Fanfic su artisti musicali > 5 Seconds of Summer
Ricorda la storia  |      
Autore: chilometri    29/07/2013    6 recensioni
«Credo di amarti», aveva sputato, tutto d’un fiato.
Diana non aveva reagito, non subito, almeno.
Era rimasta quarantadue secondi zitta, il tempo necessario che Luke considerasse l’idea di alzare il culo dal divano e portarlo fuori dalla porta, senza farsi più vedere.
Poi, la ragazza aveva parlato.
«No, non è vero», aveva detto, e Luke, cazzo se avrebbe riferito che fosse rimasta zitta.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Luke Hemmings
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

cliccate sull'asterisco (*) per ascoltare la musica.



Desperate Measures.

(*)

 

Luke, a capire Diana, ci ha rinunciato da secoli.
Ci ha rinunciato quando ha imparato che senza Marlboro rosse non sa stare, quando prima di conoscerlo lo ha baciato tre volte per poi andarsene lì e lasciarlo col sapore delle suo rossetto rosso sulle labbra, ci ha rinunciato quando le ha praticamente strappato dalle mani delle pillole che solo Dio sa da dove si era procurata, quando gli ha chiesto «vuoi fare un tiro?», lui ha scosso la testa e lei ha riso, lasciandolo, ancora una volta, solo.
 
Diana, invece, ha capito Luke da tempo.
Ha capito che ama la sua camicia a fiori, quella celeste che lei odia da morire, ed una volta giura di averlo sentito mentre «crea un contrasto con i suoi occhi praticamente perfetto» diceva al suo migliore amico, Calum, o qualcosa del genere, e quindi non la mette quasi mai; ha capito che odia l’odore del fumo, ma che se vuole, può baciarlo anche dopo aver fumato pacchetti interi, ha capito che è disposto a sopportare i suoi silenzi di settimane, i mesi in cui non si fa sentire ed i giorni in cui non si fa vedere.
 
Diana e Luke, l’uno dell’altro, del loro rapporto, dei loro sorrisi sghembi, dei «vaffanculo» urlati e degli schiaffi in pieno viso, non ci hanno capito proprio niente.
Luke se la ricorda la prima volta in cui le ha fatto capire quello che provava per lei.
«Diana, puoi smetterla di fumare almeno quando ti parlo?» le aveva chiesto, alzando gli occhi al cielo e sedendosi meglio sul divano della ragazza.
Lei aveva sorriso, lo aveva guardato piano, intensamente e «okay, d’accordo» gli aveva concesso, dandosi una spinta con la gamba destra per arrivare al tavolino in mogano di fronte a lei, aveva premuto la cicca della sigaretta sul fondo del posacenere e poi si era rimessa comoda.
«Sono tutta orecchie» gli aveva detto, posando la testa sullo schienale del divano, gli occhi chiusi e il respiro regolare. Luke, da parte sua, aveva preso un respiro profondo, si era torturato le mani per qualche secondo, poi era passato alla maglia dei Nirvana, quella che tanto gli piaceva e «credo di amarti», aveva sputato , tutto d’un fiato.
Diana non aveva reagito, non subito, almeno.
Era rimasta quarantadue secondi zitta, il tempo necessario che Luke considerasse l’idea di alzare il culo dal divano e portarlo fuori dalla porta, senza farsi vedere più.
Poi, la ragazza aveva parlato.
«No, non è vero», aveva detto, e Luke, cazzo se avrebbe riferito che fosse rimasta zitta.
«Scusami?»
«Non mi ami. Ami la mia immagine, ami il mio viso, il mio corpo, ami il modo in cui ti bacio, ma non mi ami», gli aveva detto, schiudendo gli occhi verdi e puntandoli su di lui.
«Cosa vuoi sapere di quello che provo io?»
Diana aveva riso, una risata triste, un po’ spenta «lo so, perché ti conosco, ma tu non conosci me».
Luke aveva aggrottato le sopracciglia, «non ha senso quello che hai appena detto».
«Senti Luke, io, davvero, apprezzo quello che hai detto ma, detto tra noi, pensi sul serio che funzionerebbe?» aveva chiesto, il tono tranquillo, di chi ne sa più di tutti, ed a quel punto Luke non ci aveva visto più.
«Sai cosa c’è, Diana? C’è che pensi di essere un passo avanti rispetto a tutti, pensi di sapere per certo che non funzionerebbe tra noi, pensi di non amarmi – ma tu mi ami, ed io lo so – e pensi che, solo perché hai dei modi un po’ difficili, nessuno possa provare qualcosa al di fuori dell’odio nei tuoi confronti» si era alzato, irato e «tu pensi che io non ti conosca, ma la realtà è che non sai proprio un cazzo».
Poi l’aveva guardata per un’ultima volta, aveva oltrepassato il divano e si era sbattuto la porta della casa di Diana alle spalle.
 
Dopo quella lite, lei non si era fatta sentire, non lo aveva cercato, non gli aveva lasciato un messaggio, una chiamata per scusarsi, anche un solo, dannato “fottiti”, gli sarebbe bastato, ed invece, a distanza di due settimane, tre giorni e qualche ora, Luke si stava tormentando con le mani i capelli, mentre picchiettava con la matita sul libro di chimica.
Sentiva la sua mancanza, di ogni tocco, di ogni bacio, di ogni cosa, ma non aveva intenzione di cedere ancora una volta, non più, almeno.
Era stanco dei suoi modi, l’amava e questo lo sapevano entrambi, ma non avrebbe davvero mai concluso niente se lei partiva così prevenuta nei suoi confronti.
Quindi, alla fine, Luke aveva pensato che magari era meglio lasciare perdere.
Tre settimane dopo, Luke l’aveva incrociata nel corridoio della loro piccola e sudicia scuola; lui non l’aveva guardata, davvero deciso ad adottare le ultime, drastiche misure, ma aveva chiaramente sentito il suo sguardo bruciare la sua nuca, ed aveva sorriso, vittorioso.
 
Quattro settimane dopo, il libro di filosofia veniva sfogliato velocemente e le parole che uscivano dalla bocca di Luke erano decise, e, per la prima volta, sentì che la sua ultima, dannatissima interrogazione non sarebbe stata poi un completo disastro.
Aveva preso il telefono solo per un secondo, e, proprio in quel momento, quello si era illuminato ed, inutile mentire, lui aveva ricominciato a sperare.
“Porta il tuo culo qui”, era tutto quello che diceva il messaggio, ma gli era bastato per chiudere il libro e, con un sorriso ad increspargli le labbra, era corso fuori di casa.
 
«Volevi chiudere con me?» quando Luke aveva aperto la porta dell’appartamento di Diana, l’aveva vista seduta sul suo divano, una coperta ad avvolgerle il corpo magro, i capelli raccolti in una coda disordinata e le occhiaie profonde, più del solito. Il tavolo era ricoperto da pacchetti di Marlboro vuote, l’accendino era ancora tra le mani della ragazza, lo sguardo perso nel vuoto. A Luke si era stretto il cuore, era rimasto lì dov’era e l’aveva guardata.
«Volevi... chiudere sul serio con me?», aveva chiesto ancora, la voce più flebile, gli occhi che erano rimasti chiusi per più di qualche secondo, occhi lucidi, stanchi, impauriti.
Luke aveva sospirato, aveva fatto scattare la serratura e «No, non credo», le aveva risposto, poi si era avvicinato al divano, incerto se sedersi o meno; l’odore del fumo gli aveva fatto storcere il naso.
«Pensavo... che non saresti venuto, cioè, dopo... dopo il messaggio» gli aveva confessato, la voce tremante, e a Luke, invece, era tremato il cuore.
La verità, era che a Diana importava.
A Diana importava più del dovuto, le importavano i sorrisi, le attenzioni, i baci, gli abbracci, e Luke, Luke le importavano più di tutto, e l’idea di averlo perso l’aveva terrorizzata, completamente.
Lui non le aveva risposto, si era solamente seduto, poco più lontano dalla ragazza, aspettando qualche altra parola di assenso; lei non si era mossa, aveva guardato le sigarette sul tavolo, poi aveva sorriso, giusto un po’, il classico sorriso che Luke aveva imparato ad amare.
«Come hai fatto a convincermi a scriverti?» aveva alzato lo sguardo, e, per la prima volta, in quello sguardo ci aveva letto timidezza, sentimenti veri, forse un po’ di amore.
«Ho adottato delle misure disperate, ma a quanto pare hanno funzionato».
Lei aveva riso, non troppo, solo una spruzzata d’aria in più,«credo di aver sentito la tua mancanza, o... comunque qualcosa del genere, sì», aveva continuato, poi gli occhi si erano abbassati al pavimento e Luke aveva sorriso, forte, da morire, perché ora, stava bene.
«Ho voglia di baciarti. Da settimane. Da quando ti ho trovata, e da quando sono andato via», aveva detto poi, lui.
Diana aveva avvicinato la sua mano a quella di Luke, l’aveva stretta e «cosa stai aspettando?», gli aveva chiesto, alzando gli occhi al cielo.
Luke si era messo a ridere, l’aveva attirata a sé e, semplicemente, aveva fatto trovare le loro labbra, che Diana bramava così tanto, che erano state il suo pensiero fisso, insieme ai suoi occhi, al suo sorriso, a lui, lui e ancora lui.
«Perché sei tornato?» gli aveva chiesto, dopo essersi allontanata, riluttante.
Luke l’aveva guardata e «perché ti amo» e Diana non aveva ribattuto, lo aveva baciato solo un po’ più forte.
 
Luke di Diana non ci ha capito niente e probabilmente, a fondo, non la comprenderà mai, sa solo che se stare con lei significa fumare, litigare, sbattersi porte, maledirsi e gridarsi vaffanculo, ci sta. Ci sta per davvero.
 
Diana, di Luke, ha capito tutto, così ha iniziato ad usare molto più spesso la camicia celeste, a fumare un po’ di meno e ad esagerare, però, con il rossetto rosso, perché così, ogni volta che escono e lei lo bacia e lo ma(r)c(c)hia, tutti possono capire che è di proprietà privata.
 
 Luke e Diana, l’uno dell’altro, hanno capito tutto. Sanno dopo quanto tempo entrambi iniziano a perdere le staffe, sanno quali parole devono dirsi se hanno bisogno di sfogarsi e litigare, e quali devono dire per riappacificarsi, Luke sa che Diana ama sporcarlo di rossetto, e Diana, infondo infondo, sa di amarlo, così come lo sa Luke, così come entrambi sanno che non lo ammetterà mai, così come a nessuno dei due non importa, e così come, se mai ce ne sarà bisogno Luke adotterà, nuovamente le sue famose, disperate misure.
 
«Inizi a darmi ai nervi, se n-», inizia Diana, ma Luke la interrompe con un bacio, leggero, delicato, mentre le cinge la vita.
«Cos’era questo?»
«Un bacio. Anzi, no, ho adottato una delle mie famose misure drastiche», le dice e le fa l’occhiolino.
«Uhm, credo proprio che inizierò ad apprezzarle», dice, poi ride e Luke la bacia un’altra volta, e non può andare meglio di così.









*si schiarisce la voce*
*si guarda intorno*

Okay, dunque, salve! Hahahah, premetto che sono in ansia, ansissima, perché è la prima volta che pubblico in questa sezione e gni, ho letto così tante cose belle che non credo di essere all'altezza.
Comunque nulla, non so da dove sia uscita fuori questa one-shot, mi rendo conto che non ha un minimo di senso, ma avevo il banner già pronto, così ho buttato giù qualcosa e tadaaaaan - *voce fuori campo* potevi stare ferma -.
Non so, spero vi.. piaccia? E magari mi farebbe tanto piacere se me lo faceste sapere con una recensione ((aspettaesperachepoisiavveralollino)), 
un bacione grandissimo,
Romeo.
<3

 

  
Leggi le 6 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > 5 Seconds of Summer / Vai alla pagina dell'autore: chilometri