Disclaimer: I personaggi non
mi appartengono
Ma sono di proprietà dei rispettivi creatori ©
Big Bat?
Not So
Bad.
L’atmosfera ora è così calda e
famigliare che Clint potrebbe anche abituarcisi: c’è profumo di noccioline
tostate, quella fragranza un po’ bruciacchiata che scalda la lingua e si
mescola all’intonaco che si scrosta crocchiolando dalle fiancate dei baracconi;
il piscio di Marley, il leone dal pelo grigiastro che più che il Re della
Savana sembra il Marchese dei Gatti Fattoni impregna d’acidulo la paglia –Il piscio
di Marley non profuma di roselline di Maggio, questo Clint glielo ha ricordato
più volte, beccandosi in risposta una sonora e insalivata soffiata a denti scoperti
da parte del felino-, ma basta il tintinnio delle chincaglierie e l’assuefante
pesantezza del cerone aiuta a coprire degnamente il tutto –In fondo, pensa
Clint, se il cerone riesce ad ammorbidire quel paracarro che è la faccia di
Barney, allora può davvero nascondere ogni cosa, anche il lezzo salmastro di
urina e gatto non lavato.
Hanno acceso alcuni falò, tra le
tende giallo paglierino e le roulotte sgangherate –Ne conta sei. Sette, se si conta
quello che la Donna Cannone dell’Haly ha appena spento per esplorare in santa
pace le tonsille di uno dei clown del Carson Carnival- e l’aria è
continuamente molestata dai palpeggiamenti oro e rosso del fuoco fiammeggiante.
Clint si piega sulle ginocchia, la
capotta della gabbia di Marley che scricchiola e geme sotto le suole morbide
degli stivali; da dentro le sbarre il leone emette un basso ruggito, subito
zittito dall’arciere che Shhh! gli ordina,
portandosi un dito alle labbra Sono a
caccia. L’orlo del gonnellino si sporca di polvere e feci di volatili non
meglio identificati –Forse dovrebbe smetterla di appostarsi sulla cima dei
baracconi, ma per quel suo poter spaziare fino all’orizzonte solo osservando il
mondo dall’alto, per quel suo riuscire a vedere ogni cosa alla perfezione è
disposto anche a lerciarsi il costume di scena con qualche cacchetta violacea.
Davvero, cosa mangiano gli uccelli della Costa? Hamburger andati a male?
Marley grugnisce ed esala un respiro
rauco, Barton può quasi vederlo –Lo vede-
mentre si accuccia sul pagliericcio sporco e comincia a ronfare di gusto; l’arciere
sorride a mezza bocca, negli occhi i riflessi scarlatti della criniera e la
danza dei bracieri e le dita della Donna Cannone che s’intrufolano malandrine
nei calzoni del clown e la goccia di sudore che leziosamente scivola dalla
tempia lungo il collo e annerisce le basette e la frusta del Domatore che
delinea il torace di un saltimbanco dal labbro leporino e, Dio, no! Barney che
copula con una delle ballerine dell’Haly, no! Vade retro…!
«Ach! Disgustoso!» Clint fa saettare
la lingua fuori dalla bocca contratta dalla nausea e decide di spostare la
propria attenzione su qualcos’altro: in questo caso, la forma tondeggiante e
caramellata di una mela coperta di zucchero marroncino. Sorride, si umetta le
labbra, fa scivolare tra i guanti una piccola pigna caduta sulla gabbia chissà
quando e chissà dove; la rigira una, due, tre volte, socchiude gli occhi, la
spinge col pollice al limite dell’indice, espira…
…E poi scocca.
La mela candita si stacca con un pop! dallo stecco su cui è impalata,
finendo per rotolare a terra tra il fango, la terra ed il lerciume.
«Ehi!» è l’esclamazione di protesta,
perché sì, Clint non mirava tanto al dolce quanto alla possibilità di
infastidirne il proprietario: è uno dei saltimbanchi dell’Haly, ha visto il
cartellone con la sua faccia da schiaffi in più di una città. Con il volto
ancora contratto, le palpebre socchiuse e l’espressione ben poco amichevole, il
ragazzo in questione spicca due salti, afferra prima il ramo più basso e poi
quello immediatamente sopra dell’alberello accanto al baraccone di Marley e
tempo un secondo l’arciere se lo ritrova affianco, il ridicolo costumino che
lampeggia, sgargiante e iridescente, alla luce che gli mormora dietro le
spalle.
Clint solleva quieto le sopracciglia,
quasi non fosse così stupito dall’agilità dell’altro –Anche se, porca vacca, come funambolo a quanto
pare vale davvero, non è solo uno specchietto per le allodole. Ha i capelli
neri tagliati corti, le spalle ampie e forti, i muscoli secchi, affilati per
essere solo un ragazzino –Molto probabilmente non ha che un anno in meno di
lui, ma chissenefrega: agli occhi di
Clint, che vedono tutto, è semplicemente un moccioso con l’orecchino e vestito pure
da idiota.
Da che mondo è mondo, i costumi degli
altri circensi sono sempre stupidi e/o idioti e/o imbarazzanti se paragonati ai
propri, anche se si parla di una tunica che spenzola tipo gonnellino in mezzo
alle gambe.
«Bella mascherina» ghigna il
funambolo, indicando con un dito la mezzaluna che Barton non si è ancora deciso
a togliere –Ha finito lo spettacolo solo tre ore prima, non ha avuto il tempo,
ma soprattutto la voglia di
cambiarsi: l’incontro con i baracconi dell’Haly e la conseguente cena di
mezzanotte tra saltimbanchi sono stati un ulteriore sprono alla nullafacenza.
E poi, col costume di scena fa la sua
figura.
«Belle mutandine» è la replica dell’arciere
e, dal sorriso che piega le labbra del funambolo, Clint capisce che pace è
fatta e il sodalizio aspetta solo una buona sorsata di qualcosa di parecchio forte
per essere ratificato.
Il ragazzo gli si siede accanto e
lascia cadere le gambe a penzoloni oltre la cima della gabbia; Barton si chiede
se sia davvero necessario avere un colletto giallo sopra una divisa dove
dominano il rosso ed il verde e, in particolar modo, si domanda perché uno debba
tenere le mutande fuori dalla suddetta. La malsana influenza di Superboy?
Forse. Sempre pensato che da Smallville non potesse venire nulla di buono.
Il funambolo si gira e gli indirizza
un sogghigno sghembo, invitandolo silenziosamente ad accomodarglisi affianco.
Clint scrolla le spalle, Perché no?,
e si accuccia, spalla contro spalla con Mister Mutandine-Scarlatte –Anche lui
deve avere concluso da poco lo spettacolo in chissà quale città, altrimenti non
si spiegherebbe il tenere addosso una roba del genere. Almeno la propria divisa
è bella. Ha il gonnellino, è vero, ma è viola. E il viola è fico.
«Di’, Il Più Grande Tiratore Scelto Del Mondo, dov’è che state andando?»
«Portland»
«Portland?» il funambolo dell’Haly
storce la bocca e scuote la testa «E che mai ci andate a fare a Portland?»
«Pensavo di diventare un
violoncellista» risponde Barton e l’altro caccia la testa all’indietro e ride e
goccioline umide s’imporporano di barbagli cangianti agli ansiti del fuoco, lì,
all’altezza delle orecchie e sulla fronte.
Clint si accorda con uno sbuffo
divertito, la maschera che si incolla alla pelle per il caldo crescente.
«E voi, invece? Dove avrete il
prossimo spettacolo?»
Il ragazzo s’umetta le labbra e gli
occhi scintillano, le pupille si dilatano ad ingoiare per l’euforia tutti i
colori del mondo.
«Gotham City» risponde, con che di
estatica aspettativa nella voce, appena più entusiasta di quanto l’arciere si
sarebbe aspettato.
«Gotham City? Fa’ attenzione, Magnifico Grayson Volante: dicono che a
Gotham girino pipistrelli belli grossi»
Note
Finali
Io credo di avere una sorta di fetish
per i Crossover.
Soprassediamo.
I riferimenti sono, per il
personaggio di Robin, al film Batman
Forever di Joel Schumacher, mentre per Clint abbiamo un pizzico di biografia
ComicVerse (L’infanzia nel circo, il fratello Barney) con ovvi riferimenti al
film Avengers E vagamente Phil/Clint ma sono dettagli
E boh.
L’idea mi piaceva, lo ammetto.
Alla prossima!