Camping
1. Le
belle gambe di Iori
- Non posso credere che se ne siano andati per davvero! – se
fosse stato possibile, la mascella di Miyako sarebbe caduta letteralmente a
terra per lo stupore.
Accanto a lei la sua migliore amica Hikari Yagami fissava taciturna
la vettura blu scuro allontanarsi al seguito di una monovolume rossastra. La
sensazione di vuoto era semplicemente troppo violenta per poter essere
liquidata con un battere di ciglia. Non le era mai capitato di sentirsi così
prima di allora: svuotata di ogni emozione, quasi una parte fondamentale della
propria essenza venisse improvvisamente a mancare. D’altro canto prima di
allora non si era mai dovuta separare in contemporanea da tutti i ragazzi e,
dopo tutte le avventure a Digiworld, era normale che si fossero in qualche modo
fusi con la sua stessa persona. Con le loro spiccate personalità i ragazzi e
anche le ragazze, certo, avevano come disegnato le linee del suo carattere
contribuendo a renderla la persona che adesso era. Per cui non c’era da meravigliarsi
se la loro mancanza veniva avvertita con tale forza dentro di lei. E,
soprattutto, non poteva sentirsi stupita se in particolare era l’assenza di una
certa persona a segnarla tanto.
- Ad ogni modo quel che è fatto è fatto, per cui io direi di prenderci
questi tre giorni di lontananza forzata per spassarcela un po’ tra noi ragazze!
Che ne dite? – proruppe a quel punto Mimi, l’unica delle quattro a mostrarsi
stranamente felice.
Miyako la fissò per un istante interdetta poi un lampo le guizzò
negli occhi e subito il buonumore tornò a farsi strada sul suo volto.
- Ma sai che hai proprio ragione?! Se i ragazzi possono partire
per un campeggio di soli uomini, noi possiamo benissimo goderci Odaiba da sole!
Anzi, sapete che vi dico? Sono proprio contenta che siamo rimaste noi quattro,
un’opportunità del genere per stare tra noi senza ragazzi tra i piedi non è mai
capitata -
- Già! – annuì subito Mimi, arricciando le labbra in un altro
smagliante sorriso. – Tu che ne pensi, Hikari? -
- Mi sembra una buona idea – rispose subito la brunetta,
sollevata nel constatare che il magone alla bocca dello stomaco si era come
alleggerito alla prospettiva.
Quasi meccanicamente gli sguardi delle tre si spostarono a quel
punto sull’unica che non aveva ancora spiccicato parola da quando le due auto
dei ragazzi si erano allontanate.
- Sora, tutto a posto? – si premurò di chiederle Hikari,
eleggendosi senza saperlo a portavoce dei pensieri di tutte.
Sentendosi chiamare in causa, la rossa dapprima sobbalzò
spaurita, poi si voltò a fissarle confusa quasi non avesse udito una sola
parola di quello che era stato detto fino a quel momento.
- Sei sicura di stare bene? – chiese invece Miyako, alzando un
sopracciglio nel constatare l’effettivo pallore apparso sul volto della
digiprescelta dell’amore.
- M…ma
certo! – balbettò in risposta Sora, sfoderando un sorriso che neppure lei riuscì
con obiettività a reputare convincente. – Allora, che facciamo adesso? -
Mimi per tutta risposta le
gettò un’occhiata sospettosa ma poi, appurando che non era il momento migliore
per opportuni chiarimenti, decise di cogliere la palla al balzo per sviare la
conversazione.
- Potremo andare a fare
shopping! – propose quindi, ricevendo per questo un’occhiata grata da Sora. – Quale
occasione migliore di darci alle spese più sfrenate senza i continui sbuffi dei
ragazzi?! -
- Fantastico! – approvò
entusiasta Miyako, mentre di fianco a lei Hikari sorrideva rallegrata da tanta
ingenua allegria. – Conosco giusto il posto che fa per noi -
- Ma dai? Allora che aspettiamo
ad andarci?! – la prese a braccetto Mimi, trascinando nella sua morsa
amichevole anche una distratta Sora.
- Ben detto! – si lasciò
convincere Miyako quindi, emulando il gesto di Tachikawa, afferrò il braccio di
Hikari in una catena umana spiccatamente femminile.
---
- Destra – decretò Koushiro dopo una ponderata riflessione sulla
carta stradale.
- E destra sia, allora! – Jyou sterzò nella direzione indicata,
portando la vettura a seguire la stradina alla destra del bivio obbligatorio.
- Yamato è ancora dietro di noi? -
- Sì, ci sta seguendo – alla domanda di Koushiro, Daisuke si
voltò indietro per verificare se ci fosse ancora la vettura blu scuro
dell’amico. – Ma ci pensate che staremo tre lunghi giorni solo noi ragazzi?! -
Alla prospettiva Motomiya si stravaccò ancor di più sul sedile
posteriore della monovolume rossastra di Jyou come a voler sottolineare il
proprio stato d’animo di profondo rilassamento, mentre accanto a lui Ken
Ichijouji faceva una smorfia incomprensibile.
- Tre lunghi giorni senza quella bisbetica di Miyako…un sogno! – gli occhi di Daisuke si illuminarono
quasi, animati da una luce folle a tratti persino preoccupante. – Senza offesa,
eh, Ken! -
Ma il digiprescelto della bontà ormai non lo stava neanche più
ad ascoltare preso com’era dai propri instancabili pensieri. Era contento di
quel campeggio di soli uomini, solo che sarebbe stato molto più contento se non
avesse dovuto partire con il broncio di Miyako in bella vista. “Accidenti, ma
perché si è dovuta arrabbiare tanto?!”, si domandò per l’ennesima volta nel
giro di poche ore. D’accordo, non era stato proprio il massimo il modo in cui
lo aveva saputo, né la tempistica, ma…
- Mi è dispiaciuto per le ragazze che sono rimaste da sole a
Odaiba – la voce di Jyou lo fece sussultare, riscuotendolo dai propri pensieri
e riportandolo alla realtà.
Senza preavviso e senza motivo, all’affermazione il volto di
Koushiro si accese di un delizioso rossore che lo costrinse a voltare lo
sguardo verso il finestrino al lato del passeggero. Kido, che aveva osservato
di sottecchi la strana reazione, si ritrovò a chiedersi se l’amico non stesse
nascondendo qualcosa ma lasciò correre il pensiero quando si accorse di essere
arrivato alla meta. La scritta East Camping spuntava sulla strada come un
enorme striscione che si allargava penzoloni da un ciglio all’altro della
strada, regolarmente agganciato a due maestosi alberi.
- Siamo arrivati – statuì il digiprescelto dell’affidabilità nel
tentativo di cercare il posto perfetto in cui installarsi.
- Accidenti…! – gli occhi di Daisuke
sarebbero usciti dalle orbite se fosse stato possibile.
Una distesa di manto erboso si diramava sotto i loro occhi quasi
sconfinata, interrotta soltanto da una folta boscaglia di alberi dai tipi più
svariati e dall’alveo placido di un fiumiciattolo che scendeva direttamente dai
piedi di una montagna. Il caotico movimento di Tokyo pareva quasi un indistinto
ricordo ai loro occhi già sazi di quel nuovo e salutare spettacolo naturale.
- Potremo metterci lì – propose Koushiro dopo un attimo di
smarrimento, accennando con una mano allo spiazzo perfetto che si estendeva di
fianco al fiume. – Voi che ne dite? -
- Fantastico! È perfetto!! – si animò immediatamente Daisuke, appiccicato
ormai al finestrino.
- Ken, tu che ne pensi? – lo chiamò in causa Jyou, fissando il
volto ombroso del giovane dallo specchietto retrovisore.
- Sì, mi sembra un buon posto – annuì Ichijouji accondiscendente,
nonostante una parte di lui ancora non riuscisse a districarsi dai propri
pensieri.
- Allora è deciso! – sentenziò quindi Jyou, prima di portarsi
con la vettura nel luogo prestabilito.
Non aveva neanche spento la macchina che già Daisuke si
catapultò fuori, avido di aria nuova.
- Ah, questo posto è stupendo! – respirò a pieni polmoni il
giovane, mentre anche Koushiro scendeva dalla vettura.
- Sembra Digiworld, no? – osservò Izumi, con una nota nostalgica
impressa nella voce.
- Ma va? Non ci avevo fatto caso! – replicò Daisuke esterrefatto
dalla reale somiglianza dei posti.
- Sarà ancora più bello stare qui, allora – disse invece Jyou,
sorridendo cordiale ad un indistinto interlocutore.
- Dove sono finiti gli altri? – fu invece la legittima domanda
di Ken, che stava guardando indietro già da un po’ ormai.
Facendoci caso solo in quel momento, anche gli altri tre del primo
gruppo si voltarono verso la stradina da cui erano a loro volta arrivati nella
speranza di scorgere l’auto del digiprescelto dell’amicizia e rimanendo
puntualmente delusi dalla realtà.
- Eppure erano dietro di noi! – si lamentò Daisuke che, per
quanto si sforzasse, proprio non riusciva a capire il motivo di quel ritardo.
- Ehm…sei sicuro che fossero loro? –
inquisì dubitante Koushiro, ricevendo per questo un’occhiataccia da parte
dell’altro.
- Ovvio che sì! – replicò, piccato dall’insinuazione, prima di
voltarsi verso l’unico ventunenne del gruppo. – Erano loro, Jyou, ne sono
sicuro -
- Pure volendo telefonarli, qui non c’è campo – disse Ken
all’improvviso, accennando al cellulare che ostentava un irritante silenzio
dove campeggiava la scritta “no rete”.
- D’accordo – dopo un istante di riflessione, Kido decise di
prendere in pugno la situazione iniziando col sistemarsi sul naso aquilino gli
occhiali da vista. – Iniziamo a scaricare le cose e se non li vediamo arrivare,
diciamo…nel giro di un quarto d’ora, andrò a cercarli
con la macchina -
- Okay, capo! – si portò sull’attenti Daisuke, facendo per
questo scoppiare a ridere gli altri.
- Inizio a cacciare fuori le tende – disse invece Izumi, prima
di aprire il cofano dell’auto e fare leva sull’ammasso di telo che sarebbe ben
presto diventato la loro abitazione.
- Ti aiuto – si offrì subito Ken.
Jyou diede un’ultima occhiata al vialetto poi, emulando a sua
volta Daisuke che intanto stava scendendo i sacchi a pelo, si diede a sua volta
da fare per sistemare il loro carico di roba.
---
- E adesso che si fa? – Taichi fissava la ruota deforme quasi
fosse stata un’opera di incommensurabile valore.
- Tu che dici?! – alzò un sopracciglio Yamato, a voler intendere
che dopotutto non disponevano di grandi alternative.
- Potremo sempre fare l’autostop. Iori ha delle belle gambe! –
suggerì a caldo l’altro, accennando con uno sguardo al malcapitato.
- Ehi! – lo fulminò all’istante Iori, ingenuamente imbarazzato
dall’affermazione.
- Beh? È vero! – replicò tuttavia Taichi, alzando le mani in
segno di difesa.
- Il cellulare non prende neanche, quindi avvisare gli altri è
fuori discussione – li informò Takeru contrariato.
- Oppure potremo cambiare la ruota – interruppe Yamato, eludendo
il breve diverbio per riportare l’attenzione sul reale e inopportuno problema.
- Uhm…sì, è un’idea – accordò dopo un
breve attimo di silenzio anche Yagami, prima di sorridere sibillino
all’indirizzo di Takeru.
- Che c’è? – scattò sulla difensiva il biondino, ormai avvezzo
alle strampalate idee del ragazzo per non capire quando c’era da preoccuparsi.
- Di un po’, tu: hai confessato a mia sorella di amarla prima di
partire, eh? – domandò Taichi con espressione circospetta e senza peli sulla
lingua.
A Takeru andò di traverso qualcosa, come un grosso osso di
pollo.
- Ma…ma che dici!! – lo spintonò con
furore, arrossendo fino alla radice dei capelli e maledicendo l’inopportuna
schiettezza dell’amico.
Okay, lui poteva anche essere innamorato di Hikari e Taichi il
fratello di lei, ma questo non gli dava il diritto di…di…
Di cosa, poi? Di dire la verità?! Di fargli notare con una velata ironia che
aveva diciassette anni ormai eppure ancora non riusciva a dire alla ragazza che
amava da una vita cosa provava per lei?!
Takeru si passò una mano nei folti capelli biondi al pensiero,
sospirando nel constatare quanto in effetti l’amico avesse ragione.
- Che dite, uno di voi può aiutarmi con questa? – ad
interrompere il fluire alternativo di pensieri sopraggiunse la voce vagamente
seccata di Yamato.
Taichi, Takeru e Iori si voltarono in contemporanea verso di lui
al richiamo giusto in tempo per notare la ruota di scorta oscillare in modo
pericoloso tra le mani del giovane Ishida.
- Ecco! – si precipitarono Takeru e Iori, mentre Taichi si
avvicinava al portabagagli alla ricerca di qualcosa.
- Si può sapere che diavolo stai facendo? – domandò con tono
asciutto Yamato una volta che la ruota ebbe trovato il suo posto ideale accanto
a quella montata ma inutilizzabile.
- Cerco quel coso…come si chiama… Questo! – Taichi sbucò dal retro della vettura con
in mano il cric. – Come pensavate di cambiare la ruota, se no? -
- E da quando tu sai queste cose? – lo sguardo del suo migliore
amico era di puro scetticismo.
- Da quando mio padre ha bucato mentre eravamo in viaggio
nell’estate del mio sedicesimo compleanno -
- Quindi sai anche cambiare una ruota – ne dedusse ragionevole
Takeru, ma Taichi alzò le mani.
- Ehi, il fatto che io sappia cosa sia un cric, non mi fa un
meccanico! -
- Appunto…! – alzò gli occhi al cielo
Yamato, facendo per questo sorridere tutti meno Taichi che lo guardava furente.
– Dà qua, ci penso io -
Detto questo il ragazzo prese dalle mani dell’amico il
martinetto e si avvicinò alla ruota forata per alzare la macchina quel tanto
che bastava a consentirgli di operare in modo agevole. Fatto ciò il suo sguardo
ricadde sul cerchione fermamente saldato al suo posto.
- Questo sarà utile – per sua fortuna a dargli una mano
sopraggiunse Iori che, dopo aver recuperato un altro attrezzo dal cofano, gli
si era inginocchiato di fianco.
- Ma va? Sai cambiare una ruota? – Taichi, così come i due
fratelli, aveva gli occhi sbarrati dallo stupore.
- Beh, quando sei l’unico a poterlo fare in casa…-
arrossì appena il giovane Iori, nascondendo lo sguardo sotto l’onnipresente
frangetta castana.
I ragazzi non ci avevano mai pensato prima, tuttavia adesso la
cosa appariva quasi lampante. Iori, sebbene avesse solo quattordici anni, era
in pratica l’uomo di casa Hida. Suo padre era morto anni addietro ormai e suo
nonno, sebbene il temperamento vivace, non era di certo il più adatto a quel
genere di cose. Così, escludendo sua madre che di motori proprio non ne capiva,
a lui era toccato l’arduo compito di imparare a gestire quel genere di
situazione nell’eventualità che si sarebbero verificate.
A guardarlo così preso dallo svitare il cerchione, ai tre sorse
un moto spontaneo di orgoglio verso il loro piccolo amico tuttofare. Tuttavia
durò solo un attimo che già si misero di nuovo in movimento: Yamato aiutando
Iori a cambiare la gomma, Taichi e Takeru soccorrendo laddove ce ne fosse stato
bisogno.
Dieci minuti dopo la visione della ruota deforme era solo un
vago ricordo sostituita dall’immagine promettente, o quasi, del copertone di
scorta.
- Bene, si riparte! – gongolò tutto felice Taichi, mentre Yamato
e Iori tentavano di ripulirsi dal grasso e dallo sporco dovuti all’accidentale
riparazione. – E stavolta vedi di fare più attenzione a dove vai, eh Yamato? -
Per tutta risposta il biondo gli lanciò una delle sue storiche
occhiate glaciali in grado di freddare in un istante un oceano ma di certo non
Taichi che invece scrollò le spalle con finta noncuranza mentre si accingeva a
rientrare in auto rigorosamente al sedile del passeggero.
“Ma chi me l’ha fatto fare?”, si domandò allora Yamato intanto che
a sua volta riprendeva posizione nella vettura di proprietà del padre. Prima di
ripartire, tuttavia, il suo pensiero scivolò su Sora e, come il più smielato
dei sentimentali, si ritrovò a riflettere che con lei sarebbe stata tutta
un’altra cosa.
Note:
Pubblico questa fan fiction grazie, in massima parte, alla mia best Sae che mi ha spinto a farlo. Avevo scritto i primi
capitoli di getto, salvo poi lasciarla andare per mancanza d’ispirazione. L’ho
ripresa in mano solo ultimamente e credo che il merito sia proprio della mia
sorellina! ^^
Come avrete notato, il capitolo porta il nome di uno dei
digiprescelti. Ogni capitolo conterrà difatti il nome di uno di loro, per cui
facendo due conti i capitoli saranno in tutto dodici.
L’idea? Beh, tutto nasce dalla voglia di scrivere qualcosa in
cui vengono messi in discussione tutti i digiprescelti, nessuno escluso. Il
risultato è un po’ questo qua, che prende vita da un campeggio e termina con un
matrimonio! Ops, non avrei dovuto dirlo questo… Va beh, lasciamo stare che è meglio.
Aspetto i vostri commenti, allora. Un bacio a tutti e
soprattutto alla mia best, senza il cui supporto proprio non sarei riuscita a
riprendere in mano il tutto.
Memi