Plana sui fiati in risacca,
sulle trepidazioni inattese
di un cunicolo senza fondo,
sui fori di una mescolanza di cenere:
progenie delle meteore
affisse sulle iperboli intermittenti.
Plana, a ritmo di riesumazioni
che abbeverano ossimori
e accolgono le arterie
di una dissoluzione in arresto;
un incesto di corpi, funesto,
denudato nelle caviglie di marmo
in disarmo.
Plana,
negli artefici di un manubrio circolare,
un rilento dissipare
nel risucchio metropolitano
di un rapimento imploso.
Plana sui cosmonauti
degli anfratti della Senna,
sui bitorzoli arzigogolati
nelle forestazioni stordite,
sui viali mai scolpiti
di un asfalto depredato.
Plana sugli stentorei manufatti
di carni allo sfacelo,
sui lasciti remoti di un olfatto disfatto,
sui grumi di macerie
dei marciapiedi di Montmartre.
Plana
negli alberghi senza celle e serrature,
nelle costellazioni in oscillazione,
nei camini in effusione
di estasi inumidite a fuoco lento.
Plana sui manifesti arsi,
sulle rive mai rivendicate,
sui riflessi mai nati.
Plana in vena;
un’overdose di anamnesi smorzate
e precipito,
disinnesco l'amnesia e mi proietto,
a volo libero,
sulla pioggia,
in caduta,
in osmosi,
inesorabile.