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Autore: Hitchris    29/07/2013    2 recensioni
Ricordava perfettamente tutti i particolari del giorno in cui se n’era andato: il cielo grigio, le gocce di pioggia che gli bagnavano i vestiti e il viso e che, per un po’, avevano fatto compagnia alle lacrime. Lui si allontanava sempre di più fino a scomparire del tutto alla sua vista. “Torno in america.” Gli aveva detto senza dare troppe spiegazioni, mentre lo guardava con i suoi grandi occhi color cremisi.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Taiga Kagami, Tetsuya Kuroko
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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Era una bella giornata d’autunno, il sole splendeva nel cielo mattutino e in giro non c’era nessuno: forse perché a quell’ora, di sabato, la gente preferiva dormire che vagabondare come se nulla fosse.
A Kuroko però piaceva passeggiare con l’aria fresca che gli penetrava le ossa e lo svegliava completamente. Il vento che spirava quel giorno preannunciava un inverno rigido, per cui si strinse nella giacca senza pensarci due volte e continuò  a camminare fino al campo da basket.
Andare ad allenarsi era uno dei tanti motivi per cui si buttava giù dal letto la mattina, ormai era diventata una routine e non ne avrebbe più fatto a meno.
Il campo era deserto come al solito e nessuno poteva vederlo o disturbarlo, così entrò, si tolse la felpa nonostante il freddo pungente e tirò fuori la palla da basket dalla borsa. Numero due lo aveva seguito fino a lì - lui lo seguiva sempre dappertutto – e si era seduto a terra guardando divertito il suo padroncino che cercava di fare canestro.
Dal canto suo, Kuroko si trovava molto migliorato: ogni volta che il tiro andava a segno un piccolo sorriso si disegnava sul suo volto. In realtà la cosa gli dava soddisfazione fino ad un certo punto: dopotutto, si chiedeva sempre più frequentemente, cos’è un’ombra senza la propria luce?
Era una domanda a cui per molti mesi non era riuscito a dare una vera e propria risposta e, doveva ammetterlo, ancora non ce l’aveva, quella risposta. Ricordava perfettamente tutti i particolari del giorno in cui se n’era andato: il cielo grigio, le gocce di pioggia che gli bagnavano i vestiti e il viso e che, per un po’, avevano fatto compagnia alle lacrime. Lui si allontanava sempre di più fino a scomparire del tutto alla sua vista.
- Torno in America. - Gli aveva detto senza dare troppe spiegazioni, mentre lo guardava con i suoi grandi occhi color cremisi. Per un momento Kuroko era stato sicuro di aver scorto qualcosa in essi, ma poi quel qualcosa era scomparso con la stessa velocità con cui era venuto.
Ricordava soprattutto come si era sentito e, col tempo, quei sentimenti non erano mutati affatto. Quel senso di vuoto che partiva dallo stomaco e arrivava al cervello gli mozzava il fiato e gli impediva di formulare un qualsiasi pensiero logico. Succedeva sempre così quando ripensava a quel momento e quando ripensava a Kagami.
Si sente così una persona innamorata? Se l’era chiesto molte volte.
Fece canestro per la terza volta e si sentì di nuovo soddisfatto. “Quando tornerò qui, voglio trovarti più forte di prima.” Gli aveva spettinato i capelli in quella sua solita maniera poco delicata ma che a Tetsuya piaceva tanto. Solo che quella volta non gli aveva dato conforto, anzi, era stata peggio di una coltellata nel petto.
Aveva perso persino la forza di dirgli “Non lasciarmi, so che non tornerai!”
Non sarebbe servito a niente, comunque. La palla rimbalzò a terra per qualche metro fino a fermarsi del tutto. Non aveva più pianto da quel giorno, nonostante il dolore non gli avesse dato pace. Aveva mantenuto la promessa fatta a Kagami e a sé stesso: era migliorato, e ora aveva più possibilità di far vincere la sua squadra.
Era l’unica cosa che potesse fare, l’unica cosa che potesse dargli un po’ di sollievo da quel peso e da quel rimorso per non averlo fermato quando ne aveva avuto l’occasione. Non era solamente la sua luce. Non era la stessa cosa come con Aomine, non lo era mai stata e l’aveva capito troppo tardi.
Era innamorato di Kagami e ora lui non sarebbe più stato al suo fianco, né come amico né come compagno di basket. Ora di lui cosa gli sarebbe rimasto? I ricordi facevano troppo male, e comunque col tempo sarebbero spariti pure quelli. Un altro canestro entrò e finalmente si sentì abbastanza stanco da non pensare più a niente di troppo triste o doloroso.
Uscì dal campo da basket e Numero due lo seguì a ruota. Il vento non soffiava più così forte e le strada cominciavano ad affollarsi. Un po’, si disse mentre guardava il cielo blu pieno di nuvole bianche come il latte, un po’ ci credeva alle parole di Kagami, che sarebbe tornato.
Forse era un sogno stupido, completamente idiota e insensato, e forse la speranza lo avrebbe divorato al tal punto da non lasciargli altro che dolore.
Però sapeva che in ogni caso, sempre e per sempre sarebbero stati sotto quello stesso cielo che Kuroko fissava con la promessa di nuovo domani.

  
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