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Autore: mariexmarti    27/07/2013    4 recensioni
Era l’anno 1846. Molte erano le gang formatesi nella grande New York, alcune più forti e compatte di altre, ma solo due ne avevano il controllo: la gang de “The Apocalypse” e quella de “The Hunters”. L’Apocalisse fu una delle prime gang esistenti a New York, tanti erano gli anni di alleanza tra i vari membri, e tante erano le gang che la temevano. Il suo modo di agire era ben diverso, forse era questo il motivo per cui era sempre al di sopra delle altre. Nessuno sa perché il nome della gang fosse quello, in quanto ben diverso dal loro modo di agire. Quelli dell’apocalisse agivano nell’ombra, con cautela, e soprattutto quando era il momento giusto di farlo, e il loro boss, la guida, colui che si assicurava che la potenza della banda fosse sempre prima su tutte, era Raphael. Non c’era gang che potesse minacciare l’assolutezza dell’Apocalisse, nessuno aveva mai scoperto le sue intenzioni o questioni, nessuno distrusse la sua compattezza.. fino a che, John Winchester non fondò la gang dei cacciatori. John aveva la stessa strategia di Raphael, fu capace di fondare una banda abile nel muoversi nel buio, che
Genere: Azione, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Sam Winchester
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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Cpt.1
“Introduzione”
Era l’anno 1846. Molte erano le gang formatesi nella grande New York, alcune più forti e compatte di altre, ma solo due ne avevano il controllo: la gang de “The Apocalypse” e quella de “The Hunters”. L’Apocalisse fu una delle prime gang esistenti a New York, tanti erano gli anni di alleanza tra i vari membri, e tante erano le gang che la temevano. Il suo modo di agire era ben diverso, forse era questo il motivo per cui era sempre al di sopra delle altre. Nessuno sa perché il nome della gang fosse quello, in quanto ben diverso dal loro modo di agire. "Quelli dell’Apocalisse", come spesso venivano chiamati in città, agivano nell’ombra, con cautela, e soprattutto quando era il momento giusto di farlo. Il loro boss, la guida, colui che si assicurava che la potenza della banda fosse sempre prima su tutte, era Raphael. Non c’era banda che potesse minacciare l'autorità dell’Apocalisse, nessuno aveva mai scoperto le sue intenzioni o questioni, nessuno distrusse la sua compattezza... fino al giorno in cui John Winchester fondò la gang dei Cacciatori. John aveva la stessa strategia di Raphael, fu capace di fondare un'organizzazione abile nel muoversi nel buio, a tal punto da arrivare a minacciare il potere fino ad allora indiscusso dell'Apocalisse. Alla morte di John suo figlio Dean, ben diverso dal padre, prese il comando del gruppo. Il giovane Winchester, di larghe vedute e con idee ben diverse dal padre, fece emergere i Cacciatori, li portò alla luce del sole e mostrò i loro volti, così che ben presto in città non si fece altro che parlare degli Hunters e del loro capo. Per Raphael, che fino ad a quel momento aveva sopportato pazientemente l'esistenza degli Hunters, ciò significò soltanto una cosa: guerra.

Inizio cap. 1
L’autunno stava quasi per finire a New York. Erano i primi di novembre, e alla grande stazione arrivò il treno partito da San Diego, di ritorno dalle fabbriche, trasportando mariti, figli, fratelli o semplicemente amici, e c’è chi li attendeva formando così una grande folla. Quando le porte del treno si aprirono, un giovane ragazzo scese con lo sguardo basso e l’aria di riservatezza. Indossava un berretto simile ad un basco, grigio, e una giacca scura su una camicia grigia, e i pantaloni altrettanto scuri. Con un braccio reggeva una piccola valigia di cuoio nera, apparentemente vuota, ma da come la teneva stretta, l’importanza del contenuto non era quindi poco rilevante. Tanta era la gente, camminare era quasi un’impresa. Ad ogni passo, la sua spalla urtava quella di qualcun altro, e i suoi piedi venivano pestati pesantemente senza nemmeno ricevere delle scuse. Non appena il ragazzo girò l’angolo, venne urtato da un bambino che, a vederlo, poteva dare l’impressione di orfanello di dieci anni. Sussultando per lo scontro avvenuto, il giovane lo avvisò con un filo di voce, tenendo nascosti gli occhi blu sotto la visiera del cappello, « Sta’ attento a dove vai, ragazzino » e lentamente riprese a camminare, ma il bambino continuò a guardarlo e notò la valigia. D’un tratto si riavvicinò a lui e gliela strappò dalle mani. Allora il giovane si voltò e vedendo il furfantello darsela a gambe con la sua valigia, gridò « Ehi, tu! Ridammi la mia valigia! Fermatelo! » ma nessuno lo ascoltò. Cominciò quindi a rincorrerlo nella speranza di riacciuffarlo, ma la gente era talmente tanta, e il bambino così piccolo e agile che sparì come un soffio di vento. Il ragazzo corse nella vana speranza di trovarlo e riprendere ciò che gli apparteneva, ma capendo di averlo ormai perso, si bloccò al centro della folla, ansimante e stanco, e si guardò intorno un’ultima volta. Rassegnato, riprese allora a camminare, uscendo dalla stazione.
Dopo svariate ore, si ritrovò infine davanti a due omaccioni che facevano la guardia davanti ad una porta di legno piuttosto pregiato, e i due vedendolo aggrottarono le sopracciglia e chiesero « Cos'hai da guardare, moccioso? Cerchi rogne? » Il giovane li guardò, e dopo qualche attimo di silenzio rispose titubante « S-sono qui... perché Raphael mi ha mandato a chiamare. Avevo anche il suo invito, ma l'ho perso. Un ragazzino, entrando in città... mi ha rubato la valigia dove lo tenevo.» Gli uomini risero nel sentirgli pronunciare quelle parole e prendendolo in giro gli dissero ancora « Ah, allora sei tu il poveraccio che Raphael ha fatto convocare per la missione suicida! » « Beh, non che ci si possa aspettare un diverso utilizzo per un pivello della sua stazza! » Mentre i due compari si sbellicavano dalle risate, il ragazzo li osservò con lo sguardo basso e alla fine afferrò la mano di uno dei due, con una mossa decisa, e portandola dietro alla schiena, lo bloccò. Avvicinò allora le labbra al suo orecchio e con l'ira nella voce gli sussurrò « Non sono affari che ti riguardano. Ora muovi il culo e chiamalo.» L’uomo però cominciò a dimenarsi facendo anche baccano... D'improvviso, la porta si aprì di scatto, e uscì una figura alta e piuttosto temibile. Quando questi vide il ragazzo, spalancò gli occhi e con aria infastidita domandò « Che diavolo succede? Siete forse impazziti?!» Il giovane guardò quella figura, e lasciando infine la presa sull'uomo abbassò lo sguardo mentre l’altro diceva « Capo! Ecco il selvaggio che hai fatto convocare! » Raphael guardò il ragazzo dalla testa ai piedi. Per un attimo un’espressione perplessa comparve sul suo volto, ma aprendo meglio la porta lo invitò ad entrare. Quando il giovane entrò, con lo sguardo basso, rimase in piedi nella grande stanza e cominciò a guardarsi intorno, notando la libreria antica, i quadri costosi e gli oggetti pregiati. Raphael si avvicinò e indicandogli il divanetto rosso, lo invitò a sedersi, e facendo lo stesso, si mise difronte a lui su una poltrona, poggiando le mani sui braccioli. Scrutò nuovamente il ragazzo in silenzio, attentamente, portando una mano davanti alle labbra e dopo un lungo sospiro, cominciò a parlare. « Non credo ti sia stato spiegato il motivo per cui ti ho fatto convocare.» L'uomo alzò lo sguardo verso i suoi occhi quando sentì la sua voce, e dopo aver ascoltato le sue parole, scosse la testa senza pronunciare una parola. Allora Raphael, chinandosi appena in avanti continuò « Bene, allora lascia che te lo spieghi. Penso tu sappia chi sono, non ho certo bisogno di presentazioni. Ti basti solo sapere che sono il tuo boss. Ora, ho una grossa spina nel fianco a cui porre rimedio. E tu ben saprai che in quanto tuo capo, le mie spine nel fianco sono anche le tue spine nel fianco. E questa spina sono quei dannati Cacciatori, in particolare quel maledetto principiante del loro capitano, Dean Winchester, che giocando a voler fare il boss minaccia i miei affari e soprattutto, sta compromettendo la mia autorità in città e il controllo delle strade. Ed è qui, mio giovane amico, che entri in gioco tu.» Il ragazzo ascoltò attentamente le sue parole fissando Raphael, in silenzio, senza accennare movimenti o quant’altro. Quando poi l’uomo terminò di parlare, il giovane alzò le spalle e chiese « E sentiamo: cos’è che dovrei fare per te, grande boss? », ovviamente si avvertì un certo filo d’ironia nelle sue ultime parole, ma Raphael finse di non notare la sua impertinenza, e sorridendo quasi divertito rispose infine « Ho in serbo un qualcosa di speciale per quei pivelli. E tu, beh... Tu, sei la chiave che apre la porta della loro sconfitta definitiva.» Il ragazzo lo fissò attentamente, perplesso, e a quelle ultime parole non rispose, si limitò semplicemente ad annuire appena abbassando poi lo sguardo.
Quella stessa mattina, il ragazzo non era l’unico a girare per New York, anche un gruppo di circa sei uomini vagava per quello stesso quartiere. Cinque di loro erano vestiti in maniera semplice, camicia e pantaloni scuri sorretti da bretelle e con delle giacche scure, i soliti e semplici cappelli. Avevano quasi l’aspetto trasandato ma comunque rispettabile; il sesto invece, si distingueva dagli altri: i suoi abiti erano sicuramente migliori ed anche più costosi. Camicia chiara coperta da un gilet verde scuro, coperto a sua volta da una lunga giacca nera, pantaloni scuri e scarpe nere e lucide. La sua rispettabilità era ben accentuata dai suoi capelli ben curati e tirati indietro. Quest’ultimo camminava avanti agli altri: due lo affiancavano senza superarlo, e gli altri tre gli guardavano le spalle. « Ehi Dean, pare che sia tutto tranquillo. Nessuna traccia di Quelli dell’Apocalisse, per il momento.», disse l’uomo alla destra di quello ben vestito, a Dean.

Lo straniero si ritrovò a vagare poco più lontano dalla zona della stazione, non troppo lontana dalla sede dell’incontro con Raphael. Non aveva idea di dove andare, e soprattutto di come arrivarci. L’unica cosa che gli venne in mente di fare, fu quella di avvicinarsi all’entrata della stazione, dove vi erano delle panchine, e si sedette cominciando a guardarsi intorno, quando il suo sguardo venne attirato da un bambino con in mano una valigetta. Strinse gli occhi per vedere meglio, e quando si accorse che era lo stesso bambino che gli aveva rubato la valigia solo un’ora prima, si alzò di scatto e cominciò a correre verso di lui. Il piccolo non si accorse di lui perché era voltato di spalle, perciò quando il giovane lo afferrò per la camicia, sobbalzò e spalancò gli occhi terrorizzato « Finalmente ti ho trovato, piccolo ladruncolo! » disse il ragazzo allungando la mano verso la sua valigetta per prenderla e tirarla, ma il fanciullo cominciò ad urlare, attirando l’attenzione di Dean e dei suoi, che proprio in quel momento stavano passando di lì. « Ridammela! Lasciala subito! » disse lottando il ragazzo, senza accorgersi che intanto i sei uomini si stavano avvicinando a lui. « Sei così povero che ti metti a derubare i ragazzini? » gli chiese il bell'uomo ben vestito con tono ironico. « I-io non... E’ lui che ha derubato me! Questa valigetta è mia! E poi... Non sono affari tuoi! Chi diavolo sei tu per impicciarti?!» A quella domanda impertinente gli uomini di Dean risero fragorosamente, ma lui non fece lo stesso, continuò a fissare il ragazzo con lo sguardo fisso e severo, poi uno di loro, ancora ridendo, sottolineò « Il tipo di campagna qui, non sa con chi ha a che fare. Vogliamo farglielo sapere noi, ragazzi?» e cominciò ad avvicinarglisi, schioccando le dita delle mani, mentre dietro di lui gli altri quattro lo accerchiavano, mentre questi il con la valigetta ancora tra le mani, fissava attentamente gli occhi di Dean. Il bambino vista quindi la situazione, la lasciò e fuggì. Gli scagnozzi di Dean ormai lo circondavano: spostò lo sguardo su uno, poi su di un altro, e un altro ancora, finché poi, il primo che parlò non cercò di colpirlo in pieno volto, ma il ragazzo si abbassò in tempo, schivando prontamente il colpo. A quel punto, anche gli altri quattro cominciarono a cercare di colpirlo, ma senza successo: per quanto potesse dare l’impressione di essere debole, il giovane dimostrò di essere veloce e sveglio. Quando poi uno di loro allungò la mano per cercare di colpirlo nuovamente in viso, l’afferrò tirandolo verso di sé, lo atterrò e lo tenne giù, fermo, premendogli la faccia nel fango. Dean strizzò interessato gli occhi, stupito di vedere quanto quel vagabondo fosse abile; e mentre così faceva, altri tre dei suoi uomini venivano gettati a terra. Quando poi anche gli altri cercarono di fermarlo, Dean alzò la mano « FERMI!» Ovviamente i suoi uomini si bloccarono guardando verso il loro boss, alquanto perplessi. Quest’ultimo poi fece un passo verso il ragazzo e gli disse, continuando a fissarlo « Prima infastidisci un bambino. Poi atterri i miei uomini. Straniero, stai sfidando la mia pazienza.» Il ragazzo allora, ancora ansimante dallo scontro, gli si avvicinò a sua volta, e fissandolo negli occhi verdi, con aria di sfida, gli rispose « Per l'ultima volta, questa valigia è mia. E sono i tuoi uomini ad aver attaccato me!». Dean continuò, lo sguardo immobile negli occhi dell'altro, e accennando appena un sorriso ironico aggiunse « Sei audace, devo ammetterlo. Sta' a sentire. Perché non ti presenti tra le reclute? Ci farebbe comodo uno come te alla base.» « Cosa? Di che base stai parlando?», Dean alzò le sopracciglia e gli rispose « Della mia. La base degli Hunters.» A quelle parole il giovane sconosciuto spalancò gli occhi e fece un passo indietreggiando, realizzando infine che dopotutto, aveva avuto fortuna. « Ma tu... chi sei?» « Io sono Dean Winchester. Il capo dei Cacciatori.»


La sera arrivò, e il giovane si ritrovò alla base principale degli Hunters, proprio come Dean gli aveva chiesto; fu difficile trovarla, ma alla fine ci riuscì. Quella sera vi era molta gente: ragazzi, adulti, e anche qualche donna. I cacciatori non accettavano i ragazzi al di sotto dei quindici anni, e in quell’occasione erano moltissimi i giovani presenti tra le reclute. Il nuovo in città fu tra gli ultimi ad arrivare, e quando si ritrovò a guardarsi intorno, notò che erano tutti ammassati in un punto, evidentemente attirati da qualcosa... o da qualcuno. Riuscì con fatica a scansare la folla e si ritrovò tra i primi ad osservare ciò che stava succedendo. Al centro di un vasto cerchio umano, vi era Dean, senza giacca, con le maniche tirate su, i capelli ancora ben sistemati e tirati indietro come la prima volta in cui si erano incontrati, un sigaro poggiato sull’orecchio, e faceva avanti e indietro osservando i vari volti che lo accerchiavano. D'un tratto il suo sguardo si posò sugli occhi del ragazzo, quasi compiaciuto di trovarlo lì tra la folla. Portandosi infine al centro, portò le mani dietro la schiena, e cominciò a parlare: « Benvenuti alla sede degli Hunters. Immagino che tutti sappiate perché vi trovate qui, ma ci tengo a ripeterlo: i cacciatori sono un’importante gang di New York che dal momento in cui è nata, ha il solo ed unico scopo di contrastare e tenere sotto controllo quei bastardi pomposi dell’Apocalisse e altri come loro che credono che questa città sia di loro proprietà. Quindi, se li temete, andate via.» e in quel momento si soffermò un attimo a guardare quel giovane negli occhi. « Ma se invece non è così » continuò « allora dimostrate di essere degni di far parte della mia squadra.» Dopo aver pronunciato quelle parole, Dean cominciò ad indietreggiare continuando a tenere lo sguardo fisso sul quel ragazzo misterioso, e diede il via agli scontri dove tutte le reclute si sfidarono per avere un posto tra i Cacciatori. Giovani sfidarono altri giovani, adulti sfidarono altri adulti, ma poi i giovani sfidarono gli adulti e, stranamente, furono soprattutto i primi ad avere la meglio. Lo straniero cercò di evitare in tutti i modi di lottare, mentre Dean continuò a tenerlo d’occhio. Mentre era lì, spaesato, e un po' confuso da quello a cui stava assistendo, un uomo gli si presentò davanti, sfidandolo, ma prima che il giovane potesse aprir bocca per rispondergli, fu proprio Dean a farsi avanti. « No, io. Sarò io il tuo sfidante.» Il ragazzo in cuor suo un po’ si aspettava (e sperava) che alla fine se la sarebbe dovuta vedere faccia a faccia con Dean, ma pensandoci, era un’ottima occasione per dimostrare le sue abilità proprio a lui, il boss. Inoltre in questo modo, sarebbe stato più facile dare inizio al piano folle di Raphael.
Cominciò a spogliarsi togliendo solo la giacca e il cappello, poggiandoli a terra sulla valigetta. Si avvicinò al centro dove quelli restanti erano ancora lì che accerchiavano il loro nuovo capo, e stringendo i pugni rimase fermo a fissarlo; l'attenzione di tutti fissa su di lui. Dean cominciò ad osservarlo, girandogli intorno, studiando il suo corpo e i suoi movimenti. Il ragazzo non abbassò la guardia e lo guardava con la coda dell’occhio nel caso in cui lo avesse attaccato all’improvviso, e proprio in quel momento, Dean, ritrovatosi alle sue spalle, cercò di colpirlo alla nuca. Ma questi lo schivò, e quando si ritrovò la mano dell’altro accanto al viso, l’afferrò con le sue e lo spinse in avanti, ritrovandosi quindi faccia a faccia con il suo sfidante. Dean rise della situazione, poi i due sfidanti si divisero, e fu il giovane stavolta a cercare di colpirlo al fianco, ma anche lui reagì schivandolo. L’incontro andò avanti così. Cercarono di farsi male, di bloccarsi, di sovrastarsi, ma erano entrambi troppo abili e quell’incontro sembrò non avere mai una fine. Poi però, ad un certo punto, il giovane Winchester riuscì finalmente a colpire il suo avversario con un movimento velocissimo, riuscendo quasi a stordirlo, ma questo non bastò perché l’altro si girò prontamente col corpo e abbassandosi, afferrò Dean dai fianchi e lo sbatté a terra, ritrovandosi così a cavalcioni su di lui, bloccandogli il collo col braccio, e facendogli cadere il sigaro dall’orecchio. Dean era sotto di lui, ansimante, e con i capelli un po’ scompigliati. D’un tratto ricominciò a ridere, e si passò una mano tra i capelli per sistemarli, e con il respiro corto, gli parlò « Non mi sbagliavo su di te, ci sai fare sul serio.» Il giovane, dapprima serio, e ansimante a sua volta, non potè infine non sorridere a quelle parole, e continuando a stare a cavalcioni su di lui gli rispose « Beh, ti ringrazio. Detto dal capo... E' davvero un complimento.» A quel punto Dean riprese a scrutarlo attentamente, e col sorriso divertito ancora sul volto, gli chiese « Come ti chiami, straniero?» Il giovane quindi, stanco dalla lotta, deglutì, e riprendendo infine fiato, rispose secco « Castiel.»
  
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