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Autore: Kotomy    30/07/2013    5 recensioni
Gli STARISH?
Morti.
Perché?
Si sono sciolti.
Quando?
Quando Haruka Nanami morì.
Come?
Facile... per il semplice fatto che gli automobilisti dovrebbero stare più attenti.
Mi chiamo Yuuki Minamoto e ho 18 anni.
Mi sono appena trasferita perché non vedo l'ora di entrare nella Saotome Academy e poi chi è che non aspirerebbe ad entrarci?!
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
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[Shine in Darkness]

[Splendi nell'oscurità]

 

Ed eccomi qui con un nuovo capitolo, mi dispiace di avervi fatto aspettare tanto ma purtroppo per cause di forza maggiore non sono riuscita a scrivere e ad aggiornare. Mi dispiace veramente tanto.
Comunque… Ringrazio tutte le lettrici e soprattutto chi recensisce e mi aiuta ad andare avanti nella scrittura mostrando l’interessamento verso questa fiction. Arigatou Gozaimasu *^*
Spero che anche questo capitolo riceva molte recensioni *_*

 
***

Merda! Merda! Merda!
Non voglio assolutamente andare alla lezione di Ichinose ma purtroppo se non trovo, una soluzione sarò obbligata a farlo e la cosa non mi garba per niente.
Perché mai fra sette maestri a me debba capitare sempre lui?! Il più scorbutico, antipatico, so tutto io e serio del mondo?! Non è per niente giusto. Io non ho mai fatto niente a nessuno e adesso per chissà quale caso “fortuito” del destino mi ritrovo a essere perseguitata dalla Sfortuna in persona.
Fra non meno di tre ore devo essere in classe e non ho ancora escogitato un piano per sfuggire alla morte imminente…
La matita rigira tra la mia mano destra mentre quella sinistra sostiene il mio capo per non farlo andare a sbattere contro la scrivania, la finestra aperta fa entrare un’aria invernale fredda e allo stesso tempo rilassante, la maglia con i panda che mi ha regalato la mia migliore amica (Amante alla follia dei Panda!) mi tiene caldo e mi fa da scudo contro il freddo glaciale.
Mentre porto la matita sul foglio per scribacchiare qualche nota la grafite traccia una riga retta provocata dallo spavento che mi ha colta all’improvviso. Nella stanza accanto hanno iniziato a suonare musica metal se si può chiamare così quella specie di melodia che esce da quella povera chitarra. Non è facile pensare, comporre ed escogitare se si è in mezzo ad un casino infernale. L’unica soluzione è fare irruzione nella stanza di fianco per cantargliene quattro a quelli strimpellatori di chitarre.
Do una leggera spinta alla sedia così da permettermi di alzarmi ma sfortunatamente la ciabatta mi gioca un brutto scherzo facendomi scivolare, così vado a sbattere con la testa con la scrivania. La botta provoca un rumore assordante e i fogli che erano in bilico cadono per terra. “Accidenti a me!” sibilo massaggiandomi le tempie con movimenti circolari. Mi alzo e mi dirigo nella stanza dei metallari. Busso più di una volta ma la musica essendo troppo alta non permette agi inquilini di sentire il battito della mia mano contro la porta. Dopo aver aspettato cinque minuti, apro la porta di scatto e la visione che mi ritrovo davanti non è delle migliori. Aijima e Ittoki in mutande mentre giocano a Guitar Hero. Sono impietrita dalla scena ma adesso non è il momento di scandalizzarsi. Incrocio le braccia al petto e aspetto che i due abbiano finito e si accorgano della mia presenza.
Finalmente dopo mezz’ora Aijima posa la chitarra e mi guarda. “Toh, guarda chi c’è! La ribelle!” dice Aijima sorridendo e avvicinandosi a me. “Ma quanti anni hai? 14?” mi chiede Ittoki. Lo gelo con lo sguardo. Odio quando mi chiedono se sono una poppante. È vero, sono minuta, ho le mani piccole, la frangia che mi copre tutta la fronte e i piedi piccoli, ma questo non significa che sono una bambina. “No. Ho 18 anni” dico freddamente. Appena sente la risposta, Ittoki sputa l’acqua che aveva in bocca e mi guarda di stucco. “H-Hai 18 anni?” mi chiede sconcertato. “Si. C’è qualcosa che non va a tal proposito?” aggiungo corrucciando la fronte. “No… È che non lo dimostri. Sei così piccola… E poi quei capelli così lunghi e quella frangia ti fanno sembrare ancora più piccola di quello che già sembri”. Dopo di questo le mie mani s’irrigidiscono, non credo di poter tollerare ancora molto. “Senti tizio, posso sembrare pure una…”. Non riesco a dirlo. “Bambola di porcellana? Bambina? Piccola?” aggiunge Aijima. “Bambina ma non ci posso fare niente!” dico alterando la voce. “Se forse ti tagliassi quei capelli e quella frangia potresti dimostrare più di 14 anni” mi dice Aijima. “NON CI PENSO NEANCHE!” urlo. Sto perdendo di vista l’obiettivo. “Non sono venuta qua per parlare del mio aspetto da… bambina, ma per chiedervi di smetterla di giocare e urlare perché qui c’è gente che cerca di comporre!” dico chiudendo la porta alle spalle.

***

I RAGAZZI SONO PREGATI DI RECARSI TUTTI NELLA SALA CU2 TRA VENTI MINUTI.

La voce nell’altoparlante si spegne e mi lascia interdetta. Cos’è e qual è la sala CU2?!
Credo sia meglio prepararsi. Mi alzo dal lettino e mi vesto indossando la divisa. Mi lavo e lego i capelli nella mia adorata treccia ma stavolta non scelgo la treccia classica ma quella a spiga di pesce.
Dopo un quarto d’ora per fare l’acconciatura finalmente posso indossare le scarpe e truccarmi con un filo sottile di eyeliner. “Yuuki sei pronta?” mi dice Coco entrando in bagno. Annuisco ed esco. “Guarda che oggi non sei obbligata ad indossare la divisa, è domenica” dice Nina ridendo. “E perché mai ci sono i corsi pomeridiani?” chiedo perplessa. “Perché quelli sono obbligatori ma a quanto pare oggi non ci saranno. Hanno organizzato un corso alternativo la domenica” aggiunge Coco.
Annuisco e guardo le mie amiche. Nina indossa un vestitino bianco con un motivo floreale lilla e delle ballerine del medesimo colore dei fiori. I capelli tirati indietro da un cerchietto bianco. Sta d’incanto.
Coco invece indossa dei leggins militari, un pullover nero e delle Converse rosse. I capelli legati in una coda alta e fluente. Io non me lo faccio ripetere due volte e così tolgo la divisa e indossa i miei leggins neri a pinocchietto, sopra una maglietta a maniche corte blu e una salopette azzurra, la mia preferita. Infine ai piedi indosso i miei anfibi neri.

***

La CU2 non è altro che la seconda aula della lezione di cucina. Che sbadata che sono! L'aula è piena di banchi da lavoro e la cattedra è anche essa una superficie su cui cucinare.
“Siamo pronti?” annuncia Tskukimiya-sensei. L’istituto completo annuisce ovviamente ognuno a modo suo, c’è chi urla ‘sì’ e chi come me annuisce e basta. “Allora possiamo iniziare. Alzi la mano chi fa parte della sezione A!” aggiunge il professore.
Io, Coco e Nina alziamo la mano come molti altri studenti. “Bene, inizierete voi il corso speciale. La classe S verrà quando avrete finito voi” conclude Tsukimiya-sensei.
Tutti gli studenti della classe S escono uno dietro l’altro con perfetto ordine, noi di classe A sembriamo dei bisonti in confronto a loro. Chissà cosa si prova ad essere nella classe superiore, ad essere tra i migliori in questa scuola. Vorrei tanto saperlo…
“Ecco qui i vostri maestri” riprende il professore. Dalla porta entrano i 7 e tra loro c’è l’insistente Shou Kurusu,il Non so stare zitto Ittoki Otoya, il rompipalle Aijima Cecil e infine il ghiacciolo Ichinose Tokiya. Gli altri tre non li conosco bene, dato che non ho avuto- fortunatamente- uno scambio di parole. “L’idea è stata di Shinomiya Natsuki. Il primo corso domenicale sarà di decoupage” dice il professore. “Io vi saluto qua, passate un buon corso”. E con questo Tskumiya-sensei esce dall’aula. “Buondì”. La faccia di Shinomiya è alquanto spensierata, quanto vorrei esserlo anche io in questo momento. Il mio sguardo si sposta su ognuno di loro a parte quello di Ichinose. Vedere la sua faccia mi farebbe irritare ancora di più.
“Voglio te, te e te” dice Shinomiya indicando me e altre due mie compagne. Il ragazzo intanto ha preso dalla sua borsa una paio di forbici enormi e io tentenno. Non voglio finire senza testa, sono ancora troppo giovane. “Come vi chiamate?” chiede Hijirikawa Masato. “Yuuki Minamoto”. “Alex Sakura”. “Deborah Moonlight”. Le presentazioni sono state fatte e adesso non ci resta che iniziare il corso, sperando ovviamente di tornare vive in camera. Mi avvicino cautamente a Shonimiya. “Bene, dovete sapere che questa forbice è quella in assoluto più professionale per fare decoupage e voglio che la proviate però, dovete maneggiarla con cura”. Mentre parla muove la forbice da tutte le parti,  aprendola come se volesse tagliare qualcosa. Sfortunatamente la forbice si avvicina troppo a me e io istintivamente mi abbasso. Un rumore mi fa trasalire. Vedo cadermi affianco la mia treccia. I miei capelli… Sono stati tagliati. Rimango piegata e con una mano mi passo le dita tra quello che è rimasto dei miei capelli. Sono corti… troppo corti per i miei gusti. Raccolgo la treccia fatta dei capelli che fin da piccola mi pettinava mio padre, erano l’unica cosa che mi era rimasta di lui. Erano l’unica cosa che mio padre aveva toccato e che mia madre non aveva bruciato. “Ecco, adesso non dimostri 14 anni!” salta su Aijima. Mi alzo fulminandolo con uno sguardo pieno di lacrime. “Stai zitto! Tu non puoi capire!” urlo scappando via dall’aula. 

   
 
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