La
morte ha i tuoi occhi.
«Avanti,
tira! Tanto io sono morto comunque.
…Lo ero
fin dall’inizio.»
Lo
sapevo. Nonostante la mia ambizione smisurata, nonostante
la mia voglia spasmodica di vittoria, nonostante il desiderio latente
di dare
un briciolo di soddisfazione e orgoglio al mio distretto, sapevo di non
potercela fare sin dall’inizio. Sapevo, fin dal primo amaro
respiro in quella
maledetta arena, di non avere via di scampo.
Sento le lacrime, per la prima volta nella vita, solcarmi le guance.
Hanno un
sapore strano, salato e al contempo ferroso. Non sono solo lacrime,
è sangue.
Sangue fresco rosso vivo a colarmi lungo tutto il volto, a trascinarmi
in un
cieco baratro senza via d’uscita.
Intorno a me è tutto sfocato, confuso. Persino io, Cato, sono terrorizzato dalla straziante
paura di morire. La mia
mente è annebbiata, ha scurito qualsiasi tipo di pensiero
razionale, per
lasciar posto solo al terrore.
Marionetta inerme, codardo come un coniglio, vigliacco come nessuno.
E’ questo ciò che merito.
Il sapore della morte.
Sento la mia pelle lacerarsi, quegli sporchi ibridi si stanno sfamando
delle
mie carni, si stanno saziando di me. Non ho più forza per
reagire, non sono più
quella roccia impenetrabile che tutti credevano io fossi. Un urlo roco
prorompe
dalle mie labbra, spandendosi per tutta l’arena, ma io non lo
sento. Non sento più
nulla.
Solo il dolore lancinante che mi procurano queste bestie.
Un lungo manto color carbone, artigli e canini accuminati, sulla
sommità del
capo spuntano due grandi e appuntite orecchie e alla fine della schiena
una
lunga e folta coda.
Poi li vedo. Due grandi e brillanti occhi color caramello ad illuminare
il
mondo.
Mi scrutano, fiammeggianti come due agate rosse, mi guardano con
disprezzo e
freddezza, come non avevano mai fatto. Non possono essere i suoi. Non
può
essere lei.
Clove.
Sento la freccia provenire dalla cornucopia e trafiggermi le ossa e le
zanne di
quei mostri perforarmi la pelle.
La ragazza di fuoco è stata il boia, è stata il
destino, ha spezzato quel sottile
filo che separa la vita dalla morte, lasciandomi marcire nella mia
stessa pozza
di sangue.
Lo sento, sento il sangue ribollirmi nelle vene e il cuore fermarsi al
suono dell’ultimo
–inesistente – colpo di cannone.
Tre parole sussurrate nei meandri della mente: “Sto
arrivando, Clove”
e poi
la fine.
Note:
Primo tentativo nel fandom, non odiatemi ;w;