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Autore: 2P_Lover    29/07/2013    5 recensioni
-Vorrei vedere i tuoi occhi un’ultima volta- Sussurrò, tra se e se il ragazzo.
Poi alzò gli occhi al cielo. Lo stesso colore delle sue iridi.
[2p!UsUk]
Genere: Drammatico, Guerra, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: 2p!Hetalia
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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 Hey, I remember your name

-Devi crescere- Il moro spalancò gli occhi a quella frase.
Si, era vero, doveva crescere, ma perché doveva farlo senza di lui?

 
 
Il ragazzo dai capelli color mogano posò il piccolo mazzo di margherite sulla lapide di marmo.
Margherite.
A molti può sembrare una scelta strana. Perché portare ad un defunto, tra tanti fiori, proprio delle margherite? Fiori quasi insulsi.
Semplice.
Perché erano i suoi preferiti.
La Nazione statunitense lo sapeva bene. Si ricordava anche quando, da piccolo, lo vedeva spesso intento a raccogliere svariati fiori dalla sua terra, a quei tempi senza grattacieli e costruzioni varie.
Solo una distesa di campi che sembrava non finire mai.
Campi pieni di fiori dai colori più belli, dai profumi fantastici.
Ma lui raccoglieva sempre un tipo di fiore, bianco e giallo, a volte con delle lievi sfumature rosate.
America si inginocchiò davanti alla lapide, togliendo le foglie secche da sopra di essa.
Gli dispiaceva, tanto, non poter far visita a quel ragazzo spesso, ma solo una volta ogni due o anche tre mesi.
Essere la controparte degli Stati Uniti d’America portava via un bel po’ di tempo.
Gli occhi rossi del ragazzo si puntarono sulla lapide marmorea, sporca di terriccio, dopodiché sfiorò con una mano la tomba del ragazzo a cui teneva tanto.
James cercò di pulire il marmo sporco, con scarsi risultati.
Il ragazzò sbuffò, ritirando piano la mano mentre, con l’altra andò ad accarezzare la foto sbiadita dell’inglese, sulla lapide grigiastra.

-Hey, Oscar. Ciao..- Titubante il ragazzo sussurrò quelle parole. A quell’ora, di mattina, c’era solo il custode, per di più all’entrata del cimitero, lontano da lui, cosi come erano lontane tutte le altre tombe.
Arthur, Pierre e lo stesso James volevano che la tomba del ragazzo fosse messa in un posto lontano da tutte le altre.
Senza nessuno che potesse calpestarla.
Infondo era anche giusto. Quella non era una tomba qualunque, era la tomba dell’Altra Inghilterra.

-Volevo parlarti- James si illudeva che l’inglese dagli occhi blu potesse sentirlo e che, magari, fosse li accanto a lui.
 
 

-Lui è..morto?- L’inglese spalancò gli occhi verdi mentre, con una mano, dovette reggersi ad un mobile.
James aveva lo sguardo fisso a terra, gli occhi lucidi e arrossati, reduce da un lungo pianto.
Lui non era come Alfred, che voleva mostrarsi forte, che voleva essere forte e indipendente.
No, lui non era cosi.

-Quando?! E perché?!- Tuonò Arthur, furioso ma altrettanto triste.
Quello che ormai era diventato un fratello per lui, era morto.  Perché, loro, fratelli non erano.
Semplicemente Arthur, sin da bambino, si era ritrovato vicino un altro ragazzino, uguale a lui, tranne per le lentiggini e per quegli occhi che sembrano due specchi di cielo.
E non solo Arthur.
Tutte le Nazioni, sin da piccole, si erano ritrovate dei “gemelli”, quasi uguali a loro, vicino.
E nessuna “coppia di gemelli” si era mai separata.
Nessuna tranne Arthur e Oscar.

 
 
-Ieri sono andato ad un concerto. Mi ci ha trascinato quel pazzo di Alfred, sai? Come può piacergli andare in quei posti affollati, puzzolenti e rumorosi non lo saprò mai!- James sorrise. Sorrideva ma era triste.
Ora stava solo parlando con una lapide, nella speranza che Oscar possa sentirlo.
Non stava parlando con lui. Sperava solo di farlo.
Ora che tutto è finito, l’unico desiderio del ragazzo è stringere a se quell’inglese piagnucolone e protettivo.
 
 

-Io ti ammazzo!- Urlò Arthur contro lo statunitense che, intanto, si era voltato, dando le spalle ai presenti in sala.
Nemmeno poteva dargli un ultimo saluto, a quanto pare.

-Arthur, non ora..- Sussurrò Francis, bloccando l’inglese biondo nel tentativo di calmarlo.

-Non doveva presentarsi!- Era dura  superare tutto. Perdere Oscar era stato quasi peggiore di quando perse sua madre Bretagna.
James uscì dalla Chiesa dove si stava tenendo il funerale del giovane ragazzo.
Almeno era riuscito a sfiorare la sua tomba, per salutarlo, prima che Arthur gli urlasse contro.

L’americano non era arrabbiato. Capiva come doveva sentirsi il biondo.
James alzò gli occhi al cielo.
Anche quel giorno, a Londra, il tempo era pessimo.

 
 
James provò a pulire, nuovamente, la lapide.
Una volta fatto notò che il nome inciso su essa si era quasi del tutto cancellato.

-Non preoccuparti, ricordo il tuo nome.- Mormorò il castano accarezzando con un dito la vecchia foto dell’inglese.
Gli mancava terribilmente.
Avrebbe dato qualsiasi cosa per vedere Oscar andargli incontro e sorridergli.

-E..sai, non riesco nemmeno a guardarmi allo specchio da allora.- Sussurrò America, chiudendo gli occhi cremisi.
Già gliel’aveva detto. Ma ogni volta che andava li lo ripeteva.
Ripeteva di quanto si sentisse un mostro.
Del fatto che non riusciva a vivere con se stesso.
 
 

-Io non voglio essere indipendente!-

-Devi, James! Devi crescere, devi diventare forte!-

-Non posso farlo al tuo fianco?-
Oscar rimase in silenzio, abbassando gli occhi blu a terra.
James ringhiò.

-Alfred vuole dichiarare guerra ad Arthur per essere libero. Ma io non sono lui- Disse, freddamente il ragazzo.

-James, io..-

-Stai zitto! Non capisci nulla!- L’inglese venne interrotto dall’americano, furioso.

-Non urlare, ti prego! Possiamo risolvere tutto civilmente, non facciamo come Arthur e Alfred- Mormorò l’inglese, gli occhi colmi di lacrime.
Odiava litigare.
E odiava ancora di più litigare con James.

-Giusto. Sai..se Alfred vuole la guerra per essere libero io ti dichiaro guerra per rimanere al tuo fianco.-

 
 

-Mi manchi..- James socchiuse gli occhi, immaginando quanto sarebbe bello poter prendere per mano Oscar e andare via da quel cimitero.

O, magari, aprire gli occhi e scoprire che era tutto un incubo.
Un incubo durato quasi più di due secoli, pieno di lacrime, litigi e giornate passate a letto, con gli occhi chiusi, ad annegare nei ricordi.
 


 

-James basta!- Urlò il biondo, a terra, nel fango, con l’americano sopra di se e la pioggia che cadeva senza voler accennare di smettere.
Tutti i soldati erano sul fronte di Arthur e Alfred, come se le Altre Nazioni non contassero niente. E forse era cosi.
Alfred era l’eroe che voleva il bene per la sua patria, che voleva liberarla dai sopprusi; mentre James era solo un egoista. Uno sciocco egoista che voleva rimanere accanto alla persona che amava.

E ora eccolo li. Cosi vicino a quel ragazzo a cui teneva tanto.

 
 

-Io..non volevo..Ero arrabbiato, non dovevo, Oscar perdonami..- Quante volte aveva ripetuto quella frase a quella lapide?  Tante.
E quante volte l’aveva ripetuta nel letto, la notte, sperando che Oscar lo sentisse?
Troppe.
 
 
 

La lingua dell’americano percorreva il collo del biondo, un punto molto sensibile di quest’ultimo.

-Basta!- Urlò il ragazzo, chiudendo gli occhi blu colmi di lacrime.
Questo era l’ennesimo tentativo di Oscar di fermare James, che però non lo ascoltava, continuava, anche con più violenza a violare il corpo minuto del ragazzo sotto di lui.
Era arrabbiato. Tanto.
Perché Oscar non capiva? Perché non capiva che lo amava?!

James morse l’incavo della spalla del biondo, fino a sentire il sapore ramamato del sangue sollecitargli la lingua.
Intanto la pioggia non la smetteva di scendere giù, di bagnare la terra per il quale Alfred lottava.
E James che stava facendo?
Faceva del male all’unica persona che avesse mai amato.

-James..- Lo sentì mugolare sotto di se, di sicuro non di piacere.

 
 


-Non volevo farlo, lo giuro…- Ecco che le lacrime iniziarono a rigare il volto della giovane Nazione.


 
 

-Smettila di urlare!- Un attimo e le mani del castano erano sulla gola del biondo, cercando di farlo smettere di urlare mentre, con il bacino, non smetteva di muoversi dentro di lui.
Oscar boccheggiò fissando James con degli occhi tristissimi, colmi di lacrime.

-Sei uno stupido! Stupido!- Urlò l’America, premendo il pollice contro l’esofago del ragazzo. Intanto delle lacrime  iniziarono a scendere giù anche dagli occhi cremisi del castano.


 
 
James piangeva.
Ancora. Per l’ennesima volta.

-Tutto quello che ho per farmi perdonare sono delle stupide margherite! Io..io..- Il ragazzo ansimò, respirando affannosamente.

 
 

La stretta sul collo di Oscar era troppo forte. L’aria semplicemente non riusciva a passare.
E James, accecato dalla rabbia, nemmeno se ne rendeva conto.

 
 

-Hey James, prendi la mia mano!- Oscar sorrise, porgendo una mano a quella Nazione, cosi piccola e indifesa che, però, faceva la gradassa.
Adorabile, ecco le uniche parole con cui l’inglese riusciva a descriverlo, con quegli occhioni rossi cosi teneri e le guance appena gonfie.

 

 

-Oscar oggi..è il tuo compleanno, vero?- Quel pensiero. Pensare ai bei momenti passati assieme. Pensare a quei momenti che lo hanno fatto innamorare di lui lo facevano sorridere tristemente e facevano scendere altre lacrime dai suoi occhi.

-Segno sempre questa data sul calendario, eppure oggi non c’avevo pensato..sono un disastro, eh?- James chiuse gli occhi.
Era tutto finito.

Ma..magari…in un’altra vita si sarebbero rivisti.
 
 

-I tuoi occhi sembrano pezzi di cielo!-

-Oh, piccolo, sei cosi dolce!- Oscar sorrise, accarezzando la guancia del giovane ragazzo davanti a lui, intento a mangiare un cupcake.
L’inglese rise appena, pulendo la bocca sporca di James con un fazzolettino.

-Potrei perdermici, lo sai?- America arrossì appena, mormorando quelle quattro parole che fecero scoppiare il cuore di Oscar di felicità.

 
 
 
-Vorrei vedere i tuoi occhi un’ultima volta- Sussurrò, tra se e se il ragazzo.

Poi alzò gli occhi al cielo. Lo stesso colore delle sue iridi.
James sorrise, felice, pensando che forse osservando il cielo limpido, uguale agli occhi della Nazione che tanto amava e che aveva finito con l’uccidere, potesse davvero vedere nelle iridi di Oscar.

-Ti amo, lo sai?-
 

 

-Perché mi prendi per mano!?-

-Perché non so dove andare- L’inglese ridacchiò, vedendo la faccia dell’americano imporporarsi.

-Potresti s-semplicemente seguirmi!-

-Ma io voglio tenerti per mano!-
James non rispose, limitandosi a stringere la mano del biondo timidamente.

-Allora, dove vuoi portarmi?- Chiese Oscar, allegro, dopo qualche minuto di silenzio e di camminata.

-Voglio farti vedere quant’è bella la mia terra!- E, pensava l’America, magari innamorandoti della sua bellezza ti innamorerai anche di me.
L’inglese annuì, seguendo l’adolescente.
Purtroppo non poteva fargli spesso visita e, quando accadeva, Oscar cercava di stargli il più vicino possibile.
Anche se, in cuor suo, sapeva che il suo piccolo sarebbe cresciuto e se ne sarebbe andato.

 
-Woow!- Urlò il britannico spalancando gli occhi blu alla vista  di quel prato immenso, pieno di fiori da campo di tutti i colori.
C’erano anche un sacco di margherite.

-E’ bellissimo, James!- Continuò Oscar, urlando e abbracciando il ragazzo, ormai quasi più alto di lui.
L’americano arrossì, felice.

-Sapevo ti sarebbe piaciuto..- Oscar si allontanò di poco dal ragazzo e lo guardò negli occhi, il viso a pochi centimetri dal suo.
James si perse in quelle iridi cosi limpide e dischiuse le labbra quando l’inglese si avvicinò ancora di più a lui.
Oscar lo baciò.

Ma non dove James sperava.

 
 
 
-Sai, quel pomeriggio speravo che tu mi baciassi sulle labbra..- Il ragazzo continuò a guardare il cielo, ormai seduto sulla tomba del britannico.
 
 


Oscar baciò la fronte del ragazzo e sorrise, correndo poi verso il campo.
-Vieni James!!- E l’inglese si voltò, sorridendo raggiante verso il ragazzo che, per lui, era la sua vita.

 

 
 
Quanto tempo aveva passato li?
Un paio d’ore?
James sospirò, ormai in piedi davanti alla tomba dell’amato inglese.
Contemplò per un attimo la lapide. Dal marmo, grigiastro, alla foto, ormai rovinata al nome sulla tomba ormai illegibile.

-Oscar, non preoccuparti, il tuo nome lo ricorderò per sempre..- America sorrise e sfiorò con un paio di dita la superfice marmorea, per poi alzare gli occhi al cielo.

Anzi.
Per poi guardare Oscar negli occhi.

 

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Sclero uscito fuori in vacanza mentre sentivo "Lucy" degli Skillet lol
E...mh, niente.
Ringrazio quella puzzona della mia amica Sara che mi ha prestato il pc! C:
( SakuraPain)
E..niente.
Recensite e__e
VE LO ORDINOG KRJSGNRKJS
Vabbe', la Bossa si ritira, addio(?) <3
 

   
 
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