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Autore: AnonimaKim    28/07/2013    0 recensioni
“L’amore è un campo di battaglia” è una storia a fumetti contenuta nella raccolta “Lost Adventures” pubblicata dalla Nikelodeon un anno dopo (circa) l’uscita della serie. Più che una storia, parliamo di un piccolo “Scach” ambientato al tempio dell’aria dell’Ovest, e vede come personaggi Katara e Aang. L’Avatar rimane molto ferito dall’indifferenza della ragazza nei confronti dei suoi sentimenti, sentendosi ferito non solo dalla ragazza che ama ma anche dalla sua migliore amica.
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-“Aang, dove stai andando? Tu non … hai ancora paura di bruciarmi vero?”-
Il ragazzo la ignorò quasi completamente, si diresse verso i piccoli ghirigori che aveva disegnato sulla sabbia candida appena qualche minuto prima, non solo se ne vergognò, ma non si era mai sentito così tanto umiliato nel suo orgoglio.
-“Attualmente …”- mormorò con quello che sembrava un ringhio basso, cancellando con il piede destro i simboli dell’acqua e dell’aria incorniciati dal cuore. Non le interessava che Katara ascoltasse il resto, abbassò la voce.
-“… Sono molto più occupato a essere colui a cui viene bruciata l’anima”-
(Non esattamente Kataang)
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aang, Katara
Note: Missing Moments, Traduzione | Avvertimenti: Spoiler!
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“L’amore è un campo di battaglia”(In inglese: “Love is a Battlefield”), è una storia a fumetti contenuta nella raccolta “Lost Adventures” pubblicata dalla Nikelodeon un anno dopo (circa) l’uscita della serie. Più che una storia, parliamo di un piccolo “Scach” ambientato al tempio dell’aria dell’Ovest, e vede come personaggi Katara e Aang. L’Avatar rimane molto ferito dall’indifferenza della ragazza nei confronti dei suoi sentimenti, sentendosi ferito non solo dalla ragazza che ama ma anche dalla sua migliore amica. Come ho già detto la storia non mi appartiene, io l’ho solo tradotta e trasformata in una storia scritta, ho ovviamente dato la mia interpretazione ma se desiderate vedere il fumetto potete facilmente trovare gli Scans su DeviantArt :)
Che dire? Spero che piaccia e che sia leggibile! Mi farebbe molto piacere un piccolo commento comunque !
Non proprio Kataang


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La giornata era molto più tranquilla del solito, il silenzio era tale che perfino il ragazzino, nonostante fosse tanto immerso nel suo mondo, poteva ben sentire il rumore dello scrosciare degli alberi anche a qualche chilometro di distanza. Quel pomeriggio il vento soffiava aria più fresca, dando tregua a quello che sembrava essere l’eterna estate del Tempio dell’aria dell’Ovest. Quella mattina, nonostante Sokka e Zuko fossero andati via molto presto per poter racimolare qualcosa da mangiare, Aang si era svegliato di buon umore. E ultimamente era strano, perché il giovane dominatore dell’aria sembrava sempre avere in testa qualcosa che non andava. Nonostante facesse qualsiasi cosa per scacciare dalla sua mente quelle orribili sensazioni negative, spesso non avevano alcuna intenzione di lasciare la sua mente. Alla fine raggiungeva Zuko nel cortile circolare, e in qualche modo era riuscito a sfogarsi con l’allenamento.
Ma quel giorno era diverso, era da giorni che Aang non era così sorridente e felice, e lui era convinto che fosse tutto dovuto a quel ricordo che si era fatto strada nel suo dormiveglia quella mattina. Se ne stava seduto sotto un portico a gambe incrociate, con il volto sereno sorretto solamente dalla mano sinistra mentre l’altra era intenta a disegnare con un bastoncino qualcosa sulla sabbia bianca del pavimento. Non sapeva esattamente che cosa stesse facendo, ma in qualche modo l’idea lo divertiva. Aveva appena finito di incorniciare con un armonioso cuore i simboli d’aria e d’acqua che sembravano essere stati quasi dipinti sulla sabbia, quando una voce famigliare ma totalmente inaspettata in quel momento lo riportò quasi totalmente con i piedi a terra.
-“Ehi!”-
Aang sobbalzò appena e si voltò verso la ragazza di qualche passo dietro di lui. Le sembrò un po’ perplessa.
-“Che cosa ci fai qui?”- chiese lei con vacua curiosità quando lui scattò veloce in piedi nel vago tentativo di nascondere sia la sua piccola opera con i piedi e con le gambe. Ma segretamente sperò che l’occhio di Katara avesse già raggiunto gli apparenti indistinti disegnini sulla sabbia.
-“Oh, niente Katara!”- rispose lui accennando un piccolo sorriso. Si sentiva in qualche modo emozionato, come mai era stato prima, e dal giorno dell’invasione lui e la ragazza non si erano mai trovati da soli per poter parlare un po’. Aveva già preparato quella mattina nella sua testa cosa dover dire esattamente, e soprattutto, voleva che questo fosse uno dei momenti più belli passati insieme alla ragazza che gli piaceva così tanto. Lei abbassò appena lo sguardo e sollevò un sopracciglio con fare furbo, si irrigidì appena e distolse lo sguardo dagli occhi di Aang.
-“Oh, Aang? C’è qualcosa di molto importante che devo dirti …”-
Il ragazzino sorrise in modo puramente istintivo, il suo cuore batteva così veloce nel suo petto che per un istante ebbe perfino paura che potesse esplodere. La gioia lo colmava, era davvero felice dopo tanto tempo.
-“Davvero? Voglio dire … anche io … insomma … sì, mi piacerebbe molto parlare con te e …”- e mentre stava ancora cercando di dare un significato alle sue parole e cercare di tenere a bada l’emozione, il viso di Katara si animò improvvisamente e da dietro la schiena fece scivolare tra le sue mani un getto d’acqua cristallina.
-“Pensa velocemente!”-
Ma Aang, totalmente colto alla sprovvista, sgranò gli occhi e prima che potesse fare qualsiasi cosa si ritrovò completamente inzuppato da testa a piedi e sgocciolante.
Quando riaprì gli occhi, Katara era già praticamente piegata in due dalle risate. Il ragazzino non riuscì a fare altro che restare lì impalato a cercare di capire cosa effettivamente fosse successo, e dopo appena pochi attimi quando tutto gli sembrava chiaro, non condivise affatto la sua risata. Non si meravigliò neppure troppo di se stesso, ma non era stato così divertente. Era quasi certamente sicuro si aver udito il suo cuore pochi secondi prima così felice, emettere un sonoro e doloroso rumore di rottura. La crepa insanguinata sembrava dilaniarlo, non riusciva neppure a capire come si sentiva. L’apparente inspiegabile rabbia prevalse:
-“Ma questo … che cos’era? Io… io credevo che volessi finalmente parlare a proposito di …”-
-“Basta giocare!”- lo interruppe lei con un sorriso felice sul volto e girandosi di nuovo verso di lui.
-“E’ ora di allenarsi un po’ al Dominio del Fuoco!”-
Aang rimase lì impassibile, quasi sconcertato, come se non avesse udito neppure una parola, come se non avesse la minima idea a proposito di ciò che voleva dirle. Non riusciva a capire, era convinto che comunque fossero andate le cose lei gli avrebbe parlato, anche solo da amica, e invece aveva l’impressione che Katara non avesse la minima intenzione di rispolverar quell’argomento spinoso. “Spinoso”, pensò tristemente Aang, per lei il bacio sul sottomarino era stato “Spinoso”. Improvvisamente le ritornò a mente un particolare di quel momento a cui prima non aveva dato importanza: Katara non sembrava affatto sollevata e felice come lui quando poi si sono separati. Il suo umore cominciò a precipitare, si incupì, era tanto che non provava una tale frattura nel cuore. La delusione più totale lo colmava.
-“Andiamo Aang! Zuko a detto che devi allenarti con il Dominio del Fuoco mentre lui è via con Sokka!”-
Ancora niente, nonostante il viso di Katara si stava facendo mano a mano più perplesso, sembra neppure immaginare i pensieri malinconici che trapassavano la mente del giovane Avatar. Aang fece qualche passo indietro, senza più sapere esattamente cosa pensare, desiderò solo rimanere da solo per il resto della giornata. Con una rapida mossa creò una grande sfera di rocce tutto intorno a lui, accovacciandosi poi a terra e cingendosi le gambe con le braccia.
-“Aang?”- chiamò la ragazza –“Aang? Sei lì dentro vero?”- non sembrava preoccupata, perciò perché darle corda.
-“Sì, sono qui dentro”- rispose semplicemente il ragazzino, con una voce talmente roca che non sembrò quasi la sua. Non stava per mettersi a piangere, ne era certo, ma dentro di lui cominciò a farsi largo una strana e orribile sensazione che si era ripromesso di tenere a bada. Improvvisamente si sentì così schiacciato e umiliato che desiderò con tutto se stesso sprofondare nella terra per non riemergere mai più.
-“Wow, devo ammettere che questa mossa di difesa del dominio della terra è piuttosto forte, ma si suppone che tu debba esercitare il tuo Dominio del Fuoco adesso!”-
La sua voce sarcastica lo urtò più di quanto intendesse farsi influenzare, desiderava solo che lei lo lasciasse in pace almeno per qualche ora.
-“Mi dispiace Katara, ma sinceramente non me la sento proprio adesso di esercitarmi.”- cercò ancora di non sfociare dell’arroganza, il dolore e la delusione cominciavano a corroderlo.
-“Aang, si suppone che tu debba allenarti per poter sconfiggere il signore del Fuoco! Non c’è tempo per giocare o per esercitarsi a “troviamo Aang”!”-
“Giocare”, la parola fece quasi ridere il ragazzino. Lui stava giocando? Lui si stava nascondendo? E a quel punto non si sentì ferito solo da una ragazza, lui sentì che veniva fatto lentamente a pezzi dalla sua migliore amica. In qualche modo questo lo faceva stare ancora più male. Qualcosa di fino allora sconosciuto verso i confronti di Katara, scattò dentro di lui e lo fece reagire in maniera del tutto incontrollata e imprevista.
-“Pensaci bene, chi è quella che qui sta realmente giocando Katara? Sei certa di non essere tu l’unica qui che si nasconde da … qualcosa?”- il suo tono di voce non era rabbioso, ma così calmo e incisivo che non la sentì più neppure parlare.
-“ E di un po’, vuoi forse parlare di ciò che è successo prima dell’invasione?!”- Il tono della voce salì sull’ultima domanda, fu quasi certo dalla vibrazioni sul terreno che Katara avesse persino smesso di respirare. Colpita, e affondata in pieno: 1 pari.
-“Io … io davvero non so di cosa tu sia parlando Aang … voglio dire, non riesco a sentirti bene da qui fuori … intendo … oh, Aang, ti prego esci di lì!”-
Non poteva credere che la stessa ragazza con cui aveva condiviso così tanto fosse anche capace di strappargli il cuore direttamente dal corpo con quella violenza. Si sentiva arrabbiato nei suoi confronti, non riusciva a credere che fosse davvero così codarda.
-“Oh, naturalmente!Tu non riesci mai a gestirle le cose quando si fanno troppo calde vero!?”-
Sentì poi il frastuono dell’acqua appena fuori dalla sua piccola cupola di rocce, Katara si era decisa a reagire.
-“Qui non si tratta di noi …. intendo … di me … insomma … anche di te ma …”- sentì dalla sua voce colma d’ansia che cominciava ad agitarsi, ma d’altronde… non poteva fare nient’altro se non cambiare argomento a quel punto. Aang se lo aspettava.
-“Si suppone che tu debba combattere contro il Signore del Fuoco e terminare questa guerra!”-
Scaglie di acqua ghiacciata penetrarono tra le rocce, Aang ci fece poco caso e decise di provare ancora una volta a mandarla via.
-“Dacci un taglio Katara”- questa volta, non aveva affatto risparmiato la sua voce, cominciava a perdere il controllo delle sue emozioni. –“Ho detto che non me la sento adesso!”-
-“Andiamo Aang! Mostrami un po’ di fuoco!”-
E a quest’ultima provocazione, l’Avatar decise di darle esattamente quello che desiderava. Ma d’altronde, l’aveva sempre fatto giusto? E allora perché con il fuoco dovrebbe essere diverso. Quel dolore e quella sofferenza si trasformarono un una bomba a orologeria, una vampata di rabbia salì fino alla sua gola come poche volte in quella sua vita gli era successo.
-“Bene!”- urlò con tutta la forza che aveva.
-“Tu vuoi il fuoco? Te lo do io il fuoco!”-
Per un istante non prese neppure in considerazione l’idea che Katara potesse farsi del male così vicina a tanta potenza. Sentì il suo corpo in fermento per un momento e poi liberò tutte le infinite emozione che provava in quell’unica e distruttiva vampata di fuoco e roccia. Come scaricato da tutto ciò che stava provando, si guardo attorno e vide Katara accovacciata non troppo lontano, gli dava la schiena e aveva le mani dietro al capo. Aang dimenticò qualsiasi cosa fosse successa prima, e un lampo di senso di colpa e paura si fece largo sul suo viso.
-“Oh no! Katara!”-
Corse vicino a lei, rasserenandosi appena quando vide che apparentemente andava tutto bene.
-“Katara, mi dispiace così tanto! Non avevo intenzione di farti del male, stai bene?”- Lei alzò lo sguardo verso di lui, pareva quasi felice e … entusiasta. Fingeva di nuovo da perfetta maestra.
-“Sto bene. Accidenti! La mossa del vulcano era davvero strepitosa! Riprova ancora, così quando Zuko torna puoi mostrargliela anche a lui!”-
Aang rimase solamente lì fermo per qualche istante, sul volto di Katara non trovava più nulla di quello che aveva sempre provato guardandola. Poi improvvisamente capì, capì che lui si era sempre preso in giro da solo. Aveva pensato, aveva sognato così tante volte e per così tanto tempo di baciarla. Ora che lo aveva fatto, lei solo ignorava ciò che lui stava provando. Ma possibile che neppure le interessasse? Solo un po’, perlomeno … abbastanza da degnarsi di ascoltarlo. Si era illuso troppo, Katara non lo amava, non provava nulla per lui, e prima se ne sarebbe fatto una ragione meglio sarebbe stato per se stesso. Continuare a farsi del male non sarebbe servito a nulla. Aveva ragione, ora vincere la guerra era la cosa più importante, persino la loro amicizia ora gli sembrava secondaria. Aang davvero non aveva idea di cosa passasse per la testa della ragazza, ma ora quasi sembrava che non gli importasse più. Voleva bene a Katara, ma sentiva che qualcosa fra di loro si stava spezzando, e forse non era tutta colpa sua.
Il giovane Avatar si allontanò dalla ragazza della tribù dell’acqua senza dire assolutamente nulla. Per la prima volta nella sua vita desiderò non vederla più, desiderò che uscisse dalla sua testa e dalla sua vita per non spaccargli il cuore a metà ancora una volta.
-“Aang, dove stai andando? Tu non … hai ancora paura di bruciarmi vero?”-
Il ragazzo la ignorò quasi completamente, si diresse verso i piccoli ghirigori che aveva disegnato sulla sabbia candida appena qualche minuto prima, non solo se ne vergognò, ma non si era mai sentito così tanto umiliato nel suo orgoglio.
-“Attualmente …”- mormorò con quello che sembrava un ringhio basso, cancellando con il piede destro i simboli dell’acqua e dell’aria incorniciati dal cuore. Non le interessava che Katara ascoltasse il resto, abbassò la voce.
-“… Sono molto più occupato a essere colui a cui viene bruciata l’anima”-
  
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