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Autore: Voglioungufo    29/07/2013    2 recensioni
Un vecchio che ha perso tutto dalla morte della moglie Annie. Un vecchio che non trova più una ragione per continuare. Un vecchio che ha dimenticato come si fa a sorridere. Un vecchio che si è isolato dal resto del mondo. Il suo è un dolore troppo grande.
Ma poi, quella lettera e un nuovo motivo per continuare.
diglielo, diglielo che l'amore vero esiste
Genere: Fluff, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Il sole passava attraverso le serrande chiuse, cercando le fessure giuste per uscire e illuminare la stanza da troppi anni.

Il vecchio le teneva chiuse, sempre, come per impedire al sole di entrare. Così regnava il buio, come nel suo cuore. Ogni mattina si alzava con gesti stanchi e trascinanti e con le pantofole camminava curvo fino alla cucina dove si preparava il solito caffè.

Anche quella mattina il vecchio fece i soliti gesti, i soliti sbuffi e i soliti movimenti. Gli stessi che faceva da due anni, da quando era morta lei lasciandogli un vuoto totale dentro.

Le fotografie impolverate sui comodini mostravano comunque una signora con due enormi occhi castano, di un colore banale, ma così dolci e sinceri e ridente che avrebbero fatto innamorare chiunque. Tranne la morte che se l'era portata via comunque. In alcune la bella signora era abbracciata a un uomo dai capelli biondi e qualche accenno di calvizia ai lati della fronte che la teneva tra le braccia con un sorriso raggiante. L'uomo della fotografia era del tutto diverso da quello che si accingeva a bere il caffè da una vecchia tazza in ceramica. Nel quartiere i vicini sussurravano che dopo la morte della moglie il vecchio non avesse più sorriso, nemmeno alla nipote.

Ma quel giorno, trovò sul mobile della cucina una busta. La prese senza fretta e l'aprì svogliatamente.

Portava la data di quella mattina.

 

14 Luglio 2040

Ciao, Amore.

E' la tua Annie che ti scrive, qui nel cielo. E' un posto fantastico e stupendo, ma il mio cuore è rimasto lì, in quella camera dove ci siamo amati con tutta la nostra forza. Mi ricordo ancora quando mi rimproveravi per il mio disordine o io ti urlavo dietro nelle mie giornate no. Mi ricordo ancora di quanto tu mi abbia amato, anche con tutti i miei difetti. Di quanto amassi camminare con me a piedi nudi nella sabbia o quando ridevi del mio rossore provocato dai tuoi 'Ti amo' inaspettati. Perché io non ho mai avuto il coraggio di dirtelo, perché per me quelle parole erano troppo grandi.

Ma te lo dico adesso.

Ti amo, ti ho sempre amato.

Da quei giorni di scuola in cui ci prendevamo in giro, in cui ci mandavamo al diavolo o a fanculo, in cui io ti aspettavo davanti alla fermata dell'autobus. Ma poi perdevo la pazienza e ti lasciavo solo, così tu mi rincorrevi insultando me e i santi del paradiso.

Dio, quanti ricordi. Curali tutti, ricordali anche per me. Racconta di me ai tuoi nipoti e nipotini, ai bambini che giocano al parco con un pallone. Dillo a una ragazza con le cuffie che cerca di non piangere, diglielo che l'amore esiste.

Noi, noi ne siamo la prova.

Io ti aspetto, 'sta volta non perderò la pazienza, te lo giuro.

Sorridi, e parla di noi mentre ti aspetto. Fallo, ho sempre amato il tuo sorriso, non distruggerlo.

Arrivederci,

Annie.

 

La bella calligrafia della moglie fu macchiata da alcune lacrime che ormai scendevano inesorabili nel volto del vecchio. Le lacrime seguivano le rughe che rappresentano il tempo che passa, i ricordi. Il petto sussultava dai singhiozzi e le mani strinsero così forte la lettera strapazzandola. Ma nel suo viso, nel suo viso riaffiorava quell'antico sorriso che aveva fatto innamorare Annie. Un po' umido dalle lacrime, ma talmente bello che il sole s'intimorì.

Appoggiò con cura e con amore la lettera per correre verso la sua camera. Aprì le serrande inondando la stanza di luce dorata; nel cielo blu un aereo lasciava una striscia di fumo bianco e brillante.

Si ricordò di quando Annie gli urlava “E' passato un aereo, esprimi un desiderio!”

Chiuse gli occhi cercando di ricordare l'odore dei suoi capelli dopo lavati, della crema solare o dell'unica torta che era in grado di fare.

Aprì l'armadio, la parte della moglie, la parte che non apriva da due anni. L'odore della polvere lo investì, ma il profumo che attirò la sua attenzione fu quello di Annie e passando la mano tra il tessuto dei vecchi vestiti la rivide accanto a sé, bella come nessun'altra Dea.

Non riusciva a capire come la lettera fosse comparsa nella casa, ma sapeva una cosa: avrebbe sorriso aspettando che il bus che non è altro che la vita lo avesse portato da Annie.

Si vestì bene, scegliendo con cura i vestiti ricordando i posti dove li avesse comprati e uscì di casa salutando i passanti. I vicini ne rimasero esterrefatti e si lanciarono un sorriso soddisfatto: finalmente riconobbero l'anziano signore che passeggiava tutti i giorni a braccetto di sua moglie.

 

Sarah, la nipote del vecchio, scese le scale con un sorrido soddisfatto. Finalmente capiva quella strana richiesta che le aveva fatto la nonna due anni fa.

Ehi, dolcezza vieni qui” le aveva detto. Sarah si era avvicinata ubbidiente al suo letto chiedendo: “E' vero? Dicono che morirai, che non possono fermare la malattia”

L'anziana donna aveva annuito facendo piangere la piccina.

Su, su... ho fatto il mio tempo”

Ti prego, non andartene, non lasciarmi sola. Se te ne vai chi mi preparerà la torta al cioccolato?”

Dopo che Sarah si era sfogata la nonna le detto:

Mi devi promettere una cosa”

E cosa?”

Fra due anni consegnerai questa lettera al nonno. No, non aprirla!” l'ammonì.

Cosa c'è scritto?”

C'è scritto che lo amo”

E non puoi dirglielo adesso?”

Sì, ma voglio che se lo ricordi.”

Per sempre?”

Sì, per sempre”

Finalmente Sarah capiva il gesto della nonna e quando vide il nonno uscire con un sorriso stampato in faccia capì che la morte porta via le persone, ma non l'amore che hanno fatto.

E sorrise.

   
 
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