We are One
All
the
wisdom to lead
All
the
courage that you need
You
will
find when you see
We
are
one.
(We
are
one; The Lion King)
La figura
che lo rifletteva nello
specchio era, in un modo molto strano, spaventosa e confortante allo
stesso
tempo.
Tsuna si
osservava con fare
dubbioso, ancora incapace di riconoscersi con quei vestiti
così eleganti
addosso.
-Non sono
sicuro di farcela…-
Il ragazzo
balbettò appena,
lasciando che le parole uscissero dalle sue labbra in un filo di voce
spaventato, mentre le sue dita stringevano tremanti il nodo della
cravatta
nera.
-Andrà
bene.-
Da qualche
parte, vicino alla sua
gamba, la voce di Reborn risuonò rassicurante, per una volta
priva di scherno e
disappunto, ma carica di qualcosa che, Tsuna non ne era molto sicuro,
assomigliava molto all’orgoglio.
-Basterà
che resti te stesso.-
Il giovane
boss annuì, ancora non
del tutto convinto, ma non ebbe più tempo di esporre i suoi
dubbi che già l’Arcobaleno
lo stava spintonando fuori dalla stanza, conducendolo ancora una volta
su una
strada insicura.
Conducendolo
verso il trono dei vongola.
*****
Uno sbuffo
di fumo si levò appena
al di sopra della sua testa, prima di sparire completamente inghiottito
dal
vento.
Gokudera
sfilò la sigaretta dalle
sue labbra ed emise un respiro profondo, carico di quella tensione che
accompagna
le grandi aspettative.
Eccolo, il
momento che aveva
atteso da sempre: quel giorno il suo sogno si sarebbe realizzato ed il
suo
ruolo di braccio destro sarebbe stato confermato davanti a tutti.
La cerimonia
di successione si sarebbe
tenuta in maniera ufficiale e, da quel momento, non sarebbero
più potuti
tornare indietro. Nessuno di loro.
Il Guardiano
della Tempesta fece
un altro tiro di sigaretta, sorridendo.
Avrebbe
passato tutta la sua vita
a servire la Famiglia Vongola, al fianco del Judaime, offrendogli la
sua lealtà
senza voler nulla in cambio. Per sempre.
Era pronto.
Lo era da sempre.
Ed era anche
in ritardo, in
realtà.
Con un gesto
di stizza il ragazzo
spezzo il resto della sigaretta tra le sue dita, prima di buttarla a
terra.
Dove diavolo
si era cacciato
Yamamoto Takeshi?
*****
Le
goccioline d’acqua, residuo di
una doccia fatta in tutta fredda, osservavano il ragazzo dai capelli
neri che
si aggirava frenetico nel bagno.
Era in
ritardo al suo appuntamento
con Gokudera e, era certo, questa volta l’amico non
l’avrebbe perdonato,
considerando il motivo del ritrovo.
Ma non era
prettamente colpa sua.
L’eccitazione
che aveva in corpo era
troppo grande per contenerla, così si era ritrovato, con la
tenuta da allenamento
addosso, a correre senza una meta per la città, fino a
giungere alla scuola
media Namimori dove si era fermato.
Yamamoto era
rimasto lì, davanti
ai cancelli, fermo ad osservare la struttura, con uno stupido sorriso
stampato
in faccia, mentre i ricordi correvano a tutti quegli attimi avvenuti
lì dentro
che gli avevano cambiato la vita.
Poi
l’orologio della scuola aveva
rintoccato e lui si era accorto di essere in ritardo.
Ed ora si
stava rivestendo in
fretta e furia, gettandosi malamente la giacca nera sulle spalle e
dimenticando
la cravatta, per raggiungere gli amici di sempre.
Per andare a
porre quel
giuramento che li avrebbe resi ancora più uniti.
*****
-Gyhahaha
Lambo-san è il migliore
con questo vestito!-
Le urla del
piccolo Guardiano del
Fulmine si confondevano con le risate delle sue due giovani
accompagnatrici.
Il bambino
correva felice per le
strade, incurante di rovinare l’abito nuovo, mentre Kyoko e
Haru annaspavano
dietro di lui, mentre correvano in bilico sugli eleganti tacchi, in
quello che
era diventato una specie di gioco.
Una gara a
chi arrivava prima da
Tsuna.
E se era un
gioco il grande Lambo
lo avrebbe sicuramente vinto, anche perché se non fosse
arrivato lui Dametsuna sarebbe
sicuramente scoppiato a piangere.
Quindi
doveva correre, e Kyoko e Haru
avrebbero fatto meglio a sbrigarsi.
Il
fratellone li stava
aspettando.
*****
Nella sua
frenetica visione della
vita Sasagawa Ryohei aveva sempre considerato il tempo come uno stupido
ostacolo.
Perché
rimandare qualcosa che si
poteva fare subito? Perché aspettare?
Fedele alla
sua filosofia, era
quindi arrivato al luogo dell’appuntamento con due ore
d’anticipo.
Così
si era ritrovato a fare su e
giù nel corridoio di quella grande villa, scavando un solco
invisibile nel
pavimento, ed annoiandosi estremamente a morte.
Ma la noia
di quegli istanti era
un piccolo prezzo da pagare.
Stava per
entrare ufficialmente
nel gruppo di Sawada che, essendo capitanato da un uomo così
estremo, doveva
essere per forza il gruppo più estremo di tutti!
Ed era
davvero così.
Tsuna li
avrebbe guidati verso le
mete più grandi e loro lo avrebbero seguito per sempre,
riempiendolo d’orgoglio
per avere degli amici che sapevano come si comportavano i veri uomini.
E poi,
chissà, sarebbe riuscito a
far entrare il futuro – ormai imminente- boss dei Vongola nel
club di boxe…
*****
Con un
ultimo colpo al terreno,
la giovane Guardiana della Nebbia finì di sistemarsi gli
stivali, prima di
voltarsi ad osservare il suo riflesso nella finestra di
quell’edificio
abbandonato che era da tempo la sua casa.
Presto tutto
sarebbe cambiato.
Presto
avrebbe abbandonato quelle
mura decadenti per dare il via alla sua nuova vita a fianco di Tsuna,
del Boss.
Non era
sicura di essere pronta.
Non era
sicura di essere adatta.
Ancora
spaventata da quell'amore
sconfinato, da quel legame sincero, che –in qualche modo-
sembrava unire chiunque
entrasse in contatto con Sawada Tsunayoshi, Chrome non era certa di
star
facendo la scelta giusta.
Non voleva
deludere la seconda
persona che, in poco tempo, era entrata a far parte del suo piccolo
mondo.
Le dita
della sua mano destra
finirono con l’intrecciasi con quelle, più fredde
e grandi, del ragazzo apparso,
silenziosamente dal nulla, al suo fianco.
-Mukuro-sama…-
Un leggero
bisbiglio spaventato
che racchiudeva tutta l’incertezza di fare quel passo che era
certa di volere.
Il ragazzo
le sorrise dolcemente,
come solo per lei faceva, e poi, senza dire una parola,
annuì.
Le dita
della ragazza strinsero
con più fermezza quelle di lui mentre, insieme,
abbandonavano quel luogo per
raggiungerne uno più luminoso.
*****
Nel silenzio
totale, solo un
leggero fruscio recava il segno della presenza di qualcuno
all’interno di
quella stanza d’albergo.
Un ragazzo
in abiti eleganti,
troppo per non essere stati creati su misura, si osservava allo
specchio,
studiando con un velo d’istinto omicida il nodo della sua
cravatta che proprio
non voleva saperne di restare annodato.
Una leggera
risata divertita
arrivò dalle sue spalle, da una seconda figura seduta
compostamente sul letto
sfatto.
-Smettila di
ridere, stupido
cavallo.-
L’ordine
perentorio fu
immediatamente ascoltato da un Dino Cavallone che, lentamente,
abbandonò la sua
postazione per affiancare il suo allievo prediletto.
-Lascia
Kyouya, faccio io…-
Il
Presidente del Comitato
disciplinare lasciò l’impellenza di annodare la
sua cravatta al Boss dei Cavallone,
mentre con uno sguardo annoiato osservava il piccolo uccellino giallo
volteggiare allegro per la stanza.
In poche
mosse il nodo fu fatto,
ma le mani di cavallone non lo lasciarono, andando a posarsi protettive
sulle
sue spalle.
-Kyouya…questa
è l’ultima
occasione per tornare indietro. Se ora accetti è per sempre.-
Lo sguardo
di Dino tradiva una
leggera preoccupazione. Che fosse per un suo rifiuto di
quell’incarico o il
contrario, Hibari non riuscì a capirlo.
Ma lui aveva
già preso la sua
decisione.
-Muoviti,
erbivoro, o faremo
tardi.-
Dino
sospirò di sollievo prima di
seguire il Guardiano della Nuvola giù per le scale.
*****
Tsuna
deglutì a vuoto.
La sala in
cui si sarebbe tenuta
la cerimonia di successione ufficiale era grande, tanto grande.
Talmente
grande che tutta l’intera
Famiglia Vongola e i suoi alleati potevano comodamente entrarci.
Ma non era
questo a renderlo
nervoso.
Il camminare
lungo quello che
sembrava un infinito corridoio improvvisato al centro della sala, con i
suoi
amici- guardiani- che si
inchinavano
al suo passaggio non lo innervosiva. Proprio per niente.
Il ragazzo
quasi inciampò a pochi
passi dalla meta, sotto lo sguardo benevolo di Timoteo che
ridacchiò
leggermente.
-Non essere
teso, giovanotto-
Bisbigliò
appena, prima di alzare
il tono di voce per farsi udire da tutta la sala.
-Da questo
momento, dichiaro il
qui presente Sawada Tsunayoshi Decimo Boss della famiglia Vongola.-
Consapevole
del suo ruolo Tsuna
si voltò ad osserva l’immensa sala con quello che,
sperò, non sembrasse uno sguardo
troppo spaventato.
-Con lui i
suoi guardiani-
Il Nono boss
chiamò ad uno ad uno
i suoi guardiani, per nome, lasciando poi che fosse il loro
predecessore a
consegnargli l’Anello Vongola rispettivo, in un rito che, per
loro, aveva solo
valore simbolico.
Quegli
Anelli erano già parte
integrante del loro essere.
Per
ultimò Timoteo chiamò
Gokudera, in qualità di braccio destro, e Tsuna non
poté che sentire un moto di
gratitudine verso l’amico che avanzò verso di lui
sorridendo,
tranquillizzandolo con un semplice gesto.
Poi il
vecchio Boss continuò il
suo discorso, seguendo una formula di rituale che Tsuna aveva ascoltato
talmente tante volte che se in quel momento non avesse prestato
attenzione
nessuno ne avrebbe risentito.
Così
i suoi occhi si posarono sui
volti degli amici di sempre.
La sorpresa
di ritrovarli tutti
rivolti verso di lui, piuttosto che al Nono, fu grande.
Nei loro
occhi poteva leggere i
sentimenti più disparati: eccitazione, gioia,
incredulità, ammirazione, ma
anche noia e indisposizione. Un sorriso sincero si fece largo sul suo
viso: non
sarebbero mai cambiati.
Tuttavia
c’era qualcosa che
accumulava tutti quegli sguardi.
Qualcosa che
era rivolto a lui, e
a lui soltanto.
Orgoglio.
Lealtà.
E non come i
Guardiani del
proprio Boss, no, ma come amici…
-Da questo
momento tutti voi,
siete un’unica realtà. Niente e nessuno
avrà mai il potere di dividervi, di
distruggere il vostro legame.- Timoteo fece una pausa, schiarendo la
voce –Dichiaro
nata la Decima Generazione alla guida dei Vongola.-
E Tsuna non
poté che far cadere
una piccola lacrima.
°Blabla
vari°
AAAAAAAAAAAAAASIVIGLIA!
SBIRULISBIRULA! (ma Seki, guarda che non era proprio
così…)
Ok adesso potete davvero
rinchiudermi in un manicomio.
Io devo seriamente avere una
malattia grave che mi fa immaginare Tsuna-Simba, Gokudera-Timon e
ommioddioperchèMukurodevefareRafiki! Lavatemi il cervello!
Ok lasciamo perdere i miei evidenti
disagi mentali.
Eccola qui, la schifezza
partorita per il contest multifandom indetto dal gruppo di fb
Fanfiction Challenges!
Vero che non ve lo devo dire il prompt? X°°
Ma passiamo alla storia!
L’ufficializzazione ufficiale
della salita al trono (?) di simb…Tsuna! Con tanto di
preparazione di tutti i
guardiani in ordine sparo -Hibari è l’ultimo
perché lo amo di più! (Ma cosa
vuol dire?)-, con un pizzico di fan service tra cui Yamamoto che fa la
doccia e
Dino e Hibari in albergo!
Boh mi è sembrata un’idea malata
fin dall’inizio e continua a sembrarmi tale!
Sto delirando più del solito…sarà
l’effetto dei matrimoni in Francia!
Alla prossima, anime coraggiose
che siete giunte fin qui.
Non ve lo dico mai, ma vi amo.
Baci, Seki