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Autore: Caitlin Believe    29/07/2013    1 recensioni
"La sindrome di Stoccolma è una condizione psicologica nella quale una persona vittima di un sequestro può manifestare sentimenti positivi (in alcuni casi anche fino all'innamoramento) nei confronti del proprio rapitore."
Sayu Yagami è stata rapita, dal giorno del rilascio si è chiusa in sè stessa e nessuno sa cosa gli passa per la testa. E se pensasse al suo rapitore? Forse quell'esperienza non è stata poi così orribile per lei. E se si trattasse di Sindrome di Stoccolma?
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sayu Yagami
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il vento soffia forte, lo vedo dalla finestra della mia camera.
Orami sono giorni che non mi muovo da qui.
Mia madre è preoccupata, fa di tutto pur di farmi tornare il buon umore, ma senza alcun risultato.
Delle ciocche bionde che gli solleticano il viso, quel viso contratto in un'espressione stanca e infastidita e quegli occhi di ghiaccio, che quella sera brillavano nella stanza, illuminata solo dalla petetica luce della luna.
Questo è il mio unico pensiero, il mio chiodo fisso da giorni.
Ho provato a pensare ad altro; a mio padre ancora coinvolto nel caso Kira, a mio fratello disposto a tutto pur di aiutarlo o a mia madre che credo stia soffrendo più di me.
Eppure non riesco a togliermi dalla testa quella voce suadente.
La mia memoria mi riporta nuovamente a quella sera, come se non avessi altri ricordi.
Me lo vedo davanti, perfettamente avvolto nei suoi abiti di pelle nera.
La sua mano destra stringe una pistola, mentre con la sinistra aveva precedentemente scartato una barretta di cioccolato.
Se la porta alle labbra, staccandone un pezzo e assaporarlo come non ho mai visto fare a nessuno.
Dopodichè si avvicinò di più a me e, quasi sussurando, mi disse le parole che non mi sarei mai aspettata di sentire dal mio rapitore.
"Non preoccuparti, presto sarà tutto finito." Ma io non avevo paura, non fichè lui restava con me.
Rerpiro profondamente; mi sembra di sentire ancora il suo soffio contro il mio viso, il suo dolce profumo di cacao.
Fondente.
In quel momento mi resi conto di quando noi due fossimo diversi.
Lui cioccolato fondente, io al latte.
Lui duro e complicato.
Io dolce e prevedibile.
Lui criminale.
Io figlia di un poliziotto.
Lui conduceva una vita pericolosa, fatta di rischi e adrenalina.
Io ero convinta che la monotonia della mia vita avrebbe finito per uccedermi.
Troppo diversi per essere attratti l'un l'altro.
Eppure io ho sentito chiaramente qualcosa dentro di me mentre lo osservavo, costretta in un angolo della stanza.
Per la prima volta nella mia vita ho sentito il cuore battere così forte, che ho dovuto stringermi le ginocchia al petto per assicurarmi che non possa scappare.
Per la prima volta mi sono sentita davvero viva.
Mi sentivo come un uccellino in gabbia, che osservava il mondo senza capire realmente cosa si provasse a vivere.
Poi è arrivato lui, che ha aperto la mia gabbietta e mi ha permesso di volare, anche solo er una volta.
Ho provato tutto ciò solo guardandolo negli occhi, quegli occhi di ghiaccio che sicuramente nascondono un passato tragico di cui io non sono a conoscenza.
Ora che non sono più con lui, l'uccellino è ritornato nella sua gabbia e sogna di volare di nuovo.
Sono passati soltanto pochi giorni dal rapimento, eppure mi sembra di essere chiusa qui dentro ormai da secoli.
Se non fosse per quelle piccole lancette nere all'interno di quel cerchio bianco numerato, non distinguirei il giorno dalla notte.
Distolgo lo sguardo dalla finestra all'orologio e fisso la lancetta più sottile fare un giro completo e mi rendo conto che ogni giro che fa sono sempre più lontana da quel giorno.
Ritorno a fissare fuori dalla finestra; al vento si sono aggiunte delle piccole goccie d'acqua che stanno bagnando ogni cosa.
Il suono della pioggia mi rilassa.
Per un secondo ho come l'impressione di essere lì, fuori casa, sotto quella pioggia che percorre ogni centimentro della mia pelle, dall'alto al basso, bagnandomi ogni secondo di più.
D'un tratto torno a pensare a lui.
Vorrei tanto essere invasa di nuovo dal suo forte profumo di cioccolato.
Immagino i suoi occhi di ghiaccio che mi fissano un'ultima volta, ormai sono convinta che non riuscirò mai più a rivederlo.
Una lacrima solitaria mi bagna una guancia.
So che l'ho visto solo per poco tempo, ma negli attimi che ho passato con lui ho provato delle emozioni che nessun'altro mi abbia mai fatto provare in tutta la mia vita.
Mi ha fatta sentire viva per la prima volta.
Non dimenticherò mai quegli ochhi di ghiaccio, quei capelli biondi e quel viso angelico, così sbagliato per una vita come la sua.
Grido, non so neanch'io il perchè.
Sono giorni che non parlo e avevo bisogno di sfogare tutto in una sola volta.
Poco dopo sento la porta aprirsi e mia madre entra nella camera.
Due enormi occhiaie le segnano il viso, ha più rughe di quanto ricordassi e il viso molto stanco. Questa situazione deve averla scossa molto.
"Qualcosa non va, Sayu?" Mi chiede con la voce tremante, ma estremamente dolce.
"Mamma, credo di avere la sindrome di Stoccolma."
Non so da dove ho preso quelle parole, so solo che mentre le pronunciavo pernsavo a due occhi di ghiaccio impressi per sempre nel mio cuore.


Angolo dell'autrice
 

Salve a tutti! Sono riemersa dalle tenebre! (Anche se potevo tornare con qualcosa di più allegro)
Leggendo una fanfiction mi è venuta la fissa per la Sindrome di Stoccolma e, dopo essermi letta tutta la pagina di Wikiedia e altri 1000 siti internet che parlano di essa, ho deciso che volevo scrivere qualcosa. In realtà il personaggio di Sayu non mi tocca molto, ma è stata la prima persona che mi è venuta in mente.
Ci tengo a precisare che Mello non ricambia i suoi sentimenti (mi sembra di non aver scritto niente che possa far pensare il contrario) perciò non la considero OOC da quel punto di vista.
Il personaggio si Sayu mi sembra abbastanza realistico anche perchè sappiamo tutti che dopo il rapimento si è chiusa in se stessa ed ho pensato che avrebbe potuto benissimo essere vittima di questa sindrome, così ho scritto
Mi sto prolungando troppo, ringrazio tutti quelli che hanno letto e mando un mare di baci a chi si prenderà cinque minuti per recensirla.
Mi fermo qui, alla prossima! (Spero presto)
-Caitlin Believe

  
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