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Autore: Boris88    30/07/2013    2 recensioni
Cosa succederebbe se a Baelfire si facesse ricadere la viltà di suo padre, fuggitivo codardo dalla Guerra degli Orchi?
E cosa succederebbe se Rumpelstiltskin incappasse nel pestaggio di suo figlio? E cosa e chi ne uscirebbe vivo e/o morto?
Ecco qui una probabile scena di "momenti mancanti" nell'infanzia di Baelfire che vede suo padre alle prese con il suo Oscuro Potere, non un Rumpelstiltskin del tutto maturato come Oscuro, ma ancora agli esordi, che deve proteggere il figlio dagli insulti -giusti o meno non sta a me dirlo- di cordardia, dopo aver abbandonato la battaglia della Guerra degli Orchi.
Genere: Drammatico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Baelfire, Signor Gold/Tremotino
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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La polvere si alzava rossa da sotto quel mantello marrone e verde. Strappato e logoro in più punti sui bordi e piccole macchie nere con spazi all'interno segni di bruciature e troppe notti passate a giocare coi tizzoni del camino, il mantello si abbassava e si alzava frenetico, in preda a delle convulsioni.

La polvere rossa rivelava i tratti spigolosi di un bambino, degli occhi acquosi, zigomi sporgenti, un paio di denti storti e marci, neri, resi così da qualche altro pugno, da qualche altro calcio, non molto tempo prima. La bocca era storta verso il basso, grumi di saliva scendevano pietosi e lenti, macchiati di sangue, verso la sporca terra sabbiosa, raggrumandosi in bolle.

La polvere rossa aleggiava fuori dai polmoni e dal naso di quel bambino che veniva pestato dagli altri bambini. Uno di questi era grasso, uno troppo alto per la sua età e il terzo era stato invitato alla rissa con forza, o sarebbe stato lui il fantoccio col quale prendersela.

< ...tuo padre è un codardo! > urlava il bambino grasso mentre schiacciava il suo piede da maiale sulla schiena del piccolo bambino spigoloso. Il calcagno premeva con forza verso il centro della schiena, vi poggiava tutto il peso che poteva imprimervi senza cadere.

< ...già! E tu sei come lui! Codardo! Ptuu! > il bambino alto sputava sulla testa del fagottino reso alla mercé degli altri. Sorrideva con quei denti cosi spaziati tra di loro, che si ci poteva infilare una carota tra un dente e l'altro.

< unf..unf..> il terzo bambino, mosso dalla paura, poteva solo colpire senza dire niente. Non ce l'aveva con lui, desiderava solo non essere al suo posto e per questo continuava a colpirlo, a volte forte, a volte piano, là dove era sicuro che gli altri due non lo stessero a osservare.

Il mantello marrone e verde non si mosse più dopo un minuto, i tre bambini si erano fermati solo perché si erano stancati. Il grasso cadde e gli altri due si appoggiarono con le mani sulle ginocchia per riprendere fiato.

< uuh...uuh...aah..aah... > il fagotto marrone e verde ricominciava a muoversi, le sue spalle si alzavano e si abbassavano mentre un fischio acuto si impossessava di lui dopo ogni gallone d'aria che ingoiava frenetico prima di riprendere in quella lugubre risata spezzata solo dal dolore alle costole e dal sangue che continuava a scendere dal suo naso e dalla sua bocca.

< oh..anf..guardatelo..uff...non...non...è morto...il codardo > gridava ai suoi compagni il bimbo grasso, additando con quel suo dito-salsiccia il piccolo e spigoloso cucciolo d'uomo sanguinolento. < Pensavo...pensavo fossi morto...per eliminare...anf...la discendenza codarda...di un padre codardo...> continuavano a canzonarlo. Stanchi, calciavano ora la terra affinché gli andasse negli occhi.

Da lontano, una figura zoppicante si avvicinava gridando il nome del bambino. Era un uomo anche lui con zigomi sporgenti, con i capelli posticci e di varie sfumature tra il grigio, il nero, il rosso e il marrone. La pelle che prendeva una strana colorazione di giallo e le unghie che finivano in un verde malsano, come l'acqua stagnante di una palude.

< Baelfire! > gridava l'uomo, in mano portava un pugnale dall'aspetto nuovo, con qualcosa di profondo inciso lungo tutta la lama, il proprio nome. E negli occhi, di un colore indefinibile in quel momento, si poteva leggere il potere e la bramosia, lo spettro dell'ira della magia.

<È lui! È suo padre! Scappiamo, idioti!> fece il bambino alto. Nel girarsi di spalle e iniziare a correre però, sentì scivolare il terreno sotto i suoi lunghi piedi, alzarsi da terra e rimanere appeso come un prosciutto messo a stagionare. Aveva solo il collo e la testa liberi di muovere. Il tempo di rendersene conto e vide anche i suoi due compagni fare la stessa fine. Tre prosciutti appesi che iniziavano a frignare e a farsela nei pantaloni.

L'uomo dal mantello rossastro e marrone, con gli stivali sporchi di sangue si piegò sul figlioletto e pronunciando poche e brevi parole risistemò i denti marci e neri, il sangue scendeva sempre meno dal naso e dalla bocca fino ad arrestarsi. < Torna a casa Bael > tuonò imperioso, senza un filo di tono nella voce.

< Padre... > pigolava il piccolo ometto mentre tirava su col naso, asciugandosi il muco e il sangue rappreso sulla manica. < Papà...ti prego... > supplicava, cercando di rimettersi in piedi < Sto...sto bene, guarda? Non far loro del male... > calde lacrime iniziavano a scendere di nuovo da quegli acquosi e marroni occhi.

Il padre si girò verso il figlio, cercò di sorridere e in una voluta di fumo fece sparire quel nero pugnale. < Non preoccuparti Bael, voglio solo spaventarli un po' > con un tono gioviale, uscito fuori dal nulla, mentre additava il cielo con l'indice della mano destra, quasi ballando sulle punte < Voglio che imparino a non spaventarti, va bene? >

Baelfire annuì e iniziò a zoppicare piano verso casa, girandosi ogni due passi per controllare le azioni di suo padre. Si fidava di lui, si fidava davvero. Voleva solo controllare, da qualche parte dentro di lui, in un pozzo nero che non sapeva di possedere, che quei bambini pagassero amaramente con la loro paura per quanto gli avessero fatto. L'unico pensiero di suo padre fu di tornare presto a casa, una volta finito qui, per sistemargli la gamba zoppicante.

Il padre di Baelfire, tutto sorrisi, risate e passi di danza sul posto per il figlio, si voltò con le fiamme nere negli occhi. La sua voce era cambiata, il suo volto trasfigurato, sembrava avere delle squame ora, più che una vera pelle umana. < A quanto pare abbiamo tre...coraggiosi eroi che MUOIONO dalla voglia di picchiare mio figlio > cercando di non esplodere nel parlare, non finché suo figlio non si fosse allontanato abbastanza. < Bene bene bene, allora... > fece un veloce e leggero inchino < Perché allora non iniziate a picchiarvi? Avanti, su su, coraggio! > con un tono dolce come il miele e velenoso come un dente di serpente < Vediamo che sapete fare... > finendo la frase con un sorriso e lasciando i tre ragazzini appesi  a testa in giù, con le lacrime che scorrevano sulla fronte e il moccio che scendeva verso gli occhi.

< Signor...signor Tremotino..noi...noi...sniff...noi non... > iniziava a piagnucolare sempre più forte il bambino grasso mentre il mingherlino, costretto a forza dagli altri due a picchiare Baelfire, non riusciva più a tenere più nulla nelle mutande e strillava come nel giorno in cui era nato.

Strabuzzò gli occhi, Rumpelstiltskin, premendo la mano destra sull'orecchio e tappando la bocca del frignone con due dita della mano sinistra che puzzava di fieno e zolfo. < Hai qualcosa da dire piccolo? > chiese di nuovo con quel tono di miele al più piccolo dei tre. < Io non volevo! Mi hanno costretto loro! > cercando di indicarli, lì capovolto come si trovava < O le davo io le botte o le prendevo da questi due! > seguito subito dopo da un grossolano urlo di negazione da parte degli altri due colpevoli.

< SILENZIO! > gridò l'Oscuro. Ma i bambini continuavano a cercare scuse e inventare le più improbabili frasi di ammonimento, cercavano di ingraziarselo promettendo favori, pane fresco ogni giorno, due fratelli per aiutarlo nei campi da arare ma l'Oscuro era oramai preso dai suoi pensieri.

"ZOT!" sibilò nell'aria e il bambino grasso cadde in terra diventando una molliccia lumaca marrone e più grossa che lunga.

"ZOT!" sibilò un fulmine d'argento verso il bambino alto, che cadde a terra sotto forma di lumaca nera.

Un passo avanti verso il piccolo frignone che oramai si strozzava con le urla e i pianti < Sembri un ometto sveglio tu > gli scompigliò i capelli mentre lo faceva tornare a testa in su. < Torna pure al villaggio e avvisali. Avvisa i tuoi genitori, avvisa i suoi e avvisa anche i suoi > puntando il dito verso gli altri due ragazzi oramai diventati umidicci molluschi. Il suo naso adunco sfiorava quello del bambino < E non farti...più...vedere! > un piccolo gesto della mano, e il bambino fu scaraventato lontano, oltre il primo mulino, su un covone di paglia. Nell'atterraggio si ruppe la gamba destra, ma questo non lo convinse certo a rallentare il passo nelle prossime ore finché non si rintanò in casa dove ci rimase per un mese intero, muto e piangente.

L'ombra di Rumpelstiltskin copriva i corpi dei due invertebrati. Una lumaca nera e una marrone. Il suo sorriso si abbassò fino a scemare, divenne un ghigno, poi una smorfia di disgusto. Lo stivale infangato si mosse e poi atterrò su entrambi gli animali con un netto "schiack" dalla lumaca nera e un rumore viscido e disgustoso, come quello di un palloncino quando si sgonfia troppo in fretta, proveniente da quella marrone.

Il volto dell'Oscuro si incavo di ombre e rabbia mentre il piede continuava a battere su quelle forme che non erano più bambini e ora non erano più delle lumache < Io sono l'Oscuro! > gridava < Stupidi! Stupidi! Stupidi! Idioti! Nessuno tocca Baelfire! Nessuno! Capito! NESSUNO!> e più gridava e più violenti erano i colpi che col tacco infliggeva a quei poveri corpicini ora nemmeno più viscidi, ma solo acquosi e misti alla terra.

Ci vollero dei minuti buoni perché l'Oscuro si riprendesse. Affannato e sudato stette per del tempo chino in avanti ad esaminare compiaciuto il suo lavoro. Un movimento della mano e una volata di fumo e il pugnale ricomparve nella sua mano destra. Lo guardò con una espressione tetra. Poi sorrise. Nessuno avrebbe più fatto male a Baelfire. Questo era l'importante. Che il messaggio fosse consegnato bello forte, chiaro e diretto. Ancora una voluta di fumo e l'Oscuro scomparve.


Dietro di lui, pochi secondi dopo, un pettirosso si mise a cinguettare, cercando di strappare dalla terra, ciò che rimaneva delle due lumache.

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Forse è venuta più lunga del previsto, ma non sapevo davvero come poterla sintetizzare e rendere comunque l'idea di...sinceramente non lo so nemmeno io di cosa. Dell'infedeltà di Rumpelstiltskin verso il figlio? Del suo eccessivo amore/prendersi cura di lui? Del suo spadroneggiare col suo Oscuro Potere?
Sinceramente, ho pensato a Norman Osborn/Goblin (tratto dal fumetto di Spiderman per chi non lo sapesse) per creare quel connubio/dualismo di personalità tra Tremotino e l'Oscuro, visto che è ancora all'inizio del suo percorso.

COMUNQUE!
Nota sul rating e/o restrizioni varie: non me ne vogliano i più sensibili, ma ho dovuto mettere, anzi, mi sono sentito di mettere il Rating Arancione e varie altre catalogazioni perché Tremotino comunque se la sta prendendo con dei bambini e la cosa potrebbe disturbare non poco. Mi è venuta in mente così, forte nel far ribrezzo, per far capire che in lui qualcosa lo sta lacerando proprio moralmente. Scusate l'orrore (e non l'errore), dunque. Mi sembrava giusto chiarire questo punto.
Note1: volutamente ho deciso che gli altri lo chiamano Tremotino o Signor Tremotino, ma sia io nella funzione di narratore, che se stesso preferisce farsi chiamare Rumplestiltskin..solo perché mi piace di più il nome che gli hanno dato nella serie che non la traduzione :)
Note2: ancora con queste lumache? Sì! Oramai per me la lumaca è la sua firma, il suo patronus, la sua essenza. Scrivere di altri animali non mi andava, mi sarebbe sembrato decisamente strano e trovo che la lumaca (in originale erano una lumaca e una chiocciola) fosse alla fine la più adatta.
Note3: è stata scritta di notte, tutta insieme, senza pensarci troppo, se ci sono errori, vi prego, non fatevi scrupoli!
Note4: ringrazio chiunque scrive e chiunque mi legga le proprie storie di qualsivoglia tipo, dalle quali traggo sempre ispirazione per nuovi lavori, lenti, ma nuovi. :)
  
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