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Autore: Pink_Panther    27/07/2013    5 recensioni
German approfittò del momento di calma per riavvicinarsi a Angie.
“Senti –”
“No.” Fece lei, secca
“Un sacco di gente –”
“Non finire questa frase, German.”
“ – ha tre figli.”
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Angie
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Angie y German'
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“Ma tu sei pazzo!”

German allargò le braccia, guardando basito Angie allontanarsi da lui.

“Alla mia età!” continuò la donna.

“Che età?” chiese quello, che sinceramente non sembrava capire il motivo di tale affermazione

“Non mi fregherai così,German Castillo.” Fece Angie, voltandosi verso di lui.

In mezzo alla sala da pranzo, i due si guardavano domandandosi vicendevolmente cosa ci fosse di sbagliato nell’altro. German, in particolare, aveva il volto esterrefatto di un bambino che non trova logica nel fatto che qualcuno gli abbia negato un giocattolo.

Le labbra gli si curvarono, finendo a sorridere stupefatto. “Non ho alcuna intenzione di fregarti,amore.”

“Hah!” Angie lo additò “Vedi? Amore. Ma quando mai usi questi termini?”

L’uomo corrugò la fronte. “Sempre?”

“No! Quando vuoi qualcosa, ma questa cosa tu non la avrai, hai capito?”

“Perché?”

“Tu vivi fuori dal mondo!”

“Ma dimmi almeno perché!” L’uomo insisteva, le braccia spalancate, spalle basse e sguardo sconcertato.

“Te l’ho già detto, German – sono settimane che continuo a dirtelo –” il rumore di piedi scalzi interruppe il dire della donna, che si zittì.

I due girarono lentamente il capo verso la porta, che si schiuse. Una testa color marrone fece capolino, fissandoli.

“State litigando?”

Era intento a strofinarsi un occhio, acciecato dalla luce della sala.

“No –” fecero i due, leggermente sfasati.

“ – non sfregarti gli occhi, Maria.” Continuò Angie. “Te l’ho detto milioni di volte – torna a dormire, stiamo solo parlando.”

“Ma è tardi…” fece la piccola, sostenendo la sua tesi.

“Infatti, perché non sei a letto?” chiese German, retorico.

“Ma…”

“Ci hai sentiti?” domandò dolcemente Angie.

“No…”

“Allora stavi gironzolando per casa –” ne dedusse German: sebbene il suo tono fosse incalzante, era molto meno aggressivo del suo solito. “Torna a dormire.”

“Ma non state litigando?”

“No, amore.” La rassicurò Angie.

“Guarda che se domani non sei sveglia entro le sette, ti puoi scordare di venire in barca.”

German l’aveva punta sul vivo: erano mesi che Maria aspettava quel famoso giro in barca a vela nella baia. Rimase a guardarli un attimo, e poi decise che conveniva cercare di andare a dormire.

“Notte.”

“E non leggere sotto le coperte!” continuò suo padre.

“Ma non riesco a dormire…”

“Ok, allora leggi.”

Angie sbuffò, guardando in alto e facendo di no con la testa, con un vago sorriso.

E quest’uomo voleva…

Bah.

Maria richiuse piano piano la porta: i due ne ascoltarono i passi, accertandosi che stesse prendendo la direzione di camera sua.
 
German approfittò del momento di calma per riavvicinarsi a Angie.

“Senti –”

“No.” Fece lei, secca

“Un sacco di gente –”

“Non finire questa frase, German.”

“ – ha tre figli.”

Angie lo scrutò, sbuffando.

“Bella ripresa, ma non te la caverai così. So come volevi andare a finire –”

“Come volevo andare a finire?”

“– e in tutto questo ometti un dettaglio completamente casuale: io.”

“Ma tu sei in forma – !” fece l’uomo, andando a posarle le mani sui fianchi.

Angie fece mezzo passo indietro, dandogli modo solo di sfiorarla. Levò la mano davanti al volto, sventolandogli l’indice sotto gli occhi: “Non provarci, Castillo!”

“Castillo?”

“Sai benissimo che sono a tanto così dalla menopausa, e tu vorresti farmi fare un figlio?

“Non sei a tanto così…hai 37 anni,sei ancora giovanissima.”

“No invece! Piantala con questa storia!”

“Un sacco di gente –”

“Ah-ha!” lo additò lei, nel bel mezzo della frase.

“– fa i figli tardi.”

Continua pure a girarci intorno, ma sai meglio di me come finisce veramente quella frase!”

“Ah sì?” German incrociò le braccia, in segno di sfida. “Bene. Dimmelo.”

“No. Perché io non sono un sacco di gente.”

“No,infatti – sei molto più in gamba.”

“Fare un figlio è questione di utero, non di essere o meno in gamba!”

“Stai ignorando il mio complimento.”

“Certo che lo ignoro, non è un complimento! È una seduzione!”

“Seduzione?”

“Tu mi vuoi sedurre –”

Cosa?

“ – per rimettermi incita, ma ti giuro che non ci casco.”

German indietreggiò con il capo, scuotendolo.

“Ma ti senti?”

“Certo!”

Angie assottigliò gli occhi, inacidita. Voltò le spalle e si incamminò fuori dalla sala.

“Aspetta!” German le corse dietro, afferrandole il gomito.

“Piantala, sono stanca.”

“Perché non possiamo parlarne seriamente? Non fai altro che dirmi di no, e non ho ancora sentito mezza spiegazione logica.”

“Te l’ho già data, non ti basta?”

“Oh, ma per favore. Non mi dirai che è solo per l’età? Sai meglio di me che ci sono milioni di modi per risolvere la questione – dio, ci sono donne incinte a cinquantacinque anni, ormai!”

La donna tornò a voltarsi verso German: i due erano a ridosso della porta.

“Sai cosa mi dà fastidio?”

“Io?”

A parte te.”

“Quindi io non c'entro.

“Certo che c'entri. Di solito siamo noi a sbattere i piedi per terra per avere figli – sai, gli ormoni, l’avvicinarsi della meno –”
“Piantala di nominarla, odio quella parola.”

Menopausa, German, me-no-pau-sa.” Sillabò lei.

German fece per portarsi le mani alle orecchie, coprendosele. “Ahh!” mormorò “Che suono orribile!

“Che ti faccia schifo o no, è una realtà a cui dovrai abituarti, caro mio.E poi,hi 41 anni,non ti senti un po’ troppo vecchio per fare un figlio?”

L’uomo indietreggiò, oltraggiato, guardandola con la bocca semichiusa.

“Questo è un colpo basso.”

“Questa è la vita!”

“Allora facciamone una nuova!”

Angie roteò gli occhi al cielo, disperata.

“Insomma, dovrei essere io a volere estendere il mio dominio materno, non tu!

“Hai un marito moderno.” Concluse lui.

NO! Non sei un marito moderno! Sei retogrado!

Cosa?

Angie prese ad avanzare verso German, accusatoria: quello, senza nemmeno rendersene conto, muoveva passi strisciati all’indietro per mantenere la distanza di sicurezza.

“Tu sei il tipico uomo che compare nella vita di un figlio da quando ha tre fino ai dodici anni –”

“ – ma se –”

Ma se?! Avrai passato in casa forse tre ore al giorno quando Maria era piccola!”

“Ehi, anche io lavoro!E poi sei tu che me l’hai presentata quando aveva sei mesi!”

Anche io?! Chi è che sta dirigendo la tua azienda da dieci anni a questa parte,German Mauricio Castillo!?”

“Io sono un ingegnere –”

“– Ma per favore –”

“– e infatti –”

“– la so a memoria –”

“– tu –”

“– questa storia –”

“– sei molto più brava di me –”

“– eccolo che torna alla carica – guarda che questo non ha nulla a che fare con il crescere dei figli!”

Va bene, ok! FORSE non ero molto presente.” Questo lo disse guardando l’angolo fra il muro ed il soffitto alla sua destra. Angie sbuffò, portandosi le dita alle tempie e lo sguardo in basso.

“Però –”

“Niente però –

“ – poi mi sono fatto vedere.”

“Eh! Grazie –” fece lei, gettando la testa indietro  “– è facile quando sanno usare il vasino.”

German fece una smorfia vagamente disgustata all’idea di che cosa aveva significato, all’epoca, svuotare quei dannati vasini.

Blha.

“E sai cosa ti dico, German?”

Lui levò le sopracciglia, senza sapere se essere curioso o impaurito: Angie stava partendo alla carica. Brutta cosa.

“… sentiamo.” Fece lui, mimando malissimo larga noncuranza.

“Che adesso Maria ha sette anni, e tu sai benissimo cosa succederà tra poco – sono sicura che tu ci sia passato in modo largamente amplificato in questo momento chiave della tua esistenza.”

“Hah –” German mosse inconsciamente un altro mezzo passo indietro. Ancora un poco e finiva addossato al tavolo da pranzo. “ – non tirare fuori il mio rapporto con mio padre –”

“ – oh invece –”

“ – ti stai comportando da vigliacca.”

“Non sono io quella che sta indietreggiando per mezza sala.”

German parve svegliarsi da una trance: prese a guardarsi attorno, realizzando di essere arrivato molto più lontano di dove pensava di essere. Angie non si fece scappare l’occasione: “Dagli il tempo di arrivare alle due cifre e vedrai, cosa succederà.”

“Eh?” fece l’uomo, riportando di scatto lo sguardo sull’altra. “Chi? Cosa?”

“Maria!”

“Cosa c'entra Maria?”


“Mi ascolti o fai finta?”
“Certo che ti ascolto!”

“Fra meno di cinque anni – considerato il padre – Maria smetterà di idolatrarti come un Dio, e inizierà a dire la sua! Cosa che disferà il tuo enorme ego!

“Come può un bambino disfare il mio ego?”

“Lo può un figlio! E questo farà anche Xabi! E tu non vuoi un terzogenito, vuoi una riserva!

“Non è vero!”

“Ah no?” la donna girò il capo di lato, scrutando l’altro con la coda dell’occhio.

“Bene. Dimostramelo.” Angie mosse un passo avanti, sfidandolo.

“Stai cercando di barattare?” domandò German, pronto a raccogliere la sfida.

“Non sto barattando –”

“Guarda che sono bravissimo a barattare –”

“– con il mio utero ci faccio quello che voglio.”

“ – sì, ma io ottengo sempre quello che io voglio.”

Passo dopo passo, erano tornati l’uno di fronte all’altro.

“Tu otterresti sempre quello che vuoi?”

German sorrise, scrutando la moglie – le braccia incrociate. “Voglio dire, mi hai sposato.”

“Perché io volevo.”

“Ti sei messa con me nonostante fossi completamente fuori di testa.”

“Togli il passato, German: tu sei fuori di testa.”

“E ti ho pure mollata in un terrazzo ad un ricevimento!”

“Guarda che così non mi invogli a fare un altro figlio con te!”

“Si sta mettendo in un grande guaio, signorina Saramengo.”

“Signor Castillo.”

Rimasero in silenzio, l’uno di fronte all’altra, guardandosi negli occhi.

Ad un certo punto German portò la mano sinistra al petto, levando la destra in alto.

“Io, German Mauricio Castillo …”

Angie sorrise, scuotendo la testa: “Cosa stai facendo? Guarda che non funzionerà, qualunque cosa sia.”

German, che s’era zittito per ascoltarla, sostenne il suo sguardo con la sua solita spavalda saccenza. Poi riprese: “Io giuro solennemente –”

“Cosa?”

“– che se la qui presente Angela Angie Saramengo in Castillo –”

“Ma per favore!” la cosa sembrava farla divertire, ma non sapeva nemmeno lei se era perché folle o perché… no, ok: era perché era folle. Ed era German.

“ – avrà un terzo figlio da me –e lo avrà –” sottolineò, beccandosi un’occhiataccia sarcastica.

No, German –”

“– io terminerò qualunque tipo di attività –

“Cosa?” fece lei, ridendo dall’incredulità.

“ – per dedicarmi a suddetto figlio –”

“Tu non sai cosa stai giurando!”

“ – da perfetto padre moderno.” Concluse, guardando Angie in attesa del suo dire.

“Chiedo alla corte che sia verificata la capacità di intendere e di volere di quest’uomo.” Rispose lei, portando le mani ai fianchi.

“Ah – no, sono perfettamente capace di intendere e di volere, sigorina Saramengo: intendo realizzare il mio desiderio di avere un altra figlia con lei.”

La donna roteò gli occhi, per l’ennesima volta.

Figlio.” Si corresse lui, avvicinandosi.

“Figlio?” no, stava davvero delirando, pensò.

German le prese le mani ai fianchi, levandogliele da lì per poterci posare le sue. “Sì, una bel bambino con i tuoi occhi – i capelli neri…”

“Guarda che non puoi decidere il sesso del figlio.”

“Quindi avremo un terzo figlio?” domandò lui, retorico, avendo colto lo spiraglio.

No.

Ciò nonostante, Angie non si mosse: il tono si faceva lentamente meno convinto.

“Da accompagnare a scuola…”

“Inizia a portare Maria a scuola.”

“Probabilmente sarà una ragazzo stupendo –”

“Non ci sarà nessun ragazzo, German!”

“– e non hai idea di quanto sarà divertente impaurire le sue infinte pretendenti.”

“Poi ti viene l’ansia ogni volta che esce di casa da solo…come con Violetta…”

Via, la crepa era stata aperta.

“Vedi? La vuoi anche tu, in fondo.”

“German, sarà davvero difficile.”

“Mi piace che non usi il condizionale.”

Angie volette mordersi la lingua.

“Lo vedi? Tu non baratti, tu seduci.”

German le posò le labbra sulla bocca, sconsideratamente casto per il suo solito.

“Quindi ti ho sedotta?”

“No.”

Ci riprovò, baciandola.

“E adesso?”

“No…”

L’uomo sorrise.

“Facciamo un bambino.”

“No.”

Riprese a baciarla.

“German, guarda che prima devo smettere di prendere la pillola.”

“Il fatto che io voglia un figlio non significa che debba rinunciare al sesso post-litigio, lo sai?”

“Non puoi decidere il sesso del bambino.”

“Sono io l’Uomo, ho io la gestione degli ultimi due cromosomi. Mi darò da fare.”

“German…”

“Facciamo un bimbo...”

“Smettila.”

Bisognava essere un pelino più azzardati, evidentemente. Passò dalle labbra al collo, stringendosela a sé.

“Smettila.” Continuava lei.

“Un bel bimbo.”

“No.”

“Più intelligente di me.”

“Questa, poi.”

“Ce la posso fare.”

“German, basta.”

“Tanto lo sai che ho vinto. La resistenza è inutile.”

*ALFSONO SIGNORINI EROE NAZINALE*

Pensavate fossi morta? Invece eccomi qua! Con un'altra Angie e German tutta rose e confettini! Il fatto è che sono stata a Londra per le ultime due settimane,e quindi sono stata molto assente. Però ora starò a casa e hop in mente di pubblicare una long su ThomasxEmili e LeonxVioletta.

Ditemi cosa ve  ne pare,
KISS KISS
LALLA
 
P.S. ecco Maria e Xabi Castillo

MARIA: http://media.tumblr.com/f7e18fa0ba5a26f7fa610a89c05c97cf/tumblr_inline_mqgd3dEEpG1qz4rgp.jpg


XABI: http://media.tumblr.com/0c373ec01be525bf1f620e9765f66fa0/tumblr_inline_mqgd3yjj1Z1qz4rgp.jpg
 
 
  
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