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Autore: Wipe_My_Soul    30/07/2013    1 recensioni
[os in collaborazione con Harryette]
Semplicemente, quando gli occhi azzurri di Jackson incontrarono i suoi marroni, il suo cuore ruppe le sbarre della gabbia che si era sforzata di costruire, e corse via. E non sarebbe mai più ritornato.
Stavolta non sarebbe più successo.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Universitario
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1.
La sveglia suonò come ogni mattina alle sette in punto. Con un gesto secco, tipico di chi è ancora in uno stato di dormiveglia, Violet tirò la sveglia a terra e si girò sull'altra spalla, trovandosi davanti agli occhi la figura di Alex, che dormiva beatamente al suo fianco. Nonostante gli occhi le bruciassero e le pupille le cadessero sugli occhi da sole, senza alcun impulso volontario, non poté fare a meno di osservare attentamente Alex, il suo ragazzo ormai da più di un anno.
I capelli castano chiaro- tendenti al biondo -gli ricadevano morbidi sulla fronte. Le palpebre ricoprivano i suoi occhi azzurri, pozzi di mare nei quali Violet avrebbe potuto annegare e restare viva, perché, contrariamente alla norma, quei non facevano altro che donarle ossigeno, vita.
Gli addominali tonici erano rilassati. Violet avrebbe perfettamente potuto tirargli un pugno sullo stomaco e lui non sarebbe riuscito a pararlo con la sua corazza muscolare.
Ma non lo fece. Non sarebbe mai stata capace di fare del male ad una creatura tanto bella.
Accarezzò i suoi muscoli, seguendo la linea dei pettorali fino a scendere agli addominali, per poi fermarsi sull'ombelico, punto in cui gli arrivavano le lenzuola rosse. Ripartì da capo, tratteggiando con l'indice l'attaccatura dei capelli fino ad arrivare alle orecchie sottili. Posizionò il dito al centro della fronte e accarezzò impercettibilmente, come una foglia caduta sull'asfalto, la linea del naso. Seguì sfiorando le palpebre, per poi spostarsi sulla guancia sinistra e disegnarci dei leggeri ghirigori. Si soffermò sulle labbra sottili, sfiorandole e accarezzandole con le dita. Scese lungo il collo, ma dovette fermarsi nel momento in cui pensò che ,nonostante sarebbe potuta rimanere lì per ore, non poteva fare tardi a lavoro.
Posò i piedi a terra e si alzò dal letto; Si recò in bagno per lavarsi i denti e il viso, per poi pettinare le sue onde castane; Legò i lunghi capelli in una coda disordinata, lasciando che la frangia le ricadesse sulle sopracciglia. 
Una volta in camera indossò una canottiera grigia con un golfino nero, un paio di jeans blu scuro e le sue solite Converse bianche e basse, essendo ancora metà aprile.
Raccolse dallo stendino in balcone il grembiule nero ,lavato la sera precedente, e lo gettò in borsa assieme alle chiavi e al telefono. 
Non perse tempo a fare colazione. Avrebbe rosicchiato qualcosa quando sarebbe giunta al bar.
Scese le scale e uscì dall'appartamento, avviandosi verso la stazione della metropolitana.
I muri grigi sfrecciavano veloci davanti ai suoi occhi come ombre al vento, e lei, per quanto avesse voluto frenare quell'irrefrenabile corsa, non poteva. 
Avrebbe voluto tirare il freno a mano e stoppare quella corsa contro il tempo, fino ad azzerare tutti gli orari.  
L'avrebbe voluto tanto, ma non era possibile.
Intrappolata tra le pareti di una monotonia irregolare, Violet viveva tutti i giorni le stesse ore, gli stessi minuti e gli stessi secondi in modi sempre uguali e banali.
Mai nulla di più, mai nulla di meno.
Un'uguaglianza opprimente e continua che le bloccava il cervello e gestiva le sue giornate come fosse un robot. Era una macchina telecomandata da qualcosa di gran lunga più forte di lei.
E Violet era stanca, stanca di tutto e di tutti.
Voleva radicalmente cambiare vita, ma essa stessa sembrava impedirglielo. 
Un nuovo taglio di capelli ,con un'altrettanto strano colore. Una nuova casa. Una nuova città. Un nuovo lavoro. E, per quanto detestasse ammetterlo, un nuovo ragazzo. Anzi, forse con quello vecchio sarebbe stata ancora più felice.
Ma era sbagliato. Jackson era acqua passata, eppure lei non riusciva a toglierselo dalla mente. 
Non aveva occhi che per Alexander, il suo Alex, ma non aveva pensieri che non riguadassero Jackson. 
E una nuova Violet. 
Era forse chiedere troppo? Non le sembrava di esagerare.
 
2.
La giornata era finalmente finita.
Sospirò, strappandosi quasi di dosso il grembiule. Salutò Kate, il suo capo, nonché migliore amica, e fece per raggiungere la metropolitana.
Ma qualcosa le impedì di farlo.
Un corpo muscoloso e pallido che –si maledisse a pensarlo-, era ancora più meraviglioso di come lo ricordava. Ma non poteva essere lui, si ricordò. Era a Parigi, all’università. Che senso aveva ritornare?
Eppure, le bastò alzare lo sguardo per riconoscerlo.
Jackson non aveva perso il suo sorriso sornione che –anche all'ora-, era stampato sul suo viso.
Violet arrossì di colpo,  e sentì il cuore iniziare a battere all’impazzata. Non poteva rimanere lì immobile mentre il ragazzo che aveva sempre considerato l’amore della sua vita la fissava. Così trovò, da qualche parte dentro di sé, il coraggio impetuoso di parlare.
‘’J-Jackson.’’ balbettò. 
Bel modo di iniziare una conversazione, si ritrovò a pensare. 
‘’Violet…sei tu?’’
Quella voce l’aveva sentita così tante volte, eppure –ora come ora- le sembrava ancora più flebile e dolce. Come il proprietario, d’altra parte.
‘’Si.’’ soggiunse. Almeno rispondere a monosillabi le risultava facile. ‘’Ma non dovresti essere in Francia, ora?’’
La curiosità la stava mangiando viva, la stava corrodendo. Soprattutto se pensava che, proprio quello lì, era il motivo della loro separazione. Maledetta distanza. E poi, con tutti i bar del mondo, doveva andare proprio lì?
Un momento! Jackson sapeva che Violet lavorava proprio in quel posto, lo faceva anche quando stavano ancora insieme. Questo non fece altro che confermare a Violet che la sua vita era estremamente monotona , e scandita solo dal ticchettio delle lancette dell’orologio.
‘’Sai,’’ iniziò lui, come se la storia fosse più lunga di quanto la ragazza dai capelli castani di fronte a lui si aspettasse. ‘’La chiamano pausa di riflessione, o qualcosa del genere.’’
Quelle parole: pausa di riflessione, rimbombarono nella testa di Violet mille volte, come fossero amplificate da un megafono enormemente potente.
Pausa di riflessione.
Quindi…aveva buttato via un anno di studi?
Violet moriva dalla voglia di saperne di più, ma –a quanto pareva- Jackson aveva accantonato l’argomento.
‘’Mi dispiace’’ riuscì solo a dire la ragazza. Le parole le morivano in gola, erano strozzate. Crepate sul nascere, stroncate. Jackson le aveva fatto lo stesso effetto la prima volta che si erano conosciuti, più di due anni prima. Violet parve tornare indietro nel tempo, ad una lei diciottenne.
Parve risentire improvvisamente tutto l’amore verso il ragazzo biondo che aveva di fronte. Un amore che non aveva mai cancellato, ma solo chiuso a chiave in un cassetto impolverato. E proprio ora che le stavano venendo dubbi sulla sua vita, Jackson doveva ritornare con la chiave? Era ingiusto, lei voleva solo essere felice.
Avrebbe sopportato la distanza, avrebbe accettato la decisione di Jackson di trasferirsi a Parigi, avrebbe accettato tutto pur di stare con lui. Era stato lui a non accettarlo. Diceva che non funzionavano le relazioni a distanza. E aveva finito per convincere anche lei. Le ci era voluto un bel po’ per andare avanti.
Non si accorse che era calato un silenzio imbarazzante, che Jackson ruppe. ‘’Hai ricevuto la lettera?’’ domandò.
Quella fu la goccia che fece traboccare il vaso, e Violet fu percorsa da un brivido.
‘’S-si.’’ balbettò.
Aveva pensato di bruciarla nel camino di casa sua, ma se lo era impedito. ‘’Sai per quanto tempo ho aspettato una tua lettera?’’ si lasciò sfuggire, poi.
Lui si irrigidì, e lei continuò a parlare. ‘’Certo, non me l’aspettavo così.’’
‘’Mi dispiace.’’ disse solo lui. ‘’Penso sia meglio che me ne vada.’’
‘’Si.’’ concordò Violet.
In men che non di dica, Jackson era sparito. Dalla sua vista e dalla sua vita e stavolta, temeva per sempre. 
E poi aveva Alex, perché preoccuparsi?
Quando tornò a casa frugò nel cassetto del salone. Alex era a lavoro, fortunatamente. Trovò quella lettera, speditagli da Parigi una settimana prima. La rigirò fra le mani tre volte, prima di aprirla.
 
JACKSON FEDERIC HALE E FRANCOISE MARIE LEWIS 
 
SONO LIETI DI INVITARLA AL LORO MATRIMONIO
 
CHE SI TERRA’ ALLA CHIESA DI ST. LOUIS (PARIGI)
 
ALLE  ORE 16.00 DEL GIORNO 1212013
 
 
3.
‘’Sono contento di conoscere questo tuo amico.’’ disse Alex, una volta arrivati all' Hotel Beauborg, nel cuore di Parigi.
Violet aveva dovuto dirgli che un suo caro amico d'infanzia, incontrato al supermercato qualche giorno fa, li aveva invitati al suo matrimonio a Parigi.
Non era stato facile per lei mentire ad Alex, ma il bisogno di sentire le parole 'lo voglio' di Jackson era impellente e la stava lentamente corrodendo. Anche perché quelle parole non le avrebbe dette a lei, e non le avrebbe dette neanche nella loro lingua.
Molti lo chiamavano masochismo, lei invece lo considerava solo un bisogno umano, curiosità, probabilmente. E poi, era convinta di non provare più nulla per lui. DOVEVA convincersene. 
'Ne sei sicura Violet? Sei sicura di essere immune a qualsiasi azione e decisione di Jackson?' le sussurrò la coscienza.
La verità?
La verità era che Violet non era sicura neanche un po’ di essere immune ai suoi occhi blu così ipnotizzanti. Non era affatto convinta di non bramare più le sue labbra, le quali aveva amato fino al momento in cui le era arrivato l'invito del suo matrimonio a casa. 
Non era pronta ad ammettere neanche a se stessa di averlo dimenticato.
Che gioco maligno che era l'amore.
Entrava nelle case delle persone con le scarpe infangate, macchiate di una sporcizia indelebile e se ne andava, lasciando le orme sul pavimento come foglie autunnali cadute da un albero. E ogni persona aveva il compito di ripulire tutte le macchie, una per una. Ma la verità era che nonostante si usassero detersivi potentissimi, spugne, stracci, e si sfregasse per bene fino a perdere la sensibilità delle dita, i segni di quell'amore sarebbero rimasti ben scalfiti nel pavimento, perché il fango indelebile delle sue scarpe superava ogni limite reale e non.
E rientrerà, saccheggerà ogni angolo possibile di tutte le stanze, romperà le finestre, imbratterà i muri e i pavimenti, farà impazzire le persone, le porterà all'esaurimento, le renderà pronte a tutto, perché il suo potere su di esse è superiore a quanto non si pensi. 
‘’Stanza 326, terzo piano, corridoio B.’’ 
La donna snella e minuta dietro al bancone della reception diede ad Alex e Violet le chiavi di quella che sarebbe stata la loro stanza per cinque giorni e li salutò, con il solito sorriso di chi è obbligato a presentarlo a chiunque le capiti sott'occhio. Sempre e comunque. 
Salirono le scale, dato che l'ascensore era bloccato e, incamminandosi per il corridoio B, raggiunsero la loro stanza.
Alex non ci pensò due volte prima di lanciarsi sul letto matrimoniale rivestito da una coperta viola. 
‘’Scemo!’’ ironizzò Violet, ridendo.
‘’Vado a farmi una doccia, aspettami qui, torno tra dieci minuti.’’
Le lasciò un veloce bacio a stampo sulle labbra e, dopo aver preso dei boxer neri e una maglietta a maniche corte dello stesso colore dalla valigia, scappò in bagno.
Nel frattempo Violet si sdraiò sul letto e con gli occhi fissi sul soffitto si addormentò.
 
‘’Violet sono le undici, alle quattro c'è il matrimonio’’. La ragazza sentì una voce familiare pronunciare il suo nome.
Sicuramente era Alex, ma era ancora in uno stato di dormiveglia.
‘’Violet!’’ un urlo improvviso le fece spalancare gli occhi. 
Si girò sulla spalla destra e notò Alex in piedi accanto al letto che rideva con le mani poggiate sulla pancia e la testa tirata indietro.
Quanto sei bello, pensò. Non ti merito.
Pensiero che però venne immediatamente represso nel momento in cui realizzò che erano le undici e lei doveva ancora prepararsi del tutto. Non sapeva se sbraitare contro Alex per aver interrotto i suoi sogni o ringraziarlo per averla svegliata, anche se in modo brusco.
‘’Ti ho preso un plumcake ai mirtilli e una tazza di latte con cereali al cioccolato.’’ le porse il vassoio, mentre si sedeva appoggiandosi ai cuscini dietro di lei.
‘’Grazie.’’ sorrise.
Plumcake ai mirtilli e latte con cereali al cioccolato. Esisteva colazione migliore di questa? Violet ne andava matta.
‘’Cosa indosserai oggi?’’ chiese Violet ad Alex, mentre mangiava il plumcake.
‘’Pensavo alla camicia blu senza cravatta e ai pantaloni neri. Niente giacchetta, fa caldo.
Violet tirò su il pollice, avendo la bocca piena.
Imboccò un'ultima cucchiaiata di cereali e posò la tazza sul vassoio.
‘’Vado a farmi una doccia.’’ disse ad Alex.
Prese un reggiseno e un paio di mutandine bianche dalla valigia e si diresse in bagno.
Una doccia rilassante era tutto ciò che ci voleva.
°°°
 
 
Violet si diede un'ultima controllata allo specchio e, con Alex, chiuse la porta della stanza alle sue spalle.
Aveva indossato un vestito lungo fino alle ginocchia color crema scuro, rivestito da uno strato di pizzo dello stesso colore. La vita era circondata da una fascia nera con un fiocco al centro. Ai piedi portava dei sandali neri e bassi, e anch'essi avevano un fiocco al centro, sul collo del piede.
I capelli erano sciolti, ricadevano morbidi sulle spalle. Ci aveva messo un paio d'ore per creare dei boccoli perfetti con l'arricciacapelli. Il trucco non era vistoso, consisteva soltanto in un colore neutro sugli occhi, circondati da una sottile linea di eye-liner, del fondotinta dello stesso colore chiaro della sua pelle e un rossetto rosso sulle labbra.
Presero l'autobus, che fortunatamente passava davanti all'hotel dove alloggiavano e, seguendo la cartina che Alex aveva acquistato all'aeroporto, arrivarono davanti alla chiesa di St. Louis.
Erano le quattro meno dieci, tempismo perfetto.
Jackson fece il suo ingresso in chiesa accompagnato dai due testimoni. Probabilmente, anzi, sicuramente erano degli amici francesi, pensò Violet.
Non li aveva mai visti prima, e quando Jackson abitava ancora a Londra non aveva grandi amici tanto da chiedere loro di essere i suoi testimoni.
Indossava una camicia bianca con un papillon nero che gli circondava il collo, una giacchetta nera, dove nel taschino destro vi era una rosa bianca, dei pantaloni neri a sigaretta e un paio di mocassini anch'essi neri.
Quando tutti gli invitati seduti sulle panchine si girarono verso il grande portone d'ingresso, Violet non potè fare a meno di voltarsi a sua volta. La sposa stava facendo il suo ingresso.
Era bella, anzi, bella era dire poco. Violet in confronto a lei si sentiva una nullità. Il vestito le aderiva perfettamente al corpo come gocce di rugiada. Non c'era neanche uno dei suoi capelli neri fuori posto. Le curve erano sinuose e continue, non aveva una virgola mal messa.
Per un momento Violet pensò di essere felice per Jackson. Aveva la donna della sua vita al fianco, era felice e stava per sposarsi. E magari avrebbe messo su una famiglia. 
La cerimonia per Alex e Violet fu una noia mortale. Essendo in francese, capivano poco e niente. 
Le pupille di Violet si allargarono.
Il cuore scalpitava, urlava, piangeva, voleva uscire da quella prigione che aveva costruito. Che era stata costretta a costruire. 
Le mani sudavano freddo, le dita si intrecciavano fra di loro con nervosismo.
Oui. Avevano detto oui.
Avevano le fedi alle dita, si tenevano per mano e si baciavano.
Il respiro le si smorzò in gola.
La bocca era semichiusa.
La sua mente era in standby. 
Non riusciva neanche più a pensare. 
Uno sguardo. Mentre Jackson e Francoise si avviavano sorridenti, sotto gli sguardi emozionati di tutti i presenti, Jackson l'aveva guardata. Aveva puntato gli occhi nei suoi, e Violet aveva cercato di scavare all'interno degli occhi del ragazzo per poi installarsi in essi, farlo vivere di lei.
Ma non ci riuscì.
Semplicemente, quando gli occhi azzurri di Jackson incontrarono i suoi marroni, il suo cuore ruppe le sbarre della gabbia che si era sforzata di costruire, e corse via.
E non sarebbe mai più ritornato. Stavolta non sarebbe più successo.
 
 
 
 
 
 
*spazio autrici*
 
Harryette: Finalmente abbiamo scritto il punto che ha chiuso questa os hahahahah.
Io e whipemysoul abbiamo impiegato un bel po’ di tempo a scriverla, non avevamo idee e siamo state un bel po’ di tempo a pensare al nome dei protagonisti lol.
Sicuramente non è banale o stupida, anche perché i protagonisti sono abbastanza maturi (penso sui 25 anni) e non i soliti sedicenni drogati (?).
All’inizio non sapevamo se scrivere un’originale, o una fanfiction. Spero che l’idea vi sia piaciuta c’:
Innanzitutto voglio dire che whipemysoul è una persona fantastica, ed ha davvero tanto talento c: volevo ringraziarla per la sua disponibilità e la sua dolcezza. E’ stato davvero bello lavorare con lei.
Auguro a tutte un’esperienza del genere, è davvero intensa c: 
Detto questo, spero che la storia sia di vostro gradimento. E spero che lasciate una recensione, negativa ,neutra o positiva. Ovviamente dobbiamo ancora migliorare molto.
Bhè, che dire? Grazie anche solo per essere arrivate fin qui. In basso vi lasciamo i link dei nostri account. 
Un bacio <3
h.
 
Whipe_My_Soul: Scrivere questa os non è stato per niente facile. Io ed Harryette abbiamo dovuto scavare un bel po' prima di giungere alla conclusione finale, cioè, quanto avete appena letto.
La storia è divisa in tre parti perché così è più facile capire ogni parte delle giornate dei personaggi e, in più, è comodo perché si dividono le parti scritte da me e da Harryette.
La storia, a parer mio, è molto intensa e per niente banale. Violet è fidanzata con Alex ma prova ancora qualcosa per Jackson, il quale si sta per sposare e ha mandato un invito a lei. Un bell'intreccio, no? 
Si potrebbe pensare che Jackson l'abbia fatto apposta ad invitare Violet per farla soffrire, ma non è affatto così. Jackson è umano e ha anche lui un cuore, semplicemente non è conscio del fatto che Violet provi ancora qualcosa per lui.
Ma come ben sapete, non esiste sempre il lieto fine e molte volte le cose non vanno per il verso giusto. Povera la nostra Violet! lol
Scrivere con Harryette è stato bellissimo. Lei è una ragazza davvero dolce e comprensibile, e dovremmo farle una statua dato che ha sopportato pazientemente i miei ritardi nel mostrarle le mie parti scritte. lol
Beh, giunti al termine, vi sarei grata se lasciaste una recensione con i vostri pareri. Sapere cosa ne pensate non potrebbe che farci un immenso parere.
Io vi saluto e vi lascio un bacio. 
Grazie per essere passati. :)
 
 
HARRYETTE’S ACCOUNT: http://www.efpfanfic.net/viewuser.php?uid=237756
 
WHIPE MY SOUL’S ACCOUNT: http://www.efpfanfic.net/viewuser.php?uid=232398
 
  
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