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Autore: memi    05/02/2008    12 recensioni
"- Ad ogni modo quel che è fatto è fatto, per cui io direi di prenderci questi tre giorni di lontananza forzata per spassarcela un po’ tra noi ragazze! Che ne dite? – proruppe a quel punto Mimi, l’unica delle quattro a mostrarsi stranamente felice.
Miyako la fissò per un istante interdetta poi un lampo le guizzò negli occhi e subito il buonumore tornò a farsi strada sul suo volto.
- Ma sai che hai proprio ragione?! Se i ragazzi possono partire per un campeggio di soli uomini, noi possiamo benissimo goderci Odaiba da sole! Anzi, sapete che vi dico? Sono proprio contenta che siamo rimaste noi quattro, un’opportunità del genere per stare tra noi senza ragazzi tra i piedi non è mai capitata -"
I ragazzi decidono di partire per un campeggio solo uomini, lasciando così le ragazze in città a giostrarsi tra i mille problemi e l'evento della settimana. Ma anche per loro la vita non sarà affatto facile tra amore, sarcasmo, difficoltà, natura e chi più ne ha più ne metta in questa storia in cui ogni capitolo prende il nome di un digiprescelto.
Genere: Generale, Romantico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Camping

1. Le belle gambe di Iori

 

- Non posso credere che se ne siano andati per davvero! – se fosse stato possibile, la mascella di Miyako sarebbe caduta letteralmente a terra per lo stupore.

Accanto a lei la sua migliore amica Hikari Yagami fissava taciturna la vettura blu scuro allontanarsi al seguito di una monovolume rossastra. La sensazione di vuoto era semplicemente troppo violenta per poter essere liquidata con un battere di ciglia. Non le era mai capitato di sentirsi così prima di allora: svuotata di ogni emozione, quasi una parte fondamentale della propria essenza venisse improvvisamente a mancare. D’altro canto prima di allora non si era mai dovuta separare in contemporanea da tutti i ragazzi e, dopo tutte le avventure a Digiworld, era normale che si fossero in qualche modo fusi con la sua stessa persona. Con le loro spiccate personalità i ragazzi e anche le ragazze, certo, avevano come disegnato le linee del suo carattere contribuendo a renderla la persona che adesso era. Per cui non c’era da meravigliarsi se la loro mancanza veniva avvertita con tale forza dentro di lei. E, soprattutto, non poteva sentirsi stupita se in particolare era l’assenza di una certa persona a segnarla tanto.

- Ad ogni modo quel che è fatto è fatto, per cui io direi di prenderci questi tre giorni di lontananza forzata per spassarcela un po’ tra noi ragazze! Che ne dite? – proruppe a quel punto Mimi, l’unica delle quattro a mostrarsi stranamente felice.

Miyako la fissò per un istante interdetta poi un lampo le guizzò negli occhi e subito il buonumore tornò a farsi strada sul suo volto.

- Ma sai che hai proprio ragione?! Se i ragazzi possono partire per un campeggio di soli uomini, noi possiamo benissimo goderci Odaiba da sole! Anzi, sapete che vi dico? Sono proprio contenta che siamo rimaste noi quattro, un’opportunità del genere per stare tra noi senza ragazzi tra i piedi non è mai capitata -

- Già! – annuì subito Mimi, arricciando le labbra in un altro smagliante sorriso. – Tu che ne pensi, Hikari? -

- Mi sembra una buona idea – rispose subito la brunetta, sollevata nel constatare che il magone alla bocca dello stomaco si era come alleggerito alla prospettiva.

Quasi meccanicamente gli sguardi delle tre si spostarono a quel punto sull’unica che non aveva ancora spiccicato parola da quando le due auto dei ragazzi si erano allontanate.

- Sora, tutto a posto? – si premurò di chiederle Hikari, eleggendosi senza saperlo a portavoce dei pensieri di tutte.

Sentendosi chiamare in causa, la rossa dapprima sobbalzò spaurita, poi si voltò a fissarle confusa quasi non avesse udito una sola parola di quello che era stato detto fino a quel momento.

- Sei sicura di stare bene? – chiese invece Miyako, alzando un sopracciglio nel constatare l’effettivo pallore apparso sul volto della digiprescelta dell’amore.

- M…ma certo! – balbettò in risposta Sora, sfoderando un sorriso che neppure lei riuscì con obiettività a reputare convincente. – Allora, che facciamo adesso? -

Mimi per tutta risposta le gettò un’occhiata sospettosa ma poi, appurando che non era il momento migliore per opportuni chiarimenti, decise di cogliere la palla al balzo per sviare la conversazione.

- Potremo andare a fare shopping! – propose quindi, ricevendo per questo un’occhiata grata da Sora. – Quale occasione migliore di darci alle spese più sfrenate senza i continui sbuffi dei ragazzi?! -

- Fantastico! – approvò entusiasta Miyako, mentre di fianco a lei Hikari sorrideva rallegrata da tanta ingenua allegria. – Conosco giusto il posto che fa per noi -

- Ma dai? Allora che aspettiamo ad andarci?! – la prese a braccetto Mimi, trascinando nella sua morsa amichevole anche una distratta Sora.

- Ben detto! – si lasciò convincere Miyako quindi, emulando il gesto di Tachikawa, afferrò il braccio di Hikari in una catena umana spiccatamente femminile.

 

---

 

- Destra – decretò Koushiro dopo una ponderata riflessione sulla carta stradale.

- E destra sia, allora! – Jyou sterzò nella direzione indicata, portando la vettura a seguire la stradina alla destra del bivio obbligatorio.

- Yamato è ancora dietro di noi? -

- Sì, ci sta seguendo – alla domanda di Koushiro, Daisuke si voltò indietro per verificare se ci fosse ancora la vettura blu scuro dell’amico. – Ma ci pensate che staremo tre lunghi giorni solo noi ragazzi?! -

Alla prospettiva Motomiya si stravaccò ancor di più sul sedile posteriore della monovolume rossastra di Jyou come a voler sottolineare il proprio stato d’animo di profondo rilassamento, mentre accanto a lui Ken Ichijouji faceva una smorfia incomprensibile.

- Tre lunghi giorni senza quella bisbetica di Miyako…un sogno! – gli occhi di Daisuke si illuminarono quasi, animati da una luce folle a tratti persino preoccupante. – Senza offesa, eh, Ken! -

Ma il digiprescelto della bontà ormai non lo stava neanche più ad ascoltare preso com’era dai propri instancabili pensieri. Era contento di quel campeggio di soli uomini, solo che sarebbe stato molto più contento se non avesse dovuto partire con il broncio di Miyako in bella vista. “Accidenti, ma perché si è dovuta arrabbiare tanto?!”, si domandò per l’ennesima volta nel giro di poche ore. D’accordo, non era stato proprio il massimo il modo in cui lo aveva saputo, né la tempistica, ma…

- Mi è dispiaciuto per le ragazze che sono rimaste da sole a Odaiba – la voce di Jyou lo fece sussultare, riscuotendolo dai propri pensieri e riportandolo alla realtà.

Senza preavviso e senza motivo, all’affermazione il volto di Koushiro si accese di un delizioso rossore che lo costrinse a voltare lo sguardo verso il finestrino al lato del passeggero. Kido, che aveva osservato di sottecchi la strana reazione, si ritrovò a chiedersi se l’amico non stesse nascondendo qualcosa ma lasciò correre il pensiero quando si accorse di essere arrivato alla meta. La scritta East Camping spuntava sulla strada come un enorme striscione che si allargava penzoloni da un ciglio all’altro della strada, regolarmente agganciato a due maestosi alberi.

- Siamo arrivati – statuì il digiprescelto dell’affidabilità nel tentativo di cercare il posto perfetto in cui installarsi.

- Accidenti…! – gli occhi di Daisuke sarebbero usciti dalle orbite se fosse stato possibile.

Una distesa di manto erboso si diramava sotto i loro occhi quasi sconfinata, interrotta soltanto da una folta boscaglia di alberi dai tipi più svariati e dall’alveo placido di un fiumiciattolo che scendeva direttamente dai piedi di una montagna. Il caotico movimento di Tokyo pareva quasi un indistinto ricordo ai loro occhi già sazi di quel nuovo e salutare spettacolo naturale.

- Potremo metterci lì – propose Koushiro dopo un attimo di smarrimento, accennando con una mano allo spiazzo perfetto che si estendeva di fianco al fiume. – Voi che ne dite? -

- Fantastico! È perfetto!! – si animò immediatamente Daisuke, appiccicato ormai al finestrino.

- Ken, tu che ne pensi? – lo chiamò in causa Jyou, fissando il volto ombroso del giovane dallo specchietto retrovisore.

- Sì, mi sembra un buon posto – annuì Ichijouji accondiscendente, nonostante una parte di lui ancora non riuscisse a districarsi dai propri pensieri.

- Allora è deciso! – sentenziò quindi Jyou, prima di portarsi con la vettura nel luogo prestabilito.

Non aveva neanche spento la macchina che già Daisuke si catapultò fuori, avido di aria nuova.

- Ah, questo posto è stupendo! – respirò a pieni polmoni il giovane, mentre anche Koushiro scendeva dalla vettura.

- Sembra Digiworld, no? – osservò Izumi, con una nota nostalgica impressa nella voce.

- Ma va? Non ci avevo fatto caso! – replicò Daisuke esterrefatto dalla reale somiglianza dei posti.

- Sarà ancora più bello stare qui, allora – disse invece Jyou, sorridendo cordiale ad un indistinto interlocutore.

- Dove sono finiti gli altri? – fu invece la legittima domanda di Ken, che stava guardando indietro già da un po’ ormai.

Facendoci caso solo in quel momento, anche gli altri tre del primo gruppo si voltarono verso la stradina da cui erano a loro volta arrivati nella speranza di scorgere l’auto del digiprescelto dell’amicizia e rimanendo puntualmente delusi dalla realtà.

- Eppure erano dietro di noi! – si lamentò Daisuke che, per quanto si sforzasse, proprio non riusciva a capire il motivo di quel ritardo.

- Ehm…sei sicuro che fossero loro? – inquisì dubitante Koushiro, ricevendo per questo un’occhiataccia da parte dell’altro.

- Ovvio che sì! – replicò, piccato dall’insinuazione, prima di voltarsi verso l’unico ventunenne del gruppo. – Erano loro, Jyou, ne sono sicuro -

- Pure volendo telefonarli, qui non c’è campo – disse Ken all’improvviso, accennando al cellulare che ostentava un irritante silenzio dove campeggiava la scritta “no rete”.

- D’accordo – dopo un istante di riflessione, Kido decise di prendere in pugno la situazione iniziando col sistemarsi sul naso aquilino gli occhiali da vista. – Iniziamo a scaricare le cose e se non li vediamo arrivare, diciamo…nel giro di un quarto d’ora, andrò a cercarli con la macchina -

- Okay, capo! – si portò sull’attenti Daisuke, facendo per questo scoppiare a ridere gli altri.

- Inizio a cacciare fuori le tende – disse invece Izumi, prima di aprire il cofano dell’auto e fare leva sull’ammasso di telo che sarebbe ben presto diventato la loro abitazione.

- Ti aiuto – si offrì subito Ken.

Jyou diede un’ultima occhiata al vialetto poi, emulando a sua volta Daisuke che intanto stava scendendo i sacchi a pelo, si diede a sua volta da fare per sistemare il loro carico di roba.

 

---

 

- E adesso che si fa? – Taichi fissava la ruota deforme quasi fosse stata un’opera di incommensurabile valore.

- Tu che dici?! – alzò un sopracciglio Yamato, a voler intendere che dopotutto non disponevano di grandi alternative.

- Potremo sempre fare l’autostop. Iori ha delle belle gambe! – suggerì a caldo l’altro, accennando con uno sguardo al malcapitato.

- Ehi! – lo fulminò all’istante Iori, ingenuamente imbarazzato dall’affermazione.

- Beh? È vero! – replicò tuttavia Taichi, alzando le mani in segno di difesa.

- Il cellulare non prende neanche, quindi avvisare gli altri è fuori discussione – li informò Takeru contrariato.

- Oppure potremo cambiare la ruota – interruppe Yamato, eludendo il breve diverbio per riportare l’attenzione sul reale e inopportuno problema.

- Uhm…sì, è un’idea – accordò dopo un breve attimo di silenzio anche Yagami, prima di sorridere sibillino all’indirizzo di Takeru.

- Che c’è? – scattò sulla difensiva il biondino, ormai avvezzo alle strampalate idee del ragazzo per non capire quando c’era da preoccuparsi.

- Di un po’, tu: hai confessato a mia sorella di amarla prima di partire, eh? – domandò Taichi con espressione circospetta e senza peli sulla lingua.

A Takeru andò di traverso qualcosa, come un grosso osso di pollo.

- Ma…ma che dici!! – lo spintonò con furore, arrossendo fino alla radice dei capelli e maledicendo l’inopportuna schiettezza dell’amico.

Okay, lui poteva anche essere innamorato di Hikari e Taichi il fratello di lei, ma questo non gli dava il diritto di…di… Di cosa, poi? Di dire la verità?! Di fargli notare con una velata ironia che aveva diciassette anni ormai eppure ancora non riusciva a dire alla ragazza che amava da una vita cosa provava per lei?!

Takeru si passò una mano nei folti capelli biondi al pensiero, sospirando nel constatare quanto in effetti l’amico avesse ragione.

- Che dite, uno di voi può aiutarmi con questa? – ad interrompere il fluire alternativo di pensieri sopraggiunse la voce vagamente seccata di Yamato.

Taichi, Takeru e Iori si voltarono in contemporanea verso di lui al richiamo giusto in tempo per notare la ruota di scorta oscillare in modo pericoloso tra le mani del giovane Ishida.

- Ecco! – si precipitarono Takeru e Iori, mentre Taichi si avvicinava al portabagagli alla ricerca di qualcosa.

- Si può sapere che diavolo stai facendo? – domandò con tono asciutto Yamato una volta che la ruota ebbe trovato il suo posto ideale accanto a quella montata ma inutilizzabile.

- Cerco quel coso…come si chiama… Questo! – Taichi sbucò dal retro della vettura con in mano il cric. – Come pensavate di cambiare la ruota, se no? -

- E da quando tu sai queste cose? – lo sguardo del suo migliore amico era di puro scetticismo.

- Da quando mio padre ha bucato mentre eravamo in viaggio nell’estate del mio sedicesimo compleanno -

- Quindi sai anche cambiare una ruota – ne dedusse ragionevole Takeru, ma Taichi alzò le mani.

- Ehi, il fatto che io sappia cosa sia un cric, non mi fa un meccanico! -

- Appunto…! – alzò gli occhi al cielo Yamato, facendo per questo sorridere tutti meno Taichi che lo guardava furente. – Dà qua, ci penso io -

Detto questo il ragazzo prese dalle mani dell’amico il martinetto e si avvicinò alla ruota forata per alzare la macchina quel tanto che bastava a consentirgli di operare in modo agevole. Fatto ciò il suo sguardo ricadde sul cerchione fermamente saldato al suo posto.

- Questo sarà utile – per sua fortuna a dargli una mano sopraggiunse Iori che, dopo aver recuperato un altro attrezzo dal cofano, gli si era inginocchiato di fianco.

- Ma va? Sai cambiare una ruota? – Taichi, così come i due fratelli, aveva gli occhi sbarrati dallo stupore.

- Beh, quando sei l’unico a poterlo fare in casa…- arrossì appena il giovane Iori, nascondendo lo sguardo sotto l’onnipresente frangetta castana.

I ragazzi non ci avevano mai pensato prima, tuttavia adesso la cosa appariva quasi lampante. Iori, sebbene avesse solo quattordici anni, era in pratica l’uomo di casa Hida. Suo padre era morto anni addietro ormai e suo nonno, sebbene il temperamento vivace, non era di certo il più adatto a quel genere di cose. Così, escludendo sua madre che di motori proprio non ne capiva, a lui era toccato l’arduo compito di imparare a gestire quel genere di situazione nell’eventualità che si sarebbero verificate.

A guardarlo così preso dallo svitare il cerchione, ai tre sorse un moto spontaneo di orgoglio verso il loro piccolo amico tuttofare. Tuttavia durò solo un attimo che già si misero di nuovo in movimento: Yamato aiutando Iori a cambiare la gomma, Taichi e Takeru soccorrendo laddove ce ne fosse stato bisogno.

Dieci minuti dopo la visione della ruota deforme era solo un vago ricordo sostituita dall’immagine promettente, o quasi, del copertone di scorta.

- Bene, si riparte! – gongolò tutto felice Taichi, mentre Yamato e Iori tentavano di ripulirsi dal grasso e dallo sporco dovuti all’accidentale riparazione. – E stavolta vedi di fare più attenzione a dove vai, eh Yamato? -

Per tutta risposta il biondo gli lanciò una delle sue storiche occhiate glaciali in grado di freddare in un istante un oceano ma di certo non Taichi che invece scrollò le spalle con finta noncuranza mentre si accingeva a rientrare in auto rigorosamente al sedile del passeggero.

“Ma chi me l’ha fatto fare?”, si domandò allora Yamato intanto che a sua volta riprendeva posizione nella vettura di proprietà del padre. Prima di ripartire, tuttavia, il suo pensiero scivolò su Sora e, come il più smielato dei sentimentali, si ritrovò a riflettere che con lei sarebbe stata tutta un’altra cosa.

 

 

Note: Pubblico questa fan fiction grazie, in massima parte, alla mia best Sae che mi ha spinto a farlo. Avevo scritto i primi capitoli di getto, salvo poi lasciarla andare per mancanza d’ispirazione. L’ho ripresa in mano solo ultimamente e credo che il merito sia proprio della mia sorellina! ^^

Come avrete notato, il capitolo porta il nome di uno dei digiprescelti. Ogni capitolo conterrà difatti il nome di uno di loro, per cui facendo due conti i capitoli saranno in tutto dodici.

L’idea? Beh, tutto nasce dalla voglia di scrivere qualcosa in cui vengono messi in discussione tutti i digiprescelti, nessuno escluso. Il risultato è un po’ questo qua, che prende vita da un campeggio e termina con un matrimonio! Ops, non avrei dovuto dirlo questo… Va beh, lasciamo stare che è meglio.

Aspetto i vostri commenti, allora. Un bacio a tutti e soprattutto alla mia best, senza il cui supporto proprio non sarei riuscita a riprendere in mano il tutto.

Memi

 

  
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