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Autore: vampiredrug    30/07/2013    6 recensioni
spin-off de "Il duro prezzo dell'arte".
Una festa in maschera, e dei costumi che non convincono del tutto né Castiel né Jensen...
Genere: Commedia, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jensen Ackles, Misha Collins
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'IL DURO PREZZO DELL'ARTE'
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Shottina-ina-ina frutto dell'invio serale compulsivo di immagini destiel fra me e Aniel, che poi sfocia in cose cose come questa fic! °____°

L'immagine specifica che ha dato origine a queste 582 parole è questa:

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FORGIVE ME, FATHER…

 
 
- E quindi… cosa saresti, di preciso? - domandò Jensen, osservando con aria scettica Castiel, che era si era appena presentato vestito di tutto punto con un teatrale “ta-daaaaaaa!”.
 
- Sono un angelo del Signore. - replicò il professore, come se la risposta fosse del tutto ovvia.
 
- Cass, non basta mettersi un paio d’ali per sembrare un angelo. Soprattutto se sei vestito come tutti i giorni e le indossi sopra il trench… - mormorò l’altro, terminando di sistemarsi il collarino ecclesiastico sotto il colletto della camicia nera.
 
- Sono un… angelo metropolitano. - affermò Castiel in tono persuasivo - Dai Jens, non puoi pretendere che attraversi New York in camicia da notte! -
 
- E come mai questo vale solo per te, angioletto? Sbaglio o hai tentato di far andare in giro me con una, cito, “camicia da notte” rossa? - chiese l’altro, mimando il gesto delle virgolette con le dita.
 
- Primo: quella era una tonaca cardinalizia. Secondo: il porpora ti donava moltissimo. - ribatté il compagno, ancora vagamente risentito per l’insensata bocciatura di quel costume da parte di Jensen.
 
- Sì bè, in ogni caso anche tu avevi un’alternativa. Se questo costume non ti piaceva, potevi sempre scegliere l’altro. -
 
- Con “altro” intendi quello da diavolo? Quello che consisteva in un forcone di plastica, un cerchietto con le corna e degli attillatissimi boxer di lurex rossi? Ma sembravo uno stripper! -
 
- Dovendo interpretare un diavolo tentatore, mi pareva più che appropriato. E con quel costume, sarebbe stato evidente al primo sguardo… - borbottò Jensen sulla difensiva.
 
- Con quel costume, Jens, l’unica cosa evidente al primo sguardo era il mio culo. - specificò Castiel, asciutto, le mani piantate sui fianchi in atteggiamento di sfida.
 
- Culo che, per l’appunto, indurrebbe in tentazione anche un sant’uomo come me… - mormorò Jensen, avvicinandosi e portandosi alle sue spalle, sfiorando con la punta delle dita le soffici e lucenti piume, nere come la notte, che il professore aveva preferito alle classiche ali bianche e poi il famigerato culo - Uhm… senti Cass… dici che Balthazar se la prenderebbe molto se arrivassimo un po’ in ritardo alla sua festa? - continuò, languido, stringendolo tra le braccia e mordicchiandogli la nuca.
 
- Immagino che, in presenza di un numero sufficiente di ragazze in abiti succinti e un’adeguata quantità di alcol, si dimenticherebbe persino della nostra esistenza. - valutò il professore - Perché? Che hai in mente, Jens? - domandò poi, con un sorrisetto sbilenco che si sarebbe intonato alla perfezione ai fantomatici boxer luccicanti, conoscendo perfettamente la risposta.
 
- Non saprei… - sussurrò l’altro, scendendo a carezzargli l’addome e sfiorando leggero il cavallo dei pantaloni di Castiel col dorso della mano - … Pensavo che potrei portarti in camera, inginocchiarmi, professarti tutto il mio amore e vedere quante volte riesco a farti pronunciare il nome di Dio invano… - aggiunse, rendendo le proprie carezze più decise.
 
Castiel ansimò piano, reclinando il collo e poggiando la testa sulla sua spalla ad occhi chiusi.
 
- Jens… -
 
- Chiamami Padre. - mormorò l’altro, roco, sciogliendo l’abbraccio e dirigendosi verso la camera da letto, lasciandosi scivolare la giacca dalle spalle e gettandola a terra - Ti aspetto di là. Togliti tutto. Tieni le ali. - ordinò poi, voltandosi un’ultima volta verso il professore con un sorriso allusivo, prima di sparire oltre la porta.
 
- Mi perdoni, Padre, perché sto per peccare… - mormorò quest’ultimo, ghignando tra sé e sé, slacciandosi la cintura e lasciandola cadere a terra.

FINE

 

BOOM!!! 

   
 
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