Film > Sherlock Holmes
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Autore: SaraHiddleston    28/07/2013    3 recensioni
E se Sherlock Holmes e John Watson incontrassero una sciarpa maledetta?
E se questa sciarpa maledetta appartenesse ad un attore famoso?
Che cosa succederebbe?
Genere: Demenziale, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Sherlock Holmes, Sorpresa
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Heaven is a place on earth with you
Tell me all the things you wanna do
I heard that you like the bad girls
Honey, is that true?
-Lana Del Rey


Premessa: Questa FF è stata ideata da me e Lokitty_95 in un momento in cui ci siamo divertite a ruolare nei panni di Sherlock e John. La storia è ambientata sempre a Londra nel 21° secolo, con però come protagonisti i personaggi di Guy Ritchie.
A tratti saranno presenti atti quasi comici, questo perché, come sopra citato, è tutto frutto dell’immaginazione di due fan troppo accanite.
Buona lettura a tutti.
 
Era una mattina come tutte le altre a Londra e Sherlock Holmes, il genio della deduzione, stava passeggiando per le vie sempre più affollate del centro città. In questo periodo dell’anno si vedevano sempre più turisti, forse perché affascinati dalla ruota panoramica ricoperta di neve. Sfortunatamente quel giorno non nevicava e Holmes vagava alla ricerca di un caso da risolvere, non importava quanto fosse patetico; era in crisi di astinenza e nessuno avrebbe capito il suo stato umorale. Nessuno. Tanto meno il suo assistente e coinquilino John Watson.
John Watson si trovava a lavorare all’ospedale cittadino e in un attimo di pausa si ritrovò a pensare al suo futuro: a Mary, la sua futura sposa e ad Holmes, il suo unico amico. Che avrebbe fatto? Non riusciva a capire cosa gli stesse girando per la testa, tutte le emozioni mai provate si stavano ribaltando. Ma questo non poteva capirlo nessuno. Tanto meno il suo amico e coinquilino Sherlock Holmes.
Una sciarpa. Holmes si ritrovò a contemplare quella strana sciarpa adagiata al collo di un manichino in una vetrina di un negozio poco lontano dall’Hyde Park.
-C’è qualcosa che non mi quadra qui- sussurrò a se stesso mentre vagava nei ricordi per scoprire dove avesse già trovato quella quel capo d’abbigliamento. Era di media lunghezza con dei disegni geometrici di colore nero e bianco e le cui estremità finivano con delle frange. Eppure l’aveva già vista da qualche parte, lui non poteva dimenticarsi una cosa del genere; lui proprio non poteva.
Quella stessa sera Sherlock si trovò ad aspettare John seduto sulla sua poltrona preferita. Gladstone gli stava a debita distanza e non appena sentì aprirsi la porta sembrò entusiasta dell’arrivo del suo padrone, quello che non tentava di mettere fine alla sua vita ogni giorno, e gli corse incontro saltandogli addosso.
-Èstato lì tutto il giorno?-
-Ottima osservazione, Watson. Ma mi dispiace deluderla, sono andato a fare una passeggiata stamat-
-Un passo avanti… -
-E se mi lasciasse finire di parlare scoprirà che ho qualcosa da dirle-
A questo punto Holmes si mise a raccontare tutta la sua mattinata e quella strana sensazione riguardante quella sciarpa. Watson era stranamente taciturno e stava ad ascoltare il compagno senza proferire parola. Una volta finito il racconto il primo a parlare fu John.
-E non pensa che sia solo una sua stupida impressione?-
-Ho per caso mai sbagliato una deduzione?-
-Che ne dice di quando Mary le ha rovesciato addosso un bicchiere di vino?-
-C’ero andato vicino-
-Non è questo il punto, lei è in crisi e vede dei casi da risolvere ovunque!-
-Non ho mai sbagliato sui casi quindi potrebbe anche assecondarmi per una volta-
-Okay- sbuffò –dove ha detto che l’ha vista questa sciarpa?-
-Èquesto il punto!Non me lo ricordo. Se stesse a sentire quello che dico… -
Watson non rispose, stava pensando. Stava pensando alla sua vita, a Holmes, a quella sciarpa…
-Lei possiede il grande dono del silenzio, Watson, e questo la rende un compagno inestimabile-
A queste parole, John, decise di non ascoltarlo. Lo stava solo punzecchiando per vedere la sua reazione. Era sì un suo amico ma certe volte non riusciva proprio a capire cosa gli girasse per la testa e perché si comportasse così.
 
Il giorno successivo dopo parecchi battibecchi, Sherlock riuscì a persuadere il coinquilino ad andare a vedere la sciarpa interessata.
Giunti sul posto, John ricordò di averla vista anche lui da qualche parte ma…
-MA CERTO! Come ho fatto a non pensarci prima? Oh Watson c’era anche lei!!- vedendo l’aiutante perso nel mistero aggiunse –Il cinema! Quel famoso 25 aprile! John non si ricorda? “Thor” quel film che siamo andati a vedere tutt-
-Ehi! Io non l’avevo invitata al cinema! Ci è venuto solo per dare la caccia ad un assassino!-
-Ma almeno alla fine l’ho preso… Comunque adesso io opto per andare al cinema ad indagare, viene anche lei?-
-I-io, oh Holmes vengo con lei ma non me ne faccia pentire-
-Questo mai- al che Holmes lanciò un’occhiata lasciva all’assistente. Quest’ultimo accortosi, non capì cosa cercasse di dire con quello sguardo. C’era qualcosa che Sherlock non gli diceva, qualcosa di importante, lo capiva da come si atteggiava quando ce lo aveva affianco. Doveva capire al più presto questo segreto perché aveva la strana sensazione che tutto sarebbe cambiato dopo quella rivelazione. Tutto.
Cercò di non pensare a quel presentimento e affrettò il passo per stare al fianco dell’amico che non aveva la difficoltà del bastone da portarsi appresso.
-Non regge più neanche qualche passo a piedi?- lo punzecchiò
-Le ricordo che ho una lama d’acciaio in questo bastone-
-Mi scusi, non volevo offenderla… È l’ultima cosa che farei… Sente la pace di questo posto? Non è un po’ insolito?-
Watson mise in standby tutto il suo corpo per un istante “È l’ultima cosa che farei”, che cosa voleva dire?
Non poteva intendere la stessa cosa che lui pensava da un po’ di tempo. Holmes non poteva, ne era certo.
Oppure avrebbe potuto capire… No, non poteva.
“Accidenti, devo tenere la mia lingua a freno” pensò Holmes, aveva visto come si era fermato John ad osservarlo e a cercare di capire la natura di quella espressione. Doveva essere più prudente se voleva avere ancora per un po’ della compagnia che non fosse di un teschio.
-Ecco il cinema!- esclamò Watson facendo riemergere il compagno dai suoi pensieri -Che cosa ci deve fare qua?-
-Devo chiedere l’identità di quell’attore-
Arrivati a destinazione si trovarono davanti alla porta d’entrata. Era un portone molto massiccio, come tutto il caseggiato, ma con un oggetto alquanto strano. Un batacchio. Non si usava più nel 21° secolo e per questo i due detective rimasero sbalorditi dalla scelta inconsueta per un cinema.
-Non me lo ricordavo così-
-È perché è chiuso, Watson. Quando è aperto non si vedono queste porte- spiegò Sherlock bussando pesantemente contro la porta.
Nessuna risposta.
-Non è possibile, a quest’ora dovrebbero fare pulizie all’interno…-
-E ci dovrebbe anche essere il custode…- aggiunse Watson.
Bussarono ancora più prepotentemente, avevano bisogno di quell’informazione e nessuno poteva fermarli.
-C’è nessuno? Abbiamo urgente bisogno di qualcuno!-
Si aprì la porta di scatto e sulla soglia si trovò un uomo al quanto alto e alquanto muscoloso.
-Oh, sal- Sherlock non fece in tempo a completare il saluto che si ritrovò a terra con il naso completamente sanguinante. John fu subito al suo fianco, totalmente sconvolto per l’accaduto.
-Ehi! Che cosa le gira per la testa? Perché?-
L’energumeno che aveva appena tirato un pugno al più grande genio della comunità si ritirò all’interno dell’edificio, incurante delle lamentele del ferito e delle parole del dottore.
-Aspetti, dovrei avere dell’acqua ossigenata con me-
Ritornato con dei pezzi di cotone e un flacone di acqua ossigenata, il medico, intinse il cotone e mise quest’ultimo nelle narici del povero Holmes.
-Questo dovrebbe fermare l’emorragia. Accidenti però, lo volevo fare io da molto più tempo…-
Allo sguardo sbalordito e dolorante del colpito, John lo prese sotto braccio e lo trascinò dentro dove trovando delle sedie lo adagiò lì.
Dopo alcuni minuti di insulti e parole, l’assistente, a nome del ferito condusse l’interrogatorio.
-Ebbene avremo bisogno del nome di un attore, dovremmo indagare… Su una sciarpa-
Queste ultime parole uscirono con così tanta sorpresa che l’uomo li guardò male, ancora più male di quando erano giunti in quel posto.
-Ci servirebbe il nome dell’attore che ha recitato nel film “Thor”-
-Ce ne sono molti di attori che hanno recitato in quel film- rispose secco lo strano individuo.
-Quello che ha interpretato il cattivo-
-Loki?-
-Sì, esatto!!- si intromise Holmes. Non gli piaceva essere in disparte quando avrebbe potuto perfettamente parlare e reggere l’interrogatorio ma a quanto pare Watson non avrebbe sopportato che lui si alzasse da quella sedia. Di solito non avrebbe tenuto conto di quello che voleva il suo assistente ma oggi si sentiva n dovere di rimanere un po’ più calmo del solito.
-Aspettate qui, non me li ricordo tutti a memoria-
Quando l’uomo si allontanò i due coinquilini incominciarono a scambiarsi alcune battute mentre Watson approfittava per curiosare in giro.
-A quanto pare non piace a molte persone-
-Penso che quel personaggio sia alquanto malato-
-Sono io il medico e dico io quando qualcuno è malato, non crede?-
-Ecco qui l’elenco degli attori, ancora non capisco a cosa vi serva-
Watson gli strappò dalle mani quel foglio e si mise a leggere fino a quando non arrivò all’interessato.
-Tom Hiddleston… Lei sa per caso dove vive?-
-A Londra ma di preciso non lo so, dovrete arrangiarvi-
-Okay, Holmes prenda i suoi batuffoli di cotone che ce ne andiamo. Addio-
La strada fuori dal cinema era molto più popolata di quando l’avevano percorsa pochi minuti fa e si potevano osservare molte persone correre in giro per negozi nell’attesa di accaparrarsi gli ultimi regali di Natale.
-Dove andiamo adesso?-
-Se non sbaglio, e non sbaglio mai su questo genere di cose, i proprietari del negozio in cui ho visto la sciarpa potrebbero sapere qualche cosa di più. Andiamo laggiù-
Il negozio era esattamente davanti a loro dopo che avevano camminato per dieci minuti buoni.
Nessuno dei due parlò durante il tragitto, forse perché troppo immersi nei loro profondi pensieri.
Holmes sembrava rilassato, sicuro di sé anche se aveva sempre quel naso arrossato.
Watson invece dava l’impressione che da un momento all’altro dovesse dire qualcosa di estremamente importante e che non riuscisse più a trattenersi.
Entrando nell’esercizio si trovarono una commessa che aveva solo occhi per Holmes.
Diventava rossa ogni volta che lui la guardava o le rivolgeva la parola e mancò poco che andasse a fuoco quando Sherlock le baciò la mano in segno di saluto.
Un’occhiataccia dal compagno di avventure riportò il detective alla realtà.
-Avremo bisogno di lei, signorina…?-
-M-Martina-
-Va bene, quella sciarpa che ha in vetrina, quella bianca e nera. Ne ha venduta qualcuna?-
-Ehm sì- arrossì –Ho venduto l’unica originale fatta a mano, tutte le altre sono delle copie ma a quanto pare non vendono molto- le sue mani ormai erano un cratere unico, continuava a torturarsele e Holmes aveva intenzione di sfruttare tutto il suo fascino per scoprire cosa stessa succedendo con quella sciarpa.
-A chi l’ha venduta l’originale? Noi siamo dei investigatori privati e si può fidare di noi- le disse accarezzandole un braccio.
Esattamente la reazione che voleva provocare nella donna. Si irrigidì di colpo e incominciò a parlare. Watson sembrava alquanto distaccato e anche un po’ contrariato da tutta quella messa in scena.
Non poteva se non alzare gli occhi al cielo e sperare che finisse tutta quella scenata.
-Tom Hiddleston, è un attore qua di Londra-
-Ah John l’abbiamo beccato! Che le avevo detto?- esclamò tutto trionfante.
Niente risposta.
-Ma vi devo avvisare che riguardo a quella sciarpa c’è… Beh… Una maledizione, che dura da parecchi secoli-
-Parli pure-
-Si narra che quella particolare sciarpa fosse adoperata da streghe durante il periodo della strage contro esse. La usavano come panno per pulire i loro calderoni e un giorno, una strega malvagia fece un incantesimo su questa. Voleva conquistare il mondo solo con un sorriso e quella sciarpa era il mezzo. Da quel momento si dice che chiunque abbia addosso quella sciarpa possa controllare il mondo solo con un sorriso. Ovviamente sono solo delle sciocchezze, io non ci credo- i suoi occhi brillavano mentre raccontava questa leggenda e di tanto in tanto lanciava degli sguardi pieni d’amore a Sherlock che, accortosi non poteva far altro che reggere il gioco.
C’era davvero qualcosa che non andava con John.
Di solito avrebbe punzecchiato Holmes sull’aver fatto colpo su una ragazza così affascinante ma oggi non era proprio in vena di dire certe cose al suo amico, forse perché gli doveva dire una certa cosa importante.
Dopo essersi fatti dire l’indirizzo dell’attore, i due investigatori uscirono dal negozio.
Ovviamente dopo che il genio avesse baciato sulla guancia la commessa, provocando la sua autocombustione.
-Devo prenderle un mazzo di rose, è stata così gentile ed era anche così graziosa-
Ancora silenzio.
-Watson!! Che cos’ha?-
-Eh? Io? Niente! Andiamo da questo personaggio prima che faccia troppo buio!-
Incominciarono a camminare e visto che la casa non era tanto vicina al negozio dovettero attraversare quasi tutta la città.
-Mi ricordi che al ritorno prendiamo un taxi- esclamò Holmes.
-Eccoci arrivati-
La visione era alquanto spettacolare.
La villa si sviluppava su due piani e tutto in torno c’era un giardino curato minuziosamente che faceva capire all’ospite che tipo di inglese abitasse lì.
Suonarono il campanello e quasi subito sulla porta si presentò un giovane molto alto e anche molto affascinante che fece balbettare Sherlock.
-Noi siamo d-due investigatori, Sherlock Holmes e John Watson. Stiamo investigando su su-
-Su una sciarpa- concluse l’aiutante vedendo l’amico in difficoltà.
Non lo aveva mai visto così adulatore e si stupì del fatto che provava rancore per questa cosa.
Non che voleva essere lui il destinatario di tali occhiate ma…
-Entrate pure! Volete una tazza di tè?-
Sembrava così gentile.
I due accettarono l’invito e si sedettero sul divano in soggiorno.
Aveva proprio una bella casa spaziosa e mentre il padrone di casa stava in cucina ne approfittarono per parlare tra di loro.
-Si può sapere che diavolo ha?- esordì Watson.
-Io?! Lei non parla da quando siamo andati in quel dannato negozio!-
Non poterono continuare la loro discussione che arrivò Tom con tre tazzine di tè.
-Ecco qua, spero sia di vostro gradimento-
-Ma certo signor Hiddleston. Ma noi vorremmo parlare della sua sciarpa, quella che ha tenuto dal set di “Thor”. Abbiamo saputo che dietro quel semplice pezzo di stoffa c’è una maledizione.-
Holmes incominciò a raccontare per filo e per segno tutta la storia, da quando aveva visto quella sciarpa nel negozio a quando erano venuti a sapere della storia delle streghe.
Watson non poté fare altro che ascoltare e osservare il compagno arrossire quando si rendeva conto che il padrone di casa lo guardava con fare rapito, attento a tutto ciò che diceva con quei suoi occhi color azzurro.
-Capisco heheheh e secondo lei io posso conquistare il mondo solo con una sorriso?-
-Io penso proprio di sì.- ammise con fare attonito.
-Okay ma le prometto che non farò mai una cosa del genere. Non sono come Loki, io ho un cuore.-
Andarono avanti a dialogare per almeno un’ora sempre con lo stesso modo farfallino di Holmes e con lo stesso modo da inglese perfetto di Tom.
-Buonanotte allora e non faccia cadere la sciarpa in mani sbagliate per favore.-
Si allontanarono così da quella casa così perfetta.
Il caso era concluso. O almeno uno dei casi, restava sempre da scoprire cosa girasse per la mente al caro amico John.
Preso il taxi si ritrovarono direttamente a casa.
Quella casa che aveva ospitato così tanti ricordi che potevano finire da un momento all’altro solo per una rivelazione.
-Si può sapere che cos’ha? E non accetto un “niente” come risposta! Voglio sapere che cosa le frulla per quella testa.- gridò Sherlock.
John non sapeva esattamente cosa rispondere. Doveva dire tutto? Tutto quello che pensava? Come avrebbe reagito lui? Lo avrebbe sbattuto fuori di casa o ci avrebbe convissuto?
In attesa dell’illuminazione su cosa dire incominciò a torturarsi le mani, esattamente come quella Martina che soffriva per la bellezza di Holmes.
-Lei- cercò di rimanere impassibile ma con scarsi successi –E non se ne è ancora accorto, il mago dell’intuizione non ha capito che cosa provo io per lei. Oggi nel negozio di sciarpe con quella ragazza, mi è salito un attacco di gelosia, sì è così. Non sapevo che fare e ho pensato, tutto il tempo. Non sapevo se dirglielo o se stare zitto per tutta la vita aspettando che lei aprisse gli occhi. A casa di quell’attore poi non ho resistito e ho dovuto per forza staccare la mia lingua prima che dicesse qualcosa di velenoso. Non volevo farla preoccupare ma dannazione Holmes! Lei non capisce mai niente!!-
Disse tutto questo d’un fiato, aveva paura della reazione. Delle grida che ci sarebbero state tra un minuto e di tutto quello che gli avrebbe detto che lo avrebbe fatto soffrire.
Ma tutto questo non successe.
Un terribile silenzio inondò la stanza in attesa di uno dei due che parlasse.
Sherlock era stupito da quelle parole, non poteva comprendere la natura di quelle parole ma sapeva esattamente cosa dire.
-Che ne sarà di Mary?-
-Dio Holmes le ho appena detto tutto questo e lei pensa a Mary? Le si spezzerà il cuore ma capirà e andrà avanti. Se adesso mi vuole scusare vado via.-
-Dove pensa di andare?- detto questo lo afferrò per i fianchi e lo strinse a se.
-Lei è mio, se lo ricordi.-
Un bacio tenero e amorevole si fece largo tra le loro labbra.
La mattina dopo si svegliarono, abbracciati e sempre più contenti di essersi finalmente trovati e felici di trovare tutto il paesaggio innevato.
Questo era il loro paradiso. Un paradiso che sarebbe rimasto tale fino a quando loro due fossero rimasti insieme.
Oltrepassando ogni ostacolo, ogni malignità e ogni caso da risolvere.
Perché loro due erano una coppia adesso e come tale dovevano amarsi e supportarsi a vicenda.
 

Fine.

 
Nda: Ho fatto del mio meglio per scrivere questa one shot, spero veramente che sia piaciuta a tutti quanti voi e ringrazio in anticipo tutti quelli che decideranno di leggerla, recensirla o pubblicizzarla in giro.
Significa veramente molto per me capire cosa pensate delle mie FF e quindi chi spenderà un minuto del suo tempo per aggiungere una recensione sarà amato per sempre. Fino alla fine dei tempi.
Detto questo dedico questa FF alla mia migliore amica Martina https://twitter.com/Lokitty95 (che adesso mi tirerà una badilata per averla inserita dentro nella storia) .
Ci vediamo in giro!
Sara
   
 
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