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Autore: ary_gg    27/07/2013    3 recensioni
Sapeva che prima o poi avrebbe reagito, era troppo, troppo calmo. Il suo cuore batteva regolarmente, i suoi muscoli erano tesi, il suo respiro regolare, ma i suoi occhi, quelli parlavano. Si dice che gli occhi siano lo specchio dell’anima. Cora li guardò bene. Una sofferenza malcelata aveva accompagnato Derek per anni. Era stata nascosta da rabbia, rancore, sfrontatezza, sicurezza ostentata, ma il più delle volte dettata da semplice sopravvivenza.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Derek Hale, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Mostratemi un Uomo e vi scriverò una Tragedia


 

“Come vorresti dirglielo scusa?”
“Non lo so..non lo so ok? Ma non puoi semplicemente andare lì e dirgli oh sai, Peter ci ha raccontato della tua drammatica storia d’amore shakespeariana con Paige. Mi dispiace tanto. Oh a proposito, la nostra insegnante di letteratura inglese, quella con la quale stavi iniziando una relazione, è proprio Paige, che per la cronaca, è guidata dal Darach e ha cercato di uccidere Lydia e, probabilmente, ci ucciderà tutti non appena ne avrà l’occasione.”
Cora sembrava esasperata mentre parlava a raffica confondendo Stiles più di quanto non fosse. Quanto era difficile dover dire a qualcuno che qualcun altro di cui ti fidavi non è chi pensi che sia? Quanto sarebbe stato difficile dire a uno come Derek una cosa del genere? Un uomo ferito da anni, che ancora non si capacitava e non si perdonava per il suo passato, che non aveva legami, che rifiutava ogni genere di legame emotivo. Cora aveva ragione. Era difficile anche solo pensare di poter affrontare un discorso del genere con chiunque, figurarsi con Derek.
“Che succede?”
Derek si palesò davanti alla porta del suo appartamento. A Cora e Stiles sembrò quasi che avesse un’espressione più seria del solito, più corrucciata del solito, più arrabbiata del solito, più sofferente del solito. Quasi come se potessero sentire la stessa cosa, i due furono pervasi da un brivido, da una sensazione. Probabilmente aveva sentito tutto. Decisamente i sensi da lupo erano una grande qualità, non quando però vorresti che la gente non origliasse le tue conversazioni private.
Derek scese i pochi gradini e avanzò verso i due adolescenti al centro della stanza. Stiles sentì la gola seccarsi improvvisamente, mentre Cora abbassò lo sguardo nervosa.
“Noi..dovremmo..dirti..qualcosa”
Stiles parlò nervosamente e alzò lentamente lo sguardo mentre l’uomo decisamente più imponente di lui si avvicinava. Derek riusciva a sentire il battito del cuore del ragazzo aumentare a causa dell’ansia. Cora alzò nuovamente gli occhi sul fratello.
“Derek..”
Lui voltò lo sguardo verso di lei.
“Ci hai sentiti vero?”
“Cosa vi ha raccontato Peter per l’esattezza?”
“Tutto..credo”
Disse lei con delicatezza. Sapeva che prima o poi avrebbe reagito, era troppo, troppo calmo. Il suo cuore batteva regolarmente, i suoi muscoli erano tesi, il suo respiro regolare, ma i suoi occhi, quelli parlavano. Si dice che gli occhi siano lo specchio dell’anima. Cora li guardò bene. Una sofferenza malcelata aveva accompagnato Derek per anni. Era stata nascosta da rabbia, rancore, sfrontatezza, sicurezza ostentata, ma il più delle volte dettata da semplice sopravvivenza. Ormai non funzionava più, quegli occhi si rifiutavano di portare ancora una maschera troppo pesante per una colpa che, probabilmente, esisteva solo nella sua testa, per un’idea di sé stesso che aveva proiettato all’esterno e che vedeva negli occhi di chi gli stava intorno, ma che non era poi così veritiera.
Ancora provava a nascondere se stesso, ci provava davvero duramente, ma gli eventi lo avevano portato a rientrare in contatto con quella umanità, con quella parte di se stesso che continuava a seppellire a fondo, sempre più in fondo, soffocata da atteggiamenti da uomo duro e serio, troppo adulto probabilmente.
Gli avvenimenti degli ultimi mesi però avevano fatto venire lentamente a galla tutto e questo aveva solo fatto crescere il suo odio per se stesso. Lo aveva giurato, aveva giurato a se stesso che mai si sarebbe legato a qualcuno, che mai avrebbe permesso a quella sua umanità di tornare. Ma quanto può un uomo mantenere una promessa del genere? Quanto può farlo quando poi ti ritrovi in giro dei ragazzini ai quali ti affezioni senza nemmeno rendertene conto? Quando hai un branco a cui badare e che piano piano viene decimato?
Prima Erica e poi Boyd erano stati un peso troppo grande per quell’animo ferito, per un uomo che ha lentamente perso tutto, un giovane amore, una famiglia, la propria casa.
“Non è possibile”
Disse poi improvvisamente, Stiles lanciò uno sguardo a Cora la quale continuava a guardare il fratello con comprensione. La ragazza riuscì a percepire un cambio, un piccolo battito accelerato per un breve secondo, una piccola variazione nel tono della voce. Come quello di Derek, anche il suo cuore sembrò avere un mancamento per un secondo. Non poteva pensare di dover vedere nuovamente il fratello in quelle condizioni.
“Mi dispiace Der”
Disse semplicemente con tono di voce spento. Non chiamava Derek in quel modo da prima dell’incendio. Era troppo piccola per pronunciare un suono così duro, le piaceva la smorfia che compariva sul viso di quel ragazzo quando usava quel vezzeggiativo, vezzeggiativo che solo lei o Laura potevano utilizzare. Non appena qualcuno ci provava tirava fuori i denti e ringhiava, letteralmente. Quante volte loro zio si era divertito a provocarlo? Probabilmente troppe, o forse, ora, sembravano perfino troppe poche. Sembravano ricordi di un passato che era ogni giorno più sbiadito, un passato dai contorni sempre più sfocati, come un vecchio disegno a matita abbandonato in un cassetto, che guardi e riguardi, finchè quel tracciato non permanente sbiadisce diventando un’unica confusa macchia grigia.
Stiles avrebbe tanto voluto intervenire, avrebbe voluto dire qualcosa, avrebbe voluto un manuale su come dire certe cose e su cosa dire in certe circostanze, ma sapeva che l’aria, quel filo elettrico che era percepibile tra Derek e Cora era l’unica cosa che poteva salvare Derek dal baratro della rabbia.
Il ragazzo colse improvvisamente un cambio nella postura dell’uomo di fronte a sé. Sembrò quasi più imponente, i muscoli più gonfi, una mano era stretta in un pugno solido e impossibile da sciogliere. Fece un impercettibile passo indietro.
Il silenzio assordente e pesante fu rotto dal suono del telefono di Stiles, il quale sussultò regalando un po’ di distensione a quel luogo ormai saturo di tensione.
“Scott?”
Disse con voce acuta, una volta resosene conto se la schiarì mentre l’amico di sempre, più agitato del solito, lo sovraccaricava di informazioni, agitazione e parole, un fiume stracolmo di parole.
“Frena, Scott, per favore”
Disse esasperato il ragazzo. Era così abituato a far lavorare velocemente il cervello, ma erano tutti così sopraffatti dalle emozioni, nessuno escluso, che era difficile per tutti stare dietro a chiunque. Sarebbe stato duro perfino riuscire a seguire una banale barzelletta.
“Sta morendo, Stiles. Ha bisogno di lui”
Il ragazzo si voltò verso Derek che continuava a guardare fisso verso la grande finestra della sua casa, una struttura minimalista, ma che era stata ormai invasa da nuovi ricordi, nuove esperienze, nuove persone, nuovi sentimenti. Stiles cercò aiuto catturando lo sguardo di Cora, era certo che entrambi stessero ascoltando tutto quello che Scott stava dicendo. Il Darach, Lydia, Jennifer, l’attacco, l’aiuto, la vittima.
Era tutto così confuso, non perché Scott non fosse un ottimo narratore, ma perché i sentimenti ormai avevano invaso tutti.
“Io..”
Stiles cercò di dare una risposta concreta a Scott, ma non ci riuscì.
“Ci proverò”
Disse poi.
“Stiles..ci ha salvato la vita. Devi convincerlo.”
Probabilmente Scott era cosciente del fatto che anche Derek lo stesse ascoltando.
“Ne ha bisogno anche lui”
A quella frase qualcosa si mosse dentro quell’uomo apparentemente freddo e distaccato. In breve si girò su se stesso dirigendosi velocemente verso la porta. Stiles e Cora si scambiarono un’occhiata.
“Arriviamo”
Disse Stiles a Scott che dall’altro lato del telefono sospirò.
“Fate in fretta”
I due ragazzi cercarono di raggiungere il più velocemente possibile Derek che era già in auto, si fiondarono all’interno temendo quasi di non farcela. Il percorso per arrivare all’ospedale praticamente deserto e devastato di Beacon Hills a causa della tempesta, non poteva sembrare più lungo. Le mani di Derek stringevano in una morsa il volante. Stiles temeva che potesse romperlo da un momento all’altro. In un altro momento avrebbe trovato quasi divertente la cosa. Quando finalmente riuscirono a scorgere la costruzione verso la quale erano diretti l’aria si fece sempre più pesante.
Accadde tutto troppo velocemente, in pochi secondi erano fermi, poi fuori dall’auto, poi la corsa nei corridoi dell’ospedale vuoto e buio. Stiles seguiva alla cieca Derek e Cora che invece sapevano perfettamente dove andare. Benedetti sensi da lupo, pensò il ragazzo.
E poi eccoli. Sembrava tutto rallentato, sembrava che il tempo volesse far si che ogni singolo istante potesse essere impresso nella memoria e nell’animo di tutti.
Lydia si voltò scorgendo Stiles dietro la figura degli altri due, senza chiedere nulla, senza il pensiero di dover dare spiegazioni a qualcuno, con gli occhi spaventati, si avvicinò velocemente al ragazzo, nonostante, a tutti, i gesti di chiunque sembravano più lenti del normale. Lydia buttò le braccia al collo di Stiles stringendolo in un abbraccio quasi vitale e indispensabile. Il ragazzo ricambiò.
“Stai bene?”
Chiese mentre il profumo della ragazza gli arrivò fino alla testa.
“Si”
Fu l’unico sussurro percepibile uscito dalla bocca di Lydia. Il ragazzo spostò lo sguardo davanti a sé.
Scott era inginocchiato per terra accanto a quella donna che avevano sempre visto al di là di una cattedra a scuola. Era seduta per terra, con la schiena e la testa appoggiata al muro, gli occhi chiusi, del sangue nero le impiastrava completamente la maglia, anche le mani erano piene di quel liquido strano, le labbra erano violacee e un po’ di sostanza si intravedeva nelle pieghe delle stesse, il viso era più pallido del solito.
Scott si voltò lentamente verso Derek che era ancora in piedi e la osservava. Gli sembrava di avere di nuovo quindici anni, gli sembrava di essere tornato in quella stupida distilleria, sotto quell’albero sul quale era già morta una volta, gli sembrava di rivivere quel momento che aveva cambiato la sua vita e la sua anima per sempre.
Il ragazzo si alzò indietreggiando, tutti trattennero il fiato. Perfino Allison sembrava toccata dalla situazione. Cora si fermò accanto ad Isaac.
Per qualche secondo furono tutti immobili, non sapevano cosa fare, non sapevano cosa dire.
Lentamente Derek si inginocchiò accanto a Jennifer, per poi sedersi per terra con la schiena rivolta al muro. Le sfiorò appena il viso, per poi sostenerle la testa mentre la prese delicatamente fra le sue braccia. La donna fece un respiro affannato e aprì con sforzo gli occhi.
“Mi dispiace, Derek”
Sussurrò con voce sottile. Derek le accarezzò la testa e posò le sue labbra fra i capelli della donna.
“E’ tutto ok”
“No..non va bene. Ho provato, Derek. Ci ho provato. Ho provato ad avvertirti. Speravo che tu capissi, ma..ma lui è stato più bravo di me”
Derek non rispose e la strinse un po’ di più. Ora aveva capito. Tutte le allusioni, le citazioni letterarie, il fingersi morti per trarne vantaggio, Romeo e Giulietta.

“Cosa stai leggendo?”
Un giovane Derek Hale si sedette ad uno dei tavolini di legno fuori da quel noioso liceo, che da un po’ di tempo era diventato molto più interessante.
“Non dovresti essere qui”
Disse Paige senza staccare gli occhi dal suo amato libro.
“Perché no?”
“Perché tu pranzi con i tuoi amici, io studio.”
“Potresti fare una pausa per me?”
Disse il ragazzo chiudendo il libro sotto il naso della ragazza.
“Derek!”
Lo rimproverò lei. Lui le sorrise, lei alzò gli occhi al cielo, ma poi sorrise di rimando.
“Studi troppo”
“Lo faccio perché mi piace, non perché sono obbligata, dovresti provare”
“Ma anche io ti piaccio, quindi non ti dispiacerà lasciare per un po’..”
Derek allungò lo sguardo verso la copertina del libro per vedere cosa fosse.
“..Shakespeare per me”
“Magari potresti leggerlo tu invece”
“E’ un po’ troppo melodrammatico non trovi?”
Paige sospirò accarezzando la copertina del libro.
“Parla solo di un giovane e tragico amore. Ti trascina completamente nel loro mondo. Hanno usato perfino una finta morte per trarne vantaggio e poter continuare  ad amarsi..”
“Ma poi sono morti davvero. E’ triste.”
Disse seriamente il ragazzo.
“Ma erano insieme. Sono morti l’uno nelle braccia dell’altro. E’ romantico in un certo modo. E poi nella vita reale certe cose non succedono, è a questo che servono queste storie. A ricordarti cosa è importante e anche se determinate cose non esistono, ci sono altre cose che sono reali, come l’amore.”
Derek riflettè sulle parole della ragazza. Quanto di ciò che lei pensava non esistesse, in realtà esisteva davvero? Era così intelligente e aveva una mentalità aperta e ben disposta ad ogni tipo di questione, ingurgitava libri e nozioni e ci ragionava sopra e sapeva offrire sempre nuovi punti di vista. Avrebbe preso così male la cosa? Se avesse saputo quello che lui era, lo avrebbe accettato? Il ragazzo scosse la testa e si alzò.
“Andiamo Giulietta, ti accompagno in classe”

“Lo so. Ora lo so.”
Disse Derek con tono basso. Jennifer si lamentò a causa dei dolori lancinanti, Derek intrecciò la sua mano con quella di lei prendendosi un po’ del suo dolore. Le sue vene si gonfiarono diramando dentro tutto il suo corpo il suo dolore, fino a quando le sue iridi diventarono rosse. Jennifer provò un po’ di sollievo.
“Non sei tenuto a farlo.”
Lui non rispose, strinse ancora di più la mano di lei cercando di prendere più sofferenza e dolore possibile.
“Derek..”
Jennifer cercò di richiamarlo senza molto successo. Lui continuò a stringerle la mano e ad assorbire il suo dolore. Lei alzò l’altra mano e gli toccò il viso.
“Derek, smettila. Non è colpa tua.”
“E’ sempre colpa mia.”
Disse lui a denti stretti mollando finalmente la presa sulla mano di lei.
“No. Derek..”
“Jen, non devi farlo. Basta così.”
“No. Sei tu che devi smetterla”
Disse lei cercando di alzare il tono della voce raccogliendo le poche forze che aveva.
“Devi smetterla di incolparti. Derek, io ti amavo, ti amo. Non importa cosa sia successo, non importa che quando eravamo due adolescenti tu mi abbia fatto entrare in un mondo che non avrei mai immaginato che potesse esistere. Ricordi? Te l’ho detto. Lo sapevo. L’ho sempre saputo. Derek non ti ho mai incolpato, mai. Non l’ho fatto in passato e non lo farò adesso.”
Jennifer si strinse a lui cercando di soffocare un lamento di dolore. Intorno a loro tutti gli altri erano attoniti e colpiti da quello che stava accadendo, vedere Derek così vulnerabile era qualcosa a cui non erano abituati. La tragicità della loro storia era degna di un libro mozzafiato e drammatico.
“Mi dispiace solo..”
La donna deglutì cercando di farsi forza stancamente.
“Mi dispiace di non essere riuscita a contrastarlo, ma la mia vita era completamente legata alla sua.”
“Jennifer, va bene”
Derek le strinse nuovamente la mano mentre lei si lamentava più di quanto avesse fatto fino a quel momento. Una lacrima scese lungo il viso di lei, Derek le baciò la fronte tenendola più stretta.
“Fa male”
Disse lei stringendo fra le mani un lembo della maglia del ragazzo ormai completamente sporca di sangue nerastro.
“Non chiedermelo. Non chiedermi di ucciderti ancora una volta”
Disse lui con voce straziante e con gli occhi lucidi.
“Non lo farò, Derek”
Istintivamente Scott ed Allison intrecciarono le loro mani l’una con l’altra, Stiles e Lydia distolsero lo sguardo con gli occhi lucidi, Cora si asciugò una lacrima che scese lungo la sua guancia e Isaac posò una mano sulla sua spalla cercando di confortarla.
Jennifer cercava di respirare seppur a fatica, il suo respiro pesante era percepibile da tutti.
“Derek..”
Con sforzo cercò lo sguardo di lui, una volta trovato riprese a parlare.
“Va avanti. Se mi hai amato davvero..fallo.”
La donna respirò ancora una volta.
“Loro ti vogliono bene. E io ti amo.”
“Ti amo anche io”
Disse lui per la prima volta. Nessuno pensava che avrebbe mai sentito una cosa del genere uscire dalla bocca di Derek, non il Derek che erano abituati a vedere quotidianamente.
Jennifer sorrise appena appoggiando la sua testa sul petto dell’uomo che la stringeva ancora forte a sé, incapace di lasciarla andare. Derek lasciò che le sue lacrime venissero fuori, che tutto il dolore potesse essere sfogato, che tutto il suo senso di colpa potesse essere preso e buttato fuori.
Jennifer inspirò per l’ultima volta.
“Perdonati Derek, fallo per me”

Mostratemi un eroe e vi scriverò una tragedia. [Francis Scott Fitzgerald]

ANGOLO DI ARI

Salve a tutti. Beh, non ve la spiego, non so nemmeno se siete arrivati in fondo.
So solo che amo Derek così tanto che avevo voglia di scrivere una OS. E dato che questo povero uomo viene martoriato in ogni puntata e, speculazioni sui vari web, danno per certo che Jennifer sia il Darach o che sia guidata da lui e che perfino sia Paige, ho deciso di scrivere questa.
Io ho adorato Jennifer e Derek, quindi questa eventualità mi rattrista moltissimo.
Ma come dice una celebre canzone “I will go down with this ship”
Insomma io spererò fino a martedì, poi potrò deprimermi per sempre.
Non so se volete farmi sapere cosa ne pensate io sono qui.
Il titolo è volutamente modificato. La frase riportata a fine OS è quella originale io l’ho modificata. A volte gli eroi sono semplicemente degli uomini e per me Derek è un uomo ed è un eroe.

   
 
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