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Autore: MakieyoMela    29/07/2013    3 recensioni
Kibum, un semplice ragazzino del liceo, sedeva sotto quell'albero di ciliegio geloso dei suoi fiori rosa e perfetti che raramente cadevano al suolo o proprio sul suo capo biondo. Era gli inizi della primavera, Kibum in quella pausa pranzo, proprio come in tutte le altre, muoveva leggiadra la sua mano che stringeva piano una matita. Per lui disegnare era come conoscere in un modo diverso una persona, era come conoscere una persona nei modi di fare e dalle espressioni.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Jonghyun, Key
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La punta della sua B2 era ormai consumata, arrotondata, e quasi stava per rovinare il suo ennesimo ritratto. Sedeva nel giardino della sua non tanto nuova scuola, sotto lo stesso albero da più di tre settimane, a fissare sempre lo stesso punto.
Kibum, un semplice ragazzino del liceo, sedeva sotto quell'albero di ciliegio geloso dei suoi fiori rosa e perfetti che raramente cadevano al suolo o proprio sul suo capo biondo. Era gli inizi della primavera, Kibum in quella pausa pranzo, proprio come in tutte le altre, muoveva leggiadra la sua mano che stringeva piano una matita. Per lui disegnare era come conoscere in un modo diverso una persona, era come conoscere una persona nei modi di fare e dalle espressioni.
Peccato che Kibum, per quelle tre settimane, aveva conosciuto solo un ragazzo. Quel ragazzo che sedeva alla panchina a pochi passi dalla postazione preferita del biondo e fragile ragazzino, che intimidito lo osservava da lontano.
Erano le due del pomeriggio, la matita dalla punta consumata continuava a tracciare linee non dritte. Gli occhi grandi, il naso curvato, la bocca carnosa. Kibum aveva quasi paura di rovinare tale perfezione, ritraendola. Ma aveva come il bisogno di conoscere a modo suo quel ragazzo.
Teneva la testa china, stava finendo il suo quarto ritratto dedicato a quel ragazzo. Ma non appena issò il capo, il dio greco della panchina era piegato sulle ginocchia a poco da lui, con gli occhi lucidi e un tenero sorriso sulle labbra mentre lo sguardo osservava il disegno tra le mani di Kibum.
«Hai una mano davvero fantastica. Hai altri disegni come questo?» La sua voce era come una melodia che Kibum, mai, avrebbe voluto smettere di ascoltare. I suoi occhi felini erano sbarrati, guardando il ragazzo davanti a se che, ingenuo, guardava il suo ritratto senza nemmeno accorgersene.
«Oh, scusami, sono stato invasivo, non volevo.» Si preoccupò, questa volta. Si alzò sulle gambe e porse, dall'altro, la sua mano con lo stesso sorriso di prima. «Sono Kim Jonghyun, ma puoi chiamarmi semplicemente Jong.»
Il colore rossastro che si era creato sotto le guance del biondo, non poté far altro che far ridere il ragazzo che si era appena presentato con tanta gentilezza. Ritrasse la mano poco dopo, dato che Kibum non dava segno di vita, e gliela passò dinanzi agli occhi, con un gesto meccanico.
«Faccio così un brutto effetto? Ti prego, rispondimi.» Borbottò tra le piccole risate che, involontariamente, uscivano dalle sue labbra rosee e umide. Labbra che Kibum era sempre stato molto attento a disegnare, in ogni minimo dettaglio.
Quest'ultimo si morse la lingua, sperando di prendere lucidità e deglutì a fatica, pensando alla brutta figura che stava facendo. «Perdonami.» Balbettò. «E' che sei la prima persona che mi parla in questo istituto.. E.. perdonami.» Ripeté. Si issò in piedi anche lui, tenendo stretto al proprio petto il book dei disegni, cercando di non farlo vedere al castano.
«Io sono Kim Kibum, comunque. E' un piacere.»
«Allora? Hai altri disegni come quelli?» Ripeté il più basso dei due, indicando con la sua mano dalla pelle olivastra il book che stringeva, geloso, Kibum tra le sue braccia minute e pallide, coperte dalla divisa scolastica così severa.
Da quel fatidico giorno, Kibum e Jonghyun si avvicinarono di parecchio. A Jonghyun erano sempre piaciute le persone che sapessero esprimere i loro sentimenti attraverso la fantasia.
«Come per te, il disegno significa esprimere ciò che sei, per me è la stessa cosa la musica. Senza di lei non potrei andare avanti.»Disse una volta, seduti al tavolo di un bar a fare colazione prima di entrare a scuola.
«Tutti i tuoi disegni, raffigurano sempre la stessa persona. Non è che sei innamorato, Kibum-ah?!»Sciocco. Questo è quello che pensò il biondo dopo che tale frase uscì da quelle labbra carnose, mettendo subito dopo un broncio dolce che fece sorridere e intenerire il maggiore.
Il loro era un continuo battibeccare. Jonghyun stuzzicava il più piccolo, lo faceva ridere e subito dopo imbronciare. Si divertiva. Ma più che altro.. Si innamorava ogni volta.
 
»Perché non mi fai un ritratto?» Borbottò d'improvviso Jonghyun, mentre sfogliava il libro di chimica cercando di studiare qualcosa per il compito che si teneva di lì a poche settimane. «Insomma, disegni sempre quel ragazzo.. Cambia, disegna me. »
Kibum quasi si strozzò col suo succo alla polpa di pesca  e si leccò le labbra sporche di questo. Tirò su col naso, poi, e rosso in viso, abbassò lo sguardo riprendendo a scrivere sul suo quaderno, cercando di far dimenticare quel discorso.
«Sul serio, Kibum! Inizio a diventare geloso. »
«Non devi, hyung. »
«Perché no? »
«Sei tu quel ragazzo. » Balbettò quasi in un sussurro impercettibile che fece rizzare la schiena a Jonghyun, che buttò il libro per chissà dove e si avvicinò a Kibum, pericolosamente. Con gli occhi chiusi a mezza luna, facendo un sorriso soddisfatto, accarezzò il capo biondo.
«Finalmente lo hai ammesso. Allora? Me lo fai un altro ritratto, Bummie? »
Rimasero chiusi tutto il pomeriggio in quella camera. Kibum ritrasse il volto e mezzo busto di una persona che conosceva, o almeno credeva, ormai alla perfezione. Ogni tratto, ogni espressione era raffigurata nel suo book pieno già dopo solo un mese dall'acquisto.
Rimase chiusi in quella camera dove venne incoronato il loro amore per la prima volta.
«Va bene se mi metto così, Bummie?»
«Hyung, sii naturale.»
«Non ci riesco.»
«Perché?»
«Mi stai guardando con quegli'occhi così perfetti. Ho solo voglia di venire lì e baciarti.»
«Fallo.»
«Non voglio rovinare il disegno.»
«Sei tu il soggetto del disegno. Nulla può rovinare questo, hyung.»
  
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