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Autore: NatureGirl    29/07/2013    2 recensioni
Un forte trauma spinge Tess fin sulla terrazza del grattacielo in cui abita. Si affiderà totalmente ai rumori che sente per strada fino a che non prenderà una fatidica decisione. Ma anche quando vogliamo farci del male c'è sempre qualcuno pronto ad aiutarci...
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Il rombo dei motori nei grandi ingorghi di New York risuonava nelle orecchie di Tess. Strano come dall'alto quelle macchine, così grandi da vicino, sembrassero dei modellini per bambini. L'aria notturna sul terrazzo dell'ultimo piano del grattacielo 241 all'incrocio di Evenue Spring ed Evenue Street era fredda e rigenerante. Era bello stare lì, in piedi sul cornicione con la dannata voglia di afferrare tutte quelle macchinine…Le luci illuminavano a giorno la strada e al contempo la notte inghiottiva le parti alte dei palazzi. Laggiù c'era vita. Lassù morte. Tess chiuse gli occhi. I clacson suonavano e quasi si riuscivano a distinguere gli insulti che gli automobilisti si scambiavano. Le porte dei bar si aprivano e si chiudevano, le risate sguaiate di chi usciva ubriaco e quelle più contenute di chi entrava. I passi un po' barcollanti e quelli frettolosi di chi non vedeva l'ora di tornare a casa…come lei quella sera. Una lacrima le rigò il viso. Si riconcentrò sui rumori della strada. L'uomo degli hot-dog che gridava cercando di invogliare i passanti. Una donna che litigava per una multa. Un artista di strada suonava il clarinetto, il tintinnio sporadico delle monetine dei passanti che cadevano nel cappello posato a terra per le offerte. Dopo un po' non c'erano più rumori da riconoscere. Quelli già trovati risultavano monotoni, sempre uguali. Cercò dentro di sé. Il battito del suo cuore. Era veloce, a tratti più lento. Passò al respiro. Anche questo era veloce, irregolare. All'improvviso le ritornarono alla mente altri respiri, quelli più affannosi che aveva sentito dietro la porta socchiusa della sua camera. I gemiti che aveva sentito…Rivide davanti a sé la scena vissuta pochi minuti prima. La porta che si apriva. Il corpo del suo futuro marito avvinghiato a quello della sua migliore amica. I loro respiri che erano uno solo. I loro cuori che battevano allo stesso ritmo. La sua fuga. Non si erano accorti di nulla. Tess era corsa via, e loro continuavano la loro danza selvaggia. I rumori della città sotto di lei, il battito del suo cuore, il respiro divennero insopportabili. Tutto le ricordava quella scena. La vita sotto di lei le dava fastidio. Decise di farlo. Fare quello per cui era lì. Portare un po' di morte sotto di lei. Nessuno avrebbe sentito la sua mancanza. Nessuno. Si avvicinò di più al ciglio del cornicione. Le gambe le tremavano. La testa le girava. L'ultima cosa che sentì fu un grande botto. Poi, più nulla.
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Un "bip" ritmato le risuonava nella testa. Sentiva di essere su qualcosa di morbido. Quel "bip" continuava imperterrito e si accorse che andava a ritmo del suo cuore. Il cuore. Non avrebbe dovuto essere fermo? Sentì una porta aprirsi. Chi era entrato aveva salutato qualcuno che le era vicino. Sentiva il suo calore, il suo respiro. Una penna raschiava su un foglio.
-E' stabile- Era una voce femminile, mai sentita prima. Un po' argentina, forse. Aveva la nausea. L'odore di medicinali era molto forte. La porta si riaprì e si richiuse. Ora era sola con il suo visitatore. Chi poteva essere? Non voleva ancora aprire gli occhi. Aveva paura di scoprire chi era. Percorse con la mente ogni centimetro del proprio corpo. Era tutto intero…Che disdetta! Non era sua intenzione finire in un letto di ospedale e senza un graffio per giunta! Sospirò. Sentì gli occhi del suo ospite su di lei. Aprì i suoi. Mettere a fuoco all'inizio fu difficile, ma dopo pochi istanti la sua era la vista perfetta di sempre. La prima cosa che vide furono degli occhi blu cobalto che guardavano i suoi. Nate. Il marito della sua ex migliore amica. Il cuore iniziò ad accelerare i suoi battiti e con lui il "bip" del marchingegno attaccato a lei.
-Na…- cercò di chiamarlo, ma aveva la gola secca, le corde vocali le bruciavano.
-Shh…- Nate le accarezzò i capelli. -Non sforzarti. So tutto. Ora ci sono io, tranquilla.-
Le vennero le lacrime agli occhi. Era sempre stato così gentile…Nate fin dal liceo era il più bel ragazzo della scuola, ma ilpiù gentile dell'universo. Non era mai stato come gli sbruffoni palestrati della squadra di football. Aveva tutte le ragazze ai suoi piedi, tranne lei. Lei era sempre stata "l'alternativa" Lei e Nate erano sempre stati amici, anche quando lui si era preso una pseudo-cotta per lei…Naturalmente Tess aveva risolto tutto presentandogli Christie, la sua migliore amica, nonché l'attuale moglie di Nate. La sua mano calda che le accarezzava i capelli era rassicurante. Il battito del cuore si ristabilizzò. Restarono così, a guardarsi, per minuti interminabili, la mano di lui sui suoi capelli, le lacrime sul volto di Tess. I loro respiri risuonavano lenti e regolari. Tess ruppe il silenzio: - Come…come mai sono…-
-Sono arrivato appena in tempo. Mi sono precipitato su per le scale, ho quasi scardinato la porta. Avevi perso i sensi…Ti ho afferrato in tempo.-
-Ma come…-
-Come facevo a sapere che eri lì? Ho fatto due più due. Ho visto la porta di casa aperta, le tue chiavi sul pavimento e quando li ho beccati…bè, loro si sono spaventati quando hanno visto..me. Tu evidentemente non hai fatto abbastanza rumore per interromperli…- Gli occhi di Nate erano di fuoco. Un brivido percorse la schiena di Tess al ricordo. Chiuse gli occhi.nSi concentrò sul calore della mano dell'amico, sul suo respiro…il battito del suo cuore. Se non fosse stato per lui…perché adesso la morte le faceva così paura? Rise forzatamente. Riaprì gli occhi e vide che Nate la stava ancora guardando. Nate…Per lei c'era sempre stato, l'aveva sempre salvata dalle situazionipiù strane. E questa volta le aveva salvato la vita nel vero senso della parola.
-Nate…-
-Mm?...-
-Grazie.- L'uomo sorrise. Il suo sorriso perfetto, rassicurante…Non si era mai resa conto di quanto le mancasse. Negli ultimi anni non l'aveva più visto sorridere così.
-E di cosa impiastro? Ricordi? Sono il tuo angelo custode…-
Già, il suo angelo custode. Si era dimenticata anche dell'appellativo che gli aveva dato quando erano ragazzi.
-Nate, fammi alzare…
-No Tess. Il medico…
-Al diavolo il medico! Aiutami per favore…
Tess si sollevò a sedere, si staccò dal petto sotto il camice i cerotti del macchinario interrompendo così il "bip" continuo. Afferrò la mano dell'amico. Si alzò a fatica. Una volta in piedi le gambe cedettero. Nate l'afferrò per la vita stringendola a sé.
-Testarda!
-Non farmi la solita predica!
-Tess!!- Nate la mise a sedere e iniziò a camminare avanti e indietro. Era arrabbiato e disperato. Quello che in fondo era anche lei…eppure…c'era qualcosa in lui…un furore che non gli aveva mai visto. I suoi passi risuonavano nella stanza come tamburi percossi.
-Come puoi dire: "non farmi la solita predica"? Hai idea di cosa significa vedere una persona a te cara che si sta per togliere la vita? No! Certo che no! In fondo eri tu quella che stava per suicidarsi! E sicuramente non hai pensato a me! Ma certo…perché avresti dovuto pensarmi? Io sono il marito della donna che ti ha tradito. Niente di più, vero Tess?- Si era fermato e ora le troneggiava davanti. Si guardarono negli occhi. -Vero Tess?- Ripetè. Lei piangeva.
-No…no Nate…tu sei il mio Nate! Il MIO angelo custode!-
-No,Tess. Non lo pensi.- Gli occhi di lui erano lucidi.
-Sì invece!-
-No-
Tess si alzò come una furia. Oltrepassò un po' barcollando quella poca distanza che li divideva e posò con foga le sue labbra su quelle di lui, attorcigliandogli le braccia intorno al collo. Nate ricambiò il bacio. Con le labbra ancora sulle sue Tess sussurrò:
-Sei e sei sempre stato mio. Io sono e sono sempre stata tua. Tu te ne sei reso conto prima, quando eravamo ancora al liceo, ma io ti ho rifiutato e giustamente ti sei fatto una vita. Io ci ho messo tanto, ma ora eccomi qui.-
Nate le accarezzò il volto, le baciò la fronte e disse:
-Sei e sei sempre stata mia. Io sono e sono sempre stato tuo.-
Intanto la pioggia batteva contro il vetro della camera. Il rombo dei motori delle macchine che si accendevano e quelli che si spegnevano nel parcheggio. I passi dei medici e degli infermieri nei corridoi. E poi due cuori, due anime che erano un unico rumore.
  
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