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Autore: whiteskin    28/07/2013    6 recensioni
“Non sono ciò che tu vuoi che sia.” Deglutisce, rumorosamente, ferma il dito, arrivato al capolinea agli estremi del suo polso, e “ci sono troppi scheletri nella mia vita, non lascerò mai che spaventino anche te” conclude.
Le sue iridi azzurre sono trasparenti, le dita sono ancora sporche di vernice, e la sua palle profuma di vita, profuma di dolore, profuma di mistero, profuma di un amore per il quale ne vale la pena lottare, profuma della più bella opera d'arte che un essere umano possa aver mai rappresentato.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altri, Ashton, Irwin, Calum, Hood, Luke, Hemmings, Michael, Cliffors
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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skinny love

001 - Intangible



“What does an half of a whole do?”
– Harry Styles 
 

Un gesso gli scivola dalle mani ad una velocità maggiore rispetto le goccioline di sudore che attraversano il suo viso, ma non si ferma, non si può fermare, continua a lavorare, a dipingere, a creare con le dita, come se l'esigenza di esprimere tutto il suo animo fosse esplosa all'improvviso.
"Schizzo." Il nome rimbomba tra le mura dei due palazzi, la persona che l'ha pronunciato avanza a passi lenti, verso il ragazzo che senza sosta dipinge le pareti.
Quello a cui sta lavorando il ragazzo di diciassette anni, seduto a terra, è un murales "voglio che susciti nella gente emozioni alle quali non sapranno dare un nome" è la sua giustificazione per il suo gesto, che lui considera arte.
“Arte è tutto ciò che attraverso i cinque sensi ti riempie l’animo, ti faccia sentire completo, non credi?”
Blatera tra un colore e l’altro, lasciando che la canotta indosso si sporcasse ancor di più di tempere e carbone, anche quella era Arte a suo parere, del resto vi era espressa un’intera vita su quella stoffa.
Si passa una mano tinta tra i capelli che anche se immersi tra il sudore riescono a mantenersi in un ottimo stato, i capelli, come i suoi murales, valgono per lui più della sua stessa vita, è l’unica cosa di cui abbia sempre preso cura indipendentemente da ciò che accadesse, avevano una loro priorità speciale.
Schizzo, così conosciuto nel quartiere Londinese – e si vocifera anche al di fuori – dove abita, è noto per il suo fascino, per il suo sguardo, per il suo modo di vestire, ma senza alcun dubbio è principalmente noto per il suo dono che ha nelle mani.
La maggior parte dei murales o graffiti presenti nella caotica Londra sono una sua opera, qualcosa di cui andarne fieri suggerisce Ashton Irwin, l’amico castano con cui trascorre maggior parte delle sue giornate, ma per lui è una cosa come un’altra, gli viene naturale esprimere se stesso, ritiene che non riuscendo ad utilizzare le parole il Signore gli abbia dato un’altra possibilità nelle mani, e cazzo, ci è riuscito alla grande.
Il ragazzo alza il capo verso l’amico che sosta al suo fianco.
“Flo.” Pronuncia, assaporando ogni singola lettera.
Ashton Fletcher Irwin, dalle origini australiane, non sa esattamente come ci sia finito in quelle condizioni, la sua vita era già stata programmata da qualcun altro e forse è stata questa la motivazione che l’ha spinto a diventare ciò che è ora, ad Ashton le regole non sono mai piaciute,per questo quando i genitori decisero di farlo studiare in uno dei migliori College Londinesi presenti, per farlo diventare un pezzo grosso nella medicina come i suoi antenati, il ragazzo colse l’occasione per ricostruirsi una vita, sua, per la prima volta.
“Ho un problema, quel problema.” Dice il castano mentendo il pugno chiuso.
Ashton Irwin è sinonimo di pericolo, è sempre stato sinonimo di pericolo.
Tutto ebbe inizio nella sua infanzia tormentata dalle risa degli altri bambini più forti che lo consideravano debole e furono quelli gli anni decisivi dove il piccolo bambino moro iniziò a rafforzare i muscoli, a girare con coltellini nella tasca, ma soprattutto a deridere coloro che l’avevano fatto sentire così piccolo e insignificante.
Il ragazzo seduto a terra rotea gli occhi.
“Apri la mano.” Gli ordina già consapevole di ciò che l’amico nascondeva.
Ashton muove lentamente le dita magre e sottili, tremolanti, dove si poterono già intravedere le pillole e la cicatrice al centro del palmo.
“Diamine Ash, non l’hai pagata?” il giovane si passa una mano in viso esasperato.
“Certo che l’ho pagata, ma non la voglio.” Risponde con totale naturalezza, eppure Ashton Irwin ‘la roba’ non l’ha mai rifiutata, è questo il motivo per cui l’amico lo guarda con aria sorpresa.
“E’ per lei vero?” domanda quest’ultimo guardandolo negli occhi e staccando il gessetto dal murales. Ashton sentenzia, gli occhi di Luke lo hanno sempre lasciato senza parole, l’unica cosa capace di indebolirlo.
Luke, sorride, passandosi una mano tra i capelli e dandogli uno schiaffo sulla schiena e “lo so che ti piace, tranquillo” ridacchia con la sua voce roca, per poi concentrarsi di nuovo sui suoi colori.
Il loro rapporto è sempre stato basato sulla fiducia, reciproca, come se Luke fosse quella voce constante nel suo animo che lo convince che il suo passato non lo appartiene più, che lui è cambiato, ed ha davvero vinto la lotta contro se stesso.
Ashton rilassa i muscoli e ripone le pillole nella tasca appena Luke, con uno sguardo concentrato sul suo lavoro, “la venderemo” conclude senza troppi esiti, e il castano annuisce più di una volta, come per convincere a se stesso che era quella la cosa giusta da fare.
Rimane in silenzio e dall’alto osserva il ragazzo disegnare, chiedendosi ancora una volta, come tutti i giorni del resto, perché il ragazzo si trovasse in quel momento, in quel giorno, in quella vita, nelle condizioni di chi certe cose non le merita, anche perché Luke le carte in regola per diventare un artista le aveva per davvero. Inoltre Ashton una storia ce l’aveva, Zoe, la sua cugina di secondo grado, con la quale condividevano un piccolo appartamento al terzo piano di un palazzo fatto di mattoncini rossi, una storia ce l’aveva, ma la storia di Luke Hemmings nessuno la sapeva, l’aveva condivisa con se stesso e con chi l’ha vissuta al suo fianco, così dice, e Ashton, che lo conosce da soli 2 anni, si domanda quanto fosse stata dura la sua vita per ridurlo così, e poi sorride al pensiero che qualsiasi fosse stata la sua storia, Luke rimaneva la persona più bella e misteriosa che lui avesse mai conosciuto.
Così gli da una pacca sulla spalla e va via, lasciando il piccolo ragazzo, con un mondo dentro di sé tutto da scoprire, dubbioso per il gesto.
“Ah, Luke - si ferma a metà strada – è il compleanno di Sophie, martedì, Calum e Michael mi accompagnano, mi farebbe piacere se venissi anche tu.” Sorride con gli occhi pieni di speranza.
Luke deglutisce e ammicca un sorriso privo di convinzione. “Non mancherò.” 











author's note
sono giorni che tentenno per pubblicarla,
quando mi sono finalmente decisa :)
E' la mia prima fan fiction in questa sezione
e sui ragazzi quindi non siate troppo crudeli *cries*
pubblicherò entro la settimana,
ma se raggiungo 5 recensioni o più pubblico il prima possibile :)
Questo è stato un capitolo un po' introduttivo per non dire inutile
per farvi  iniziare a capire la storia dei personaggi principali
(Michael & Calum missing but don't worry, ci saranno nel prossimo capitolo!)
basta come sempre mi dilungo troppo, see ya bebies! x

@lukesjuliet on twiddah

  
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