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Autore: Laay    29/07/2013    6 recensioni
Lex, insieme all'infanzia, la felicità e l'ingenuità di Lane, si era preso brutalmente anche la cosa più importante che una ragazza possa conservare: la sua verginità.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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http://www.youtube.com/watch?v=gH476CxJxfg

Era mezzogiorno, Lane era in cucina a preparare il pranzo, mentre suo figlio era seduto sul divano in salotto a guardare i cartoni. I condizionatori erano programmati a 19°, e in casa si stava così bene che Lane a volte dimenticava quell'opprimente e afoso caldo che c'era fuori. 
Si poteva sentire espandersi nell'aria la dolce voce del piccolo Joseph che innocentemente canticchiava la sigla del cartone in onda. Lane sorrise. 
-Hey piccolo, sta un po' zitto!- Urlò una voce. Lex si era appena svegliato e stava giungendo in cucina con un'orribile vestaglia, la cui flebile cinta di raso gli si annodava sotto la pancia. Non chiamava mai il bambino per nome, e per ovvie ragioni. Non sopportava per niente il secondo portatore di quel nome, figuriamoci pronunciarlo. In quello stesso istante l'innocente canto cessò e Joseph si sistemò  tranquillo sul divano. 
-Non capisco perché devi sempre fare così. È solo un bambino!- Esclamò Lane, continuando a tagliare i pomodori.
-È questo il buongiorno che mi merito? Avanti, dammi un bacetto.- La spronò lui, avvicinandosi e allungando le labbra. Lane lo guardò con uno sguardo di disapprovazione. 
-È un bambino fastidioso. Somiglia tanto alla madre da piccola.- 
I nervi della ragazza stavano iniziando a cedere e per poco non si tagliò con coltello.
-Hey, fai piano.- Disse Lex, in un tono quasi tenero. -Non vorrei che ti rovinassi quelle manine così belle e delicate che mi hanno fatto vedere le stelle...- 
In quel momento Lane pensò davvero che se Lex non fosse uscito immediatamente dalla stanza, al posto di tagliare il pomodoro gli avrebbe diviso la testa a metà. 
L'uomo non faceva mai mancare occasione per ricordarle quanto si sentisse l'anima sporca, ma poi Lane ricordava che da qualcosa di così putrido era nato il suo meraviglioso Joseph, e questo pensiero la rinquorava non poco. 
Quando si sedettero tutti a tavola per pranzare, la televisione era spenta e il silenzio era l'unico suono che si sentiva nell'aria, oltre la forchetta di Joseph che batteva di tanto in tanto sul piatto e l'orribile e fastidioso rumore che Lex emetteva dalla bocca succhiando ogni singolo spaghetto.
Poi d'improvviso l'uomo poggiò la posata nel piatto, si pulì la bocca col tovagliolo e fece un annuncio.
-Tra una settimana ce ne andremo a vivere in Europa, ho degli importanti affari internazionali da gestire lì. Non siete contenti?- 
Non ci fu nessuna reazione particolarmente evidente da parte di nessuno. Era sempre meglio non contraddire le aspettatire o le decisione di Lex apertamente. Ma no, Lane non era per niente contenta e soprattutto odiava quando Lex parlava dei suoi affari internazionali. Li chiamava così quando invece si trattava solo di spaccio di droga e pianificazione di omicidi. Quelli non erano per niente da definirsi affari. 
-Io non ci voglio venire.- Affermò Joe con convinzione.
Lex strinse leggermente gli occhi e aggrottò la fronte, stampandosi un fasullo sorriso sul viso.
-Piccolo, tesoro. Tu invece ci verrai, l'Europa è molto bella e imparerai tante cose nuove.- Gli disse.
-No, no e no! Io resto con Joe, lui mi terrà con sé!- Esclamò il piccolo, mettendo a dura prova la pazienza di suo padre. Lane ebbe un attimo di paura e sperò davvero che Lex avesse pietà per quel bambino.
L'uomo si alzò in piedi e sbattè il pugno sul tavolo, emettendo un urlo.
-Basta, ne ho abbastanza di questo tizio e della sua famiglia! Voi verrete in Europa e vi dimenticherete per sempre di questa gente, chiaro?! E adesso fila, cerca un nome che ti piace. Appena torno dal mio imminente viaggio andremo a cambiarlo. Non so nemmeno perché ho permesso a tua madre di chiamarti così.- Lex era in piedi, con l'indice sinistro puntato verso la scala.
Joe corse via in camera sua, al piano superiore, senza singhiozzare o piangere. 
-Come puoi pretendere rispetto da tuo figlio se non gliene dai neanche un po'!?- Lane si era alzata in piedi d'improvviso, era a dir poco furiosa. Aveva reagito in modo così istintivo che non aveva neanche pensato alle conseguenze. 
-Sta zitta tu!- Disse Lex stringendole il polso. -Purtroppo devo andare via per qualche giorno, per concludere l'acquisto della casa, ma tornerò a riprendervi. Nel frattempo fa abituare tuo figlio a fare l'uomo, un giorno dovrà esserlo!- Disse, facendo per uscire dalla stanza. 
-Sta sicuro che non diventerà mai come te.- Sussurrò Lane, più a se stessa che a Lex.
-Cosa hai detto?-
-Fa buon viaggio.- 
-Esatto, così ti voglio. Ah, Lane, inizia a scegliere l'abito da sposa, in Europa diventerai ufficialmente mia moglie.- Detto questo sparì dalla vista della ragazza, lasciandola allibita e spaventata sulla sedia della cucina.

*
Erano le tre e mezza del pomeriggio, Joe si era addormentato in camera sua, Lex era appena uscito di casa infilando quel suo pancione in un piccolo taxi giallo che l'avrebbe portato all'aeroporto. Lane era seduta in giardino, sotto il gazebo, osservando la desolata strada su cui affacciava la sua casa. Stava pensando a diverse cose, come per esempio al fatto che da lì a due settimane sarebbe stata condannata all'ergastoro, visto che per ora si trovava solo agli arresti domiciliari. Era strano che la paura la soggiogasse solo in quel momento. Era stata per tutta la vita schiava e prigioniera di quell'uomo e ora l'idea del matrimonio le stava facendo venire un'assurda ansia. Si sentiva condannata, come se la sua finita fosse finita, di colpo. In fondo cosa sarebbe cambiato? In più avrebbe avuto un anello d'oro al dito. La verità è che sperava davvero che la situazione in cui si trovava sarebbe potuta cambiare, ma sapeva che una volta diventata una donna sposata le cose da fare sarebbero state davvero poche e inutili. Avrebbe preso il cognome di Lex: Lane Russell. Si ripeteva quel nome di continuo, con diverse intonazioni, per sentirne il suono. Mentre era intenta a girovagare tra i pensieri della sua mente, una voce la chiamò. Nicholas la stava salutando da oltre la staccionata bianca. Lane si disse che non era il caso di mostrare la sua faccia da funerale, così cercò di sfornare il più bel sorriso che aveva in serbo. 
-Nicholas, hey..- Disse, aprendo la porticina del recinto bianco invitandolo ad entrare.
-Mi fai entrare?- Le chiese il ragazzo, stupito.
-Si, Lex è in viaggio e tu hai un paio di cose da spiegarmi.-
Si incamminarono verso la porta principale e Lane fece entrare il ragazzo in casa. Lo fece accomodare in salone sul divano in tessuto grigio che giaceva su un tappeto rosso inglese con dei motivi orientali. Lane si era sempre chiesta dove fosse stato acquistato. 
-Come mai mi hai mandato tuo fratello ieri sera?- Gli chiese porgendogli una tazza di caffè e sedendosi accanto a lui.
-Voleva parlarti, ma pensava che se ti avesse scritto lui non saresti uscita.- Le spiegò il ragazzo, dopo aver sorseggiato dalla tazzina di porcellana bianca.
-Me l'ha detto, ma non ho capito perché.- Lane posò la tazza sul tavolino di fronte il divano. Poggiava su una base color nero, era in vetro, di forma ovale e con il contorno color rosso fuoco.
-Io non penso di potertelo dire, magari te lo spiegherà lui.- Nick fu palese e deciso, senza lasciare neanche un'ombra di sospetto.
-Io davvero non vi capisco, siete così strani!- 
-Che hai oggi? Sei.. nervosa.- Osservò il riccio.
Lane gli avrebbe davvero detto volentieri 'Hai da fare tra due settimane? Sai, mi sposo in Europa con un idiota che mi ha rovinato la vita. Ti andrebbe di essere il mio testimone?'
-Niente Nick, sto bene.- Fu tutto quello che le uscì di bocca.
-Dov'è Joseph? Kevin porta i bambini al parco, mi ha chiesto se poteva portarlo con loro.-
-Certo che può! E' di sopra, sta dormendo, ma ora vado a svegliarlo. Sarà entusiasta!- La ragazza corse velocemente di sopra e Nick capì che era arrivata nella camera del bambino quando non sentì più i piedi sbattere sulle scale irrefrenabilmente.
Il ragazzo iniziò a guardarsi intorno, toccando oggetti e osservandoli come per scoprirne il vissuto, fin quando dopo poco non stava per far cadere un piccolo vaso non appena fu sorpreso dall'arrivo di Lane e di suo figlio.

-Ecco Joe pronto per uscire! Saluta Nicholas, dai!- Il bambino si avvicinò al ragazzo e gli diede un tenero bacio sulla guancia e quello, per tutta risposta, gli scompigliò i capelli con fare affettuoso.
-Allora noi andiamo, eh! Ah, stasera Kevin viene da me e Joe, mangiamo tutti insieme, ti va di venire? Cucina Joe, tranquilla!- Propose il riccio.
-Beh, se cucina lui non so quanto ci sia da stare tranquilli!- Esclamò la ragazza, provocando una timida risata su tutte le bocche presenti.
-Tranquilla, non è male come cuoco, almeno è il migliore di tutti e tre!- 
Lane accompagnò suo figlio e Nick fuori la porta e salutò il bambino con un bacio.
-Alle sette. Non mancare.- Le disse il ragazzo, facendole un occhiolino e allontanandosi con il bambino.



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Eccomi di nuovo!
Okay, sto riscoprendo l'amore per questa fan fiction! AHAHAHAH
Ho definito il lieto (e non) fine per ogni personaggio, quindi penso di poter andare avanti senza tanti problemi.
Mercoledì sera parto, quindi non so quanto spesso riuscirò ad aggiornare, ci riuscirò più spesso dal 7 al 21 forse (?) quando andrò a Londra da mio fratello e avrò il pc a disposizione! Nel caso, c'è sempre Marta che può aggiornare per me! AHAHAHHA
Grazie a tutti voi che seguite, davvero senza di voi non riuscirei mai a finirla!
Un grazie di cuore, a presto,
un bacio <3.


  
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