mondo?”
Gli si addossò:
“Ora come ora è perfetto!”
“Non c’è solo il
nostro, c’è anche quello là fuori. Non possiamo ignorarlo.”
Vedendolo così
serio, provò ad esserlo a sua volta.
“Ha bisogno di
essere più come il nostro.”
Gli rivolse uno
sguardo, facendolo indietreggiare: “Ehm, scusami, forse ho detto una delle mie
soliti stupidaggini.”
Gli scompigliò i
capelli: “Magari no.”
Di
cosa avrà mai bisogno questo mondo? Certo “più sesso” come risposta fa un po’ sorridere
e risulta certamente incompleta.
Ma
forse, partendo da qui, si può arrivare a pensare ad altro: essere più sinceri,
sapersi lasciare andare, badare più agli altri che a sé stessi… Tanti piccoli
suggerimenti che magari un giorno faranno la differenza.
Ammetto
di non sapere molto bene cosa ho voluto dire con questa mia storia, che come ho
detto è stata molto improvvisata; forse è solo una mia celebrazione dell’amore
e nulla più.
Ad
ogni modo, mi auguro vi sia piaciuta e che vi piaccia anche la canzone e i
Negrita in genere! XD
Alla
prossima, e buon proseguimento d’estate!